Social Forum Europeo

 

Dal Forum Sociale Europeo
contro l’incarcerazione delle povertà,
per i diritti sociali fondamentali

 

Tutta l’Europa è attraversata da un processo rapido e violento di inasprimento del governo autoritario, repressivo e penale delle povertà, del disagio e dell’emarginazione sociale, della malattia e delle diversità.

Le politiche sociali, il sistema di welfare e della sicurezza sociale, sotto il dominio delle leggi dell’economia e della globalizzazione, stanno venendo progressivamente convertiti in politiche penali e di controllo improntate alla "tolleranza zero", comprimendo o addirittura annullando i diritti acquisiti negli scorsi decenni.

Vecchie e nuove istituzioni totali vengono deputate al contenimento di quanti – vecchi e nuovi poveri, migranti, persone con disagi psichici o problemi di dipendenza, ma anche minori e giovani delle periferie delle metropoli – non potendo essere controllati direttamente dai meccanismi della produzione, vengono contenuti e governati come "gruppi nemici". Ciò avviene attraverso la segregazione nelle carceri, nei nuovi manicomi privati, nelle comunità coatte, nei percorsi dei trattamenti sanitari obbligatori, nel controllo disciplinare delle povertà, nel governo militare delle metropoli.

L’etichetta della pericolosità sociale, ovvero quanto di più arbitrario, ingiusto e privo di ogni garanzia si possa pensare, torna con prepotenza a dominare la vita e i destini dei più deboli e dei più emarginati e viene amministrata con sempre minori garanzie da poliziotti, medici e le varie figure deputate al controllo sociale.

Nella civile Europa, il passaggio da uno stato del welfare a uno stato penale è un processo in atto che ha già corroso molti diritti sociali fondamentali.

 

Nella gran parte dell’Unione:

 

le carceri vedono aumentare in modo esponenziale il numero dei detenuti, peraltro in assenza di un aumento nelle statistiche dei reati. Si tratta in gran parte di persone migranti e tossicodipendenti. Vittime privilegiate dell’intolleranza e dei processi di stigmatizzazione e criminalizzazione, sono loro che fanno salire alle stelle i numeri dei suicidi e dell’autolesionismo, sono loro che non fruiscono di pene alternative, sono loro che scontano fino all’ultimo giorno, perché non esiste un reale diritto alla difesa;

se in alcuni paesi dell’Unione le politiche sulle droghe hanno saputo limitare i danni del proibizionismo, in altri i consumatori di droghe conoscono sempre più il carcere e sempre meno il diritto alla salute, alla cura e alla libera scelta. Si parla per loro, con più frequenza e meno imbarazzo, di trattamenti coatti, di comunità-carcere, di nuove carceri private per contenerli e punirli per ciò che è un comportamento individuale e non dovrebbe essere definito un reato;

le persone con disagio psichiatrico tornano nei manicomi, che magari oggi si chiamano cliniche e sono private, ma funzionano secondo il vecchio principio delle detenzione e della cura coatta, della separazione violenta dal contesto sociale, del nascondimento e della morte civile. Decenni di conquiste di diritti e dignità, di convivenza sui territori, di diritto alla cura rischiano di venire azzerati o compromessi;

per minori e adolescenti si aprono sempre più le porte del carcere, si chiudono quelle della cittadinanza e del diritto a crescere, a favore di dispositivi disciplinari, sanzionatori, punitivi.

Nuove istituzioni totali, quali i centri di permanenza temporanea, su tutto il territorio della "fortezza Europa" rinchiudono centinaia di migliaia di migranti che non hanno commesso alcun reato ed hanno la sola colpa di provenire dal sud del mondo.

I costi umani di questo passaggio epocale sono già immensi, misurati in sofferenza gratuita, arbitraria e feroce, come lo sono quelli sociali e quelli sul terreno del diritto e dei diritti fondamentali.

È urgente costruire movimento, reti e iniziative per lottare contro questo processo e per proporre un’altra società possibile: quella della convivenza, dei diritti, del rispetto e della solidarietà.

È urgente stringere alleanza tra movimenti, gruppi e persone che in prima persona soffrono di povertà, malattia e disagio, e gruppi e persone che per professione operano nel sociale e intendono contrastare le tendenze allo stato penale, mettendone in discussione e criticandone radicalmente le filosofie e le strutture disciplinari e di contenimento.

Dal Forum Sociale europeo lanciamo questo appello-manifesto, a partire dal quale nei prossimi mesi e in diversi Paesi ci impegniamo a costruire e rafforzare movimenti e iniziativa contro lo Stato penale e le istituzioni totali.

Lanciamo questo appello allo stesso Forum Sociale, perché al suo interno cresca l’attenzione su tutti i temi del welfare, dei diritti sociali, della lotta all’esclusione sociale.

 

Costruiamo movimento:

 

contro la criminalizzazione e l’incarcerazione delle povertà, per una risposta sociale e non penale, per un diritto penale minimo, per i diritti di cittadinanza

contro il controllo disciplinare della malattia e del disagio, per la libertà terapeutica e il diritto al proprio benessere

contro i trattamenti sanitari coatti mirati ai più deboli, per il rispetto della dignità e dell’integrità di ognuno

contro la nascita di nuovi istituzioni totali, la riapertura dei manicomi, la nascita di comunità-carcere, la carcerazione e l’istituzionalizzazione dei minori, per la costruzione di una società solidale e inclusiva, la difesa del welfare, il rispetto dei diritti sociali fondamentali e non negoziabili.

Documento approvato, nell’ambito del Forum Sociale Europeo di Firenze dai partecipanti ai seguenti workshop:

 

"I nemici perfetti. contro il governo penale e l’internamento della povertà, delle differenze e del disagio", promosso da Gruppo "Istituzioni Totali" del Firenze Social Forum, FuoriBinario, L’AltroDiritto, ForumDroghe, Rete "La Libertà è Terapeutica", Associazione Pantagruel

"Carceri e giustizia nell’Europa del terzo millennio: dal welfare state al penal state?", promosso da Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, Italia; Observatorio del Sistema Penal y los Derechos Humanos, Spagna; ACED, Associação Contra a Exclusão pelo Desenvolvimento, Portogallo

 

Firenze, 8 novembre 2002

 

 

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