Le priorità del Governo

 

Le priorità del governo
Alcune domande al Polo sul problema giustizia

di Giovanni Palombarini

 

Il Mattino di Padova, 22 agosto 2002

 

C’è una domanda che i cittadini, anche quelli che hanno votato per i vari partiti del Polo delle libertà, dovranno pur porsi dopo un anno abbondante di governo Berlusconi. Come tutti ricordano, in una campagna elettorale dispiegata con dovizia di mezzi, la questione giustizia aveva costituito un punto centrale dei discorsi e degli impegni, in particolare di Forza Italia: una giustizia finalmente "giusta" era ipotizzabile a partire dalla realizzazione della sua efficienza. I processi interminabili, si diceva (giustamente), sono inaccettabili in una democrazia moderna: quelli civili perché si risolvono in una mancata tutela dei diritti, quelli penali perché mentre consentono ai colpevoli di sfuggire a ogni sanzione, non permettono agli innocenti di vedere riconosciuta tempestivamente di fronte alla comunità degli onesti la loro estraneità alle accuse. Ebbene, in tutti questi mesi gli interventi della maggioranza di governo sulla giustizia sono stati molti, e altri se ne annunciano per la ripresa dei lavori del Parlamento.

Quanto ai primi, si sono affrontate la questione delle rogatorie internazionali, con l’introduzione di regole formali assai severe (inoltre, diversamente dai romani che si ispiravano al principio tempus regit actum, secondo cui gli atti processuali ormai compiuti nel rispetto delle regole precedenti conservano la loro validità, si è approvata la norma dell’applicabilità immediata delle nuove regole anche ai processi già in corso); quella del mandato di cattura europeo (alle iniziali difficoltà derivanti dal fatto che l’Italia era disposta ad accettare l’accordo per numerosi delitti ma non per quelli di corruzione e frode ha poi ovviato il ministro Umberto Bossi, rivendicando a se stesso il merito di difendere il popolo padano dai giudici di "Forcolandia", con conseguente rinvio dell’adesione italiana all’accordo intervenuto fra gli altri Paesi dell’Unione); quella del falso in bilancio (gli studiosi assicurano che con le nuove norme ben difficilmente sarà possibile condannare qualcuno per questo reato: ciò, mentre negli Stati Uniti si vogliono approvare norme assai severe in tema di gestione della società di capitali, anche a tutela di coloro che investono in titoli azionari); quella, ormai nota a tutti, del "legittimo sospetto", di cui si dà per scontato un rapido passaggio alla Camera, in settembre, dopo la fulminea approvazione da parte del Senato (secondo alcuni tanta fretta sarebbe determinata dall’esigenza di legiferare prima che una sentenza della Corte Costituzionale possa dire che la normativa attualmente vigente, che si vuole cambiare, può rimanere cosi com’è perché del tutto conforme alla Costituzione).

Per quel che concerne i provvedimenti di cui è prevista l’approvazione in autunno, si va da quello sull’immunità parlamentare (quando l’onorevole Nitto Palma fu indotto a ritirare in luglio il suo progetto di sospensione di tutti i processi a carico di governanti e parlamentari, fu detto che comunque il tema sarebbe stato affrontato con più calma in settembre), al disegno di legge Pittelli, criticato da molti per varie ragioni (stando alle cronache, vi sarebbero norme che consentono il ricorso immediato per cassazione nel corso del processo contro le ordinanze in tema di ammissione delle prove, o che impediscono al giudice di escludere le prove palesemente inutili, con conseguente dilatazione della durata di ogni processo). Rispetto a tutto ciò una persona certamente non sospettabile di simpatie per girotondi o per atteggiamenti corporativi della magistratura (tra l’altro è un sostenitore della separazione delle carriere), il professor Giuseppe Frigo, avvocato, presidente delle Camere penali, in un’intervista al quotidiano la Repubblica di metà agosto, ha parlato di "intervento rattoppo in nome di alcune priorità che rischiano di diventare solo l’anticamera per strumentalizzazioni e interessi specifici".

Allora, la domanda che tutti i cittadini dovranno pur porsi, indipendentemente dal voto espresso nel maggio dell’anno scorso, è se in tutto ciò, in tutti questi provvedimenti accompagnati da polemiche durissime (anche a livello internazionale), ci sia qualcosa che possa servire a ridurre di un solo giorno i tempi dei processi civili e penali, cioè a snellire le procedure e a ridare efficienza all’amministrazione della giustizia; o se per caso non sia vero il contrario, essendo quei provvedimenti finalizzati a risultati di tutt’altra natura.

 

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