Associazione "Il Bivacco"

 

Associazione Il Bivacco 

Via Castellini, 72

20077 - Melegnano (MI)

Tel.: 02/9836867

E-mail: ilbivacco@libero.it

 

La storia dell'Associazione

 

Lo Statuto dell'Associazione

 

"Al di là del muro", mostra di manufatti d'arredo realizzati dai detenuti di Opera (MI)

 

Le attività svolte

 

Il ruolo del tutor nel reinserimento delle persone detenute

 

Il corso di formazione "Carcere e lavoro"

 

Testimonianze

 

Rassegna stampa

 

Conclusioni e ringraziamenti

La storia del carcere riguarda tutti

 

Una splendida pagina tolta dal libro "La peste" di Camus: "Rambert che ai primi sintomi della peste cercava di mettersi in salvo, raggiungendo sua moglie e la sua terra oltre il mare, decise di non partire ma di restare. Si persuase che se fosse partito ne avrebbe avuto vergogna e questo avrebbe guastato il suo amore per colei che aveva lasciato. Inutilmente il dott. Rieux gli fece osservare quanto la cosa fosse stupida e che non c’è vergogna nel preferire la felicità. "Sì", dice Rambert, "ma ci può essere vergogna nell’essere felici da soli". E a motivare la sua decisione di restare, aggiunse: "Ho sempre pensato di essere estraneo a questa città e di non aver nulla a che fare con voi. Ma adesso che ho veduto quello che ho veduto, so che il mio posto è qui, lo voglia o no. Questa storia riguarda tutti".

Oltre si può: per chi è recluso apre le porte alla speranza, alla possibilità di essere accolto dalla società, significa una nuova identità, nuovi rapporti affettivi, reperimento di una casa e di un lavoro, relazioni umane.

Per chi è libero (chissà chi lo è davvero?) guardare al carcere significa credere nell’uomo con interesse e passione, credere che l’uomo possa cambiare, credere che un sistema penale orientato alla sola forza coercitiva sia perdente, credere che la certezza della pena non corrisponda alla certezza del carcere e che maggior sicurezza non equivalga a maggior repressione.

Vorremmo fare nostra e diffondere una cultura della solidarietà nella consapevolezza che ogni persona è unica, irripetibile, con pari dignità, anche se diversa per vissuto, per pregi e per difetti.

Dall’incontro dei diversi vissuti nasce la solidarietà il cui frutto più maturo è la reciprocità; senza reciprocità la solidarietà è sempre un po’ perbenista, perché ti dà quel senso di soddisfazione per le cose belle che hai fatto per l’altro. Diventa invece autentica quando tu ricevi dall’altro, quando per un dono fatto c’è un dono accolto.

Non c’è solo la comunione dei santi, ma anche la comunione dei peccatori, perché come non c’è alcun bene di cui tu non sia partecipe in qualche maniera, così non c’è alcun male di cui si possa dire: ecco sono estraneo.

 

(David Maria Turoldo)

 

Giustizia vuol dire ricomposizione di tutte le armonie, vuol dire ricomposizione della pace violata, vuol dire rispetto di tutti, della dignità e dei diritti di ognuno.

 

(David Maria Turoldo)

 

La cosa più difficile del mondo non è credere, ma sperare. Sperare di cambiare noi stessi, sperare di cambiare la realtà, sperare di crescere in umanità, perché il progresso vero è che tu cresca nella tua umanità.

 

(David Maria Turoldo)

 

La vera tolleranza non è indifferenza, non è giudizio dovuto alla magnanimità tua verso il fratello. Vera tolleranza è di sentire tutti uguali; è sapere che la verità è sempre più grande di noi; che non siamo noi i possessori della verità; tolleranza è ammettere che anche il fratello ha una sua verità: senza per questo cedere a nessun relativismo.

 

(David Maria Turoldo)

 

Le misure alternative non sono concessioni graziose che liberano dalla pena, ma sono modi di eseguirla in maniera diversa da quella detentiva.

 

(Sandro Margara)

 

"Fra il tutto illusorio dell’utopia e il nulla deludente della rassegnazione" la buona volontà di chi accetta di "correre rischi".

 

(Niccolò Amato)

 

La gioia piena non sta forse nel riuscire a liberarsi dal proprio egoismo e a diventare persona nuova in comunione con il tutto?

 

(David Maria Turoldo)

 

 

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