Giornali dal carcere e progetto AIDS

 

Centro Studi Gruppo Abele

Coordinamento nazionale giornali del carcere

Istituto Superiore di Sanità

(Progetto Aids Sociale 2001)

 

All'attenzione delle redazioni dei giornali del carcere

 

Cari amici,

oltre un anno e mezzo fa, il Centro Studi del Gruppo Abele e il Coordinamento nazionale dei giornali del carcere hanno presentato un progetto all'Istituto Superiore di Sanità (ISS), dal titolo "Nuovi bisogni informativi e nuove modalità di comunicazione sul tema dell'HIV nella popolazione detenuta italiana attraverso l'attivazione della rete dei giornali del carcere nella lotta all'AIDS".

Dato il lungo silenzio dell'ISS, avevamo dato il progetto per perso…. Invece, a luglio di quest'anno, ci è stata comunicata la sua approvazione.

 

Perché pensare a un progetto di ricerca-intervento sull'HIV/AIDS in carcere?

 

L'HIV è ancora un problema all'interno delle carceri?

Crediamo di sì, crediamo che sia necessario occuparsene. Per almeno 7 buone ragioni

 

  1. Le fonti ufficiali indicano, per l’anno 1999, la presenza di 1.638 persone sieropositive note (di cui 72 straniere ) tra i 51.604 detenuti presenti al momento della rilevazione, pari al 3,17%, percentuale che si discosta in modo significativo dai valori relativi alla popolazione generale. Nello stesso periodo, erano 163 (di cui 10 stranieri) i detenuti in Aids residenti nelle carcere italiane. Su un totale di 15.097 detenuti tossicodipendenti, la percentuale dei sieropositivi noti è del 9,15%. Sono valori da considerarsi sottostimati, calcolati sulla popolazione che si è sottoposta al test al momento dell’ingresso in carcere.

  2. Esiste una grande discontinuità, nel corso del decennio 1990-1999, degli interventi di tipo preventivo, informativo e di sensibilizzazione sul tema, con una geografia a macchia di leopardo, e, in generale, dopo la metà degli anni '90, appare complessivamente diminuita l'attenzione all'informazione e alla prevenzione in ambito penitenziario (è un fenomeno riscontrato a livello europeo)

  3. Persiste - anche qui con poche eccezioni - la difficoltà a promuovere in ambito carcerario quegli interventi di riduzione del danno correlato al consumo di sostanze per via iniettiva che, all’esterno, nel corso dell’ultimo decennio, hanno concorso a significativi cambiamenti nei comportamenti a rischio nella popolazione tossicodipendente

  4. ancora oggi persistono problemi nella tutela della continuità terapeutica o dell’accesso alle terapie per le persone in AIDS in stato di detenzione, sebbene vi siano stati cambiamenti positivi in questo campo nell'arco del decennio passato

  5. l’AIDS segna in modo rapidamente crescente la vita della popolazione detenuta tossicodipendente straniera, ponendo molti interrogativi sulla attuali possibilità del sistema carcerario e di quello sanitario nazionale di costruire reali ed efficaci canali di comunicazione con questa popolazione.

  6. Il passaggio in atto della medicina penitenziaria al sistema sanitario nazionale si prospetta come un processo delicato e discontinuo che con molta lentezza sta ridisegnando servizi e modalità operative, responsabilità e modelli organizzativi..

  7. la fase di sviluppo dell’epidemia oggi in atto è, per quanto attiene la prevenzione, definibile di "normalizzazione", anche grazie ai risultati portati dalle nuove terapie. Appare generalizzata, anche a livello europeo, la tendenza a disinvestire in termini di risorse e programmi dalla prevenzione, con l’esito che le nuove generazioni (ed in particolare le nuove generazioni di gruppi quali omosessuali, detenuti, adolescenti in genere) non vengono adeguatamente raggiunte da informazioni mirate.

 

Quali sono gli obiettivi del progetto?

L’obiettivo generale del progetto è attivare gruppi di persone detenute in un percorso di ricerca e intervento che si muove su tre piani:

 

Þ studio delle percezioni, dei livelli di conoscenza e informazione, dei bisogni di cura e assistenza della popolazione detenuta nel campo dell'HIV/AIDS attraverso l'attuazione di una ricerca attuata dalle redazioni interne, con la distribuzione di un questionario .

Þ analisi - condotta dal Centro Studi e dal Coordinamento congiuntamente ai gruppi redazionali - dei dati e delle osservazioni raccolte nel corso della ricerca, loro elaborazione e restituzione in forma di rapporto ai detenuti stessi, alle amministrazioni, a quanti altri si deciderà insieme di investire

Þ elaborazione, a partire dai risultati delle ricerche-intervento, di materiali informativi mirati e calibrati sui bisogni informativi espressi dalla popolazione detenuta; rilancio e disseminazione capillare dei materiali attraverso la pubblicazione sui giornali

 

Che metodo utilizza il progetto?

L’intervento utilizza diversi metodi di lavoro:

metodologia dell’empowerment di gruppo e di comunità. Empowerment significa riconoscere potere, competenza, abilità. Significa che le persone detenute non sono solo "oggetto" di interventi e di ricerca, ma ne sono soggetto attivo, sia perché alcuni si fanno "ricercatori", sia perché le persone intervistate hanno la possibilità di esprimere opinioni e valutare situazioni, sia ancora perché le redazioni, gestite da persone detenute, si fanno veicolo di nuove informazioni.

ricerca intervento. E' un tipo di ricerca sociale che non si limita a "leggere" una realtà attraverso specifici strumenti (nel nostro caso un questionario) ma si tengono insieme conoscenza e azione (nel nostro caso si producono nuove campagne di informazione e sensibilizzazione)

Educazione tra pari e supporto tra pari, che vuol dire che ognuno, nel suo ambiente, impara dai suoi vicini e al tempo stesso può insegnare loro qualcosa, anche senza competenze professionali, ma utilizzando la conoscenza che viene dall'esperienza e da ciò che essa ha insegnato. Nel campo della prevenzione, questi metodi hanno dimostrato risultati importanti. La comunicazione di tipo orizzontale (detta "tra pari") è spesso molto più efficace di quella verticale (tra "tecnici" e persone)

 

Cosa ci aspettiamo di ottenere?

verificare a che punto siamo sull'informazione e la prevenzione all'inizio del nuovo millennio, che bisogni informativi ci sono

verificare cosa pensano le persone detenute del tipo di interventi e di assistenza che esistono all'interno del carcere

trovare le informazioni giuste da offrire e i linguaggi più adeguati

diffondere le informazioni in modo capillare, aiutati dalle redazioni

affermare e provare un modello che si basa sull'attivismo e il coinvolgimento diretto degli interessati e non sulla delega ai "tecnici" della prevenzione

rilanciare pubblicamente i risultati del nostro lavoro

valorizzare la rete dei giornali

 

A che punto siamo?

Abbiamo formato un gruppo di lavoro che seguirà tutto il percorso organizzativo all'esterno. La responsabile del progetto di fronte all'ISS è Susanna Ronconi, in qualità di direttrice del Centro Studi del Gruppo Abele

Stiamo pensando ad una prima bozza del questionario da sottoporre alle redazioni per una valutazione, suggerimenti, modifiche

Proponiamo a voi tutti la collaborazione al progetto e raccogliamo - a Firenze, durante il convegno - le disponibilità concrete

I prossimi passi da compiere:

Inviare la bozza del questionario al DAP: gli accordi presi implicano una loro presa visione del testo per ottenere l'autorizzazione alla ricerca. Una volta ottenuta questa autorizzazione, saranno loro direttamente da Roma a informare le direzioni, consentendoci così di poter operare

Verificare la disponibilità di referenti esterni ed interni (tramite permessi) delle redazioni a partecipare a due giorni di formazione e confronto per i ricercatori: solo dopo questo incontro sarà possibile avviare il lavoro

Elaborare "linee guida" per l'attuazione della ricerca per coloro che non hanno la possibilità di seguire la formazione all'esterno

 

Invito alla collaborazione

Vi invitiamo a discutere questa proposta e a segnalare la vostra disponibilità a collaborare. Potete farlo attraverso la scheda che vi sarà consegnata al Convegno.

Le vostre segnalazioni saranno la base per creare il gruppo di lavoro delle redazioni, con cui comunicheremo costantemente attraverso successivi aggiornamenti via posta o, dove possibile, attraverso e-mail.

 

Per contattarci e per avere informazioni:

Susanna Ronconi

Centro Studi Gruppo Abele

Corso Trapani 95/a 10141 Torino

0113841052/53 fax 0113841055

csabele@tin.i

 

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