Allarme AIDS nelle carceri

 

Allarme Aids, si droga quasi un detenuto ogni tre

 

Il Resto del Carlino, 22 maggio 2003

 

Un kit per l'igiene personale, un depliant informativo e un questionario in sette lingue per aumentare la conoscenza dell'Aids. Dopo Rimini e Piacenza, il progetto della Regione per la prevenzione della diffusione dell'Hiv all'interno dei penitenziari sbarca anche nella casa circondariale della Dozza, a Bologna. Un intervento-ricerca che coinvolgerà circa la metà della popolazione carceraria regionale: 1.300 detenuti su 3.480 (dati 2002). L'iniziativa è dell'assessore alle politiche sociali Gianluca Borghi, ed è figlia delle linee guida per la prevenzione dell'infezione da Hiv e Aids, dettate dalla Regione nel '96. I dati ne dimostrano la necessità: da una indagine compiuta lo scorso anno risulta che i detenuti tossicodipendenti sono circa il 30% della popolazione carceraria regionale; il 10% sono sieropositivi e il 60 sono affetti da Hvc (il virus dell'epatite C). Cifre preoccupanti, se si pensa che solo il 19% dei nuovi detenuti (960 soggetti su 5.038) ha accettato di sottoporsi allo screening (facoltativo) per l'Hiv previsto all'ingresso in carcere. Il progetto della Regione si snoda lungo quattro fasi: ieri è stato consegnato ai detenuti il questionario che valuta la conoscenza del problema Aids. In seguito verrà distribuito il materiale informativo e, quindi, il 27 maggio, di nuovo il questionario per testare l'efficacia dell'informazione. Infine, sarà la volta del kit predisposto dal Sert di Rimini, contenente strumenti per l'igiene personale: spazzolino, rasoio usa e getta, salviette disinfettanti, taglia-unghie e depliant informativo in arabo, francese, inglese, tedesco, spagnolo e italiano. "Una iniziativa importante — dice Anna Cilento, dirigente del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria — perché il carcere è spesso la prima occasione di contatto con le strutture sanitarie. Specie per gli extracomunitari, che sono ormai quasi il 30% della popolazione carceraria". Durante una conferenza stampa che si è tenuta nella palazzina amministrativa all'interno della Dozza (alla presenza della neodirettrice Manuela Ceresani), non sono mancate le note polemiche. Le ha sollevate l'assessore Borghi nei confronti degli Istituti penali di Parma (che non hanno aderito al progetto) e soprattutto nei confronti del Governo, che non ha ancora emanato i decreti attuativi della legge 230/99 sul trasferimento delle funzioni del servizio sanitario penitenziario a quello nazionale: una riforma indispensabile per garantire ai detenuti un trattamento pari a quello dei cittadini. "L'Emilia-Romagna — dice Borghi — continuerà a sollecitare nella conferenza Stato-Regioni il varo di una riforma che giace da troppo tempo nei cassetti". In ultimo, è stata toccata anche la delicata questione della distribuzione dei preservativi tra i detenuti. Il progetto di una normativa sulla "affettività" in carcere è stato affossato — come ha ricordato la direttrice Ceresani — da un parere negativo del Consiglio di Stato. Al momento, dunque, essendo vietati i rapporti sessuali, è vietata anche la distribuzione dei profilattici. "Diamo per scontato — ammette Ceresani — che non ci siano problemi di carattere sessuale all'interno degli istituti". Come dire, i rapporti sessuali tra detenuti ci sono e sono a rischio, ma si fa finta di niente.

 

Precedente Home Su Successiva