Detenuti senza cure

 

Detenuti senza cure: tagli alla spesa per la sanità penitenziaria

 

Famiglia Cristiana, 22 giugno 2003

 

 

Venti milioni di euro in meno. "Ci indebitiamo per comprare i farmaci anti-aids", dice il direttore di San Vittore. E i medici penitenziari: "Così non possiamo fare più nulla".

Gli ultimi a lanciare l’allarme, la scorsa settimana, sono stati il gruppo regionale lombardo dei Radicali e l’associazione Enzo Tortora: casi di scabbia a San Vittore, in un raggio, il sesto, dove manca addirittura l’acqua corrente.

"Magari i nostri problemi fossero solo la scabbia. I casi sono "solo" una decina. La vera emergenza è sulla specialistica. Rispetto al 2002, il budget è passato da 240.000 euro a 48.000. I medici non vengono pagati dal luglio scorso, tanto che abbiamo detto loro di restare a casa e tenersi pronti solo in casi di emergenza. Ma fortunatamente non mi ascoltano", commenta il direttore del carcere milanese, Luigi Pagano. A San Vittore, dove già mancano un dentista e un radiologo, "facciamo debiti per comprare i farmaci retrovirali", aggiunge.

Due giorni prima, a commento della fuga di un detenuto, ricoverato in un ospedale "normale" (il Fatebenefratelli, dato che il suo caso era urgente: ingerimento di soda caustica. Di solito i detenuti di San Vittore vengono portati al San Paolo, dove ci sono 22 posti letto riservati per il carcere), lo stesso Pagano aveva già sottolineato la drammaticità della situazione.

Pur non mettendo in diretta relazione l’evasione dal Fatebenefratelli con i tagli all’assistenza sanitaria per i detenuti, il direttore aveva tenuto a precisare che questo "è un problema concreto e reale e potrebbe diventare presto il primo problema". Prima, il 70-75 per cento delle visite venivano effettuate in carcere, mentre ora - ha detto Pagano - "c’è il rischio che si debba azzerare quasi tutto, a partire dalle visite specialistiche, che siamo costretti a sospendere: niente dentisti, ortopedici, cardiologi, visite che sono quotidianamente richieste dai detenuti. Ed è ovvio che il mio timore è che aumenti il pericolo di evasioni, visto che saremo costretti a portare un maggior numero di persone fuori dal carcere per qualsiasi tipo di problema sanitario".

 

L’appello dei medici penitenziari

 

Non ci sono soldi. In appello al presidente del Consiglio contro i tagli alle risorse della sanità penitenziaria, perché il Governo assicuri "le necessarie risorse", è stato rivolto dal presidente dell’Associazione nazionale dei medici penitenziari, Francesco Ceraudo, direttore clinico nel carcere Don Bosco di Pisa, durante il congresso nazionale che si è concluso l’8 giugno.

I medici penitenziari hanno denunciato la "gravissima situazione in cui si vengono a trovare le strutture carcerarie, stipate oltre ogni limite". I dati, senza commento: 58.000 detenuti, 20.000 tossicodipendenti, 19.000 extracomunitari, 5.000 malati di Aids, 10.500 affetti da epatite virale cronica Hcv e Hbv correlate, 70 suicidi e 825 tentativi di suicidio nel 2001.

"In queste condizioni", ha detto il dottor Ceraudo, "non è più possibile, da parte nostra, assicurare il diritto alla salute in carcere. L’immediata conseguenza che dobbiamo registrare ai tagli sarà l’aumento dei suicidi e delle ospedalizzazioni, con un sovraccarico di lavoro per la Polizia penitenziaria".

Le risorse sono scarse per tutti, ma qui non si è tagliato un lusso, si è tagliato l’essenziale. Oltretutto, il risparmio si potrebbe trasformare in una maggiore spesa. Pagando doppio, perché si fanno più ricoveri in ospedale, più traduzioni, più piantonamenti. Con un decreto legislativo, del 1999, si diede l’avvio alla sperimentazione (in tre Regioni) che avrebbe dovuto portare al trasferimento di tutte le competenze, in questa materia, dall’Amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale e da questo alle Aziende sanitarie locali.

 

Gli effetti della Finanziaria

 

Purtroppo così non è stato. A tre anni di distanza, solo alcune funzioni sono passate nella competenza regionale, per di più senza le risorse finanziarie e professionali corrispondenti. La Legge finanziaria ha sottratto 20 milioni di euro ai 95 destinati nel 2002. Già quei 95 milioni di euro, avanzati da precedenti tagli, erano insufficienti per far fronte in modo adeguato ai bisogni di salute dei detenuti stipati in 205 carceri, luoghi "patogeni" per definizione.

I tagli decisi in Finanziaria hanno causato effetti immediati. La prima stretta è avvenuta sui farmaci costosi, gli antiretrovirali per i malati di Aids, l’interferone per l’epatite cronica B e C, gli antipsicotici di ultima generazione. Protesi odontoiatriche e ortopediche, a sparire.

Diminuzione delle visite specialistiche. Scomparsa della medicina preventiva. Ceraudo definisce il carcere una "fabbrica di handicap". "Mangiare, dormire, lavarsi, andare al bagno in otto, dove dovrebbero essere in tre, complica tutto. Il sovraffollamento facilita i contagi, debellare anche una banale scabbia diventa un problema. Immaginarsi che cosa succede quando si scopre la Tbc.

Anche di fronte a casi di Aids conclamato ci sono magistrati di sorveglianza che tengono la gente in carcere, che non ne riconoscono l’incompatibilità con il sistema carcerario. Ma se non abbiamo soldi, come facciamo a curarla?".

"Un diritto anche dietro le sbarre"

di Enzo Martino, detenuto a San Vittore

 

Il taglio dei medicinali in carcere interessa poco alle persone che sono libere di scegliere come curarsi. Il carcere è coercitivo anche in questo. Credo che curarsi in maniera adeguata, avere le medicine per farlo, siano cose che vanno aldilà della pena da scontare. Un mio compagno, detenuto definitivo per una pena di 13 anni, di cui sette già scontati, chiede una visita dentistica. Il dentista del carcere gli riferisce che deve farsi la protesi dentaria. Il detenuto versa in condizioni di indigenza, la legge prevede che possa usufruire della protesi a spese dell’Amministrazione penitenziaria. Il dentista e il detenuto presentano la richiesta per far sì che arrivino i soldi per la protesi.

Per fortuna la risposta è positiva. Il dottore inizia il suo lavoro, estrae gli ultimi tre denti al paziente. Nel frattempo sopraggiungono i famosi tagli alla Sanità. Il dottore comunica al detenuto che non può continuare il lavoro, poiché non potrà essere pagato, visto i tagli che d sono stati. Il ministero ha fatto giungere una circolare in tal senso.

Oggi quel mio amico detenuto è senza denti e senza protesi dentaria. Mangia liquido e tira avanti. Non mi si dica che i detenuti si lamentano sempre! Voglio solo dire che potremmo fare concorrenza a Kafka! Non sembra anche a voi?

 

 

 

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