Messa in prova in oratorio

 

Un anno in oratorio anziché in carcere

 

Il Giornale di Vicenza, 2 novembre 2003

 

Sette giovani vicentini imputati per spaccio di stupefacenti sono stati "condannati" dal tribunale dei minori Ma la pena non è la reclusione: il giudice, dopo l’indagine dei Carabinieri, li ha "messi in prova": dovranno compiere dei percorsi di recupero stabiliti da un’assistente sociale. Oratorio, case di cura e di riposo i luoghi d’azione.

All’oratorio invece che in carcere. O in casa di riposo, o ancora in un centro per disabili. È questa la "pena" disposta in via provvisoria dal giudice del tribunale dei minori di Venezia a carico di sette vicentini imputati per spaccio di sostanze stupefacenti. Se l’anno di volontariato sarà effettuato in modo compito, il reato verrà estinto. In caso contrario, dovranno tornare davanti al giudice. I sette giovanissimi erano finiti nei guai nella primavera del 2002 in seguito all’operazione "Scacchi", che portò i carabinieri del reparto operativo di Vicenza ad arrestare una trentina di persone con l’accusa di smercio di ecstasy per i locali notturni.

I detective guidati dal maresciallo Marco Ferrante bloccarono un vasto traffico di pasticche che provenivano dall’Olanda ed arrivavano nella provincia berica attraverso il Napoletano, dove venivano impacchettate, e l’Emilia Romagna. Mentre i maggiorenni hanno già patteggiato davanti al Gup di Vicenza pena da uno a quattro anni (sentenza alla quale si è opposta la procura generale di Venezia), coloro che quando hanno commesso il presunto reato erano minori sono entrati in aula nei giorni scorsi.

Massimo Zampese, che adesso ha 19 anni, residente a Marostica in via Capo di Sopra 3 (assistito dall’avv. Lucio Ferronato), Simone Stella, 19, Velo d’Astico, via Campagnola 12 (avv. Fernando Cogolato), Andrea Puppi, 19, Bassano del Grappa, via De Gasperi 10 (avv. Anna Muraro), Corrado Parise, 19, Pianezze, via Roma 3 (avv. Gaetano Crisafi), Sara Marchi, 19, Marostica, via Pio X 10 (avv. Attilio Cheso), Antonio Coppola, 19, Marostica, via della Pace 2/a (avv. Pierpaolo Simonetto) e Predrag Aleksic, 21, Marano, Via IV Novembre 74 (avv. Luca Moscheni) si sono presentati davanti al giudice Marina Ventura.

Nelle ultime dichiarazioni rese, avevano collaborato con gli inquirenti. Visto che, per il pm Gustavo Sergio, i sette giovani hanno dimostrato di aver compreso l’errore allontanandosi dagli ambienti legati allo spaccio e al consumo di ecstasy, ha chiesto che per loro venga adottato l’istituto della "messa in prova". Si tratta di un’opzione in realtà non molto in voga ma che potrebbe rivelarsi un deterrente efficace. Il processo è stato di fatto sospeso: il giudice ha incaricato un’assistente sociale di predisporre per ciascuno dei sette imputati un percorso di rieducazione attraverso un servizio di volontariato che durerà un anno. In parole povere, i ragazzi dovranno compiere attività di carattere sociale, che può variare dal servizio di animazione in un oratorio all’assistenza ad anziani, bambini, disabili, persone in difficoltà. Al tempo stesso, devono impegnarsi con profitto nella loro attività quotidiana (scuola o lavoro) ed evitare di frequentare quei luoghi in cui avevano commesso il reato (certi bar, alcune discoteche). L’assistente sociale, fra due mesi, dovrà presentare al giudice il progetto per ciascuno: se lo riterrà valido, il magistrato lo darà come pena ai sette vicentini. Al termine dell’anno previsto, saranno stilati i risultati e coloro ai quali la prova non sia funzionata dovranno tornare in aula. "Un’opzione particolare - precisa l’avv. Crisafi - ma che può effettivamente portare a dei risultati lusinghieri per l’educazione dei giovani".

 

 

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