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Orientamento nei confronti della legalità e della devianza
Un insieme di domande indaga sulla percezione della gravità che i ragazzi hanno di comportamenti devianti. Emergono alcune considerazioni:
Alcuni di questi dati sono nettamente influenzati dalla sensibilizzazione degli studenti: ad esempio il reato di sofisticazione alimentare è considerato molto grave dalla maggioranza degli studenti dell’istituto alberghiero.
Fig. 9 – Quanto gravi ritiene questi comportamenti(da 1 poco grave a 5 molto grave)
Sono state poste alcune domande che esplorano l’assenso o il dissenso rispetto ad alcune affermazioni sull’adesione alle norme giuridiche. I ragazzi potevano scegliere posizioni di tipo legalitario/consensuale (osservare le leggi è comunque la strada migliore, le leggi, anche se ingiuste, vanno rispettate, la legge difende la collettività, il modo migliore per cambiare le leggi sono i meccanismi istituzionali) oppure di tipo "critico/antilegalitario" (la legge difende gli interessi di certi gruppi sociali, se si può farlo impunemente si possono trasgredire le leggi, è giusto trasgredire le leggi ingiuste ). Rispetto a queste posizioni i ragazzi si orientano prevalentemente verso scelte di tipo legalitario/consensuale.
Fig. 10 – Esprimi il tuo grado di accordo o disaccordo
Fanno riflettere i dati relativi a quali comportamenti i ragazzi ritengano giustificabili e quali ritengano legali. Da quanto emerge c’è una diffusa tendenza a giustificare comportamenti anche se sono ritenuti illegali; altro dato che fa riflettere è come comportamenti manifestamente illegali siano, invece, considerati legali. Chiedendo un’opinione su come i ragazzi pensano siano le concezioni degli adulti si ha un quadro poco confortante: i ragazzi ritengono che gli adulti abbiano una concezione della legalità simile alla loro e, rispetto ad alcuni comportamenti devianti, percepiscono una tolleranza ancora maggiore della loro.
Si chiedeva di dare una valutazione sulla giustificabilità e legalità dei seguenti comportamenti:
Fig.11 e 12 - Percezione della giustificabilità e della legalità dei comportamenti
Alla domanda che chiedeva quali dei seguenti comportamenti si ritiene possano essere considerati una forma di "autodifesa" del cittadino (2 risposte possibili):
Prevale un modello legato all’impegno lavorativo proprio ed altrui più che all’esercizio della frode nei confronti del fisco o della sopraffazione nei confronti dei figli.
Rappresentazione della criminalità
Se i ragazzi devono dare una valutazione dei problemi più gravi della nostra società, la percezione che emerge è largamente influenzata dalla rappresentazione dei problemi che danno gli organi d’informazione. Più realistica è la rappresentazione della frequenza dei crimini commessi nel territorio d’appartenenza, con una prevalenza di fenomeni legati al furto, al razzismo, al commercio di droghe. Se l’analisi si situa a livello di quartiere per il 45% degli intervistati la criminalità è un problema che non esiste, per il 46% è un problema che esiste con diversi livelli di gravità, il 9% non ritiene di esprimersi.
Le cause della criminalità
I ragazzi differenziano tra le cause legate alla criminalità minorile e quelle legate alla criminalità adulta. Attribuiscono alla criminalità minorile cause quali: l’influenza dell’ambiente e delle cattive frequentazioni (12,9% delle scelte), il desiderio di sentirsi "qualcuno"(9,3%), il desiderio di ottenere denaro e oggetti senza faticare troppo (8,7%) e, a seguire, le altre. Sono scelte che riguardano sentimenti o fenomeni comuni all’età adolescenziale e che tendenzialmente "attribuiscono" al soggetto la responsabilità del suo comportamento. Le cause della criminalità adulta sono ricondotte a fattori principalmente economici: la povertà e la disoccupazione per il 23%, mancanza di reddito sufficiente per il 13,3%, il desiderio di potere e ricchezza per il 13,1%. In questi casi, le cause del comportamento deviante sono principalmente rapportate a fenomeni sociali.
La rappresentazione del carcere Alla domanda di cosa provoca maggiore sofferenza in un detenuto le risposte potevano essere indicative di tre atteggiamenti:
Prevalgono le scelte che considerano preponderanti gli aspetti di rottura della normalità e di giudizio sociale. Questo può essere spiegato con la scarsa conoscenza degli aspetti di quotidianità carceraria.
Se si considera l’accordo o il disaccordo con una serie di affermazioni che riguardano il carcere e che riflettono molti luoghi comuni, i ragazzi dimostrano accordo con la maggior parte di essi. Emerge una certa radicalità di pensiero che sostiene l’idea carcere come luogo di dovuta espiazione piuttosto che di recupero.
Fig.13 e 14 – Come i ragazzi si rappresentano la vita in carcere
Benefici per i detenuti, misure alternative, punizioni estreme
Una certa radicalità di pensiero emerge anche nella concezione delle misure alternative per i minori che possono essere concesse solo nei casi meno gravi. Alla pena dell’ergastolo è favorevole il 67% degli intervistati, i contrari sono il 19%, i rimanenti sono incerti. Alla pena di morte è favorevole il 27%, il 56% è contrario, il 17% è incerto.
Abbiamo provato ad incrociare i dati sulla pena di morte e l’adesione ai valori. Non è risultata una correlazione significativa tra rispetto e scelta della pena di morte, mentre chi attribuisce importanza alla cultura é tendenzialmente meno favorevole alla pena di morte. Il 75,9% di quelli che sono favorevoli alla pena di morte sono favorevoli anche all’ergastolo; il 63% dei non favorevoli alla pena di morte sono anche favorevoli all’ergastolo. Non vi è relazione tra la percezione di gravità dei problemi del paese e scelta di punizioni estreme. I maschi sono percentualmente più favorevoli alla pena di morte; la donne sono percentualmente più incerte sulla scelta di punizioni quali l’ergastolo e la pena di morte.
Fig.15 e 16 – Concezioni delle punizioni
Chi fosse interessato a prendere visione dell’intero documento contatti la prof.ssa M. G. Bernardi presso l’Ufficio Interventi Educativi del Centro Servizi Amministrativi di Treviso. Si ringrazia il prof. Giuseppe Martini, dello stesso Ufficio, per il contributo dato all’elaborazione dei dati.
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