Il carcere entra a scuola

 

Incontro tra i detenuti e gli studenti di Camposampiero

 

Come si fa a comandare perfino sugli affetti e sui sentimenti che una persona ha?

 

Cosa hanno capito i giovanissimi studenti di una scuola media, dopo l’incontro con alcuni detenuti? Forse più di quello che capiscono gli adulti…

 

Quando ci hanno proposto di far incontrare gli studenti di alcune classi terze della scuola media Parini con i detenuti, impegnati nell’attività di Rassegna Stampa, avevamo qualche timore per la giovanissima età dei ragazzi (13-14 anni). E invece le nostre ansie sono state fugate dalla realtà, anzi i ragazzi hanno dimostrato che, forse, a quell’età si è più liberi da certi pregiudizi, più curiosi, più pronti a modificare le proprie idee. Quelle che seguono sono le lettere che i ragazzi hanno scritto, dopo l’incontro, ad alcuni detenuti.

 

La Redazione

 

Cari amici del carcere Due Palazzi, dato che il nostro incontro con voi ci ha lasciato il segno, abbiamo deciso di raccogliere le nostre impressioni a forma di lettera e non, per ringraziarvi e salutarvi.

 

Le classi 3aC e 3aD

 

Caro Giuseppe,

ti sto scrivendo perché la tua situazione è quella che merita più attenzione. Deve essere terribile passare degli anni della tua vita rinchiuso in uno spazio di pochi metri in un edificio e non aver possibilità di uscire, di avere dei veri contatti umani e di stare insieme alla tua famiglia, con una serie di complicazioni solo per poter comunicare con essa.

Io credo che la cosa più brutta sia non seguire i propri figli nella loro crescita, non poter essere lì con loro a condividere gioie e difficoltà, non poterli aiutare nei momenti del bisogno. Deve essere molto difficile però anche per i tuoi familiari l’idea di non starti vicino, di non sapere cosa ti può accadere, mentre per tua moglie c’è la responsabilità di crescere i vostri figli, non potendo avere l’appoggio di un marito. (…) (Alberta)

 

Caro Giuseppe, mi chiamo Martina, sono una studentessa della classe 3^ D che ha partecipato all’incontro che c’è stato alla Scuola Media Statale "G. Parini" di Camposampiero. La tua storia famigliare mi ha molto colpito. Anche se non so perché sei stato condannato a degli anni di carcere, vorrei dirti che mi sembri una persona sincera, che prova delle emozioni fortissime, ecco perché all’incontro ero molto emozionata; questo sentimento si è rafforzato, quando ho sentito che hai una figlia della mia stessa età. (…) (Martina)

 

Ciao, sono una ragazza della 3^ C della Scuola Media Statale di Camposampiero, la quale ha avuto la possibilità di incontrarvi, per capire molte cose che non sapevo, chiarire dubbi, approfondire certe conoscenze. Devo dire che io avevo tutt’altra idea di cosa fosse il carcere e di come vi trattavano; era, per me, come un "angolo oscuro" da lasciare in disparte, come se non esistesse; ora non più. (…) (Ketty)

 

Cono stata molto felice di aver fatto questo incontro ed ora vi spiegherò cosa mi ha colpito: una persona in particolare. Giuseppe, io sono stata impressionata dalla tua vita, sia quella precedente al carcere e sia quella in carcere. Nonostante tutto quello che è successo, tu non ti sei arreso, ma hai superato tutte le difficoltà incontrate nel tuo cammino, sia quelle familiari sia quelle della vita di carcere.

Hai mantenuto un buon rapporto con i tuoi figli e con tua moglie, senza togliere a loro l’affetto di padre e marito, anche se eri in carcere. So che è molto dura perché tu non sei lì quando i tuoi figli hanno bisogno di te e tua moglie ha bisogno di un aiuto o di una parola, tu non sei lì ma ci sei con il pensiero, e questo è molto difficile per te visto che vorresti fare qualcosa, ma non puoi fare quasi niente. In carcere però ti sei dato da fare nonostante tutto.

Non sei restato lì rinchiuso in una cella a pensare alla tua famiglia, ma ti sei dato da fare facendo qualcosa, come frequentare la scuola e far parte del gruppo che svolge la rassegna stampa, e poi hai fatto dei corsi per imparare ad usare il computer. Facendo questo avrai un aiuto in più per trovare lavoro e inserirti nella società, una volta uscito dal carcere.

E’ stato per te un cammino molto difficile, lontano dalla famiglia, ma hai imparato qualcosa in modo positivo e ti fa onore se hai pagato alla legge quello che dovevi. Presto sarai libero e spero tu non ripeterai quello che hai commesso, perché manderesti in fumo tutto quello che hai fatto finora; per non ripetere l’errore devi solo pensare a questo e alla tua famiglia. Ora scriverò le mie opinioni riguardo al carcere e l’incontro svolto.

L’incontro per me è stato molto significativo e molto utile. Ho approfondito particolari che visti da fuori non sono importanti, ma che in realtà lo sono e molto. Ora so com’è strutturato il carcere e come si svolge una giornata normale al suo interno, vista da detenuti e dai professori.

Personalmente io pensavo che il carcere fosse una cosa negativa e anche le persone che ci sono dentro. ma ora ho cambiato totalmente idea. Ti saluto signor Beppe e salutami anche tutti i tuoi compagni che hanno partecipato all’incontro. Buona Fortuna! (Sandra)

La mia riflessione: dopo aver avuto l’incontro con i carcerati del Due Palazzi, ho potuto capire che la vita in carcere non è poi così "libera" e semplice: infatti essa dipende da tutta una serie di regole che bisogna rispettare rigidamente e dalle risposte che il giudice dà ai detenuti. Dunque, se esse sono negative, i reclusi sono impossibilitati di vedere la propria famiglia o semplicemente fare una telefonata ai propri cari per dare notizie. Questa cosa io la trovo molto crudele, perché… come si fa a "comandare" perfino sugli affetti e sui sentimenti che una persona ha? E poi: i rapporti tra famiglia e detenuto sono molto più "distaccati" rispetto a quelli di una vita normale perché, anche una volta usciti dal penitenziario, non è poi così facile ricostruire tutta una rete di legami famigliari e sociali, purtroppo persi negli anni trascorsi in carcere. (…) (Federica)

 

Carissimo Giuseppe, io sono Myriam, una ragazza della scuola media "G. Parini" di Camposampiero. Ti scrivo per ringraziarti della tua "visita" al nostro istituto. Ti ho visto agitato, ma credo che anche tutti noi lo fossimo; incontrare una persona che da anni vive rinchiusa in una cella di pochi metri quadri, secondo me è molto strano ed emozionante! Stendo questa lettera a te, perché la tua "storia" è quella che mi ha colpito di più… voglio dire, avere una famiglia a cui si vuole bene e non poter starle vicino come si vorrebbe, mi sembra decisamente triste. Così ho pensato, ed ho capito quanto sono fortunata ad avere la felicità che molte altre persone vorrebbero! Desidero anche dirti che ti ammiro, perché ti ho sentito dire che leggi molto… io, pur essendo giovane, piuttosto che prendere in mano un libro, preferirei la ghigliottina… no, non esageriamo, è che essendo una persona molto pigra, io non sopporto qualsiasi tipo di libro!!

Tempo fa mi capitava di pensare al mondo del carcere come un luogo di tranquillità dove potevi non fare niente… non studiare, non eseguire i lavoretti a casa che si fanno alla mia età… insomma; rimanere ferma tutto il giorno tutti i giorni! Dopo avere incontrato voi, invece, ho capito che non è un posto così carino come avevo immaginato io. In effetti, riflettendo, non puoi vedere la tua famiglia, non puoi uscire con gli amici… si può proprio dire che sei privato della tua libertà (e non è solo un modo di dire)!

Ti ringrazio per avermi fatto capire questo: è meglio pensare prima di agire, perché certi errori possono portare ad una vita poco vissuta… cos’altro ?! Auguri per il tuo futuro, e ricorda di salutare tua figlia da parte mia! Arrivederci. (Myriam)

 

Caro Giuseppe, io sono Martina della classe 3^ D che tu e altri tuoi amici avete incontrato nella nostra scuola per parlarci di com’è la vita in carcere. Ho seguito con attenzione la tua situazione di vita. Però a me il fatto che ha colpito di più è stato che il tuo garage ha preso fuoco e tu non potevi fare niente perché eri in carcere. Spero che questi brutti avvenimenti non accadano più e ti auguro di tornare presto dalla tua famiglia. Cari saluti. (Martina)

 

Ciao Giuseppe, sono una studentessa dell’incontro che c’è stato alla Scuola Media Statale di Camposampiero. Durante quell’incontro mi siete sembrati tutti delle brave persone e in particolare tu. Non so il perché, però la tua storia mi ha molto commossa: sembrava una storia da film. A me dispiace molto che tu sia in carcere, anche se non ho capito il perché della tua entrata là dentro. Mentre parlavi, sentivo la tua voce emozionata raccontare dei tuoi figli a cui vuoi molto bene e secondo me parlavi in un modo più che sincero. Delle volte dico che se mio papà se ne andasse per qualche mese starei bene, anche se dopo mi sorprendo perché so che dopo qualche giorno mi manca già. Se mi immedesimo nei tuoi figli capisco che vivere una vita senza un padre deve essere molto difficile, anche se "spesso" riesci a vederli! Ora scriverò anche ai tuoi compagni, anche se vorrei per sempre scriverti!

P.S. Sei stata la prima persona a cui ho scritto perché la tua storia mi ha molto, molto colpita! Spero che la tua pena finisca presto, così potrai tornare per sempre dai tuoi figli e da tua moglie!

 

Un grosso abbraccio. (Martina)

 

Sono una ragazza della 3^ D che all’incontro con voi era presente ad ascoltare i vostri pensieri. Io credevo che chi andava in carcere era privo di sentimenti e scrupoli, insomma persone da non guardare e notare; invece conoscendovi ho capito che anche voi avete sentimenti e scrupoli. Mi è servito molto quest’incontro per capire molte cose. (Erica Cum)

 

Caro Giuseppe, io mi chiamo Maria Emilia e frequento la terza media a Camposampiero, ti sto scrivendo per dirti che dopo l’incontro con voi ho capito molte informazioni della vita nella casa di reclusione che prima non conoscevo. Immaginavo il mondo del carcere diverso, forse anche in modo più negativo, una delle cose che non sapevo prima di questo incontro è che si potessero seguire dei corsi scolastici, che si potesse lavorare con il computer, fare rassegna stampa... e questo mi sembra anche positivo, ciò non toglie che sia rimasta colpita non solo dal racconto della giornata tipo, ma anche dalle regole dettate, che dovete rispettare. La tua storia è quella che mi ha incuriosita di più: credo che stare lontani dalla propria famiglia, vivendo sempre in un unico edificio, dovendo fare cose predefinite in tempi prestabiliti, sia veramente tanto difficile. Sono convinta che anche per la tua famiglia questa sia una situazione pesante da sopportare. Penso che tutti voi abbiate delle aspirazioni, che una volta usciti potrete realizzare, per cui ti auguro buona fortuna e ti saluto! (Maria Emilia)

 

L’incontro con voi è stato molto utile non solo perché ho imparato nuove cose rispetto la vita nel carcere, ma soprattutto perché mi ha portato a riflettere. Questa mia riflessione ha preso inizio dopo la domanda effettuata da uno di voi che diceva: "Voi che pensate di noi carcerati ?" Sinceramente prima di questo incontro ero convinta che tutti i reclusi dovessero pagare i loro errori rimanendo in carcere per lunghi tempi, senza agevolazioni, ma mi sono ricreduta. Infatti ho capito che anche voi siete delle persone e che quindi avete dei diritti e dei doveri. Avete il diritto di alcuni permessi, di istruirvi, di lavorare, e anche dei doveri verso la giustizia. Quindi queste ore di dialogo con voi mi hanno fatto capire che tutti fanno degli sbagli più o meno gravi e che l’importante è accorgersene e pentirsene, aiutando gli altri a non commetterli. Grazie (Silvia)

 

 

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