Telefono Azzurro

 

Comitato Telefono Azzurro. Obiettivo: nidi dietro le sbarre

 

Vita, 26 settembre 2003

 

Chi pensa al volontariato per Telefono Azzurro, crede che sia legato alla linea telefonica. In realtà ci sono molte altre possibilità di impegno in questo universo: dal lavoro in prima linea con i bambini fino alle attività organizzative e di coordinamento nelle varie sedi locali del Comitato.

A parlare è Paola Barbato, vicepresidente del Comitato per il telefono azzurro, organizzazione non profit impegnata da 11 anni a sostegno delle attività di Telefono Azzurro. Come la Barbato, centinaia di volontari, provenienti dalle varie sedi locali del Comitato per il Telefono Azzurro e quelli di Telefono Azzurro (impegnaci nel call center e nei progetti di servizio civile presso il centralino più famoso d’Italia) si sono dati appuntamento a Rimini, sabato 20 e domenica 21 settembre. Tema dell’incontro: Azzurro insieme. Un impegno comune per l’infanzia e l’adolescenza.

"Si tratta di un momento straordinario, per sancire questa unione tra due entità giuridicamente distinte, ma sostanzialmente unite in una continua sfida per diffondere la cultura dell’infanzia e fare progetti concreti a difesa dei bambini", spiega Paolo Bernardi, presidente del Comitato per il Telefono Azzurro. "Un percorso straordinario, compiuto da uno "zoccolo duro" di operatori che si sono impegnati in progetti diretti ai bambini, campagne di sensibilizzazione, raccolte fondi a favore della linea telefonica, interventi per la promozione dei diritti dei minori e attività informative".

Paola Barbato ha iniziato a collaborare con Telefono Azzurro 14 anni fa. "Mi hanno coinvolta nell’attività di selezione di altri volontari, perché lavoravo in una grande azienda come consulente della formazione e selezione del personale. Dopo qualche anno, la voglia di dedicarmi al volontariato in Telefono Azzurro ha preso il sopravvento e ho lasciato il lavoro". La Barbato è stata il motore dell’ingresso di Telefono Azzurro nel mondo del carcere, frequentato da centinaia di bambini ogni giorno. Ed è lei, oggi, il referente nazionale del Progetto carcere: "Siamo presenti in 13 carceri italiane con due progetti di soStegno per i figli dei detenuti", spiega. Il progetto "nidi", per accudire i piccoli fino a tre anni ancora ospitati in cella con le loro madri, e il progetto "ludoteca", per i bambini che entrano nelle carceri a far visita a un genitore. Oltre al fronte carcere, i progetti del Comitato sono estesi anche al settore scuola e a progetti di sensibilizzazione e informazione.

Ma chi è il volontario - tipo? "Predominano le donne, di tutte le età", dice la Barbato, dai 18 agli 82 anni! Per tutti gli aspiranti volontari è prevista una due giorni di selezione, fino all’inserimento in un progetto, cui segue una formazione permanente. Progetti per il futuro? "Tanti, in primo luogo rafforzare le 36 sedi e aprirne nuove, perché la presenza territoriale è fondamentale", conclude Paolo Bernardi. "Vogliamo proseguire in questo percorso, con la soddisfazione di aver contribuito a diffondere una maggiore e migliore attenzione alla cultura dell’infanzia".

 

 

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