Intervista a Pasquale Andria

 

"Ora facciamo le vere riforme"

 

Il Manifesto, 6 novembre 2003

 

La Camera ha respinto il disegno di legge Castelli sulla riforma della giustizia minorile, proprio mentre in tutta Italia si tenevano le manifestazioni indette dall’Anm per riflettere sui "mali" della giustizia italiana. Mali invero complessi, di cui il ddl Castelli era una parte importante. Mentre arrivano le notizie da Roma, Andria si trova ad un dibattito pubblico che accoglie la bocciatura del ministro tra gli applausi.

 

Voi eravate contrari fin dall’inizio a questa riforma. È soddisfatto?

Assolutamente sì. Il Parlamento ha respinto una legge inaccettabile e gravemente peggiorativa dell’esistente. Per questo avevamo molta fiducia nella saggezza delle forze politiche e i fatti ci hanno dato ragione.

 

Che fare adesso?

Bisogna riprendere da capo un serio discorso di riforma della giustizia minorile e della famiglia, per rafforzare e migliorare il patrimonio culturale e di esperienza realizzato in 70 anni dai tribunali per i minorenni di questo paese. Un patrimonio che non va distrutto, come intendeva fare Castelli, bensì potenziato. Era una riforma completamente "contro".

 

Forse si assiste ad un’inversione di tendenza sulle riforme in materia di giustizia. Che ne pensa?

Deve iniziare un discorso nuovo, un dialogo in cui si tenga conto del contributo degli operatori, magistratura e avvocatura, e di tutta la società civile. Per quanto ci riguarda. non si può ignorare l’importanza di un intervento in un settore così delicato per tutta la società. Quella di Castelli è solo una controriforma estemporanea e preparata in solitudine. Noi non siamo stati nemmeno consultati.

 

Secondo alcuni, viene battuta una riforma che vedeva la famiglia come un ente intangibile di auto-governo. È d’accordo?

La famiglia ha un suo primato educativo e formativo ma non può essere un mondo sottratto al controllo di legalità. L’80% degli abusi contro i minori viene commesso proprio all’interno della famiglia. Le mura domestiche spesso comprimono e ledono i diritti delle persone che ne fanno parte. Quindi, un minore senza un "suo" giudice è un minore senza diritti.

 

Un’idea incarnata anche dalla limitazione del ruolo dei giudici onorari…

Oltre all’abolizione del giudice specializzato si aboliva anche il contributo delle competenze extragiuridiche (psicologi, pedagogisti, etc.), che sono fondamentali per la tutela dei minori.

 

Il 13 novembre vi riunirete a Parma. Quali saranno i temi in discussione?

È necessario realizzare un tribunale unico, che tuteli tutti i diritti personali e le relazioni all’interno della famiglia Ma è un progetto serio, che richiede risorse e professionalità. Un altro intervento necessario è sul "giusto processo" anche nella giustizia minorile, si tratta di garantire i diritti di difesa di tutte le parti coinvolte.

 

 

Precedente Home Su Successiva