Intervista a Pasquale Andria

 

"Riforma incostituzionale. Lo spirito di Castelli è punitivo"

 

Il Manifesto, 22 agosto 2003

 

"Abolire i tribunali peri minorenni contrasta con la nostra Costituzione". È il netto giudizio sulle ipotesi elaborate da Via Arenula da Pasquale Andria, presidente del tribunale per i minori di Salerno. "L’articolo 31 stabilisce che la Repubblica protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo". In questo senso, la Consulta stabilì già nel 1982 che i tribunali per i minorenni sono istituti costituzionalmente rilevanti", aggiunge Andria.

 

Che significa che la competenza delle nuove sezioni specializzate per i minori e la famiglia non deve essere esclusiva?

A parte una clausola di stile che ne ammorbidisce il senso, vuol dire che i giudici i PM che faranno parte di queste sezioni si occuperanno di tutto. Le loro esigenze di servizio sono decise dal presidente del tribunale, che potrà destinarli anche ad altri casi. È facile intuire che i nuovi giudici avranno competenze solo marginali sui problemi specifici della giustizia minorile.

 

Oltre al nuovo ordinamento giudiziario, alcuni parlamentari della destra sostengono anche l’ipotesi di inasprire le pene per i minori…

Alcuni singoli esponenti della maggioranza hanno presentato proposte di legge che abbassano la soglia della punibilità a 12 anni. Un altro ddl Castelli, il 2501, affronta i reati commessi da minori inasprendo le pene, limitando l’accesso alle misure alternative,facilitando il trasferimento degli adolescenti nelle carceri per adulti. Ma per i minori il disagio e il reato che ne consegue sono indissolubilmente legati all’ambiente sociale. La punizione pura e semplice non è la soluzione migliore.

 

"Tolleranza zero" anche da noi?

Lo spirito che anima il ministro è la repressione, limitando al minimo ogni valenza rieducativa. Almeno sul terreno penale per ora c’è un rallentamento, ma penso che queste ipotesi avranno nuovo vigore in futuro.

 

Qual è, quindi, il suo giudizio sulla riforma?

Siamo in profondo dissenso con le riforme della Casa delle libertà. Tra l’altro il ministro non parla mai di fondi per attuarle. Siamo però convinti che la materia debba essere razionalizzata, per esempio eliminando la dispersione attuale delle competenze sulla famiglia.

 

Ma non è forse questa la direzione in cui si muove il governo?

Solo apparentemente. Il nuovo "giudice della persona" immaginato da Castelli è in realtà privo di ogni specializzazione. Non godrà di autonomia organizzativa. Sarà inserito nel contesto della giurisdizione ordinaria, con tutti i problemi di organico e di risorse che sono noti e che non ripeto, mentre è pacifico che nei tribunali per minori la giustizia debba essere più incisiva e, quindi, più vicina possibile all’epoca del reato.

 

Eppure il nostro sistema per i minori è riconosciuto e molto apprezzato all’estero, è vero?

Sì, soprattutto in Europa. Tra l’altro, l’Italia il 10 maggio 2002 ha sottoscritto il trattato per la tutela dell’infanzia delle Nazioni Unite, con il quale i paesi firmatari si impegnano a creare e a mantenere tribunali per i minori laddove non esistono.

 

Quindi il governo con una mano firma all’Onu un documento e con l’altra fa una riforma in senso opposto?

Esattamente. Tra l’altro i ministri competenti sono entrambi della Lega, Maroni e Castelli.

 

Il governo prevede anche "sezioni itineranti", di che si tratta?

In alcuni distretti le competenze sul divorzio e le separazioni dovrebbero sparire. Si dice quindi che le udienze penali potranno avere luogo in più sedi.

 

Ma oggi i 29 tribunali per i minori si trovano solo nelle Corti d’Appello. Il governo tutelerebbe così il giudice di prossimità.

Solo apparentemente. I tribunali itineranti diventano una semplice fabbrica di decisioni, non un luogo di ascolto del territorio. Il giudice arriva, decide e torna la prossima settimana. Non mi sembra una logica riformatrice.

 

Di ordinamento penitenziario minorile non si parla, nella riforma Castelli?

C’è il nulla. Le norme sono ancora quelle del 1975. Né c’è un codice penale specifico per i minori. Le pene sono le stesse degli adulti, ma diminuite. È un paradosso, basti pensare alle sanzioni pecuniarie, inutili nel caso di minori.

 

Presentando la sua riforma, il ministro dice che vuole restituire il primato alla famiglia. Secondo lei che intende dire?

Vuole sottrarre il controllo della legalità ai giudici. La famiglia non è il paradiso che pensa il centrodestra, soprattutto nelle situazioni di disagio. Quindi i soggetti deboli, soprattutto le donne e di bambini, saranno soggetti alle decisioni di quelli forti, i maschi adulti. Il controllo sugli abusi commessi in ambiente famigliare, purtroppo la maggioranza, sarà fortemente indebolito. Solo il giudice, con l’aiuto di altre figure, può controllare i genitori.

 

E sulle adozioni?

Anche le adozioni saranno più difficili dopo la riforma Castelli. La materia è trattata in parte nella legge 149 del 2001. Ma per la terza volta, anche quest’anno, il governo Berlusconi ha sospeso l’applicazione della sua parte processuale.

 

Qual è il ruolo dei servizi sociali immaginato dal ministro?

Anche su questo punto la riforma è molto precaria. L’impressione è che si vogliano svalutare i servizi sociali degli enti locali e rilanciare solo quelli ministeriali. Un chiaro passo indietro.

 

Quindi, a suo giudizio, dove si dovrebbe intervenire?

Di fatto il "giusto processo" in materia civile per i minori ancora non c’è. Il diritto di difesa non è garantito. Non si possono usare per i minori gli stessi schemi in vigore per gli adulti. Ma di questo problema nessun governo si è occupato a sufficienza. I minori sono, per definizione, soggetti in evoluzione e, quindi, giudicarli dopo tanto tempo dal reato significherebbe vanificare il messaggio che il processo veicola.

 

Lei chiede un’altra via. Ma con quali obiettivi?

Bisogna potenziare la giustizia penale riparativa, slegata dal classico modello della retribuzione. Vale per gli adulti ma soprattutto per i minori. Sono in corso molte esperienze interessanti: ricostruzione del rapporto autore / vittima del reato, attenzione ai processi post delictum. Il minore deve elaborare positivamente il reato con l’obiettivo di responsabilizzarsi. Il circuito penale deve essere sempre diretto al recupero dell’individuo, me nel caso del minore è decisivo che offra possibilità in più per il suo futuro.

 

 

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