Garçon n° 42

 

Garçon - Il giornale dei ragazzi di Casal del Marmo

Anno XI - n° 42

 

Bando alla malinconia… i barboni

Cosa c’è dietro

Descrivi il tuo quartiere

Esamino la mia vita

Essere un uomo vero

La mia famiglia

La mia vita con tutti i suoi problemi

La paura

La vita di una ragazza Rom

Cosa ho fatto di buono

Parlo della mia famiglia

Parlo di me

Rincoglionita!!!

Vasvia, cosa dici

Una ragazza Rom

Che serata stasera ragazzi!

Dal purgatorio all’inferno

Ero appena uscito e…

Essere mamma nonostante tutto

Finalmente in Redazione!

La mia infanzia… e adolescenza

La mia vita fuori dal carcere

La mia vita la mia storia

Mi chiamo Marius

Una giornata molto bella

Per il mio topo

Piccolo, ti vorrei dire una cosa

Tutto è cominciato per gioco

Ho avuto tanta paura

Una storia

Bando alla malinconia… i barboni

Licia, bando alla malinconia! Pensiamo ad altro: ti va? Eccoti un argomento che ti porterà in un altro mondo, i bassifondi, dove vivono persone speciali ed originali. I barboni.

 

Le persone che diventano "barboni" se ne vanno via da casa perché vogliono essere più liberi o forse sono i problemi familiari a farli allontanare. Sulla strada si sentono più tranquilli, anche se sulla strada non si può essere mai tranquilli però sono vite che uno sceglie di fare.

Io ho conosciuto molti barboni e devo dire che sono meglio loro delle persone che hanno una vita normale, per bene nel senso che se uno ha bisogno di parlare, sfogarsi lo può fare con un barbone, perché chi meglio di lui ti può capire? Secondo me loro non hanno paura di affrontare quello che sono loro. Vivono isolati dal mondo, non accettano l’aiuto non perché non hanno bisogno ma perché, forse, vogliono dimostrare a se stessi e agli altri un’autonomia che, in fondo, non hanno o perché sono contenti della vita che hanno scelto. Niente timore di niente e di nessuno perché per loro quella è una vita normalissima anche se c’è gente che la pensa in un altro modo, che li scansa, che ha paura, che non li considera come persone anche se "diverse".

Io non ho niente contro i barboni anzi sono persone buone, non danno fastidio, vivono per strada d’estate e d’inverno, dormono sui cartoni nei posti più riparati. Certo non tutti la pensano come me perché non è che la gente è tutta uguale. Secondo me loro sono fieri della vita che conducono, hanno una loro dignità e se ci sono molti che vorrebbero un aiuto, lo chiedono con umiltà una vita migliore.

Chissà? Bisogna vedere se c’è gente che li vuole veramente aiutare, quanta disponibilità ha per loro, in che modo li considerano ma io dico: "Beati loro! Il mondo è tutto loro, senza problemi, senza affitto da pagare, senza tasse, senza legge, senza limitazioni, senza competizioni! Certo che la loro vita è a volte rischiosa, ma a loro non importa. Vogliono così e così sia." (sommario)

Licia

 

 

Che serata stasera ragazzi!

Io ed altre cinque ragazze, Lela, Rusa, Miriana, Silvana, Teresa siamo salite sulla finestra a sognare ed ad immaginare. Abbiamo sognato piccole cose chi ci hanno riempito il cuore, tipo una pizza tutte insieme, giocare fuori sul prato che divide un muro, piccole altre cose che ci hanno fatto venire il buon umore. Guardavamo attraverso le sbarre con l’aria fresca che ci accarezzava il viso e… spettacolare cosa può il pensiero!!!

Anche se siamo in un posto che ci separa dalla libertà sappiamo sempre come cavarcela e speriamo sempre. Alcune di queste cinque ragazze ha avuto un passato indimenticabilmente brutto ma quello che mi stupisce è che sanno ancora sperare. Io, se fossi al loro posto avrei già mollato, ma loro no, anzi sono ancora più forti. Dio mio, come vorrei essere fuori in questo momento anche se solo per un’ora. Mi mancano tante cose. Ma una persona come me me lo impedisce, una che ha un cuore come me. Tutti possiamo sbagliare: magari una persona va a rubare un pezzo di pane per mangiare e lui che fa? Lo giudica. Non è giusto!!!

Se fosse il mondo giusto sarebbe tutto diverso, ma purtroppo non siamo tutti uguali. Ognuno pensa alla sua tasca e al suo bene. Nel mondo che vorrei io si sparerebbero fiori, ma purtroppo non è così.

Tante cose mi fanno rabbia! Quando le persone giudicano qualcuno che non conoscono sono subito lì a giudicare quello che ha fatto ma non pensano perché lo ha fatto (escludo tanti altri casi gravi) Quello che ti giudica che ne sa lui? Certe volte dipende da come gli gira in quel momento e non sa che sta giocando con la vita degli altri. Io vi saluto. Ciao, alla prossima chiacchierata, ciao. (sommario)

Susy

 

 

Cosa c’è dietro

Sull’argomento droga si è sempre discusso molto, ormai quasi tutti ne hanno parlato: come eliminarla, com’è composta, le punizioni per chi la usa o per chi la vende… si è parlato sempre di argomenti superficiali che a noi ragazzi sembrano solo un modo come un altro per venirci contro.

Perché invece nessuno si è mai chiesto "cosa c’è dietro?" Perché quando una persona vede un ragazzo che fa uso di sostanze stupefacenti riesce solo ad evitarlo e non a chiedergli perché lo fa? Forse perché la maggior parte di loro finge semplicemente di interessarsi ma in realtà hanno le idee ben chiare… ti classificano: ti droghi? Sei un cattivo ragazzo che ha deciso di buttare via la sua vita, semplicemente una persona da evitare.

Ed è anche per questo che i ragazzi continuano a farlo, perché la gente riesce a vedere solo quello che vuole vedere… io in prima persona posso dire di conoscere tante persone, e vi assicuro che di persone cattive ne ho viste… ma non tra le persone che fanno uso di droga.

Sia chiaro che finora usando il termine "le persone" non volevo chiamare appunto in causa tutte le persone, perché per fortuna esistono anche alcune buone anime che vogliono aiutare chi è in difficoltà...e che spesso ci riescono. Ma chi ti giudica senza sapere, senza nemmeno provare a capirti, quelli che ti guardano e ti mettono nella massa senza capire che anche tu hai una tua persona, loro che sono senza problemi e che hanno una vita fantastica guardandoti dall’alto in basso...queste non vi sembrano persone cattive?

Magari cattivi non è l’aggettivo giusto, forse sarebbe più azzeccato qualcosa come superficiali o perfino insulsi… È a loro che dico: guardateci e sappiate che la nostra vita non vale meno della vostra perché anche se sbagliato in qualcosa noi possiamo recuperare, mentre chi come voi non vede adesso… non riuscirà a vedere mai… Con la speranza che qualcuno capisca questa lettera mando un abbraccio a tutti i ragazzi…

(sommario)

Licia

 

 

Dal purgatorio all’inferno

La mia anima, il mio respiro, il mio sguardo, le mie mani, il mio corpo saranno qualche volta liberi? Il mio spirito è sempre chiuso! Vorrei sapere quando la mia libertà sarà libera! Quando stavo per la prima volta in carcere stavo male: ogni lettera che ricevevo piangevo e pensavo "Quando uscirò?". Ma con il tempo che passava ho imparato a vivere in un luogo chiuso lontano da tutto e da tutti. Le persone che stavano li dentro hanno saputo tirarmi su come Freda, come Daniela, come Crisanti, come Francesca, come Giorgio, come Antonella, come Patrizia, come Laura, come Fausto, come Pina.

Ricordo ancora oggi ognuna di queste persone! Mi hanno insegnato poco a poco, passo dopo passo cose semplici e parole importanti. mi hanno insegnato a ragionare con il cervello. Mi sono stati vicini, hanno provato in tanti modi a farmi capire che la vita che stavo vivendo fuori non mi avrebbe portato sulla strada giusta! Scrivo tutto questo perché la parola di uno più grande di te, le parole che ti dicono valgono tanto! Mi sto pentendo di non averli ascoltati ma non è colpa mia se il mio maledetto cuore non me lo permette. Vorrei tantissimo accontentarli anche per il bene mio ma non ci riesco. In questo momento vorrei dire loro tante cose ma come faccio se sono chiusa in una scatola indistruttibile?

In questi tre mesi sento peggio il doppio, il triplo male di quella prima volta che sono stata arrestata. Qui quelle persone non ci sono e non ci saranno mai ma il mio corpo resiste, mi faccio forza da sola, mi dico che da qui si esce ma da una bara non si esce. Qui è tutto diverso, questa sì che si chiama galera.

Sono a Rebibbia! Casal del Marmo è un parco giochi, ti volano le giornate, ti ascoltano quando parli. Qui se parli bene ti prendono per il cullo e non va bene, se parli male e non va bene perché si incazz… Non sai come prenderli, non sai come esprimerti! Dove è finito il rispetto, le buone maniere? Poi dicono che al mondo, la guerra, le rivoluzioni cominciano da una parolina sbagliata che la fanno grande come il mondo e per questo accadono tanti disastri! La parola buona porta alla parola bellissima al contrario di quella brutta. Ho sbagliato e sto pagando, ma non permetto che un’agente con la divisa, che si sente forte perché ha la divisa addosso mi risponde male anche se io le rivolgo una parola buona e se le rispondo ci rimetto pure perché lei mi fa rapporto in quanto la sua parola vale più della mia. Solo perché ha un paio di pantaloni e un maglione azzurro!

Ma quello che ha lei ho anch’io: un paio di piedi, un paio di mani, un cuore e un cervello! È una persona come me e non importa se è nera, gialla, viola, blu, non importa; siamo persone con un cuore e un corpo. In questo posto oltre a farsi la galera ci si mettono pure loro ed io sopporto tutto. E’ difficile qui dentro ma che ci posso fare se ho preso la strada sbagliata? Siamo noi persone che decidiamo che strada prendere anche se sappiamo che non è quella giusta. Pensiamo: "Intanto ci provo a scavalcare quel muro" ma se non ci riusciamo rimaniamo intrappolati e ritornare indietro è impossibile. Vedete, siamo noi che ce la cerchiamo. Io penso che è vero che in questo mondo di mer… esistono delle regole ma se lo zingaro va a rubare perché non provate a chiedervi il perché?

Vi assicuro che ci sono tanti motivi, ma la gente se ne frega e subito lì a giudicare. Ma perché non provano a capire con il loro cervelletto che Dio gli ha donato e, invece di giudicare la gente male, vedono come il male viene a galla da tante cose! Il mondo è uno, per me non esistono frontiere. La vita è una, il respiro è uno perché se smetti non ci sei più, rimane solo il ricordo, una foto o un oggetto conservato preziosamente e delicatamente. Ma in fondo che lo spiego a fare?

Intanto non capirebbero. La vita è un attimo, adesso c’è, poi non c’è più. E così io la mia vita qui dentro: anche se è impossibile ci tengo a viverla, non permetto che il male si avvicini a lei perché una volta che chiudi gli occhi…! Io vi saluto. Ciao, spero che la mia anima sarà libera, che questa catena si rompa presto! Una farfalla non può smettere di volare è troppo importante per lei! (sommario)

Susy

 

 

Descrivi il tuo quartiere

Il mio quartiere è un quartiere come tanti altri, alla periferia di Roma. Ci sono nato e cresciuto, ma mi ci sento stretto. Secondo me bisognerebbe sterilizzare almeno il 90 per cento della popolazione di Primavalle perché gli str…zi proliferano come ricci. Non credo che passerò tutto il resto della mia vita a Primavalle a consumarmi e a farmi consumare dalla gente consumata nel farsi dare ragione. Il mio sogno è Londra… La città del boom, dove chiunque può sfondare se ha un minimo di qualità di qualsiasi tipo. Io vorrei fare il D.J. perché puoi trasmettere tanto con la musica, specialmente nel mondo giovanile dove la musica è un bisogno.

Ritornando al mio quartiere: vivo nelle case popolari di Primavalle. Non ho amici, ma conoscenti, e l’unico mio vero amico è Igor: il mio cane. Casa mia è grande, cioè due bagni, quattro stanze, due balconi e una cucina. Secondo me Primavalle è un po’ come un paesino perché la gente specula e parla divertendosi alle spalle degli altri e, al dire la verità, neanche mi va di parlare del mio quartiere perché mi viene il vomito. (sommario)

Demia

 

 

Ero appena uscito e…

Il 29 maggio, dopo una settimana di libertà, sono rientrato al Casale perché ho fatto una rapina, però questa volta non ho spacciato. Ormai ho sbagliato ancora e mi tocca farmi la galera! Che ci volete fare? È la droga, soprattutto la "cocaina" che mi rovina! Si guadagna, è vero, ma, se ti pizzicano, sono guai! In galera finirai!!! È vero però che nei giorni che sono stato fuori , non ho sprecato tempo! Sono andato in discoteca, nei locali notturni e quanto mi sono divertito! Ne valeva la pena! Ho incontrato brutte conoscenze che per la verità non mi hanno aiutato, anzi, si, mi aiutano, è vero, ma a rovinarmi! Non ho nessuno fuori che mi possa dare una mano per vivere meglio. Sono purtroppo lontano da casa, sono solo e ho sbagliato di nuovo perché questa è la mia vita.

Tante volte mi chiedo perché rubo, perché non cerco di cambiare ma non ci riesco. Vivo in circostanze negative, in una situazione illegale e per questo sono costretto a rubare anche se dentro di me sono combattuto se farlo o non farlo. Ve l’ho detto già: "È la mia vita e io non ho le forze da solo per cambiarla!". (sommario)

Karim

 

 

Esamino la mia vita

Oggi voglio fare un esame intelligente della mia vita fin qui trascorsa. Beh! Nella mia vita non credo di aver fatto qualcosa di buono o di positivo in maniera eclatante ma credo che l’importante sia che io sono stato sempre me stesso sia nel bene che nel male. Di sicuro una cosa nella mia vita di cui avrei potuto fare a meno sono la miriade di reati che ho commesso.

Perché ho inseguito una strada sbagliata? Beh! la motivazione esatta non ve la posso dare: forse ero ancora un ragazzo incosciente che inseguiva piaceri frivoli, privi di fondamenta. la colpa credo che in gran parte possa essere stata la mia anche se la società in cui vivevo in quel periodo ci possa aver messo un carico da undici. Beh! Se avessi dato retta alla mia ragione e avessi avuto prima un minimo di coscienza di sicuro sarei riuscito a capire prima quale era il bene e quale il male ma non importa perché sbagliando si impara e questa ultima volta credo sia stata quella decisiva.

Una volta uscito da qui ho tentato di migliorare ma poi, dovendo rifare i conti con la società e quindi le mie amicizie, mi sono fatto di nuovo trasportare. La giustizia, forse, mi perseguita perché non sa che tipo di ragazzo io sia e quindi fino ad adesso si è solo basata sui miei reati precedenti. Beh! Credo che io sia stato un pochino irrazionale e non credo in un destino malefico ma più che altro credo di non essermi messo in discussione prima e quindi di aver fatto sopravalere la mia parte più negativa. (sommario)

Matteo

 

 

Essere mamma nonostante tutto

Quando sono uscita dal carcere sono rimasta a casa sette mesi poi io e mio marito siamo andati a Firenze dove andavo a rubare. Siamo rimasti a Firenze venti giorni poi siamo andati ad Ancona dove siamo rimasti per un mese. Poiché non mi veniva il ciclo ho fatto il test di gravidanza e sono stata contenta quando mi hanno detto che aspettavo un bambino. Sono andata dal dottore per essere sicura che ero incinta e poi siamo ritornati a Roma.

Sono rimasta chiusa in casa a Roma fino a quattro mesi poi sono tornata a rubare fino a quando non ho partorito. Quando sono andata a fare l’ecografia mi hanno detto che era maschio ma al momento del parto ho visto che era femmina. Sono rimasta molto delusa e ho pianto. Un po’ dopo però sono stata contenta lo stesso e così anche mio marito. Ho fatto la festa di battesimo con la musica slava, è stata una grande festa e siamo rimasti al ristorante fino alle cinque del mattino. C’erano circa cinquanta persone.

Mia figlia era molto piccola e io avevo paura di tenerla in braccio. Aveva nove giorni e mio marito mi diceva "stai attenta alla bimba, se no le fai male!". Ma io avevo lo stesso paura. Quando ha compiuto un mese non avevo più paura. Per la verità non me l’aveva detto nessuno su come dovevo fare con la bimba, poi ho imparato e adesso so fare veramente la mamma. Mia figlia si chiama Alissa, è nata il due febbraio 2004. Ciao Freda. (sommario)

Vasvija

 

 

Essere un uomo vero

Sono un tipo di uomo semplice, tranquillo, sereno, socievole e anche intelligente. Sono un po’ solitario, quando ci vuole. Con gli altri uomini ho sia buoni che cattivi rapporti. Riesco a creare rapporti di amicizia con diversi ragazzi. Sono capace di essere gentile con le altre persone, ma non lo sono sempre. Solitamente mi comporto garbatamente con chi a sua volta è gentile con me. Non credo di aver ricevuto amore, ma fino ad oggi gli altri hanno dimostrato amicizia nei miei confronti. In carcere non c’è amore. C’è la possibilità di farsi molti amici, ma bisogna stare attenti perché ti possono fregare e c’è il rischio di soffrire se ci si affeziona troppo.

Quando penso che vorrei avere qualcuno vicino mi dico che è meglio stare soli che male accompagnati. Quando si è soli si vive senza ordini o imposizioni da parte di qualcuno che ti comanda. Vorrei che gli altri fossero dotati di serietà e lealtà perché non voglio essere tradito. Sono contento del mio essere uomo perché credo di essere in grado di assumermi le mie responsabilità anche se a volte non è piacevole. Si, vorrei essere un uomo diverso cioè in certi casi sì, ma sono pochi. Quanto vorrei cambiare! Però non mi è possibile. A volte non sono soddisfatto perché vorrei essere più intelligente, più bravo in matematica, in italiano e in tutte le materie per non fare brutta figura. (sommario)

Karim

 

 

Finalmente in Redazione!

Io penso che il giornalino è un modo per imparare l’italiano, per passare il tempo in un posto tranquillo. Questa attività non mi stanca perché scrivo volentieri. Quando scrivo mi sento molto felice. Il giornalino serve per parlare dei miei pensieri, dei miei progetti per il futuro, della nostalgia che sento perché sono lontano dalla mia famiglia. Io penso che il giornalino non serve solo a me ma soprattutto alle persone che lo leggono e che imparano a conoscere come siamo fatti noi e non pensano che siamo dei cattivi ragazzi da punire. Io ho piacere che molte persone mi leggono. Con il giornalino rifletto su quello che ho fatto, sulla vita in carcere in cui mi trovo e mi fa proporre di non ripetere quello che ho fatto e che non si deve fare: rapinare le persone e anche con le armi

(sommario)

Zu

 

 

La mia famiglia

Ciao, mi chiamo Brigida detta Sandy e ho sedici anni. La mia famiglia è molto numerosa. Ho un papà stupendo che mi ha perdonata sempre per quello che gli ho fatto e una mamma che è la miglior amica ma a volte mi fa arrabbiare perché mi rimprovera anche senza motivo. Ho sei fratelli: tre maschi e tre femmine ed è in arrivo un altro fratellino. Un giorno la nostra famiglia si separò: mio padre andò in carcere e ci sta da due anni per motivi di droga. È tanto che non lo vedo. Avevo quattordici anni quando l’hanno portato al carcere del caz… a Napoli. E mia madre si è sacrificata molto per toglierlo da quel posto di mer… Finalmente, dopo un anno e mezzo, è tornato a casa con gli arresti domiciliari a Bastogi, perché non poteva venire a casa, cioè non poteva stare al campo nomadi.

Così abbiamo comprato un appartamento ma, dopo due mesi, è rientrato in carcere perché un carabiniere aveva detto che non era a casa durante un controllo ma non era vero, e lui è stato uno stro… razzista! Ha detto una caz… ma pagherà per questo! Mio fratello di nove anni era andato in collegio a Roma per un certo periodo poi è ritornato a casa. Ora anche io sto in carcere e non so quando uscirò. Mio padre mi ha scritto dandomi una bella notizia che sarebbe uscito il 29 aprile sempre con gli arresti domiciliari ma io non so se è uscito e sto con l’ansia. Oggi non ho potuto chiamare a casa per sapere se è arrivato!

Mo’ ve dico di me. A me piaceva molto un ragazzo con cui sono scappata via per due giorni. Volevo sposarmi con lui e non sapevo quello che facevo. Quando sono tornata a casa, mia madre mi ha sgridata e mi ha chiesto se lo volevo come sposo. Io ho detto di sì e anche lui ha detto di sì. Ma la mia "gente" non era contenta della mia scelta e per questo tutti quanti mi cominciarono a odiare per quello che avevo fatto. Anche se ci volevamo un mondo di bene io sono stata costretta a lasciarlo. Per un periodo di tempo non ci siamo visti. L’ho incontrato qua dentro quando sono rientrata ma lui è subito uscito e questa è stata l’ultima volta che ci siamo visti. Quando è uscito ho cominciato a provare simpatia per un italiano. Questo pisciello se chiamava Marco: lui ora è uscito e mi manca molto. Lui conosce i miei cugini e i miei parenti e quando uscirò vorrei rivederlo. (sommario)

Brigida by Sandy

 

 

La mia infanzia… La mia adolescenza

Fai un confronto tra la tua infanzia senza problemi, con la piena innocenza, inconsapevolezza e la tua adolescenza che ti ha portato: doveri, preoccupazioni, maggiore consapevolezza.

Come hai trascorso la tua infanzia?

La mia infanzia l’ho trascorsa normalmente, come tante altre famiglie: con un padre che lavora, andavo bene a scuola, mia madre stava a casa e faceva solo le pulizie.

È stata serena, gioiosa in famiglia?

La mia infanzia è stata molto serena, ho passato dei bellissimi momenti, al lago di Martignano abbiamo passato un’estate dormendo in tenda, facendo il fuoco e uscivamo solo per andare a prendere da mangiare. E poi mi sentivo sicuro per che c’era mio padre.

Ti ha condizionato positivamente o negativamente?

Credo che mi abbia condizionato positivamente perché facevo cose che mi facevano sentire più grande di quello che ero. Siccome mio padre fa il fakiro, fa le sfiammate, cammina sui bere e sui chiodi. È un artista di strada. Io gli chiedevo sempre di farmi fare una sfiammata ma lui mi diceva che ero piccolo. Poi un giorno a Foligno, alla giostra della Quintana, che è una festa che fanno in Umbria e io ci ero andato con mio padre per tre, quattro giorni, dentro la taverna "Giotto", mentre spettacolava, gli ho chiesto un’altra volta di farmi fare una sfiammata. Lui mi ha guardato serio e mi ha detto di togliermi la maglietta: avevo nove anni ma mi sentivo grande, lui mi ha dato la bottiglia di cherosene e una stecca da mangiafuoco, mi ha fatto notare la direzione del vento e mi ha mostrato il modo con cui metteva la bocca e ha sfiammato. Io subito dopo gli ho sfiammato dietro. Lui mi ha guardato e mi ha detto: "Faremo grandi cose insieme". Certe volte penso che ho bruciato le tappe.

Che cambiamento hai notato nella tua vita con la crescita, quando è arrivata l’adolescenza?

I cambiamenti sono stati molti, per esempio ho cominciato a trasgredire le regole (non so perché), poi sentivo che il mondo "buono" si stava allontanando. Crescendo ho avuto qualche responsabilità in più nel senso "Io devo essere più responsabile di me stesso."

Si è distrutto completamente tutto quello che ti aveva dato la prima?

Si è distrutto quasi tutto della mia infanzia.

Cosa ti ha lasciato?

Sono rimasti però molti ricordi.

Avresti voluto in certi momenti tornare indietro?

Da bambino non mi è mai passato per la testa di tornare indietro, ma adesso, in certi momenti, lo farei: Tornerei indietro di ire, quattro anni.

Come hai affrontato il cambiamento? Hai avuto paura di affrontarlo?

Non è che abbia affrontato il cambiamento, sono rimasto "passivo" e ho preso quello che è venuto di bello e di brutto.

Cosa c’è stato di diverso, di nuovo?

Di diverso c’è stato che ho conosciuto il mondo "cattivo" (quello reale) invece da piccolo vivevo in un monto tutto mio (fantastico).

Sei stato solo o qualcuno in particolare ti è stato vicino?

Non sono mai stato solo, anche se certe volte avrei voluto esserlo e perdermi nelle mie fantasie. Comunque ho sempre avuto mia madre vicino a me. (sommario)

Demian

 

 

La mia vita con tutti i suoi problemi

 

Che tipo di vita hai avuto da quando sei nato?

Sono nato il 5 maggio del 1988 e sin da subito sono stato vivace e irrequieto. A 2 anni già mi scapicollavo con il girello e raccontano di me che ero una peste furibonda e che dicevo già molte parolacce. Vivevo con mia mamma che è molto giovane e oggi penso che avere una mamma giovane ha i suoi lati positivi e negativi perché è ancora inesperta della vita. Non mi ha mai rimproverato e io me ne sono approfittato.

Hai vissuto felicemente?

Ci sono stati momenti felici e momenti vissuti male: un bel momento è stato quando io non ho visto mia madre per due anni e quando l’ho rivista dentro di me ho pensato di aver ritrovato mia madre e per questo sono stato molto felice. Un altro momento più bello è stato quando è nato mio fratello: io volevo un fratello fin da quando ero piccolo e solo dopo tredici anni è arrivato mio fratello. Quando è nato ero molto felice.

Hai vissuto male? Perché? Di chi la colpa??

Una cosa brutta della mia vita in questo momento è che non mi posso godere la mia libertà e i miei sedici anni, ma non posso rimproverare nessuno per questo per che l’ho voluto io.

Secondo te puoi fare oggi qualcosa per risolvere i tuoi problemi?

Sto andando in comunità per dare una svolta alla mia vita e perché mi sono stufato della vita che ho fatto e che non voglio rifare più. Basta sempre con la solita vita! Tocca cambiarla! Io sono pronto a cambiare vita e so che devo superare degli ostacoli ma sono pronto a superare tutto perché ho veramente intenzione di cambiare vita.

(sommario)

Patrizio

 

 

La mia vita fuori dal carcere

Sono sempre io Patrizio che vi scrive, vi voglio parlare della mia vita fuori dal carcere. Io il tempo lo passo a drogarmi dalla mattina alla sera perché mi piace. Ho frequentato fino alla seconda media però per modo di dire, perché una volta andavo a scuola e due mesi mi sospendevano per la cattiva condotta, fino a che mi sono stufato e non ci sono) andato più. Mo’ la licenza media la prenderò qui in carcere. Io sono molto legato alla mia famiglia però non riesco a stare più di tanto a casa, non mi è possibile perché sono trascinato dai miei compagni di strada.

Io la libertà non la so apprezzare perché penso che libertà significa fare tutto quel che mi pare, quindi la gestisco in modo sbagliato. Per me essere libero significa essere me stesso però sempre nel rispetto degli altri, rispetto che io molte volte non ho. Io frequento gli amici del mio quartiere ma anche quelli degli altri quartieri. Sono della mia stessa età ma anche più grandi. Conosco amici per bene e amici che per la maggior parte si comportano come me. Per me gli amici veri non esistono perché quando hai bisogno nessuno sta vicino a te e l’amico vero si vede proprio nel momento del bisogno.

Per passare la giornata prima di tutto ci facciamo una bella fumata e poi andiamo a rimorchiare ragazze per divertirci. Quando arriva la sera organizziamo sempre di andare alla "Diabolica" che è la discoteca più bella di Roma dove balliamo, ci "caliamo" le pasticche e ci fermiamo fino alle quattro del mattino. Alcune volte invece andiamo alle feste illegali, chiamate "reave", che vengono organizzate in fabbriche vuote, al cinodromo dove c’è musica a rotta di collo. Gli altri giorni le cose sono sempre le stesse, lo non ho niente da rimproverarmi perché sono soddisfatto della vita che faccio anche se so che è una vita sbagliata e un pò più in là cercherò di cambiarla. (sommario)

Patrizio

 

 

La paura

Quando non ci sono i soldi si diventa paurosi. Perché io sto fuori da solo, se non ho i soldi, niente mangiare e dormire. Allora mi nasce la paura. I miei genitori sono separati: uno sta al nord, uno sta al sud. Dunque io ho avuto paura di non essere amato abbastanza. Quando sto a scuola l’insegnante mi fa una domanda: se io non capisco che dice mi viene la paura. Quando ho fatto la rapina e la polizia mi ha arrestato ho avuto tantissima paura. Tre anni fa ho avuto un incidente e ho sofferto tanto e per questo il dolore mi fa paura tantissimo.

In galera provo tanta paura perché non posso fare colloquio con i genitori che mi danno tanto coraggio. Io non conosco il mio futuro perché ancora non ho fatto progetti e per questo sono molto preoccupato di non riuscire a realizzare qualcosa di buono. Io non ho paura degli altri: solo fare la galera mi fa paura. Io ho paura che la mia famiglia non mi voglia più bene. Io non ho bisogno dell’aiuto degli altri per superare la paura. Non ho bisogno dei consigli delle persone perché sono capace di superarla con le mie forze. Mi è capitato alcune volte di provare paura ma mi sono sentito tanto forte da evitare di avere paura. (sommario)

Wang

 

 

La mia vita la mia storia. Da piccolo a grande

Ciao a tutti prima mi presento. Mi chiamo Wang, sono nato in Cina il 5.12.1986. Sono alto 1,77, peso 68 Kg, ho capelli neri e gli occhi marroni. Nella mia famiglia siamo in cinque: mio padre, mia madre, una sorella ed un fratello. Io sono più grande di loro. Ricordo quando io avevo 7 anni: in Cina la mia famiglia abitava in un villaggio molto piccolo vicino ad una montagna. C’erano solo due piccoli negozi per comprare tutte le cose per la spesa molto costose. Però il paesaggio era bello. C’erano tanti alberi, fiori e uccelli, la terra verde e c’erano anche tante altre belle cose. La mattina mi svegliavo alle 7.00 insieme a mia madre. Io stavo da un lato a lavare i denti, mia madre stava in cucina. Quando finivo la colazione con i miei amici andavo a scuola a studiare. La scuola era lontana, dovevo camminare per circa mezz’ora da dove abitavo io. Non c’erano macchine ne autobus perché era troppo piccola e non c’era una strada per guidare le macchine.

Le persone erano pochissime ed anche la casa era molto vecchia: dove studiavo io nella mia classe c’erano solo 9-11 ragazzi e c’erano cinque classi dalla prima fino alla quinta perché era una scuola elementare. Nella mia scuola le persone erano circa 70. Solo tre insegnanti che si scambiavano; la scuola media era vicino alla città. Le persone che la frequentavano ogni mattina si svegliavano alle 5.30 perché alle 8.00 cominciavano le lezioni: era tanto lontana che dovevo camminare almeno 1 ora e 30 minuti. Ogni mattina portavo un vassoio piccolino: dentro solo un po’ di riso e verdura; le lezioni cominciavano la mattina alle 8.00 fino a mezzogiorno e dalle 13.30 fino alle 17.30. Dunque dovevo mangiare a scuola. Se qualcuno era ricco poteva fare pensione a scuola, se era povero ritornava a casa.

Nel mio villaggio non si vedeva bene la TV perché non c’era l’antenna satellitare e solo pochi canali. Il colore era bianco e nero. Quando io avevo 9 anni mia madre è venuta in Italia. Dopo io ho seguito mio nonno e mia nonna perché mia madre era preoccupata per noi perché mio padre era una persona molto pigra che andava sempre con i suoi amici a giocare alle carte. Dopo nella mia casa è rimasto solo mio padre perché a lui non piaceva andare in un altro paese. Io allora sono andato a casa dei miei nonni che era più bella, più grande e anche il villaggio era più grande. C’erano le macchine, i negozi, la scuola: c’era tutto. Quando io andavo a scuola le persone scherzavano con me perché io parlavo un’altra lingua ma, passati due tre mesi, ho imparato bene la lingua e ogni giorno andavo insieme ad altri ragazzi a giocare.

Quando arrivava l’estate con i miei amici andavo a nuotare. Sono ricordi di una volta. Quando io nuotavo non avevo la forza e stavo per annegare. Un granchio mi ha salvato la vita perché il mio piede è caduto fuori dal buco del granchio. Il granchio mi ha morsicato un mio dito, è uscito un pò di sangue e dopo mi sono svegliato. Quando arrivava la sera nella mia stanza guardavo un po’ la TV fino alle 22.00 e poi dormivo. La mattina mi svegliavo alle 7.30. La scuola era vicina alla mia casa: ogni mattina mio nonno mi dava 1 yuan (che significa unità monetaria cinese) per comprare la colazione. Io di solito bevevo una tazza di latte di soia con un panino che era molto buono: fuori c’era un po’ di farina, dentro un po’ di verdura e un po’ di carne molto profumata.

Quando finiva la scuola tornavo a casa a pranzo. Per pranzo noi si mangiava riso bianco, verdura cinese, bambù, carne di maiale, pesche, zuppa, però non così tanto: si scelgono solo tre piatti o a volte quattro. La cena è uguale al pranzo. Altre volte si mangiavano anche spaghetti cinesi. Nella nuova scuola c’erano 10 classi e tanti insegnanti. Nella mia classe c’erano 25 alunni. Ogni mattina si studiava per quattro ore e il pomeriggio per tre ore. Solo la domenica non c’era la scuola. Noi si studia la lingua cinese, la grammatica, la matematica, il disegno, la natura, la musica, e lo sport. Manca solo l’inglese. Nella scuola media c’è tutto.

In Cina quando fai sport non si fa, come qui in Italia, in palestra ma fuori. Lo sport è importante e se piove niente sport. Noi di solito giochiamo a ping pong, a tennis cinese, a salto in alto, a correre, a basket senza pallavolo e calcio. A me piace giocare solo a ping pong oppure a tennis cinese. Quando non c’era la scuola ogni giorno con gli amici giocavamo a carte. A volte andavamo anche in montagna a caccia. In montagna ci sono gli uccelli, le lepri, i cinghiali, il fagiano e il serpente. (sommario)

Wang

 

 

La vita di una ragazza Rom

Per una ragazza rom la vita è brutta perché i suoi genitori la mandano a rubare e a lei non piace fare questa vita di zingara. Tutti i santi giorni da mattina fino alla sera deve andare a rubare e se non ruba niente e va a casa senza i soldi loro la menano. E io che faccio? Non torno a casa fino a quando non rubo, dopo, quando ho rubato, posso tornare a casa tutta tranquilla. E non solo questo perché quando rientro devo pulire, devo lavare e tenere i miei fratelli, loro non mi lasciano andare a girare. Se voglio andare da qualche parte dove mi piace non posso andare. I miei genitori mi trattano troppo male. Io questa maledetta vita la voglio cambiare. Secondo me è meglio che me ne vado via di casa e non torno più: sarebbe meglio, ma anche se riesco a scappare loro mi ritrovano e mi menano. E dopo non mi fanno uscire nemmeno fuori dalla baracca. Farò di tutto per sopportarli, farò tutto quello che vogliono loro, andrò a rubare, continuerò a portare a loro i soldi solo per non essere menata! Lo so, la mia vita è troppo brutta ma cosa posso fare per averne una diversa? Non posso ribellarmi, non so a chi chiedere aiuto. Anche se il coraggio ce l’ho, loro sono più forti ed io devo rassegnarmi! (sommario)

Zaira

 

 

Mi chiamo Marius

Sono un ragazzo di diciotto anni, di nazionalità rumena e sono nato il 23.11.1985 a Focsani Romania. Come tutti i ragazzi del paese mio, ad un’età quasi uguale alla mia se ne vanno in paesi più ricchi per fare un pò di soldi per potersi costruire un futuro. Così sono andato anche lo via da casa. Sono venuto qui in Italia un anno e mezzo fa con la stessa idea per fare un po’ di soldi. Quando sono andato via da casa sapevo che qui si trovava facilmente un lavoro e che non c’erano problemi, però quando sono arrivato ho visto un’altra cosa. Qui ho trovato tutti i problemi del Mondo.

Prima c’era il problema di trovare un lavoro, lo cercavo e non lo trovavo, poi c’era il problema di un posto dove potevo abitare ma ne sono rimasto senza. In quel momento, con tutti i problemi che avevo in testa, non ho ragionato più ed ho commesso uno sbaglio. Mi trovavo su via Appia Nuova, a San Giovanni vicino alla metro, quando ho visto una ragazza di quasi 25 anni che parlava con un bel telefonino. In un momento io le ho strappato l’auricolare che aveva al collo e sono scappato. Lei ha iniziato ad urlare e a correre dietro di me. Lì è iniziato tutto. Mi hanno raggiunto degli agenti in borghese e mi hanno portato al posto di Polizia di San Giovanni dove sono stato arrestato.

Sono rimasto lì per due giorni dopo mi hanno portato al Tribunale per i minorenni dove ho avuto il processo. Io in quel momento non parlavo bene la lingua italiana ne la capivo ed allora hanno chiamato un interprete che sapeva parlare bene la mia lingua e chi mi traduceva tutto quello che diceva il giudice. Prima di entrare in aula per il processo ho parlato anche con l’avvocato nominato d’ufficio. Lui mi ha detto che in tre o quattro giorni mi faceva uscire. Ho aspettato quasi due ore la risposta del giudice che mi ha mandato qui. Altro che Italia, altro che lavoro, altro che soldi! Sto facendo la galera, almeno questa è gratis!!! (sommario)

 

 

Cosa ho fatto di buono, di positivo? Mi intervisto

 

Cosa ho fatto di buono, di positivo?

Ripensando a quello che ho fatto fino ad oggi non riesco a trovare una buona azione.

Cosa non dovevo fare?

Credo che le rapine e rubare siano azioni che non avrei dovuto fare perché non è un comportamento corretto che mi ha portato a Casal del Marmo.

Perché ho seguito una strada sbagliata?

Il fatto di non aver completato gli studi e di essere stato bocciato mi ha obbligato a trovare un lavoro. Lavorare al ristorante come cameriere non mi piaceva perché il datore di lavoro era troppo severo ed io troppo sfaticato. Ho quindi cercato un modo di guadagnare velocemente molti soldi e sono andato a fare le rapine.

Di chi è la colpa?

La responsabilità di queste azioni sbagliate è soltanto mia.

Se avessi dato retta alla mia ragione che cosa sarebbe successo di diverso?

Se avessi dato retta alla mia ragione forse non avrei commesso le rapine ma avrei continuato a lavorare e non sarei finito a Casal del Marmo. Ho tentato di migliorare, ci sono anche riuscito anche se solo in parte ma… Ho cercato di migliorare il mio comportamento mentre ero a Casal del Marmo non facendo azioni negative eppure ancora penso che fare una rapina sia il modo più facile di fare soldi velocemente e mi sarà difficile resistere alla tentazione.

Perché la giustizia mi perseguita e proprio quando ero sulla buona strada?

La giustizia mi perseguita perché ho commesso un reato e dovrò scontare la pena perché in passato ho intrapreso una cattiva strada e proprio adesso che sto percorrendo quella giusta devo ancora pagare il mio debito. Le azioni che ho compiuto sono dovute alla mia irrazionalità perché non ho pensato alle conseguenze negative. Credo anche di non essere un ragazzo fortunato e che molte azioni da me compiute siano dovute alle situazioni sfavorevoli in cui mi sono trovato. (sommario)

Zhou

 

 

Oggi è una giornata molto bella

C’è il sole, il cielo è azzurrissimo, la gente passeggia per la strada, i bambini giocano nel parco. Tutto questo noi vediamo dalle finestre delle nostre celle. Vabbé! Non proprio dalle celle però quando siamo aperte possiamo notare tutte queste belle cose che a noi ragazze fa veramente male vederle mentre noi siamo chiuse in una cella con delle sbarre alle due finestre, praticamente blindate per cui qui noi stiamo abbastanza male.

Io adesso mi trovo nell’I.P.M. di Torino che è veramente brutto perché è molto chiuso, è troppo severo per essere un carcere minorile, Non è duro per colpa degli agenti ma è proprio il posto che è messo male, praticamente è costituito da tre celle, ogni cella è divisa tra cinque ragazze e vi assicuro che non abbiamo nemmeno lo spazio per metterci a parlare, a giocare. Sono molto piccole come celle, poi c’è il refettorio dove mangiamo, dove passiamo la nostra oretta tutte insieme, poi ci sono due stanze dove noi la mattina facciamo attività anche se c’è solo quella di ceramica e la scuola fino a mezzogiorno. Di pomeriggio se ci sono si fanno, se no stiamo chiuse in cella. C’è poi l’aria per un’ora dove noi giochiamo a pallavolo e prendiamo quel poco di sole che può sbattere.

Tanta gente dice che il minorile nel senso di "carcere per i minorenni" è come una comunità, cioè libero, meno severo ed invece non è proprio così. Anche qua ci sono regole dure da rispettare, i blindi, le chiavi per aprire le porte, insomma quello che esiste negli adulti c’è anche qua. Poi è più duro per noi rispettare tutte queste cose visto che siamo ragazzi in fase di adolescenza per questo ti viene molto più difficile. Ognuno di noi ha sbagliato ed è giusto che paghiamo ma non in questo modo. Alla nostra età si sbaglia come si può anche risolvere le cose quindi il carcere minorile dovrebbe essere meno severo, con meno regole anche se questo sappiamo che è impossibile. Non dico che dobbiamo stare in albergo però un po’ meno di durezza.

Comunque sta iniziando l’estate e quest’anno farà veramente caldo ma a me non importa più di tanto perché non è la prima estate che passo in carcere. So poi che questa sarà l’ultima estate che passerò in carcere e spero che passi velocemente perché non è facile soprattutto nelle situazioni in cui mi sto trovando adesso ma non ci voglio pensare perché è peggio per me.

Le ragazze in questo momento stanno parlando dalle finestre con i ragazzi: stanno scherzando un po’ anche perché qua non ci possiamo mai vedere ne incontrare con loro e quando vedono che c’è una possibilità per parlarci non ne fanno a meno. Comunque il tempo non sta più passando. Le giornate si stanno allungando sempre di più e poi sta appena iniziando l’estate e vabbé!!! Non ci si può fare niente. Ci sono le ragazze che stanno facendo chiasso egli agenti strillano perché già questo posto è piccolo se poi strillano c’è il rischio che succeda un casino! Comunque adesso chiudo qua. Ciao. (sommario)

Licia

 

 

Parlo della mia famiglia e di me

Nella mia casa ci sono tre persone: io, mio padre e mia madre. Con i miei genitori mi sento benissimo perché essendo figlia unica, mi accontentano sempre. Fratelli non ne ho: ho solo un fratellastro piccolo di due anni a cui voglio bene. Adesso ho capito cosa vuole dire avere un fratello che è nato dall’unione di mia madre con un altro uomo. La mia casa è in Croazia. Essa è composta da due camere, un salone, il bagno e una grande terrazza che si affaccia su un grande giardino dove ci sono alberi di frutta, uno di pere, uno di albicocche ed uno di prugne. A tutto bada la mia nonna perché ora noi non vi andiamo più.

Il mio papà lavorava in un centro all’ingrosso a Bologna e faceva trasporti in Croazia portando tovaglie, asciugamani, tappeti. La mia mamma, invece, vendeva tovaglie nei negozi, nei ristoranti e nei bar, zadar, sibenik ai turisti. Io invece andavo a scuola per studiare. Quando tornavo a casa vedevo la TV, pulivo la casa e facevo i compiti. Quando, invece, ho avuto delle amiche andavo con loro a rubare e facevo la spiritosa perché mi piace scherzare. Della mia famiglia sono contenta. I miei genitori sono buonissimi, gentili e sanno comportarsi per bene con tutti quanti. Sono andata a scuola ma non ricordo fino a che classe. L’ho lasciata perché abbiamo cambiato campo ma ricordo che mi piaceva andarci. È la prima volta che entro in carcere anche se sono stata denunciata parecchie volte ma ero troppo piccola. Ora sono entrata per rapina come primo fatto ma per il secondo, un furto, debbo aspettare che mi facciano la perizia per vedere quanti anni ho. (sommario)

Vesna

 

 

Per il mio topo

Vaffan…! Quando ci vuole, ci vuole! Mi hanno trasferito Licia, proprio adesso che stavamo alla fine. Quattro anni di carcerazione insieme, era il mio diario segreto, la mia valvola di sfogo… ho capito che ha sbagliato, ma non è giusto mandarla via così, non se lo meritava. E la cosa che mi fa rabbia è che non me l’hanno fatta neanche salutare. Ok! Non siamo in un albergo ma, cavolo, un saluto non si nega a nessuno, soprattutto non mi aspettavo che mi venisse negato da un agente che si è sempre dimostrata disponibile e sensibile. Probabilmente è vero che qui, prima di essere persone, siamo detenuti e pertanto non possiamo aspettarci certe gentilezze.

Comunque ho imparato la lezione! Da oggi farò solo ed esclusivamente la detenuta, senza cercare di relazionarmi in modo civile e umano con quelli che stanno dall’altra parte: "gli agenti". Mi dispiace solo che lei l’hanno sbattuta via così, sarà proprio pesante adesso. Sono veramente stro…, non vedo l’ora di andare via da qui, c’è troppa gente falsa che ti usa quando ha bisogno di compagnia e poi te la mette in quel posto!

Grazie, davvero, per avermi negato la possibilità di salutare un’amica che stava male, poveracce dovevate andare a casa, capisco che non ve ne fregava un caz… dei sentimenti di due carcerate! Comunque, Licia, ti voglio bene e ti sarò sempre grata per avermi aiutata a superare la detenzione, spero di rivederti presto. Freda se ti azzardi a cambiare anche solo mezza parola (comprese le parolacce) giuro che non farò più un caz… neanche per te. Bastardi!!!

P.S. Mi mancherai un sacco Topo. E sono Veronica, basta Handy, basta soprannomi cretini, ok? (sommario)

Veronica

 

 

Parlo di me

Mi chiamo Daniele, ho 18 anni e vengo da Frosinone, sono un ragazzo molto estroverso. A me piace molto giocare a pallone e quando gioco penso solo a vincere perché nella vita voglio essere sempre un vincente. Mi dicono che sono educato, gentile e galante. Dopo aver preso la III° media, stavo lavorando con mio padre in un negozio di calzature, ma non sempre le cose andavano bene perché litigavo continuamente con mio padre che mi premeva un po’ troppo e me ne sono andato. Piano piano mi sono avvicinato a un gruppo di ragazzi più grandi di me, molto noti nella zona, che si divertivano a seminare il panico. Non so se sarei rimasto se nel gruppo non ci fosse stato mio fratello che mi dava sicurezza e per quattro anni quella è stata la mia vita.

E adesso, dopo quattro anni, guardandomi indietro, ad un ragazzetto di quattordici anni con poca voglia di lavorare e di studiare consiglierei di lasciare perdere certi giri che portano solo alla rovina e gli consiglierei invece di studiare, di lavorare e di cercare una ragazza con la quale costruire un futuro senza problemi. Nella mia vita ho combinato vari impicci e ne voglio raccontare uno leggero mentre per il "pezzo forte" vi farò aspettare la prossima volta. Uno dei primi reati che ho commesso è stata una rapina in una gioielleria: eravamo in quattro, abbiamo scelto quella perché era la più piccola, nascosta e lontana dalla caserma dei Carabinieri.

Erano le 19.00 di una serata d’inverno ed era già buio. Avevamo trascorso la giornata aspettando che arrivasse l’ora. Giunta l’ora ci avviciniamo al negozio facendo i vaghi, finche il mio complice suona. Il gioielliere apre e noi coprendoci il volto, irrompiamo in tre; ognuno aveva il suo compito e mentre i miei due complici aggrediscono i proprietari, io agguanto tutta la merce esposta. Finito tutto ci diamo alla fuga, al punto di ritrovo ci siamo divisi il bottino e ognuno per i fatti suoi. Quella sera sono rimasto a casa molto nervoso e preoccupato e sono andato a dormire presto in modo che la giornata finisse subito.

Da quel giorno è iniziata una fase della mia vita più impegnativa, pericolosa e rischiosa che mi ha portato dove sono oggi. I primi giorni qua sono stati pesanti perché stavo lontano dalla mia famiglia però, mano a mano, mi sono rassegnato e ho capito che mi dovevo fare la galera e non pensare a nessuno perché se pensi stai male! Qua dentro le cose sono cambiate perché sto capendo che questa vita non è per me e penso che stare qua dentro non è bello per nessuno. Io però con il mio carattere molto tranquillo ho già trovato il mio equilibrio sia con i ragazzi che con gli agenti e con tutto il personale che lavora qui. E c’è anche un gruppo di volontari che ci vengono a trovare per parlare, per giocare a pallone e per farci passare delle ore migliori. Stando qui dentro mi sono privato di una cosa molto importante "la libertà" e la "mia adolescenza", e il rapporto con le persone a cui voglio bene. (sommario)

Daniele

 

 

Piccolo, mo’ ti vorrei dire solo una cosa

 

Sono una ragazza zingara e mo’ vi racconto di me. Per cominciare nella mia vita ho passato tante cose sia brutte che belle. Comunque mi trovo qua dentro da cinque mesi e mo’ vorrei uscire. Comunque qua dentro ho avuto una storia con un ragazzo. Questo ragazzo mi aveva promesso tante cose ed io ci credevo perché mi fidavo di lui e gli volevo un casino di bene e gliene vorrò per sempre. Quando è uscito, all’inizio mi ha scritto e poi c’è stato un periodo in cui non mi scriveva più. Io quando sono uscita in permesso per un solo giorno l’ho chiamato e gli ho detto se veniva. Lui mi ha risposto che non poteva perché era troppo lontano. Mo’, quando penso a questa cosa, sto male, ci soffro ma purtroppo non ci posso fare niente. Io gli voglio ancora bene ma non so se lui mi vuole ancora bene. E’ proprio vero come dicono che la vita non è tutta rose e fiori.

Mo’ vorrei riferire una cosa a lui: Piccolo, mo’ ti vorrei dire solo una cosa: sono rimasta molto delusa da te perche mi dicevi tutte quelle belle cose, quelle parole e alla fine erano solo cavolate. Mi hai dimostrato che non sei di parola e mi hai fatto capire che di te non ci si può fidare. Comunque sappi che ti voglio ancora bene. Ma mo’ io non devo pensare sempre a sta cosa, devo guardare avanti. E vabbé! "Piccolino, io ti voglio ancora bene e non so quando uscirai dalla mia mente". Mo’ chiudo qua: "Piccolino ti voglio tanto bene e sei troppo dolce. Ciao!!!".

(sommario)

Valentina

 

 

Rincoglionita!!!

Sono una ragazza zingara e mi chiamo Valentina. Ho 15 anni e mi trovo in questa mer… mo’ mi sento sola perché ho ricevuto due lettere delle mie migliori amiche e quando le ho lette mi uscivano le lacrime. Mamma mia! Che palle qua dentro. Sto posto mi sta pesando tanto tanto e purtroppo non ci posso fare niente!!! Porca… quando mi chiudono nella cella mi sento tutta rinc…… ma qua dentro con le ragazze ci vado d’accordo e mi trovo bene… Oddio non so che fa, me ne voglio anna’ a casa e andarmene in giro con i miei amici soprattutto con il mio principe azzurro!!!

Qua c’è sta un’assistente che rompe troppo ma non ci posso fare niente!!! Mamma mia! ‘A Freda mi dice sempre di scrivere però è troppo simpatica e le voglio bene! Io ho un’amica che si chiama Betta, le voglio troppo bene, è la mia migliore amica!!! Sto al giornalino con le ragazze e ‘a zingara la vedo un po’ giù, la vedo troppo pensierosa e anche Veronica la vedo un po’ giù. Io sono molto affezionata a Veronica e con lei mi trovo tanto bene: è la mia compagna. Cristiana, invece, la vedo troppo innamorata, lei pensa troppo al suo amore, parta sempre di lui!!! Sandy sta scrivendo la sua storia vabbé!!! A Freda la vedo troppo dispiaciuta per Licia che l’hanno trasferita!!! Adesso chiudo qua! Ciao a tutti. Mamma ti voglio un mondo di bene! (sommario)

Valentina

 

 

Tutto è cominciato per gioco e poi… Il carcere!!!

Avevo 9 anni quando ho cominciato a rubare e l’ho fatto per non essere di meno delle mie amiche, perché tutte andavano a rubare, poi compravano i vestiti, facevano lo shopping ed io, senza volerlo, sono diventata schiava e complice loro, anche se la cosa mi divertiva, anzi mi piaceva. Non l’ho mai fatto da sola, andavo anche con le mie cugine a fare questa cosa. Ricordo che la prima volta mi sono messa a guardare come faceva la mia cugina a prendere un portafoglio a un turista e quando lo ha preso siamo scappate, ma non ho mai saputo quanti soldi c’erano dentro. Debbo confessare che sì, ho avuto tanta paura, mi volevo mettere a piangere, ma la mia cugina mi diceva "scema, non devi avere paura, non vedi come è facile?". I miei genitori mi sgridavano e mi dicevano che se continuavo ad andare con quelle ragazze mi picchiavano, ma il "gioco" mi divertiva, nessuno mi spingeva a farlo perché, alla fine, ero io che lo volevo, la voglia era troppo forte per me.

Rubare significava non chiedere più l’elemosina, avere dei soldi tutti per me, potevo anche io fare lo shopping. Sì, sapevo che quando avrei avuto un po’ più di anni andavo a finire in carcere e che non potevo essere sempre fortunata!!! Ma ormai per me era diventata un’abitudine, avevo "la fissa"e non riuscivo a smettere, anzi, non ne avevo proprio voglia. Ormai sono sicura che rubo perché voglio rubare così posso fare ed avere tutto quello che desidero, ho infatti capito che i soldi nella vita contano, anzi ti fanno proprio cambiare vita!!! È anche vero che qualche volta faccio la spiritosa, la coraggiosa, che non penso alle conseguenze, ma, abbiate pazienza, prendetemi così come sono!!! (sommario)

Vesna

 

 

Vasvia, cosa dici in proposito???

 

Io sono molto contenta della vita che ho fatto fino ad oggi, anche rubare per me non è mai stato un problema e sono stata proprio io a decidere di rubare, ma è pure vero che oggi non ne sono più tanto contenta perché devo pagare con il carcere dove, purtroppo, sono già entrata cinque volte e ci sto già per molto tempo. La soddisfazione che provo quando prendo i soldi agli altri è troppo grande e anche adesso che ho una bambina sono convinta che neanche lei riuscirà a fermarmi. Continuerò a divertirmi rubando anche se soffrirò di più a stare in carcere perché sentirò la sua mancanza. (sommario)

Vasvia

 

 

Racconto un fatto che mi è successo in cui ho avuto tanta paura

Tutto è successo a Milano. Con un gruppo di amici siamo andati al bowling e ci siamo fermati per un po’. Alla sera siamo andati via. Quando noi siamo usciti dal bowling abbiamo incontrato un gruppo di cinesi che stavano venendo verso di noi. Uno di loro ha dato un cazzotto ad un mio amico e così abbiamo cominciato a fare a botte. Uno di noi ha tirato fuori un coltello e ha accoltellato il capo di quel gruppo e loro hanno impugnato una pistola e noi abbiamo cominciato a scappare e siamo andati sulla montagna.

Siamo scappati con la macchina e loro ci hanno seguiti con la loro macchina. Non tutti siamo saliti sulla montagna ma quattro o cinque persone sono rimaste giù mentre noi decidevamo come difenderci. I nostri quattro amici che stavano sotto sono stati sequestrati da quelli che ci seguivano. Uno di noi ha chiamato loro con il telefonino mentre uno dei sequestrati ci ha chiamati ma dato che aveva il telefonino in tasca non si sentiva niente. I sequestratori se ne sono accorti e dopo avergli messo un coltello alla gola gli hanno chiesto di dire dove stavamo noi, ma lui non ha parlato.

Noi, per vedere dove stavano loro siamo scesi a mezza strada. Li abbiamo visti mentre i quattro che stavano giù ci hanno detto di scappare, noi siamo scappati a piedi. Loro ci hanno visti ed hanno cominciato a sparare però non sono riusciti a colpire nessuno. Io avevo paura perché temevo che mi colpivano. Alla fine abbiamo deciso di separarci: uno è andato a Bologna, un altro a Torino mentre io sono andato a Venezia. Dopo tre settimane sono arrivato a Roma dove mi hanno arrestato. (sommario)

Zu

 

 

Sono una ragazza Rom

Ciao a tutti, sono una ragazza rom, mi chiama Zaira e ho 18 anni. Mi trovo in carcere da cinque mesi e devo fare ancora un mese. Qui il tempo si è fermato ed io non vedo l’ora di uscire da questo posto di inferno, dove si sta troppo male. Comunque, in qualche modo, cerchiamo di fare qualcosa perché passi più in fretta. A volte facciamo le attività tipo: giornalino, palestra, teatro. Ma non le facciamo sempre. Voglio andarmene da questo posto di mer… e soprattutto mi manca la mia amica Licia che hanno trasferito a Torino. Ora mi sento sola perché ero affezionata a lei.

Spero che torni per rivederla. Lei per me era tutto qui dentro. Era l’unica con cui andavo d’accordo: me l’hanno portata via. Non potevano fare questo. Fortunatamente lei mi ha subito scritto e sono stata molto contenta di aver ricevuto la sua lettera!!! Mi sono sentita come se fosse ancora vicina a me.Quando sto in cella mi metto a pensare a lei, vedo che non c’è e spero che solo un giorno ci incontreremo, magari fuori da questo posto e sarà così anche se il destino l’ha allontanata da me. Io e lei ci siamo conosciute qui dentro la prima volta che sono entrata. È stata lei a parlarmi per prima e da quel giorno siamo diventate vere amiche. Stavamo nella stessa cella e andavamo d’accordo tanto! Senza di lei non so come vivere in questo inferno. Vorrei tanto che fosse ancora vicina a me. (sommario)

Zaira

 

 

Una storia

Sono stata adottata a due anni, i miei genitori mi hanno venduta per una collana e per un milione ad una coppia che non poteva avere figli. Mi hanno cresciuta come una figlia loro con tanto amore ma un giorno vengo a sapere che io non sono figlia loro vera. Io non la prendo bene ma dopo un po’ mi passa e mia madre (adottiva) mi racconta tutta la storia: prima è successo tutto per scherzo ma poi, quando i miei genitori hanno visto che parlavano sul serio, loro hanno accettato e così sono cresciuta con loro. Quando avevo 16 anni mia madre è morta in un incidente. Io non accettavo la morte di mia madre, non lo sopportavo e così dopo dieci giorni che è morta mia madre io mi chiudo nella baracca e predo l’acido muriatico e bevo tutta la bottiglietta: volevo morire a tutti i costi. Così mi vede mio padre dalla finestra e corre subito ad aiutarmi. Mi portano subito in ospedale e mi operano d’urgenza. Dopo che mi hanno dimesso dall’ospedale mio padre era cambiato, non era più lui: si ubriacava, mi rispondeva male, mi

menava. Nelle condizioni in cui stavo io ho sopportato un anno così e quando ho buttato il lutto che portavo per mia madre sono andata a rubare che non avevo un soldo in tasca e mio padre spendeva tutto. Così me ne sono andata. Non sapevo dove andare o cosa fare ma la cosa che volevo era solo allontanarmi da tutti e soprattutto da mio padre che non sopportavo. Così stavo su quell’auto che non sapevo dove andava, stavo seduta e piangevo e pensavo a mia madre. Quel giorno pioveva e, attraverso il vetro, ho visto una piccola chiesa, ho prenotato la fermata e sono scesa e mi sono fatta un pezzo a piedi tutto

di corsa. Quando sono arrivata a quel portone ho suonato: è uscito un prete che mi ha vista tutta bagnata. Io non ho detto una parola ma lui mi ha fatto accomodare in cucina, mi ha fatto un the, mi ha dato una coperta, me l’ha messa sulle spalle e io gli ho raccontato tutta la mia storia. A lui è dispiaciuto tanto e ha deciso di aiutarmi. Mi ha trovato un lavoro in un piccolo villaggio, facevo la cameriera e mi piaceva tantissimo. Avevo una casa in affitto, stavo benne, non mi mancava nulla e così ho lavorato per due anni. Ma un giorno mi sono sentita male e ho deciso di andare a farmi un controllo a Roma.

Quando arrivo a Roma ho tanti ricordi e decido di andare a trovare i miei familiari che quando mi hanno vista erano contenti e mi hanno massacrata con mille domande e mi hanno convinta a restare. Mio padre sembrava cambiato ma non era così, mi sbagliavo ma nonostante ciò sono rimasta. Per tre mesi sono andata a rubare poi mi hanno presa e arrestata. Sono stata in carcere nove mesi, nessuna lettera, niente, però mi scrivevo con un ragazzo che anche lui stava in carcere. Lui mi aveva vista da qualche parte e gli sono piaciuta. Le sue prime lettere io le ho strappate, non mi interessavano ma poi mi sono detta: "Ma che cavolo! Rispetto la mia legge che mi hanno abbandonata qui dentro". E così rispondevo alle sue lettere. Ci siamo scritti per sette mesi: lui conosceva tutto di me e io di lui. Poi lui è uscito ma ha continuato a scrivermi. A me mancavano ancora due mesi. Quando è arrivato il giorno che dovevo uscire avevo il numero di lui e il numero di mia zia, ero indecisa chi chiamare ma poi ho riflettuto che mi avevano lasciata nove mesi a marcire in carcere e così l’ho chiamato e sono partita per Napoli.

Quando sono arrivata alla stazione centrale l’ho chiamato e gli ho detto che ero arrivato e se mi veniva a prendere alla stazione. Mi si avvicinano due ragazzi con della roba e mi chiedono di comprare magliette, cinture, pantaloni tutti firmati a pochi soldi, io mi sono messa a ridere e ho risposto di no. Arriva il ragazzo e io stavo da Mac Donalds dove mi sono presa un panino e stavo seduta ad un tavolo. Prima entra un ragazzo carino e dico dentro di me: "Se è questo è carino" poi vedo che questo ragazzo sta per conto suo e dico: "No, non è questo". Poi finalmente entra lui, mi fissa e capisce subito che sono io, mi viene vicino e mi chiede: "Ma sei tu?" Io non rispondo subito, sono rimasta un attimo a pensare. Non mi è piaciuto subito e pensavo dentro di me: "Oh Dio, se dico che sono io devo andare via con lui" e poi gli do detto: "Sì, sono io".

Lui è contento e mi chiede: "Come è andato il viaggio?" Io gli rispondo: "Bene". Così andiamo a casa sua che abitava lì vicino, abbiamo parlato. Quando siamo arrivati a casa sua avevo paura, pensavo: "E se non è un ragazzo per bene?" Ma invece mi sbagliavo, la cosa era al contrario. Entro in casa sua circondata da specchi, ma erano della madre che se ne era andata a vivere con le figlie perché non accettava che il figlio stava dentro e soprattutto che aveva problemi con la legge. Così lui mi dice: "Io dormo sul divano e tu puoi dormire in camera mia. E io: "Va bene" e mi sono chiusa in camera. Il giorno dopo parliamo di tante cose e così passano quattro giorni e alla fine mi sono messa insieme a lui. Prima volevo vedere se mi ispirava fiducia e da quel giorno siamo stati fidanzati. Lui si è trovato un lavoro, stavamo bene insieme.

Una mattina lui si alza presto per andare a lavorare e la madre in tarda mattinata viene a prendersi delle cose sue. Suona il campanello, io non apro e intanto dico: "Ha le chiavi perché deve suonare?". E così la madre pensa che non c’è nessuno in casa, apre la porta ed entra in cucina. Rimane un po’ così e mi dice: "Ma tu chi sei?". E io le dico: "Io sono la fidanzata di Mauro, lei chi è?". "Io sono la madre". E io la faccio accomodare, le faccio il caffè. Lei si guarda intorno, tutto pulito, la casa splende dal pulito. Io le dico: "Mi deve scusare ma ho buttato degli specchi, non le dispiace?" Lei: "No, anzi ormai erano vecchi, hai fatto bene. Ma Mauro dov’è?". Ed io: "È al lavoro". La madre non crede alle sue orecchie che Mauro lavora ed è contenta. Alla fine ci invita a cena da lei con tutti i familiari di Mauro. Quando Mauro rientra io gli do la buona notizia: "Sai è venuta tua madre a prendersi delle cose sue". E Mauro sconvolto: "Cosa ti ha detto?". E io: "Calmati, niente, è stata molto gentile con me e ci ha invitati a cena domenica". "Cosa? Non ci credo". E io: "Sì, invece è così". Arriva la domenica, noi ci prepariamo e andiamo dai suoi familiari che lo vedono con un occhio diverso da prima e mi fanno un sacco di complimenti, che sono stata brava, che sono riuscita a fargli cambiare vita. Mi vogliono tutti bene e lui mi vuole ancora più bene di prima. Così Mauro ha ricominciato ad avere contatti con i suoi familiari e andava tutto bene. Ma io dovevo venire a Roma per la visita e quando sono andata non sono più ritornata.

Sono rimasta a Roma e sono caduta di nuovo in quella trappola. Lui mi chiamava sempre. "Quando vieni?", mi chiedeva, e io: "Oggi, domani", e così non sono più ritornata. Sono rimasta dai miei familiari dove mi sono sposata poco dopo con uno zingaro della mia razza. Sono stata con lui cinque giorni, sono andata a rubare per costruirmi un futuro, mi hanno arrestata. Adesso mi trovo in carcere e non so quando uscirò, mio marito mi sta aiutando ed abbiamo intenzioni serie, ma sinceramente non so cosa sarà del mio futuro. Prego Dio di uscire da qui. Ho sofferto tanto nella mia vita ed è ora di dire "basta". Mi ha morso il serpente due volte ma alla terza non mi farò mordere.

(sommario)

Susy

 

 

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