Garçon n° 41

 

Garçon - Il giornale dei ragazzi di Casal del Marmo

Anno XI - n° 41

 

Carissimi lettori…

Una situazione imbarazzante

La mia vita in carcere

Come sono fatto dentro e fuori

La mia nemica: la droga

Sono figlio di separati

Oggi è sabato…

Il futuro tra ragazzi

Vi scrivo la dolorosa storia di Silvana

Mi manchi tanto

Parlo di me

Quella volta ho avuto paura…

Il mio autoritratto…

Oggi è una giornata un po’ così

Mi analizzo…

Sono in carcere  

Nostalgia

La paura

Sto vicino alla finestra e…

Chi sono io???

Il sangue non è acqua

Faccio il mio ritratto

La "signora": amica, nemica!!!

È con il sole

Sto in carcere

Sto in carcere

Sto in carcere

Io… Karim

Quello che avrei voluto essere

La protesta, lo sciopero, il digiuno

Descrivo il mio quartiere

Sono un uomo buono

Parlo di me "Giusi"

Le discoteche

Ma mi spiegate com’è possibile

Oggi è il 21 aprile…

Io, Karim

Zaira si racconta

Carissimi lettori…

Sono sempre io anche se per un certo periodo non ho fatto nessun articolo ma adesso eccomi qua a preparare i miei articoli. Meno male che c’è il giornalino così almeno scrivo, mi impegno in qualcosa e non penso troppo alle cose brutte che mi sono successe in questo periodo: perché me ne sono capitate tante delusioni, sofferenze, delusioni… dalle persone che non me lo sarei mai immaginato. Non avrei neanche pensato per un minuto a quello che mi sarebbe successo.

Fino a due settimane fa stavo insieme ad un ragazzo. Noi due ci siamo conosciuti in questo posto e devo dire che lui per me qua era tutto: era la gioia dei miei giorni, era il mio sorriso; insomma tutto quello che io avevo, che facevo era in lui. Per me c’era solo lui così come lui diceva che io ero tutto per lui, diceva di amarmi, di voler passare tutto la sua vita con me, che non mi avrebbe mai cambiata con nessuna altra persona ed io ci credevo perché era quello che volevo anche io. Non vedevo l’ora di trovarmi fuori da qua e accanto a lui ma penso che questo non potrà mai più succedere. Lui mi ha tradita e non solo, si è anche sposato.

Io non ci riesco ancora a credere che lui abbia fatto questo dopo quasi due anni di storia che abbiamo avuto, probfemi, sofferenze passate insieme e non capisco perche l’abbia fatto visto che non conosceva bene questa persona, non ha avuto mai niente con lei! L’ha vista una volta e basta! Dove stava tutto quell’amore che lui diceva di provare per me? Beh! Non c’era perché se c’era non avrebbe mai avuto il coraggio di farmi questo. Io mi sono solo illusa mentre lui mi ha solo raccontato bugie per tutto questo tempo. Io per lui non contavo niente, ero solo un oggetto usato e poi buttato via come niente fosse.

Però, nonostante il male che mi ha fatto, non riesco ad odiarlo, a dimenticarlo: è più forte di me il sentimento che provo per lui ma spero solo che, una volta uscita da questo posto, io possa dimenticarlo perché non ne vale la pena di soffrire per una persona come lui. Anche se non sarà e non è facile però devo farlo perché anche io ho la mia vita da godermi anche se avrei voluto passarmela insieme a lui ma, come ho gia detto. Questo non è più possibile. Devo solo dimenticare il passato e lui. Sono sicura però che una volta uscita da qua sarà tutto più facile.

Gli auguro tutto il bene di questo mondo con quella persona, anche se lo avrà perché uno può stare con una persona solo perche gli và. Io sono sicura che lui non l’ama anzi non può in lo giorni provare quello che provava per me perché un anno e mezzo non è dieci giorni. Passare un anno e mezzo in questo posto non era facile: ma adesso voglio solo dimenticare e basta. Adesso chiudo qua e dico solo un’altra cosa: l’amore eterno non esiste…

(sommario)

Licia

 

 

La paura

È un sentimento che ti prende dentro, che ti sale fino alla gola e ti mette frenesia e agitazione. Io l’ho provata la paura: quando ho rubato una macchina, con un mio amico, ho fatto un incidente frontale. Invece di fermarsi e prestare soccorso, siamo scappati; ci siamo nascosti in un campo tutta la notte e in quei momenti la paura era davvero tanta. Per fortuna poi non ci hanno presi.

Ci sono tanti altri tipi di paura, per esempio la paura di essere tradito, di non essere compreso, di non essere capace di superare certe difficoltà, di donare troppo di se stesso a chi poi ti accorgi che non meritava tanto, la paura di provare dolore per la perdita o l’allontanamento di una persona a cui eri particolarmente legato, la paura del dolore fisico che provi in una crisi di astinenza, a cui non avevi pensato mentre ti facevi, la paura per un futuro a cui non pensi, per il quale non fai progetti perché hai paura di farli dopo le negative esperienze del presente, la paura della solitudine, dell’abbandono in un momento in cui hai particolarmente bisogno della vicinanza di chi può darti una mano per uscire da una situazione tanto spiacevole. Tante volte pensi se riuscirai a vincere da solo questa paura, magari ragionandoci su, facendoti coraggio, sempre però se ne hai la forza e soprattutto la volontà. (sommario)

Alessandro

 

 

Una situazione imbarazzante per me!

C’è una novità che mi dà tanto da pensare! Vorrei tanto parlarne, ma…

 

È vero, adesso sono in una situazione imbarazzante! A parte il fatto che sono in un carcere, ma adesso mi è arrivata una notizia molto importante: aspetto un bambino!!! Sono molto confusa, non so che decisione prendere e sono molto preoccupata da questa nuova situazione. Eppure devo stare quasi tre mesi qua dentro, ed in questi tre mesi debbo prendere una seria decisione, tutta da sola. Mi sono stancata di dovere pensare, ho paura di dovere decidere, ho paura che ne prendo una sbagliata ed ho bisogno di parlare con una persona, ma ancora non ho trovato quella giusta!

Solamente adesso mi accorgo di quanto mi pesa la mia solitudine, non ce la faccio più, non ho più forza. Mi piacerebbe avere questo bambino, ma io non ho niente che posso dargli, non ho un futuro da garantirgli. Ho bisogno di essere libera perché può darsi che la libertà mi aiuterebbe a cambiare idea, a scegliere per il giusto. Sto pensando anche di fare un aborto, ma il solo pensiero mi spaventa. Lo so che per questa decisione nessuno può prenderla al mio posto perché ne potrei poi soffrire, ma qualcuno cerco che mi dia conforto, mi tranquillizzi. In questi momenti sto veramente male e, per la prima volta nella mia tormentata vita, mi sento responsabile di fare un qualcosa di cui poi possa pentirmi. Eppure qualcosa debbo fare prima che sia troppo tardi!!! (sommario)

Georgiana

 

 

Sto vicino alla finestra e…

Sto guardando fuori come piove, piano, piano e sto pensando tanto, tanto, con l’aria che mi accarezza la pelle e mi vengono i brividi. Ho tanto dolore dentro di me e vorrei che questo mio dolore si trasformasse in felicità. Qui dentro è impossibile vivere: ti danno gli ordini come con un telecomando. Che cose!!! Dicono che la vita è bella, ma se fa schifo con tutto quello che anche fuori succede!!! Di fronte a me ci sono delle luci di tutti i colori e se ci fosse qualche altra qui seduta direbbe "che belli!", ma per me non ci sono colori, non ci sono mai stati.

Se le mie lacrime fossero perle, sarei ricca! Se la sofferenza avesse la corona, sarei regina. La fantasia ti fa volare al di sopra di tutto e di tutti, come la musica che è un dolce suono che ti attraversa il cuore e ti tocca proprio dove ti fa più male. La musica è questo: ti capisce! Cosa ti resta di una persona? Il ricordo, una foto che lasciano profonde impronte nei nostri cuori, ma, improvvisamente, se ne vanno e ti lasciano il dolore.

Vorrei che le parole "dolore", "morte" non esistessero perché ti fanno male, sono cose che ti distruggono. Il mio cuore è spento, non sa più ricevere amore e bene, sa solo di un dolore che non finisce più. Vorrei conoscere il limite di questa sofferenza, la sua fine, quando mi lascerà, quando smetterà di soffocarmi! Se il sonno fosse il futuro, solo così potrei sconfiggere il dolore e tutti i brutti pensieri!!! Sapete, sto rischiando di non sognare più, di non vivere più!!! (sommario)

Susy

 

 

La mia vita in carcere

Da quando sto in carcere, io penso tanto al perché sono andato a fare la rapina e che la prossima volta vado da solo. In carcere nei primi giorni sono stato abbastanza bene, ma il cibo non mi piace perché quando stavo fuori io non ho mai mangiato le cose che mangio qui. È passato un po’ di tempo ed io ancora non mi sono abituato. Sono preoccupato per quello che cucinano nella palazzina perché io devo farmi tanti anni. Non mi piace stare con i ragazzi stranieri anche se, quando sto con gli italiani lo preferisco ma per me, in fondo, sono tutti uguali. Mi trovo a disagio perché io non parlo italiano; con le ragazze invece parlo volentieri. Quando sto in cella: ogni giorno dormire, mangiare, se resta tempo guardo un romanzo cinese; con i miei amici gioco con le carte cinesi.

Per il mio futuro spero che avrò due figli, una moglie, due ristoranti, una sala giochi, una macchina bella, minimo costo cento milioni, anche di più. L’attività che mi piace fare è teatro, mi piace anche tanto il giornalino, ma tutte le altre non mi piacciono. Qui in carcere ho pochi amici perché non sono molto bravo a parlare italiano, mentre quando sto fuori ho tanti amici cinesi. Il mio educatore è molto buono, mi insegna tante cose: a me piace molto. Con gli agenti va tutto bene; ho avuto un "rapporto" buono. (sommario)

Wang

 

 

Chi sono io???

Mi chiamo Salvatore, sono nato a Gela (Sicilia) ed ho 19 anni. La mia famiglia è composta dai miei genitori, da un fratello e da una sorella. Il mio paese mi piace, ma non è un paese dove si vive felicemente per colpa del poco lavoro che ci sta e quel poco che c’è viene gestito dalla criminalità organizzata. Adesso però lasciamo stare questi discorsi anche perché non sono molto piacevoli.

Ho passato la mia infanzia abbastanza bene, mi piaceva sempre stare vicino a mia madre e per questo motivo non sono andato all’asilo. Ho frequentato, però, le scuole elementari. Mentre crescevo cominciavo a capire i problemi che ci stavano nella mia famiglia: uno, fondamentale, era dove stava mio padre. Chiedevo a mia madre e lei mi rispondeva che stava fuori città per motivi di lavoro. Ma gli anni trascorrevano ed io sono passato alla scuola media. In quel periodo ogni mese andavo a trovare mio padre in un posto molto strano dove ci stavano molti cancelli e persone vestite uguali (in divisa: quindi erano guardie). Proprio in quel momento ho capito che lui si trovava in carcere e mi cominciavo a chiedere perché stava dentro e ancora oggi questa domanda è ancora in sospeso.

Dopo una licenza media presa senza essermela meritata, ho scelto di andare a lavorare. In un primo momento controllavo l’azienda di mio nonno Salvatore che, ad un certo punto, ha subito un grosso furto. Questo fatto non l’ho mai digerito e per questo ho voluto "farmi giustizia" da solo. Ed è in questo modo, che mi sono messo sulla brutta strada. Dopo avere capito che quella vita non faceva per me, ho deciso di accettare una proposta di lavoro nel Nord Italia, a Pavia, dove facevo il carpentiere.

Dopo avere trascorso un paio di anni regolari, all’improvviso, mi è arrivato un mandato di cattura per un reato commesso in passato: associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di droga. Per questo mi sono ritrovato in carcere a Milano (Il Beccaria), dove sono stato per venti giorni. Subito ho chiesto di essere trasferito in un istituto nel mio paese e non mi è stato accettato, invece mi hanno concesso la possibilità di avvicinarmi. Così mi hanno portato qui a Casal del Marmo dove ho trascorso un anno e quattro mesi aspettando di essere giudicato e vi assicuro che non è stato facile! Però, grazie al mio buon carattere, mi sono trovato bene.

Ho fatto subito amicizia con i ragazzi e adesso frequento l’attività del cuoio mentre il sabato mattina vengo a fare il giornalino con il quale ho la possibilità di sfogarmi, di scrivere quello che penso, i miei propositi per il futuro in un ambiente tranquillo e sereno. Questo grazie ad alcune persone, tra le quali ci sono le ragazze del volontariato che trascorrono un po’ di tempo con noi. Grazie anche a Freda, sempre disponibile e gentile e vi assicuro che sono delle persone speciali e di molto aiuto. (sommario)

Salvatore

 

 

Come sono fatto dentro e fuori

Sono un ragazzo alto circa un metro e settant’otto, ho una capigliatura sul mosso, riccio, porto un 43 di misura di piede ed ho una pelle color olivastra e due occhi neri che splendono anche di notte. Se dovessi descrivere il mio carattere non avrei un punto di partenza su cui basarmi, perché sono una persona che varia molto a seconda delle situazioni in cui si trova, principalmente, perlomeno per la gente che mi circonda il più delle volte risulto abbastanza aggressivo, ribelle. Con chi ci sa fare, però, esterno anche la mia parte buona e dolce che custodisco dentro di me.

Principalmente direi che sono una persona abbastanza espansiva e comunicativa, quindi, a contatto con gli altri e quindi con la società mi trovo molto bene e non ho mai avuto quasi problemi di comunicazione o di inserimento quindi, in poche parole, nel conoscere nuova gente o nello starci a contatto non ho avuto mai grosse difficoltà. In quanto ai difetti non ne ho né pochi né tanti, ma in questo momento non saprei bene elencarli.

Senza ombra di dubbio preferisco stare in luoghi affollati o perlomeno dove c’è parecchia gente e parecchio movimento come ad esempio in posti del tipo comitive, pub, discoteche e, a volte, anche se in minoranza, mi è capitato di frequentare anche altri tipi di ritrovi come, ad esempio, i centri sociali. Generalmente mi piace un sacco muovermi e, allo stesso tempo, stare a contatto con il prossimo, quindi, il più delle volte, quando non ho nulla da fare, e cioè sempre, con il mio gruppo di amici giro da una parte all’altra della città e, a volte, sconfino, cioè mi reco anche fuori Roma esplorando nuove città come ultimamente ho fatto nel periodo prima che entrassi in carcere.

Bah! Non mi vedo ancora proiettato nel futuro ed il motivo è questo posto in cui mi trovo dal quale non riesco ancora a trovare uno spiraglio o via di uscita, ma, di sicuro, vorrei passare un futuro migliore e più sereno. Mi chiedono a chi o a che cosa penso spesso. Ebbene questa sì che è una bella domanda! La cosa che faccio qui dentro molto spesso è quella di pensare. Penso molto al mio tipo di vita che, sicuramente è sbagliato, ma che, purtroppo fino ad ora ho portato avanti nel bene e nel male e che mi ha portato di nuovo via dai miei affetti principali che sono: mio padre, la mia ragazza e gli amici con i quali condividevo le mie giornate. La fortuna di pensare sta nel fatto di ricordare ogni momento passato con loro, rielaborandolo nella mia mente che mi ridà qualche minuto di breve felicità, perché la realtà, alla fine, è che in questo momento io li abbia persi o almeno materialmente e quindi, dopo un attimo mi ritorna quella rabbia e tristezza che mi accompagna per tutta la giornata.

A volte mi fa venire pensieri talmente strani che non oso nemmeno scrivere e che di sicuro sono scatenati dal mio malessere interiore, più che altro psicologico che provo stando qui dentro, in questo carcere che, a mio parere, è un posto che va usato con molta attenzione perché a volte genera, in molte persone, danni consistenti e ricordi per lo più brutti che poi, nel tempo, sono difficili da smaltire o più che altro impossibili da condividere. (sommario)

Matteo

 

 

Il sangue non è acqua

Vi parlo di una vecchia storia: due adulti con un figlio ciascuno si misero insieme e tutto andò bene finche. un giorno vennero a sapere che i due ragazzi, Mia e Stevo, si erano innamorati l’uno dell’altro e lì cominciarono i litigi. I due adulti si separarono ma i due ragazzi continuarono a vedersi di nascosto. Avevano tra i quindici e i sedici anni. Stevo diceva a Mia: "Adesso i nostri genitori non stanno più insieme e con questo, voglio dirti che io ti voglio sposare". Mia contenta accettò, ma il nonno di Mia e la madre non accettarono e dopo poco l’hanno fatta sposare con un altro.

Mia soffrì molto e dall’altra parte soffrì tanto anche Stevo. I due si videro un’altra volta di nascosto e decisero di scappare insieme e così fu. Dopo due anni nacque la loro prima figlia, ma dopo pochi mesi Stevo lasciò Mia e si mise con un’altra ragazza, ma non fu una storia seria. Mia, nel frattempo, non avendo di che sfamare la figlia e non potendo lavorare con la figlia va dal suocero Bugorica che prima era il suo patrizio che stava già con un’altra donna, così quando andò a lavorare lasciò la piccola da loro. Un giorno il suocero Bugorica e Mia andarono in un immenso bosco a raccogliere legna in abbondanza con tante altre persone e siccome dovevano trascorrere poco più di mezza giornata si portarono anche da mangiare.

Appena arrivati ognuno delle persone andarono nella direzione che preferivano del bosco visto che era immenso e poi erano tutti con cavalli e dovevano portare un bel mucchio di legna a casa, ma che succede? Appena arrivati il suocero chiede già da mangiare e lei rispose: "Ma siamo appena arrivati" e il suocero disse: "Dopo non ne avremo tempo", e così si misero a mangiare. Il suocero era mezzo sdraiato per terra nel bosco e mangiava.

Mia si alzò per prendere il pane e per non passare sopra le gambe del suocero fece un piccolo giro e prese il pane. Il suocero dice: "Perche non passi sopra le mie gambe?". Lei rispose: "Non è educato e più che altro è per rispetto". Lei aveva già capito che lui stava per provarci ma fece finta di niente e invece lui cominciò con le parole più pesanti. "Dai, facciamolo visto che tuo marito lo fa con un’altra, eccetera…". Dopo qualche momento il cavallo senza motivo urla e scappa via infuriato verso casa, lei poteva acchiapparlo ma non lo fece e così il suocero si mise a correre per prendere il cavallo e Mia scappo’ a casa ma non disse mai niente alla moglie del suocero.

Dopo pochi secondi arriva anche Bugorica, il suocero, con il cavallo e disse a Mia: "Dai, andiamo a riprendere la legna" e Mia disse: "Ma quale cavolo di legna se non abbiamo raccolto nessuna legna." Poi prese sua figlia e se ne andò. Dopo due, tre giorni si rivide con il marito Stevo e tornarono insieme. Lei raccontò tutto al marito e gli giurò di non averci mai fatto nulla insieme al suocero e il marito le chiese di giurare davanti alla chiesa. Da allora sono passati più di ventidue anni e lei ha perdonato tutto questo per amore del marito Stevo. Adesso hanno sette figli e stanno ancora insieme.

Due anni fa hanno fatto sposare il figlio Michel che aveva 13 anni: adesso ha 15 anni e ha già un figlio di 10 mesi. Anche tra il figlio di Mia e Stevo e la nuora Ivana sembrava andare tutto bene finche la nuoretta Ivana di 18 anni, con il suo modo di fare e con il suo fascino, fa perdere la testa al suocero Stevo, che non può vedere che lei. Si è innamorato follemente di lei e tra loro cominciò una piccola storia tra sguardi e certi atteggiamenti.

La povera Mia che nel passato di ventidue anni fa aveva subito tutte le parole del vecchio suocero Bugorica e fu salvata dal cavallo impazzito e così non fu violentata, in silenzio sopportava suo marito Stevo e sua nuora per amore di suo figlio Michel. Mia disse e ancora dice: "Stevo è uguale a suo padre Bugorica: il sangue non è acqua". Mia non ha potuto raccontare niente a suo figlio Michel per paura di come poteva andare a finire.

Mia al figlio ci tiene e non lo vuole perdere, suo marito Stevo non avrebbe mai dovuto fare a suo figlio quel che il padre Bugorica ha fatto a lui e a Mia ma, ripeto, "il sangue non è acqua!". La nuora Ivana se ne andò senza dare un motivo al giovane marito Michel e lui ne soffrì molto e tuttora soffre perché la ama ancora. Ivana se ne andò per vergogna e per paura di essere scoperta, ma Mia lo scoprì e in silenzio soffrì. Mia non voleva rovinare la vita del figlio Michel e di tutti gli altri figli, vorrebbe che il suo marito Stevo se ne andasse ma non crede che mai potrà accadere. Mia ormai non lo ama più, ama i suoi figli e odia sua nuora Ivana, come odia suo marito Stevo. Ha rivissuto quasi le stesse sensazioni e paure di tanti anni fa, solo che adesso sono al contrario.

Come andrà a finire non si sa ma spera il meglio per il figlio. Come si può fare un cosa del genere al figlio, odiare il figlio dopo essersi innamorati della nuora? Mia ha solo un unico dubbio: il nipotino di dieci mesi è figlio di suo figlio e di sua nuora o è figlio di sua nuora e di suo marito? Verissimo. (sommario)

Gabry

 

 

La mia nemica: la droga

Ho cominciato a conoscere la droga quando avevo 14 anni e una sera di tre anni fa ho tirato la prima botta di cocaina. Me l’hanno offerta i miei "amici". Dopo che l’ho provato e ci sono andato a rota ho cominciato a rubare per procurarmela. Mi faceva stare bene, mi toglieva i pensieri brutti dalla testa e stavo bene con me e con gli altri. La mia famiglia non lo ha saputo per due anni ma poi quando mi hanno arrestato l’hanno saputo e non l’hanno presa tanto bene.

Sono un tossico ma per come la penso io. Non ho mai seguito un programma. Sono sicuro che se volessi potrei smettere da solo. Credo che le comunità per tossicodipendenti non possano essere di alcun aiuto. È importante la volontà del tossicodipendente. È tutto lì il problema, perché se il tossicodipendente non vuole nessuno che può aiutarlo. Secondo me e secondo l’esperienza fatta l’uso della droga nei momenti di grande disperazione ti aiuta tanto, ma bisogna considerare le conseguenze. (sommario)

Alessandro

 

 

Faccio il mio ritratto

Io sono peruviano, sono basso, ho i capelli neri, gli occhi neri e la pelle un po’ scura. Ho un carattere buono, sono felice, mi piace stare con i compagni, parlo volentieri con le persone, sono ubbidiente… A volte sono cattivo e non mi piace essere rimproverato perché reagisco anche con violenza, voglio bene a quelli che conosco e molte volte faccio del bene a chi mi ha aiutato. Sono molto religioso, ho un animo buono, mi affeziono alle persone, rispetto le persone, amo gli animali, voglio bene alla mia nonna.

Mi piacerebbe essere un calciatore, vorrei essere un bravo attaccante e giocare nella squadra dell’Inter. Da piccolo ho sempre giocato al pallone e facevo tanti gol. Io sto bene con gli altri ragazzi e anche con le ragazze ma quando mi prendono in giro e mi dicono che sono piccolo allora sento tanta rabbia ma non reagisco perché non mi piace menare le mani, ma se mi fanno rosicare allora mi difendo e, anche se con dispiacere, meno.

Desidero tanto fare un grosso colpo in una banca cosi avrò tanti soldi per me e per la mia famiglia.

lo non desidero più entrare in carcere, voglio avere una vita felice e tranquilla, lavorare, guadagnare soldi puliti e certo però che se rapino la banca questi progetti vanno tutti in fumo. Nella mia vita ho tanti problemi che non mi fanno vivere bene come voglio e poi, purtroppo, c’è il carcere che me la rovina. (sommario)

Anibal

 

 

Sono figlio di separati

I miei genitori sono separati da circa 6 anni. Papà e mamma, dopo 25 anni di matrimonio, si sono separati perché avevano dei problemi personali, non riuscivano a comunicare e spesso litigavano. Io, al momento della separazione, avevo circa 10 anni. I miei rapporti con mia madre sono buoni anche se qualche volta litighiamo per motivi futili. Nonostante abiti insieme a mio padre, riesco spesso a vedere mia madre perché abitiamo vicini. Sono stato io a scegliere di vivere con mio padre perché tra noi c’e un ottimo rapporto.

Al momento dell’accaduto mi è un po’ dispiaciuto perché avrei preferito vivere in una famiglia unita e con meno litigi. Ora che sono più grande, ho superato i problemi dovuti alla situazione, anche perché ho buoni rapporti con entrambi i miei genitori. Avere genitori separati mi ha permesso di vivere con maggiore libertà e meno controlli. Questa situazione può essere rischiosa per un figlio perché tanta libertà porta a fare degli sbagli.

Un ragazzo che vive con un solo genitore, avendo maggiore libertà, può, perseguire i suoi amici, cominciare a drogarsi e a commettere dei furti come è capitato a me e ad alcuni miei amici. Non mi è mai capitato di pensare ad una famiglia unita e felice. I miei genitori non sono mai andati molto d’accordo durante gli anni di divorzio, ma adesso che ho avuto dei problemi con la giustizia sono migliorati i loro rapporti perché al figlio, in questi momenti, è utile la vicinanza dei propri genitori. Avendo la possibilità di vedere mia madre quando voglio perché abita vicino a me non sento la necessità di averla a casa.

Ho una sorella più grande, anche lei sposata e divorziata che vive da sola e qualche volta va a stare da mia madre. Io con mia sorella ho un buon rapporto: c’è la complicità tipica che esiste tra fratello e sorella. Io e mio padre viviamo molto bene e soprattutto siamo molto organizzati per le faccende domestiche, ci dividiamo i compiti e sappiamo mantenere in ordine la casa. (sommario)

Marco

 

 

La "signora": mia amica, mia nemica!!!

La mia esperienza a contato con la "signora", la droga (pe’ capisse!!!)

 

La prima volta che ho toccato la droga, che ho incontrato "la signora", avevo all’incirca tredici anni. Stavo in una comitiva di gente più grande di me e allora potete certamente capire! Ho iniziato come hanno iniziato quasi tutti, cioè con la canna o, per meglio dire, con lo spinello e, che vi posso dire, mi è subito piaciuto l’effetto che ho provato. Quando ne fai uso provi una sensazione che è piacevole: ti rilassa molto ma, se non sei abituato, può succedere che, la prima volta. puoi anche dare di stomaco.

Lo spinello è una droga che, oggi come oggi, si fanno quasi tutti i ragazzi verso l’età di quindici anni. Quando ho cominciato a frequentare certi locali come le discoteche, ho conosciuto un’altra "signora", cioè un’altra droga come le pasticche, meglio chiamate "Checche", "Bombe" e altri nomi. Anche quelle mi sono piaciute e l’effetto che provi non è come quello delle canne, ma è molto diverso. Viaggi completamente e, con le luci della discoteca, con la musica assordante, l’effetto è inimmaginabile!!! Vabbè: in poche parole stai ‘na "favola". Poi, con l’adolescenza, ho provato di tutto. Quando stavo a Bastogi con i miei amici facevo uso di tutto: toccavo anche molto spesso gli psicofarmaci, conosciuti meglio come "Rivotril", "Raip", "Aminiase", etc…

Queste cose le prendevo tanto per passare la giornata un po’ sconvolto, ma di queste cose non ci si deve vantare perché non sono esperienze piacevoli per i genitori. Ora vi parlo di cose più drammatiche che mi sono successe quando ho conosciuto un signore che mi ha rovinato all’età di sedici anni, facendomi provare la "Cocaina". Con questa ho proprio superato il limite! Ora vi racconto. Ho iniziato a sniffarla per circa un anno, poi ho iniziato a fumarla con la bottiglia e vi posso assicurare che è la miglior droga, che ti fa sentire un leone, però a che serve se, per colpa sua, ora mi trovo in carcere??? (sommario)

Marco

 

 

Oggi è sabato…

Oggi è sabato e noi come al solito siamo rimaste in palazzina! Però è meglio perché in questi giorni c’è un tempo molto brutto quindi si sta a letto al calduccio sempre se funzionano i riscaldamenti perché se no è peggio dentro che fuori perché le palazzine sono come congelatori per i morti… Comunque sta piovendo molto. A me piace quando piove, però solo quando sto fuori non qua dentro: Vabbé! Un po’ anche qua dentro perché così passano più velocemente le giornate che diventano più corte e quindi è meglio. Comunque meno male che è finito anche febbraio così spero che a marzo esco sempre se mi va bene, se no mi toccherà farmi un altro anno in questo posto, ma io spero di "no". Ve lo faro sapere molto presto e spero che vi darò una risposta buona…

Questo ultimo periodo lo sto passando molto faticosamente, malamente. È la prima volta che mi trovo in queste circostanze pesanti ma per fortuna adesso sto passando un po’ meglio ed anche io sto meglio perché ultimamente stavo proprio male. Adesso non me ne frega più di niente e di nessuno, adesso spero solo di uscire al più presto possibile, niente altro… Da tanto tempo che sto qua e che conosco Veronica, non avrei mai pensato di ritrovarmi in cella insieme a lei ma adesso sono già tre giorni che stiamo in cella insieme e ci troviamo bene però è solo per un periodo poi io domani ritorno nella cella mia.

Io e Veronica andiamo abbastanza d’accordo, ci confidiamo l’una con l’altra, parliamo spesso di noi perche abbiamo passato troppe cose insieme qua dentro quindi ci capiamo un po’ di più delle altre. Sì, ogni tanto litighiamo e per un po’ non ci parliamo, però poi ci passa e ritorniamo come prima. Comunque non c’è niente nemmeno alla Tv ed io mi sto annoiando, non so cosa fare. Non riesco a dormire, è molto presto, sono appena le nove di sera. Vabbé! C’è tempo per dormire, la notte è ancora lunga. Finirò domani di scrivere questa pagina.

Buon giorno e ben risvegliati. Oggi è domenica ed è una giornata bella! C’è il sole. Comunque, cari lettori, tutte le mattine, prima di svegliarmi, penso al mio ex ragazzo, diciamo ex. Io però voglio dimenticarlo perché mi ha fatto tanto male per cui spero di non pensarlo più perché una persona come lui non si merita niente. Io ho passato quasi due anni della mia vita insieme a lui perché pensavo almeno un minimo di conoscerlo invece non è stato così. Era solo una persona falsa; ipocrita, egoista, bugiarda, che non capiva e non capirà mai niente della vita. Lui ha avuto una vita da schifo, è stato sempre solo per cui pensa solo a se stesso.

Anche io ho avuto una vita un po’ brutta, sono cresciuta per un po’ con tutta la mia famiglia perché i miei si sono separati per cui anche io ho passato brutte cose ma questo non vuol dire che io debba far star male gli altri. Infatti non è bello giocare con i sentimenti degli altri soprattutto di quelli che ci tengono. Io adesso ho detto questo perché lui ha giocato con i miei sentimenti, si è approfittato di me, mi ha solo presa in giro. Si dice che prima o poi passa ma io sono una che non dimentica così facilmente, per adesso non ci voglio pensare anche se non è facile. Comunque il tempo non sta più passando, non so che fare poi penso sempre a come mi andrà, se uscirò oppure no. Io spero di si perché ormai è da tanto che mi trovo qua dentro e mi sono stancata di tutto. Spero bene...

Oggi pomeriggio mi sa che non usciamo, stiamo in palazzina, perché non ci sono attività. Ormai ci siamo abituate, non è la prima volta che non usciamo dalla palazzina per cui niente. Per adesso finisco qua questo articolo. Poi ne scrivo un altro, quindi ciao a tutti! (sommario)

 

 

È con il sole

È con il sole che mi guarda le spalle che inizio a scrivere di un qualcosa che non so. Quello che vorrei dire lo scoprirò alla fine perché per adesso non ho idee, non ho temi ne racconti, ho solo la penna, il foglio e tante piccole parole. E ho anche l’ispirazione di scrivere. Non l’ispirazione di scrivere per qualcuno o di qualcosa. No, solo di scrivere, scivolare sul foglio come pattini sul ghiaccio e lasciare una traccia del mio passaggio per dire che oggi sono così, senza meta e senza pensieri. Un’ombra sul muro, inchiostro su un foglio, unici segni del mio esistere in questo giorno in cui mi sento nulla, immersa nel niente, sospesa! Il vento mi culla entrando dalle finestre, che si spalancano al suo passaggio. C’è il bucato che profuma l’aria, e intanto la penna gira, crea, parla.

Il sole scivola lentamente dalla testa alle spalle, una coperta di luce per proteggere la mia ombra, minacciata dalla notte. Sto creando il vuoto di tante parole, ordinate, musicali, ma senza significato. Fanno nascere immagini, riaffiorare ricordi ma di concreto non stanno dicendo niente: niente concetti chiari, niente teorie, nessuna storia, solo parole che vogliono essere lette, non cercano di insegnare, di raccontare, No! Escono così, nate solo perché qualcuno se le faccia entrare negli occhi e poi se le lasci scappare via. A cosa serve scrivere se non si dice niente? A far passare il tempo, liberare la mente, a far leggere le persone senza appesantire, a farmi volare in alto. Già, perché forse l’unica che ci guadagna da questo ricco niente di frasi, sono proprio io. Io che inizio a capire cosa sto pensando, io che sento l’ansia piegarsi sotto l’inchiostro, io che ho il sole sotto i piedi.

La mia ombra sul muro è scappata, inseguita dalle prime stelle e io, sono ancora qui, su questa sedia bianca e scomoda a dirvi un sacco di quello che voi volete leggere, Il vento si è calmato, sta iniziando il freddo umido delle sere di fine inverno. È con la luna che mi bacia la nuca che finisco di scrivere un qualcosa che non so ancora cos’è! Ho finito e non so cosa volevo scrivere ma, scrivendo, ho sognato. La mia ombra sul muro non c’è, l’inchiostro sta per fermarsi, la sedia bianca resterà vuota. Inizia la notte. Cosa resterà di quello che ho scritto? Parole, solo parole che mischiandosi in un altro giorno, con un altro tempo e un’altra me, scriveranno nuove cose.

Buona notte! (sommario)

Handy

 

 

Il futuro tra ragazzi

Io penso che rubare ai propri coetanei sia una cosa sbagliata, anche se da un altro punto di vista mi pare una cosa giusta, perche, quello che diceva Robin Hood, "rubare ai ricchi per dare ai poveri", sembra una stupidaggine, però funziona cosi nella vita. Infatti noi cerchiamo di togliere a chi ha molto, non a chi non ha niente e poi, in fin dei conti, si tratta di un cellulare, di un motorino, di un Rolex o di poche centinaia di euro. Per la maggior parte i ragazzi fanno queste azioni perche hanno bisogno di soldi per passare una serata, perché, sai come sono i ragazzi di oggi, in fin del conti, chi e che non ha mai fatto queste cose tra i ragazzi che, diciamo, sono cresciuti in mezzo ad una strada?

Chi agisce così deve essere considerato sotto due punti di vista: chi va a rubare perché ne ha veramente bisogno, tipo i ragazzi stranieri che vanno a fare i furti per mantenere la propria famiglia, per non farle mancare niente, io, dal mio punto di vista, lo trovo giustificato, invece ci sono ragazzi, come me, che rubano per se stessi, per comprarsi i vestiti di marca, per drogarsi e per mantenere i propri vizi, perché i soldi che gli danno i genitori non gli bastano. In fondo noi, ragazzi italiani, siamo fatti così! Io, però, a tutti i ragazzi che fanno queste cose qualche mese di galera glielo farei fare con la speranza che gli serva di lezione per il futuro. (sommario)

Marco

 

 

Sto in carcere

È la prima volta che vengo in galera. Il carcere è molto brutto. Secondo me fa male ai ragazzi perche loro manca la libertà. E’ giusto pagare perché io ho tolto qualcosa a qualcuno. Quando sono arrivato in carcere ho pensato a quello che avevo fatto e mi sono risposto che l’ho fatto perché non avevo soldi. Sono pentito perché ho fatto la rapina; sto in carcere e penso che non lo rifarò più perché è molto pericoloso ed è brutto. Il tempo in carcere si passa così: dal lunedì al venerdì mattina si va in falegnameria, nel pomeriggio sto in cella. Il sabato mattina tre ore di giornalino, mentre passo tutta la domenica in cella. Mi è molto difficile sopportare il carcere ed io quando mi chiudono la cella penso come la gabbia per l’uccello. Io ho un buon rapporto con tutti i ragazzi del carcere, ma preferisco stare da parte, solo. L’attività che preferisco e quella di falegnameria perché ci sono tante cose da fare e così il tempo passa più veloce. Non ho amici particolari qui dentro e per quanto riguarda il futuro ci penserò quando sarò fuori per adesso non ci riesco, non ci sono condizioni favorevoli. (sommario)

Zhou

 

 

Vi scrivo la dolorosa storia di Silvana

È cominciato tutto il 17 marzo del 2001. Mi trovavo a casa e i carabinieri sono venuti a prendermi e mi hanno portata in caserma. Io non capivo il perché. Una volta arrivati in caserma mi sono accorta che avevo finito le sigarette e così ho chiesto una sigaretta a un agente e lui, gentilmente, me l’ha offerta. Dopo aver finito la sigaretta l’ho spenta e il direttore l’ha presa e l’ha portata in scientifica.

Dopo averla esaminata hanno detto che la mia saliva era la copia di quella trovata sul luogo dove è stato assassinato a coltellate un vecchietto di 70 anni e mi hanno accusata di aver dato 70 coltellate a questo vecchietto. Ma non è vero e poi che motivo avevo di uccidere un uomo di 70 anni che neanche conoscevo? Solo le persone che mi conoscono sanno se sono capace di fare cose del genere. Per quanti mi conoscono io non sarei mai capace di uccidere una persona.

Prima di sposarmi, lavoravo per una signora italiana: l’assistevo. Questa donna aveva 80 anni e io sono stata due anni ad assisterla e non le ho mai fatta del male, anzi la consideravo come una nonna. Stavo con lei giorno e notte. Era una persona che faceva molto perdere la pazienza ma io non ho mai alzato la voce ne ho mai litigato con i figli quando venivano a trovarla. Mi dicevano dove trovavo la forza di volontà e io rispondevo che ci tenevo a lei perché era una persona anziana. Pensavo sempre che se gli avessi risposto male avrei sempre avuto la coscienza sporca: era solamente una persona anziana e poi la consideravo una persona di famiglia. E poi? Di cosa mi sento accusare? Che sono una assassina e mi trovo a marcire in carcere con la mia innocenza.

Non osavo dare la notizia ai miei familiari che, invece, dopo un mese, hanno scoperto che stavo in carcere. Mi hanno condannata all’ergastolo con la mia innocenza, ma Dio c’è, vede e provvede. Non vivo più, non sogno più, non spero più, hanno spento tutto in me, tutti i miei sogni e ora guardate dove mi trovo: in una stanza buia lontana dalla libertà. Anzi dovrei dimenticare la parola libertà. Ma io combatterò fino alla fine. Il giudice non può giudicarmi. Se l’avessi fatto allora potrei capire: ho sbagliato ed è giusto che paghi, ma non è così.

Mio marito mi diceva sempre che uscivo presto. Lui mi aveva preso un avocato che però non era bravo e mi sono presa l’ergastolo. Quando sento la parola "ergastolo" mi sembra di morire e allora penso che non c’è la farò mai. Tuttavia con la forza che mi da Dio penso che tutto questo finirà presto. A volte penso che sto solo sognando, invece è tutto reale. Spero che questo incubo passi in fretta perché non ce la faccio più. La forza mi viene solamente quando penso ai miei cari e ogni volta che mi sembrerà di diventare un vecchio straccio il mio pensiero mi aiuterà. Tutto mi possono togliere ma il mio pensiero mai. Ciao, cari lettori. (sommario)

Susanna

 

 

Io… Karim

Da piccolo ho vissuto in tantissimi posti: Palma di Maiorca, Madrid, Barcellona, in Francia a Marsiglia, in Italia sono stato ad Assisi, a Torino, in Sicilia, a Milano. La città che mi è piaciuta di più è Torino. Ero molto affezionato a una mia amica che si chiama Sophie che ora ha 17 anni; dopo un anno che sono andato via da Roma, ho saputo che lei aveva un bambino e ci sono rimasto male perché non mi aveva detto che stava con un altro ragazzo. In Italia sono venuto da solo, a me piace viaggiare e imbrogliare la gente. Mi piace mangiare le lasagne, le sfogliatelle napoletane e il cocco. Vorrei tornare in Francia ma ho l’espulsione di un anno. Da piccolo sono stato in tantissimi collegi, non volevo essere adottato, quando venivano famiglie per conoscermi le facevo scappare.

Ora sono in carcere a Roma lontano dalla mia famiglia e non so cosa farò quando uscirò, perché non mi piace pensare. Vivo giorno per giorno, però non sono soddisfatto della mia vita. E’ vero che ho dei fratelli più grandi di me, ma non so neanche dove si trovano e nessuno mi da notizie ne loro si interessano di dove sono e di quello che faccio e questo è molto triste. Non ho amici, perché non mi sono mai fermato molto tempo in un posto e il perché non lo so. Fa parte del mio carattere. (sommario)

Karim

 

 

Mi manchi tanto

Mi manchi tanto questa sera. Manca il tuo profumo, manchi proprio tu: manchi mentre sto appollaiata sulla scrivania e osservo la cella poco illuminata. Manchi mentre giro intorno ai mobili, alla tua ricerca, manchi quando cambio canale sperando in nuovi suoni, manchi mentre mi lavo i denti, mi manchi adesso come mi mancavi mentre spegnevo la sigaretta, manchi quando mi ritrovo a ridere da sola pensandoti, mi manchi e non capisco perché, manchi mentre mi mordo il labbro e gioco con i capelli. C’è stata molta vita dopo di te, nuovi incontri, nuove abitudini, eppure da un po’ di tempo manchi tu, proprio tu che sei stato allontanato dalla mia volontà, tu che dovresti essere passato. Mi manchi tanto perché c’è qualcosa di sospeso ancora, mi manchi perché sei una bella parte di me! Mi mancherai domani quando mi sveglierò esattamente come mi manchi prima di andare a dormire.

Mi manchi nello stomaco, mi mancherai quando finirò di scrivere, mi manchi tanto! Buona notte PC! Che incubo sentire la tua mancanza adesso che pensavo di averti superato.Ho raccolto tutte le mie forze, ho cancellato ogni traccia e adesso mi manchi. Sei una mancanza inattesa, cattiva. Non puoi mancarmi e lo sappiamo bene tutti e due, eppure mi manchi e ti manco, lo so! Ti manco quando non puoi parlare di te, ti manco quando ridi da solo, pensandomi, ti manco quando hai voglia di stare con me. Ti conosco così bene che non posso far finta di non mancarti! Ma quanto mi manca la sicurezza della tua presenza! Si dice che passa, ma poi succede che manchi nei momenti più strani quando mi pettino, quando mi mangio le unghie.

In questi giorni ogni gesto mi dice chi mi manchi. Raccolgo i coriandoli e tu mi manchi, e sappiamo noi il perché, guardo un libro dalla copertina verde e lo stomaco si chiude. Non ti voglio, non sei quello di cui ho bisogno, ma darei ogni casa per averti. Siamo così uguali da non riuscire quasi a sopportarci, ma è anche per questo che adesso sono qui con la tua mancanza che mi tiene compagnia. Vado a dormire. Ci ritroveremo e capirò che non sei fatto per me, ma adesso mi manchi. (sommario)

Handy

 

 

Quello che avrei voluto essere

Quando ero più piccola pensavo di fare una vita normale, avere un lavoro normale, avere una famiglia e dei bambini. Ma fino ad adesso niente ho avuto, perché mi è stato tutto contrario. A sedici anni sono partita per venire in Italia pensavo che un po’ cambiava la vita, che potevo trovare un lavoro per aiutare la mia famiglia, ma tutto è stato diverso. Sì, ho trovato un lavoro dove potevo guadagnare un sacco di soldi ma questo lavoro era molto sporco, molto rischioso. Lavoravo come prostituta dove sopportavo tutta gente strana. Da quando ho cominciato questo lavoro la vita mia è stata solo nera, senza felicità, senza niente, solo soldi. Adesso che sto in carcere io ho avuto il tempo per pensare a quello che posso fare quando esco di qua. Voglio dimenticare tutto e cominciare una nuova vita con il mio bambino, voglio trovare un lavoro normale e crescere il mio bambino. Il carcere mi ha aiutata a cambiare e a pensare che i soldi non portano la felicità. (sommario)

Giorgiana

 

 

Parlo di me "Alessio"

La mia vita è molto complicata. Tutto è cominciato all’età di tredici anni quando ho commesso il mio primo reato e mi sono accorto che per me era un divertimento. Così da allora non ho più smesso. Man mano, crescendo, cresceva anche la gravità dei reati, più crescevo e più alzavo il tiro. Al di là dei soldi che ne ricavo quello che mi spinge è la sfida, la voglia di provare emozioni forti. A quindici anni ho fatto la mia prima rapina a mano armata. Mi è andata bene e da allora ho continuato a farle anche se avevo soldi e mi divertivo provavo sempre un forte brivido (Forse paura? Forse pentimento?). No, non ho nessun senso di colpa perché credo di non fare danno a nessuno in quanto lavoro con le casseforti dei centri commerciali. La vera paura mi prende dopo, mentre fuggo con la refurtiva, perché mi sembra o mi sento di essere inseguito. Ho conosciuto Chiara, la mia ragazza, quattro anni fa e tuttora sto con lei perché è molto carina, intelligente, affettuosa ed anche perché, tra poco, mi renderà papà. Non so se essere padre mi aiuterà a modificare il mio modo di vivere, mi renderà più responsabile, meno incosciente, meno menefreghista. La nascita del bambino potrà far succedere il miracolo: la mia salvezza morale e fisica. (sommario)

Alessio

 

 

La protesta, lo sciopero, il digiuno

Io ho studiato fino alla III media. Non studiavo molto per due motivi: non mi piaceva studiare e i professori non ci seguivano abbastanza. Non ho mai scioperato però ho messo in atto altre forme di contestazione. Per esempio durante i compiti in classe, mentre gli altri ragazzi si impegnavano a fare il compito, io insieme ad altri miei amici non facevamo niente. Per me questa era una forma di protesta. Qui in carcere invece, come forma di contestazione, mi sono fatto dei tagli sulle braccia e ho fatto lo sciopero della fame per ottenere l’indultino. Questi comportamenti di protesta, però, non mi hanno portato a niente. A scuola però qualcosa ho ottenuto... dopo tanto "far niente" i professori si sono accorti di me e hanno pensato di farmi seguire da una professoressa che mi seguiva tutto il giorno. In questo caso qualcosa è cambiato e a scuola sono migliorato.

Quest’estate ho assistito ad una protesta avvenuta nel residence dove abito. Il Direttore voleva sfrattare alcune famiglie che abitavano lì da più di 10 anni. A dire il vero anch’io ho partecipato a questa protesta: eravamo circa 100 persone, abbiamo preso i secchioni dell’immondizia e li abbiamo messi in mezzo alla strada per bloccare il traffico. Dopo un po’ è arrivata la polizia, gli abbiamo tirato i sassi e gli abbiamo rotto le macchine. Alla fine ci hanno costretto ad andare via. Il risultato però l’abbiamo ottenuto perché quelle famiglie alla fine non sono andate più via. (sommario)

 

 

Descrivo il mio quartiere

Oggi parlo del mio quartiere cioè Bastogi. Io a Bastogi vivo all’incirca da 9 anni cioè, in poche parole, ci sono cresciuto. La Bastogi è composta da 6 palazzine di 4 piani ciascuna e tutte attaccate. Noi alla Bastogi abbiamo un campetto sportivo dove si svolgono delle attività per i bambini che prima, quando ero più piccolo, era la mia fonte di gioco insieme ai miei amici. La Bastogi è cosiddetto un quartiere, diciamo, malavitoso dove tutti i ragazzi compiono delle piccole criminalità o borseggi. Giù alla Bastogi siamo molti ragazzi fra l’altro tutti amici miei e tra l’altro con loro ho fatto un bel po’ di danni ma non voglio entrare nei particolari.

La Bastogi ha una forma ovale dove c’è una unica via di uscita e di entrata. La via si chiama via Don Gnocchi e qui su questa via c’è una chiesa in cui ho fatto la comunione e una scuola privata di suore a cui ho provocato un po’ di danni tirando i sassi contro le finestre. La Bastogi è pattugliata di giorno e di notte dalla polizia perché, come vi ho già scritto, ci sono molti problemi e quasi tutti anzi tutti non sopportiamo la presenza degli sbirri. Accanto ai ragazzi che non si comportano bene e finiscono in carcere ci sono anche pregiudicati per cui è un quartiere pericoloso. Io e papà viviamo abbastanza bene perché ci siamo abituati all’ambiente. Spesso succedono litigi tra le famiglie ma, ormai, sono abituato. Anche se potessi non mi sposterei in un altro quartiere perché a Bastogi ho tutto quello che mi interessa. Vi saluto: questo è il mio quartiere come lo vedo io. (sommario)

Anonimo

 

 

Quella volta ho avuto veramente paura…

È successo, una volta, un episodio in cui ho avuto veramente paura. Il fatto è avvenuto all’incirca tre anni fa nel mio quartiere. È successo che io e altri due amici miei stavamo sotto casa e stavamo senza mezzi e ci è venuta la splendida idea di rubare una macchina vicino alla zona nostra, per andare dalla nostra comitiva. Siamo andati dalla nostra comitiva, ci siamo divertiti, abbiamo fatto una decina di canne, poi si era fatto molto tardi e siamo dovuti ritornare a casa con la macchina rubata. Appena imboccato la Bastogi c’era un posto di blocco perché stavano cercando proprio la macchina che noi avevamo rubato e giustamente le guardie tirano fuori la paletta.

Noi, però, abbiamo forzato il posto di blocco e da lì è scattato l’inseguimento. Ci inseguono all’incirca per 100 metri dopodiché con il mio amico, non sapendo cosa fare, ci siamo andati a scontrare addosso ad una macchia e poi addosso ad un palo. Ringraziando Gesù non ci eravamo fatti niente e da li cominciamo a scappare a piedi imbucandoci in mezzo ad un cancello che solo a piedi si poteva superare e continuiamo a scappare. Ma non è finita qui. Si erano fatte già le due tre di notte e faceva molto freddo. Ci siamo nascosti dentro il giardino di una villa per circa un’ora e da li si vedevano molte pattuglie che ci cercavano e già avevo molta paura.

Dopo decidiamo di cambiare posto perché non ci sentivamo sicuri e siamo andati dentro un’altra casa, poi anche da lì abbiamo cambiato posto andando dentro un cantiere e lì ci siamo rimasti un’ora. Si erano fatte le cinque di mattina. Abbiamo fatto un bel giro per Casalotti dopodiché siamo ritornati a casa e vi assicuro che è stata una bruttissima esperienza ed ho avuto anche molta paura. (sommario)

Anonimo

 

 

Sono un uomo buono

Sono d’accordo che piccoli atti di gentilezza fatti "in silenzio" sono la parte più preziosa di una persona, la parte più autentica. Di cose buone ne ho fatte anche io, senza mai dire agli altri ciò che di buono avevo fatto. Per esempio, un giorno per la strada, vedendo una signora anziana con molte buste della spesa, ho pensato di aiutarla portandole le buste fino a casa. Se dovessi definire la mia personalità mi dipingerei come un "uomo" tranquillo, generoso e "giusto": se subisco un torto ho forte dentro di me il senso di giustizia e gliela faccio pagare. Conosco tanti ragazzi e ragazze ma sono "amico" di poche persone: l’amicizia per me è qualcosa di importante che si "regala" a poche persone. In genere ho buoni rapporti con tutti. Mi ritengo capace di atti di gentilezza ma non verso tutti: io seleziono. Nella mia vita ho ricevuto tanti atti di gentilezza, a volte d’amore (da parte di mia madre); un mio amico una volta (non me l’aspettavo proprio) mi ha offerto per tutta la notte la cocaina e sono rimasto molto meravigliato per il suo gesto. Io vivo solo con mia madre, sto bene con lei e le voglio molto bene.

Mio padre non c’è a casa, è in carcere a Regina Coeli (non ci sarebbe stato comunque, perché sono separati). Non sento la sua mancanza o comunque la mancanza di un uomo a casa: basto io. Sono contento di come sono fatto: dei miei pregi e dei miei difetti, quindi non vorrei modificarmi. Naturalmente ci sono parti di me di cui non sono molto contento… ho delle debolezze… per esempio: mi squaglio quando incontro una bella ragazza, mi emoziono, chiudendomi in me stesso. Mi blocco, non riesco a parlare, anche se dopo un po’ prendo confidenza e ci par1o più tranquillamente. Un’altra debolezza che mi appartiene è, senza dubbio, la DROGA: è qualcosa di cui non riesco a fare a meno, che vince sempre sulla mia volontà. (sommario)

Alessandro

 

 

Il mio autoritratto…

Io ho 15 anni, sono alta 1,65, ho i capelli neri fino sulle spalle, ho la faccia tonda, gli occhi tipo cinese, il naso a patatina, le mani cicciotelle. Sono sempre felice, sono affettuosa, sono un tipo un po’ silenzioso, sono buona, sono dispettosa, sono facile all’innamoramento, sono seria e sono anche bugiarda. Non mi riconosco difetti perché sono molto simpatica. Mi piace spacciare, rubare dentro le case. Mi piacciono tanto i soldi, mi piacciono i lavori di casa, mi piace ballare la "baciata", la "salsa" e mi piace la musica zingara. Mi piace stare in compagnia, parlare d’amore scherzare e divertirmi. Desidero uscire prima di tutto, desidero avere un grande amore, essere una donna ricca come "Tina" della televisione, avere una villa e, infine, desidero avere due figli, un maschio e una femmina. Sono preoccupata per i miei genitori, per i miei fratelli, perché sono lontana da loro. Non solo in carcere ma anche quando sono fuori ho dei problemi soprattutto d’amore perché ho lasciato per cinque volte il mio ragazzo perché mi tradiva con mia sorella ma io penso sempre a lui perché gli voglio molto bene. (sommario)

Laura

 

 

Parlo di me "Giusi"

Io vengo da Skopje. Io in Italia sono venuto prima a Taranto dove sono rimasto sette anni e poi sono andato a Modena. Qui sono rimasto sei mesi e sono ritornato a Taranto, poi mi sono trasferito a Tivoli da mio fratello grande e da qui sono arrivato a Roma dove sono ormai da otto anni. Io in Italia sono da quattordici anni. Nella mia vita passata ho fatto il lavoro di muratore che farò sempre e quando uscirò non combinerò più danni. Io in carcere sono venuto per una rapina che ho fatto. È la prima volta che entro in carcere e mi sento come se fossi morto, ma prima o poi uscirò e non ci ritornerò mai più. Avrò una vita onesta e di lavoro.

Io ho sedici anni compiuti. Un giorno, di mattino, sono uscito insieme alla mia ragazza e sono andato al parco dove sono venuti mio cugino e mio fratello con le loro ragazze. Io stavo seduto ma mio cugino mi diceva: "Andiamo a levare i cellulari a quelle ragazze" ed io gli ho risposto: "No, perché devo andare in carcere per un cellulare che non mi serve?". Ma lui insisteva dicendo che ero uno che ha paura di rubare. Dopo venti minuti mi ha tirato su con la mano e io sono andato con lui.

Lui ha detto alle ragazze: "Tirate fuori i cellulari se no vi picchio", e ha dato uno schiaffo alle ragazze che stavano sedute. Dopo una ragazza mi ha dato un calcio sulle ginocchia ed io ho reagito, le ho dato uno schiaffo e sono scappato via. Io mi sono subito pentito amaramente di quel che avevo fatto. Poco dopo la polizia ha preso me, mio fratello e mio cugino. Loro sono stati denunciati, io sono stato arrestato. Mai più rifarò questa cosa perché non ho rubato mai e mai più ruberò. (sommario)

Gasi

 

 

Oggi è una giornata un po’ così

Oggi è una giornata un po’ così: bruttina perché non ho fatto niente e non mi è passato per niente il tempo. Di solito quando faccio qualcosa mi passa più velocemente il tempo però, dopo aver fatto per tanto tempo le solite cose, uno si stanca, ti passa la voglia di rifarle. Anzi ti viene la voglia di fare cose nuove ma, vista la situazione dell’ambiente, insomma stiamo in carcere, quindi cose nuove da fare non ci sono.

Quello che c’è bisogna farlo perché se no come fai a farti passare il tempo anzi meno male che qualcosa da fare c’è se pensi che ci sono posti molto più brutti di questo. Io non è che ho girato tutti i carceri: sono stata a Napoli e qua a Roma e se dovessi scegliere tra questi due, sceglierei questo di Roma perché è più aperto e meno severo. Anche se mi sono stancata di stare qua e spero di uscire. Non lo so, pazienza! Con la pazienza arriva tutto ma non sempre. Bisogna anche provarci a costo di star male, di soffrire e non bisogna mai arrendersi prima di provarci. Anche se tante volte non è facile però bisogna anche capire che proprio nei momenti brutti uno impara tante cose positive e negative che se ci sono le devi affrontare…

La cosa che odio di più di questo mondo è la delusione. la falsità della gente, la violenza. ci sono troppo cose che odio ma io non ci posso fare niente. Purtroppo è così e lo dobbiamo accettare. Io ho avuto troppe delusioni da persone dalle quali non me lo sarei mai aspettato ed è per questo che ho un brutto carattere. Per colpa della gente che mi ha fatto star male, un dolore che non si dimentica facilmente… Da poco ho avuto una delusione che mi ha fatto tanto soffrire: questa delusione l’ho avuta dal mio ragazzo o meglio dal mio ex ragazzo visto che non stiamo più insieme. Questo pensiero ogni giorno mi fa più male perché non me lo sarei mai aspettato e poi non pensavo che finiva così, anzi non avrei voluto che finisse così, anzi non pensavo nemmeno che finiva perché ormai erano quasi due anni che stavamo insieme e stavamo molto bene e ci volevamo bene.

Non vedevamo l’ora di stare insieme fuori da qua o per lo meno così diceva lui e lo dicevo anche io. Il bello è che io ero sincera e lui no perché per tutto questo tempo mi ha solo raccontato bugie, caz…, e io come una stupida ci credevo anche perché devo dire che è stato molto bravo a recitare la parte dell’innamorato. Io adesso non lo so dove si trovar ne che fine abbia fatto. Qualcosa la so, me l’hanno detta e sinceramente non ci posso ancora credere e poi anche se lui mi ha fatto tutto questo io non riesco ad odiarlo perché una parte di me è contenta se lui ha trovato la persona giusta e una vita migliore, ma dall’altra parte non è così perché almeno una risposta me la meritavo dopo tutto il tempo passato insieme, dopo tutto quello che ho potuto fare per lui, i bei momenti che abbiamo passato, le promesse che ci siamo fatte, i progetti che pensavamo per la nostra vita futura fuori da qua.

Io non voglio credere che lui mi abbia solo presa in giro, no, non può essere vero. Comunque adesso non ci voglio pensare perché prima o poi una risposta l’avrò e spero di averla da lui non da altri. Anche se non so se sarà possibile avere una risposta proprio da lui io continuerò a sperare e avrò pazienza perché non può finire così o almeno non da parte mia. Quindi aspetterò poi si vedrà. Per adesso finisco qua quindi: Ciao! (sommario)

Licia

 

 

Le discoteche

Io sono abituato ad andare in discoteca tre volte la settimana: mi piace andarci perché lì comunico con tutto un altro mondo. Lì mi piace ballare, prendermi le pasticche e sentire tutto il rumore che fanno lì dentro (altro che rottura di timpani!!!). Prima io ero contro le pasticche… fino a che un giorno un mio amico (e sono sempre loro!!!) me ne ha messa una nell’analcolico; io, da allora, non ho smesso più. Secondo me i ragazzi di sedici anni possono entrare tranquillamente in discoteca perché, nonostante l’età, anche loro hanno il diritto di divertirsi (la prima volta che ho messo piede in discoteca per ballare avevo appena dodici anni). Non sono d’accordo sul divieto agli alcolici dopo le due del mattino: ogni tanto un bicchiere aiuta a stimolarti ancora di più.

Allo stesso modo sono contrario alla chiusura anticipata dei locali perché il divertimento vero sta proprio nel fatto che ti diverti di più fino a tarda notte, almeno fino a che non finisce l’effetto del trip… Come ho detto prima mi piace la confusione, il rumore assordante che non ti fa capire più niente. Chi viene trovato in possesso di droghe, secondo la legge, deve essere punito, ma io non sono d’accordo per un motivo altruistico: è giusto che i ragazzi in questo ragazzi in questo modo guadagnino.

Secondo me i buttafuori servono quando ci sono delle risse perché sono utili ad evitarle anche se, per me, quando si intromettono nelle questioni degli altri, preferisco evitarti. Credo anche che il servizio di accompagnamento per chi non sia nelle condizioni di guidare sia del tutto inutile perché è giusto che ognuno si prenda le proprie responsabilità. In conclusione, vorrei dare un ultimo parere: in discoteca bisogna divertirsi è vero, ma bisogna stare attenti a non assumere troppa "troppa droga". (sommario)

Patrizio

 

 

Mi analizzo…

Sono nata a Roma, ho quindici anni. Abito a Roma, in un campo alla periferia e il luogo mi piace perché è molto accogliente e pulito. La mia famiglia si compone di otto persone cioè i miei genitori e sei figli dai quindici anni ad un anno e sette mesi. Ho quattro fratelli e tre sorelle. Vado d’accordo con i miei genitori che sono persone molto buone. Sono andata a scuola fino alla seconda media e l’ho lasciata perché non mi piaceva come si comportavano i miei compagni.

Qui in carcere, sto frequentando la terza media. Io ho molti amici maschi e femmine ma tra tutti ne ho una. Natasha, con sui sto molto bene perché ci teniamo compagnia, ci confidiamo i segreti. Le voglio molto bene perché mi capisce. Sono entrata in carcere quattro volte per due rapine e due furti. Questa volta però mi hanno fermata i carabinieri a Porta Portese di domenica al mercato ma io non avevo preso niente. Sto aspettando la scadenza termini ma spero di uscire prima.

Penso che il carcere è un posto dove si sta veramente male perché sono lontana da casa, ho tanta voglia di libertà, ho nostalgia e il tempo qualche volta va, altre volte no. Non sono soddisfatta della vita che faccio fuori, perché non mi piace il mio modo di vivere, anche se mi piace rubare ma con un po’ di paura. Avevo otto anni quando ho cominciato a rubare. Io penso spesso al futuro mio con una mia famiglia, con due, tre bambini, in una villa anche se piccola, con un lavoro come parrucchiera o come barman o cameriera in un hotel: insomma una vita completamente diversa. (sommario)

Sevala

 

 

Ma mi spiegate com’è possibile che…

Certe storie non ti vanno giù neanche se ci bevi sopra dieci litri di storie nuove! Tu bevi, bevi, bevi e loro, niente. Restano lì, come quando ti va di traverso una lisca di pesce ed anche dopo che la ingoi hai la sensazione di averla ancora impiantata in gola. E sono le storie peggiori perché ti riempiono la testa di dubbi, incertezze ed ansia. Un giorno ti svegli e decidi di chiudere, stringi i denti e vai avanti pensando di esserti liberata dei ricordi, poi, però, puntualmente, succede qualcosa e ritorna la speranza che forse la storia può ripartire. Tutti e due i componenti dl questa relazione a puntate si rimettono lì con pazienza a ricucire una cosa che è chiaramente distrutta agli occhi degli altri. E’ uno strascico pesante ed inutile, si sa che è una storia finita, impossibile, ma non si riesce proprio a chiudere a chiave quella porta.

E dai che lo sai che parlo di te! Sei la mia lisca di pesce, e lo sei da così tanto tempo che ormai non mi accorgo quasi più del male, sei una sensazione strana e confusa. Piacevole? Non lo so. Questa volta davvero non lo so. Ci stiamo riprovando, siamo ripartiti con questa zattera piena di buchi, fino al prossimo scoglio, fino alla prossima bassa marea. Perché ormai non sono più le tempeste a farci affondare, restiamo arenati nella sabbia, poi arriva il calmo mare dell’abitudine e ripartiamo, lenti, assonnati, attaccati giusto per non dire di essere soli. E il sentimento? Non lo so, te lo dico sinceramente, non ho la più pallida idea di cosa provo questa volta, mi si stringe un po’ lo stomaco quando so che hai chiamato, ma non distinguo più se è felicità o irritazione.

E quando, poi, qualcuno mi chiede chi sei, non so cosa dire, perché dire che stiamo insieme mi imbarazza, è ridicolo! Ma ci stiamo riprovando e so che sono stro…, io avevo chiuso l’ultima volta e si trattava di resistere alla solitudine, ma non ci sono riuscita: e così eccomi di nuovo qua. Sembriamo due vecchi sposi ormai sopraffatti dalla quotidianità, ma noi non siamo sposi e, ammettiamolo, non abbiamo neanche una mezza quotidianità. Non ricordo neanche più il tuo profumo, eppure ti dico che mi manca… La paura fa diventare bugiardi: non mi manchi, dormo bene, mangio, ridò, mi dai solo fastidio, ma più di tutto mi do fastidio, io che non ho la forza di infilarmi un dito in gola e vomitarti fuori, mia adorata, odiosa lisca. E ci sto pure sprecando tempo a parlare di te, a spiegarti quanto vorrei liberarmi di te. Uffa!!! Ma quando finiremo di darci fastidio? lo lascio perdere ma, prima o poi ci troviamo sempre. Lascia perdere tu e forse ci riusciremo.

Dai siamo troppo ridicoli!!!!!!! E il brutto di tutto questo è che mi sono così abituata a te che, finito di scrivere, prenderò le tue foto e mi sforzerò di pensare alle tue cose positive, perché, nonostante tutto, ci stiamo riprovando e starò al gioco. Uffa!!! Dovrebbero inventare una cura seria, un vaccino contro le ricadute di sentimento. Senti, mia piccola lischetta, speriamo che finiremo di farci male, di usarci come ruote di scorta quando finiscono altre avventure. Non ho voglia di arrivare ad odiarti perche, in fondo, ti voglio bene e perché i primi tempi è stato veramente bello. UFF!!! Quanto tempo ti ho dedicato pure questa sera. Buona notte!!!

(sommario)

Veronica

 

 

Sono in carcere

La mia vita in carcere è una vita tranquilla perché io so farmi una vita in ogni posto dove mi trovo. Non è importante che sia in carcere o fuori, io mi abituo facilmente. Per me, per questo non ci sono difficoltà, mi manca solo la libertà. Le mie preoccupazioni sono soltanto per la mia famiglia e per quelli a cui voglio bene, perché ho paura che succede qualcosa di male a loro. In carcere mi trovo bene sia con gli italiani che con gli altri stranieri come me perché io amo farmi sempre nuovi amici dovunque vado. Certo, stando al chiuso penso sempre di farmi una nuova vita, una vita tranquilla, diversa al 100 per cento da quella di adesso e cerco di non sbagliare più.

Io sono una persona che vive al presente e mai al futuro perché anche se faccio programmi per il domani non credo che riuscirò a svolgerli, perché la mia è una vita complicata. Tra le attività che ci sono nel carcere quella che preferisco è il lavoro in falegnameria perché mi piace tanto lavorare il legno. Tra i ragazzi non ho un amico in particolare perché, per carattere io sono amico di tutti. Il mio educatore è una brava persona, è un uomo che cerca di aiutare le persone che si trovano in difficoltà: ho un buon rapporto con gli assistenti perché loro si fidano di me ed io non ho mai tradito la loro fiducia.

Chi mi manca di più qui dentro è la mia famiglia, i miei fratelli, i miei genitori e la nonna. Anche gli amici mi mancano tanto e della mia fidanzata non vi dico perché avrei tante parole per farvi capire quanto mi manca. E poi, non posso dimenticarmi della libertà perché questa mi manca tanto, tanto di più. P.S.: Tra poco esco, e di questo posto mi rimarrà il ricordo del cibo cattivo, le chiacchierate con i volontari, le lunghe attese, i tempi morti ed il triste conto dei giorni che mancano per uscire!!! (sommario)

Marius

 

 

Oggi è il 21 aprile…

È iniziata un’altra partita, un’altra lunga, faticosa e cattiva salita. A tutti sembrava di conoscere il finale e invece credo di averli fatti tremare oggi perché è stato un mezzo disastro! Sarà stata la tensione accumulata nell’attesa, la poca disponibilità a farmi analizzare, non lo so, sta di fatto che sono partita male! Male, malanno, malattia, malato, come pesano queste parole quando sì ha la consapevolezza di averle possedute!

Mentre mangiavo una mela, con il sole in faccia e lo sguardo perso, ho sentito chiaro tutto il peso di quello che è stato, sono invecchiata di dieci anni nel giro di un’ora. Ci ho pensato spesso in questi anni, ho elaborato sensazioni ed ingoiato piccole verità, ma mai, come oggi, ho sentito il sapore del marcio. Scavare nel fondo per salire in superficie, un controsenso logico e necessario. Mi sento così vecchia questa sera, una rana vivisezionata. Quando poi ti trovi davanti a chi ti dice di stare tranquilla è allucinante. Ma che ne sanno dei miei incubi, del mio marcio e di tutto quello che cerco di spiegare senza risultato? Come fanno a non capire che le parole mi sembrano troppo piccole e riduttive? So che il risultato finale non sarà come prima, perché ne ho fatta di strada, mi pesa il percorso da fare per dimostrarlo. Vorrei essere a casa, a ridere e scherzare con due persone che sto imparando a conoscere e che, a modo loro, adesso dimostrano di amarmi, sono, invece, schiacciata qui, ancora una volta sola…, l’unica costante invariata.

Si cade e ci si rialza: sono pronta a lottare per arrivare al mio traguardo, ma poi? Il dopo, come sarà? Adesso che ho ancora più chiaro il fatto che certe risposte saranno sempre troppo leggere rispetto alle domande? Vorrei essere piccola, piccola, ricominciare da lì e non dover stare qui a ricucire tutte le mancanze brutte degli anni che dovevano essere belli! Non sono io la vittima e lo so, però, a volte, è così che mi sento e non mi piace, non posso permettermelo perché devo guardare avanti. Ma ci sarà una fine? Temo di no! Voglio vivere, mai come nell’ultimo anno ho sentito chiara questa cosa e mai come nell’ultimo anno mi è pesata la vita, carica di tutte le cartacce accumulate in anni, di stranezze e di vuoto. A chi scrivo? Non lo so e non mi importa. Ho aperto la mia valvola di sfogo e vado avanti così, aspettando il sonno che mi abbasserà gli occhi, non ho nemmeno la curiosità del sogno.

In giorni come questi so benissimo cosa mi aspetta la notte e domani mattina, probabilmente, aggiungerò un tassello in più, i brutti sogni servono anche a questo e se non li racconto non vuoi dire che non ci penso, semplicemente è inutile parlarne con chi non li ha vissuti perché perdono di realtà, diventano un film e non mi servono più. Sono stanca, stanca, ma mi alzerò, ricomincerò ed arriverà un altro tempo in questa nuova partita e così andrò a letto con altri dieci anni in più ed una o due risposte da rielaborare. Quante cose ci sono in una testa? Quanta gente sa il peso di una parola di quattro lettere? Chi ha voglia di dormire questa sera? Io no. Quasi, quasi resto sveglia fino all’ultimo tempo di questa nuova partita. No, tanto crollerò fra un paio d’ore, ho accumulato così tanta ansia negli ultimi venti giorni che adesso mi sento stanchissima... Però il sonno di questo periodo sicuramente non mi riposerà.

Beh! Almeno ho imparato a conoscermi, riesco a prevedere le mie reazioni in certe situazioni. Odio le rime! Credo che adesso mi accuccerò nel mio letto, vorrei sentire una mano calda sulla fronte. Domani ci sarà il sole e mi scalderò notte, giorno, notte, giorno notte, giorno! Guarda avanti, tanto è presto per sentirsi vecchi!!! Buonanotte!!! (sommario)

 

 

Io, Karim

Faccio il mio autoritratto…

 Sono alto un metro e sessanta, ho i capelli neri, gli occhi castano scuri, le labbra carnose e la carnagione scura. Sono un ragazzo tranquillo, ma se mi innervosisco, divento violento ed aggressivo. Sono un tipo solitario e scontroso: il mio motto è "meglio soli che male accompagnati".

Sono chiuso, introverso. Sono anche lunatico, instabile, sono astuto e apprezzo le cose fatte con il cuore. Mi piace la musica hip hop, la break dance e Michael Jackson. Non ho veri amici, ma parecchi conoscenti. Non mi piace affezionarmi alle persone. Mi piacerebbe tornare a Marsiglia ed iniziare una nuova vita.

La mia difficoltà attuale è quella di non saper scrivere in italiano, anche se qualcosa capisco. Mi piacciono molto le ragazze, soprattutto quelle difficili da abbordare. Io non penso di avere molti problemi, penso di averne uno solo, grande: mi mancano i soldi e questo non mi permette di fare tante cose, tra cui quella di viaggiare. Ballare è il mio sport preferito. Se dovessi pensare a qualcosa di lecito, mi piacerebbe lavorare con il computer, ma io non posso lavorare se non in nero perché non ho i documenti. Non sono mai riuscito a trovare una compagnia giusta e per questo sono sempre solo. Sono un amatore, amo le donne in generale, ma, fino ad oggi, non sono stato mai innamorato.

E mi faccio conoscere

Io sono venuto in Italia dall’Algeria per cercare lavoro. Io sono nato a Naran, vicino ad Algeri. Vivo in Italia da sei anni e da sei mesi sono a Roma. Ho quindici anni. La mia famiglia è molto povera e siamo in sei: papà, mamma e 4 figli. Io sono il più piccolo. Ho frequentato la scuola fino alla prima media. Oggi sono in carcere per furto aggravato. È la prima volta che vengo qui a Casal del Marmo; ma sono stato anche in altri carceri: a Torino e a Bologna, sempre per furto aggravato. Questa volta non ero solo ma eravamo in due: C’era una signora che stava camminando per Piazza Cinquecento e io le andavo dietro. Ad un certo punto mi sono avvicinato di più e le ho aperto la borsa e le ho preso il portafoglio e lei non se n’è accorta.

Ma mi sono arrivati addosso i carabinieri che stavano guardando da lontano e mi hanno preso mentre chiamavano la derubata molto meravigliata e le hanno restituito il portafoglio. Mi hanno portato in caserma e dopo sono venuto qui. Il giudice mi ha interrogato e mi ha condannato a due mesi, ma deve arrivarmi un mandato di cattura per un altro reato e allora non so quando esco. La mia vita da detenuto qui è meno peggio che nelle altre carceri.

Se potessi rinascere. Chi vorrei essere?

Se potessi rinascere vorrei essere il figlio di un importante uomo ricco, però non è che mi lamento della vita che Dio mi ha dato e sono contento lo stesso della famiglia che ho! La mia vita vorrei che si svolgesse e in modo immaginario, diventando un grande calciatore e in modo reale finendo di scontare la mia pena e cominciando a fare una vita tranquilla. Vorrei quindi identificarmi con un calciatore perche mi piace molto il calcio, per diventare famoso ed essere circondato da tante ragazze, avendo tanti soldi. Per somigliargli il più possibile, agirei come lui, anche se non ne sono sicuro perché, in fondo in fondo, sarei sempre me stesso. Potrei fare molti giorni di vacanza ai Caraibi con la mia ragazza e sarei sempre seguito dai paparazzi che mi fotograferebbero in tutti i posti dove vado. Con tutti i soldi che hanno solo loro se lo possono permettere. Io, certo, non li invidio anche perché non so, confrontando la loro vita con quella mia, modesta e difficile, con tante esperienze negative, come reagirei ne so se sarei veramente felice scambiandola con quella che sto immaginando. L’unica cosa vera è che amo, sino da ragazzino, giocare a pallone e, modestamente, se mi ci impegno so giocare anche bene. (sommario)

Alessandro

 

 

Nostalgia

Io penso spesso a mio padre insieme a mia madre e spero che loro due tornino insieme: loro infatti sono separati. Nella mia famiglia ci sono cinque persone: mio padre e mia madre, una sorella e un fratello. Io sono più grande di loro. Non stiamo bene, primo perché la mia è una famiglia di separati e secondo perché io sono in carcere. La mamma della mia mamma è ancora viva: i nonni paterni sono morti. Io ho vissuto solo con mia madre per un anno, con mio padre per niente. Ho frequentato la scuola e ho fatto i cinque anni delle elementari. Ho lasciato perché non mi piace andare a scuola. Fino ad oggi ho fatto tante cose buone, per esempio: quando io vedo un anziano attraversare la strada io ho preso la sua mano e l’ho aiutato ad attraversarla; ho anche aiutato mio madre nella fabbrica di borse. Di carattere sono buono, sono gentile, sono educato: io parlo poco perché non conosco bene l’italiano. Sino ad oggi ho vissuto una brutta vita: io penso che fra dieci anni mi farò una famiglia: io voglio due figli e una figlia. La sposa sarà cinese e sarà molto bella. Io sono un tipo così così, normale. Io vorrei cambiare vita: ma non ne sono capace. (sommario)

Wang

 

 

Zaira si racconta

Sono nata a Roma 17 anni fa. Sono una ragazza rom e vivo al Laurentino, una zona alla periferia di Roma. I miei genitori con mio fratello di 14 anni vivono in una baracca di legno, mentre io abito da sola in una roulotte. Io amo vivere in questa zona perché è tranquilla e ci sto da quando sono nata. Io ho altri 4 fratelli e 2 sorelle più grandi che vivono a Roma ma non so dove. Io vado molto d’accordo con i miei genitori che sono molto affettuosi con me, mi capiscono e non mi rimproverano mai perché io mi comporto bene e sono una ragazza giudiziosa.

Ho frequentato la scuola per sei anni e studiavo anche ma alla prima media l’ho lasciata perché non mi andava più: avevo 15 anni. Io ho pochi amici molto buoni e con loro vado a divertirmi. Il sabato sera vado insieme a loro in discoteca o in giro per Roma. Io avevo un’amica a cui ero molto legata. Lei era la mia confidente, uscivamo insieme, ci divertivamo insieme, si andava a spasso insieme. Purtroppo, però, l’ho perduta quando si è sposata ed è andata ad abitare fuori Roma. Questa è la seconda volta che entro in carcere sempre per rapina perché mi sono specializzata a togliere i portafogli dalle borse e per strada e negli autobus. Certo in carcere non si sta bene, anche perché io amo molto la libertà, ma mi piace rubare e allora mi tocca fare la galera. Non sono contenta di quello che faccio però ne ho tanta voglia. Io quando lavoro lo faccio senza paura. Non penso mai al mio futuro perché mi piace vivere alla giornata ma il futuro non mi fa paura. (sommario)

Zaira

 

 

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