Un libro sul 41 bis

 

La voce dei detenuti in un libro sul "41 bis"

 

Giornale di Calabria, 6 giugno 2002

 

C’è Salvatore Biondino, il luogotenente di Salvatore Riina rinchiuso a Rebibbia, che "da nove anni, ininterrotti", dice di non poter dare "carezze e baci" ai figli e alla moglie e che "i familiari per alcuni organi dello Stato sono classificati peggio delle bestie". C’è Raffaele Ganci, ora a Parma, che dal ‘92 non tocca "la manina dei bambini".

C’è "il praticamente sepolto vivo" Salvatore Madonia (al quale è stato concesso di "tenere il bambino minore per soli 10 minuti al mese, 2 ore l’anno") che denuncia lo sforzo compiuto dai suoi cari costretti a percorrere 1500 km per raggiungere il carcere di Novara e prendere parte all’unico colloquio mensile della durata di una sola ora.

Sono alcuni dei detenuti, sottoposti al regime carcerario più duro previsto dal regolamento penitenziario (il 41 bis), che con lettere inviate alla camera penale di Roma hanno raccontato storie di vita quotidiana fatte di solitudine, vessazioni, umiliazioni e lesioni alla dignità umana. Quelle lettere sono state ora raccolte in un libro ("Barriere di vetro, voci dalla detenzione speciale in Italia", Palombi editore) che i penalisti della Capitale hanno presentato alla stampa con il chiaro scopo di chiedere a tutte le forze politiche l’abrogazione del 41 bis.

"Il vero scopo del 41 bis - ha esordito l’avvocato Valerio Spigarelli, presidente della Camera penale romana - è quello di convincere il detenuto a mutare atteggiamento processuale e a collaborare con la magistratura. Uno scopo che è fuori dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali, perché il detenuto ha diritto a un trattamento umano e perché nel nostro paese non si applicano pene o si infliggono condanne per condizionare la strategia difensiva di un imputato".

Il titolo del libro, ideato e curato dagli avvocati Massimo Biffa, Renato Borzone, Caterina Calia, Alessandro De Federicis, Maddalena De Gregorio, Giuliano Do-minici, Francesco Romeo, Emilio Siviero, Paolo Angelo Sodani, Valerio Vianello, Alessandra Za-varoni, richiama proprio quel vetro divisorio che a tutta altezza impedisce ogni contatto tra il detenuto e il parente che viene a trovarlo per un colloquio. "Il regime del carcere duro - ha spiegato Borzone - deve essere abrogato perché esistono già delle regole che garantiscono la sicurezza per i detenuti più pericolosi.

Il rispetto dei diritti umani deve valere per tutti, anche per chi è condannato per fatti di mafia. La nostra iniziativa cade in un momento in cui sembra non ci sia alcuna distinzione tra schieramento di destra e di sinistra: il governo propone la proroga del 41 bis, l’opposizione ne chiede una stabilizzazione "sine die". Ci troviamo di fronte ad una cultura trasversale illiberale. Diciamo no a chi sostiene che il fine giustifica i mezzi".

 

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