Seconda lezione

    

Come scrivere un articolo: raccolte le idee, è ora della scaletta

 

Nella prima puntata avevamo iniziato a parlare di Prescrittura, partendo dalla Raccolta delle idee, che si può fare seguendo diversi percorsi: la lista disordinata, il grappolo associativo e il flusso delle idee. Avevamo poi dato alcuni consigli circa il modo di farsi venire nuove idee. Il tema scelto, su cui scrivere un articolo, era “Affetti e detenuti”.

Bene, dopo aver raccolto le idee, si potrebbe anche passare alla scaletta. Ma qualche volta è consigliabile passare attraverso una fase intermedia. Si individua un numero limitato di IDEE PRINCIPALI (idee-guida, idee-matrice) e in base a queste i vari spunti raccolti vengono divisi in GRUPPI. Solo se avrò fatto questo lavoro il mio scritto non diventerà un mucchio di informazioni, concetti, esempi slegati tra loro. Si tratta sostanzialmente di una attività di distinzione e classificazione utilissima, che però richiede concentrazione e capacità di astrazione. Prendiamo il nostro tema e proviamo a suddividerlo per categorie. Va da sé che a seconda di chi scrive i modi di classificare il tema saranno diversi. Eccone uno possibile.

Affetti e compagni di detenzione:

si sviluppa un certo spirito di solidarietà;

esistono rapporti di potere tra detenuti che rendono problematiche le libere amicizie;

l’attuale organizzazione del carcere che premia i "più bravi" danneggia i tradizionali legami di solidarietà, in quanto tutti fanno il ‘proprio gioco’;

i rapporti con il proprio compagno di cella oscillano tra condivisione e fastidio;

spesso nei rapporti d’amicizia tra detenuti interferiscono i legami di clan (di tipo etnico o d’altro tipo);

I rapporti d’amicizia non sempre durano dopo la fine della detenzione.

Affetti e amici:

i rapporti d’amicizia sono i primi a saltare quando uno entra in carcere;

il detenuto è un individuo socialmente poco interessante (con lui non si possono progettare esperienze comuni, o fare affari);

essere amici di un detenuto può risultare imbarazzante.

Affetti e compagne/i:

sono quasi sempre destinati a entrare in crisi;

spesso le compagne dei detenuti si sentono ingannate perché sono state tenute all’oscuro della vita del loro compagno;

qualche volta però sono state loro che hanno voluto “chiudere gli occhi”;

è faticoso per una donna gestire la famiglia da sola e di questo il detenuto non sempre si rende conto;

la sessualità è una dimensione inevitabilmente negata o molto limitata e ciò pesa sulla relazione;

mentre il detenuto resta come ‘bloccato’ nel tempo, la sua compagna cambia e questo è fonte di incomprensioni reciproche;

il detenuto ritornando in famiglia dopo la pena, si aspetta di trovare tutto come prima, e invece molto o tutto è cambiato.

Affetti e figli:

c’è chi si rifiuta di portarli al colloquio temendo che per loro sia un trauma;

un figlio può perdere la stima del padre;

un figlio mano a mano che cresce diventa un estraneo;

un figlio può ‘vergognarsi’ del padre;

un figlio può sentire i consigli e gli ammonimenti del padre come meno autorevoli, meno attendibili;

un figlio può mettersi dalla parte della madre se quest’ultima rompe con il padre; eccetera.

Affetti e operatori esterni (volontari, professori, eccetera):

qualche volta si basano sull’equivoco: l’operatore vuole aiutare mentre il detenuto vuole un rapporto diretto, vero;

gli operatori spesso sono animati da un astratto desiderio di fare del bene e non si rapportano con le persone reali dei detenuti, per come sono;

possono nascere affetti, amicizie e anche amori che però sono influenzati dall’innaturalezza dell’ambiente in cui si sono sviluppati;

spesso l’operatore e il detenuto devono mostrare il loro lato migliore e ciò li induce a un atteggiamento poco spontaneo e alla lunga ambiguo.

Proposte, soluzioni, scenari possibili:

stanze dell’affettività;

più permessi;

rispetto dei criteri di vicinanza alla famiglia;

evitare i trasferimenti repentini e arbitrari;

incentivazione dei contatti con l’ambiente esterno (rendere più facili e frequenti i contatti con gli esterni);

rendere più liberi e frequenti i colloqui e le telefonate.

Passiamo adesso all’ultima fase che precede la scrittura vera e propria: LA SCALETTA.  Fino a ora abbiamo raccolto le idee, poi abbiamo provato a disporle a gruppi, adesso proviamo a costruire uno schema. La scaletta infatti presenta le idee secondo un ordine e una gerarchia (in linea di massima questo ordine si ritroverà poi nel testo).

Come a dire che il testo prevede una introduzione generale e una conclusione. Poi alcuni grandi blocchi concettuali (contrassegnati in maiuscole), a loro volta suddivisi in due sottoblocchi, e così via. Va da sé che prima di passare da un argomento all’altro devo esaurire il primo. Il difetto di molti scritti è che gli argomenti si accavallano. Con una buona scaletta ciò non accade. Gli accorgimenti grafici possono naturalmente variare, però è importante che la scaletta renda evidente la distinzione dei piani e l’ordine d’importanza delle idee. E’ perciò molto utile procedere con queste suddivisioni. Per dare un’idea di una scaletta standard prendiamo la presentazione di un fatto di cronaca; ebbene avremo uno schema predefinito:

Ognuno di questi blocchi potrà essere ulteriormente suddiviso. Il punto e. per esempio può comprendere due o tre cause principali, e così via. Prendiamo adesso la scaletta prestabilita per la recensione di un film:

  1. Trama

  2. Attori

  3. Ambientazione

  4. Significato della storia

  5. Regista

  6. Fotografia

  7. Colore e aspetti tecnici particolari

  8. Catalogazione del film in un genere

  9. Commento su ognuno degli aspetti particolari

Ecco invece una scaletta standard per scrivere un PEZZO PROBLEMATICO su una questione qualsiasi. Mettiamo che in un certo paese sia scoppiata una crisi economica dovuta alla sovrapproduzione. Si parte dalla DEFINIZIONE del problema, con la sua delimitazione (per esempio cosa s’intende per crisi di sovrapproduzione). Poi si passa a descriverne le MANIFESTAZIONI (quali sono i sintomi tipici e/o attuali di questa crisi). Poi si passa a descrivere le CAUSE del problema (c’è troppa offerta e poca domanda e ciò è dovuto agli scarsi salari, ecc.). A questa altezza puoi anche tirare in ballo le INTERPRETAZIONI (secondo alcuni le cause del fenomeno sono le seguenti…, secondo altri sono le seguenti…). Sempre a questa altezza puoi esprimere una tua TESI che magari accoglie alcune interpretazioni, oppure ne propone di nuove. Vengono successivamente gli EFFETTI o le CONSEGUENZE immediate (molte fabbriche chiudono e conseguentemente anche le banche). Devi distinguere dagli effetti i cosiddetti SCENARI o le PROSPETTIVE che implicano le proiezioni del fenomeno in un futuro vicino e lontano (ci sarà una inevitabile crisi politica, scoppieranno sommosse, ecc.). In questo caso puoi evocare OPINIONI divergenti e eventualmente avanzarne di personali. Infine puoi prospettare le SOLUZIONI POSSIBILI (quelle proposte dagli altri e eventualmente da te).

Costruiamo adesso una scaletta pronta per l’uso:

Molti obiettano che le scalette sono troppo costrittive, che cammin facendo ti possono venire nuove idee, eccetera. Certo le scalette possono essere cambiate in corso d’opera, ma ciò non toglie che sono utili. E’ come quando voi organizzate un viaggio: prevedete certe tappe e certe visite a questo o a quel monumento. Magari poi salterete una tappa o visterete un monumento al posto di un altro, ciò non toglie che è utile avere un programma e degli obiettivi, altrimenti rischiereste di perdere tempo andando di qua e di là senza costrutto, o addirittura di girare intorno, di perdervi... E’ proprio quello che accade con certi articoli: girano in torno, si ripetono, si perdono. Il buono delle scalette predefinite che vi abbiamo appena presentato è che esse sono già predisposte, che in un certo senso le troviamo già belle pronte. Nel caso di un articolo pensato e realizzato liberamente da noi, non esistono scalette prestabilite. Siamo noi che dobbiamo architettarle. Proviamo a farne una immaginando di dover scrivere un articolo sul tema “legami familiari e detenuti”. Noi l’abbiamo ‘tagliata’ così: con la famiglia d’origine

 

Ciò che tiene

 

I genitori non giudicano e nel momento del bisogno il loro affetto si rafforza

L’amore dei genitori e dei fratelli è "gratuito", non s’aspetta d’essere ‘ripagato’

 

Ciò che separa

 

Per visitare i detenuti i parenti sono costretti a subire situazioni ‘umilianti’

Quando s’ammalano non si può assisterli

Ci si sente in colpa verso di loro

 

Per gli stranieri

 

Non c’è la possibilità di contatti stabili

Spesso si tarda a dire la verità a casa, è difficile scrivere un lettere per dire che si è in galera.

 

Con i partner

 

Le situazioni di crisi

Le coppie senza figli sono le più soggette alle crisi

La pesantezza della lontananza

Il tempo passa in modo diverso per l’uno e per l’altra

Non ci sono situazioni di reale e prolungata intimità

 

Visto dalla donna

 

Devono tirare su i figli da sole

Devono lavorare di più

Diventa difficile per loro gestire figli, lavoro, sostegno al compagno

Spesso lui è talmente concentrato su di sé, che non capisce quanto sia dura per lei

Spesso lei si lamenta di essere stata ‘ingannata’ da lui (non le ha detto tutta la verità)   

 

Visto dall’uomo

 

E’ lui che sopporta la condizione peggiore

Si aspetta maggiore sostegno nel momento del bisogno e spesso non lo trova

Quando ritorna a casa è molto difficile per lui accettare i cambiamenti avvenuti nel tempo

Non è sempre vero che lui l’ha ‘ingannata’, è vero che è stata lei a voler essere ‘ingannata’

 

Con i figli

 

Il negativo

 

Un figlio può crescere ‘vergognandosi’ del padre

Un figlio può non sentire i consigli del padre come autorevoli e attendibili

Il padre soffre quando la moglie non gli fa coltivare il rapporto con il figlio (non lo porta ai colloqui, ecc.)

Quando la coppia entra in crisi il figlio diviene una penosissima materia del contendere (fammeli vedere/non te li faccio vedere)

 

Il positivo

 

Sono i figli che costituiscono una ragione di tenuta della famiglia       

E’ l’affetto per i figli che spesso costituisce una forte ragione per un ritorno alla ‘normalità’ da parte del detenuto

La lontananza imposta dal carcere può fare riscoprire al padre (ma anche al figlio) il valore della relazione, che magari precedentemente era stata trascurata; eccetera

 

Proposte e ipotesi

 

Tesi di fondo

 

Il recupero del detenuto passa solo attraverso il riconoscimento di una sua vita affettiva

La mancata possibilità di coltivare le relazioni affettive rende più insoddisfatti e aggressivi

 

Soluzioni possibili

 

Più permessi a casa

Sostegno anche psicologico alle famiglie dei detenuti

Evitare i trasferimenti repentini e arbitrari

Rendere più liberi e frequenti i colloqui e le telefonate

Introduzione ragionata e naturale delle cosiddette stanze dell’affettività

Siamo arrivati alla fine del nostro lavoro di prescrittura. Con la prossima lezione entreremo nel vivo della scrittura vera e propria.

 

 Stefano Brugnolo 

 

 

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