Terza lezione

 

Dopo la scaletta, vediamo come si fa a cominciare e a… finire

 

Nelle due puntate precedenti ci siamo occupati di pre-scrittura. Adesso possiamo cominciare a scrivere il nostro pezzo davvero. E da dove cominciamo? Ma dall'inizio, naturalmente. Attenzione però. Mentre tutto il resto dell'articolo sarà costruito rispettando abbastanza fedelmente la scaletta, l'inizio (o incipit) è fuori scaletta, è una vostra creazione o invenzione. Voglio dire che con l'incipit vi giocate l'attenzione e l'interesse del lettore. Sono poche righe ma strategiche, che devono fare centro, che devono colpirlo, incuriosirlo, il lettore. Dunque un buon inizio, un buon lead è davvero metà del vostro pezzo. To lead in inglese significa "guidare". Ebbene con l'attacco del pezzo voi guidate il lettore alla sua comprensione. Lo mettete sul binario giusto. Gli date la chiave per capirvi. Ora, per molto tempo l'attacco giornalistico classico, di origine anglosassone, era quello basato sulle cinque W della scaletta classica. Ricordiamole:

WHO? CHI?

WHERE? DOVE?

WHEN? QUANDO?

WHAT? CHE COSA?

WHY? PERCHÈ?

 

Ebbene, nelle prime cinque righe il giornalista rispondeva a tutte queste domande. Per esempio:

 

Un giovane nato nel 1973, Fabrice Fernandez, è stato ucciso, giovedì 18 dicembre verso le 21.40. È stato colpito a morte da una pallottola di fucile a pompa nei locali del commissariato del nono arrondissement di Lione. Vi era stato condotto dopo un interrogatorio con altri due giovani da parte dei poliziotti della Brigata anticriminalità (Bac) nel difficle quartiere della Duchère, situato nella zona ovest di Lione. È nel quadro di questo arresto che l'arma è stata sequestrata (da Le Monde, 1997)

 

Questo era e resta il lead classico, di riferimento. C'è tutto l'essenziale. Che successivamente verrà meglio precisato e articolato. È un lead onesto, grazie a cui il lettore sa perfettamente cosa aspettarsi. Ancora oggi questo incipit è praticato, ma già alla fine degli anni cinquanta si affermò (a partire dall'America) un nuovo tipo di lead, che portava in primo piano un particolare dell'avvenimento o della vicenda. Non si tratta di una novità assoluta, in fondo è l'inizio che già gli antichi definivano in medias res. Si comincia "nel mezzo" delle cose, dei fatti narrati. Per es. ecco un lead d'un pezzo dedicato al processo per omicidio intentato alla moglie di Nelson Mandela:

Adesso porta gli occhiali colorati con una scintillante montatura di strass. I suoi vestiti sono confezionati ma appariscenti. E gronda di gioielli d'oro. Dopo quasi due anni ai margini della vita politica sudafricana - buttata fuori dal consiglio dei ministri, divorziata dopo un umiliante dibattito di due giorni - Winnie Madikizela Mandela è tornata. E, come il suo nuovo capace guardaroba, non può essere ignorata (Herald Tribune, 1997)

Come vedete si parte subito con una presentazione del personaggio principale, colto dal vivo, in movimento e a partire da certi particolari di effetto. Ma ci sono altre possibilità. In tutto quelle più praticate nel giornalismo di cronaca sono quattro:

Una enunciazione

Una situazione

Una dichiarazione

Un interrogativo

 

 

Qualche esempio a partire da un fatto di cronaca specifico del marzo del 1992: l'arresto d'un uomo accusato d'aver messo in vendita il figlioletto.

 

Grazie a una telefonata anonima, i carabinieri la sera di san Giuseppe hanno impedito che Giovanni A., 47 anni, disoccupato con precedenti penali, cedesse il figlio Pasquale R. per 5 milioni (Corriere della sera)

 

Pasqualino costava quanto una macchina usata: cinque milioni. Suo padre ha cercato di venderlo proprio il giorno della festa del papà (La Repubblica)

 

Pallido, magro, avvolto in un cappotto liso, reggeva tra le mani una busta di plastica con le sue cose: un pigiamino e uno spazzolino da denti. Pasqualino, tre anni appena compiuti, era pronto per un viaggio senza ritorno. Stava per lasciare per sempre "il basso" in cui è nato, nel centro di Napoli. Per i suoi era merce preziosa: i genitori, infatti, lo avevano venduto per cinque milioni a una coppia che da anni tentava inutilmente di avere un figlio (La Stampa)

 

Gli occhi scavati, un pigiamino lercio coperto da un cappottino rosso, ancora assonnato, Pasqualino, 3 anni, era pronto per essere venduto dai genitori (L'Unità).

 

Nei primi due esempi il punto di partenza è l'enunciazione del fatto (Corriere) e di un particolare del fatto (La Repubblica). Come vedete l'enunciazione di un particolare diminuisce l'imparzialità; l'intero pezzo sarà letto sotto l'influenza dell'informazione iniziale: un padre valuta il figlio quanto un'automobile usata! Negli altri due esempi il punto di partenza è una situazione: una piccola scena d'effetto, addirittura melodrammatica. Ecco adesso un lead con dichiarazione riferito a un fatto di cronaca recente, la manifestazione delle cosiddette tute bianche contro il G 8:

 

"E adesso tutti a Genova, senza paura. Perché esserci sarà un atto di disobbedienza civile, ma anche l'unico modo per tenere aperti gli spazi della democrazia". La tuta bianca Luca Casarini, portavoce senza quasi più voce per le notti in bianco e per l'oscuramento del telefonino ("eccesso di intercettazione"), fa partire in tutta tranquillità il conto alla rovescia. L'Impero, come lo chiama lui con linguaggio immaginifico, mette i bastoni fra le ruote. Venire a Genova sarà una gimkana. Ma questa, dice, è già una mezza vittoria.

 

Anche in questo esempio si tratta di inizio in medias res, teatrale, ad effetto. Il risultato è quello di drammatizzare la notizia. Attenzione: la dichiarazione riportata nell'incipit non esprime il punto di vista dell'articolista ma quello di un protagonista, di un testimone, di un osservatore, comunque di parte. Nel corso del pezzo verranno perciò presentati anche altri punti di vista, citati o riassunti. Ecco infine un lead basato su un interrogativo:

 

Saremo tutti costretti a mangiare Big Mac e a bere Coca Cola, mentre guardiamo Beautiful? Lo spettro della globalizzazione, che nell'immaginario finisce per coincidere con l'americanizzazione, sembrerebbe incombere sul mondo… (Diario, 4 agosto 2000).

 

L'interrogativo ottiene sempre l'effetto di trasformare un fatto di cronaca in un problema collettivo. Mira a coinvolgere il lettore, quasi rivolgendosi direttamente a lui. Quel che conta non è tanto l'avvenimento in sé e per sé ma le riflessioni che provoca. Do adesso di seguito un lead scritto nella redazione di Ristretti sul tema della religione in carcere (e fuori):

 

Chi è Dio e chi sono questi suoi discepoli, che imbracciano fucili o usano tritolo in suo nome, ritenendosi salvatori del mondo? Sono senz'altro fanatici che usano un'etichetta prestampata nella notte dei tempi per dare una giustificazione a gesti talmente efferati da essere assolutamente inconcepibile che vengano ispirati, né da Dio né da alcun altro discepolo, si chiami Gesù, piuttosto che Maometto, piuttosto che Buddha.

 

Va bene l'inizio, che è per l'appunto problematico. Solo che dopo viene subito la risposta nuda e cruda. La questione appena posta è già risolta. Qualunque cosa direte dopo il lettore, ha già "mangiato la foglia" e vi lascia. Sarebbe bene invece tirarla un poco in lungo. Il bello di questi incipit interrogativi consiste proprio nel loro essere aperti. Basterebbe perciò continuare con lo stile interrogativo, problematico. Per esempio:

 

Chi è Dio e chi sono questi suoi discepoli, che imbracciano fucili o usano tritolo in suo nome, ritenendosi salvatori del mondo? Sono anime pure e dure pronte a sacrificarsi per il Bene e la Verità o sono senz'altro fanatici che usano un'etichetta prestampata nella notte dei tempi per dare una giustificazione a gesti talmente efferati da essere assolutamente inconcepibile che vengano ispirati, né da Dio né da alcun altro discepolo, si chiami Gesù, piuttosto che Maometto, piuttosto che Buddha?

 

E non va ancora bene. Perché messa così è evidente per quale risposta alla questione propende l'articolista… Allora lasciate che vi dia un consiglio: se volete fare giornalismo non dovete mai spiegare cosa pensate voi, cosa per voi è vero o falso, giusto o sbagliato, ma dovete sempre indagare una questione. Ecco ora un altro esempio sempre prodotto in redazione:

 

Non credo nelle conversioni lampo. In carcere ho visto uomini per i quali l'unico contatto avuto con la Chiesa era stato quello del battesimo, o quello di rubare le offerte da ragazzini, trasformarsi improvvisamente in fervidi credenti: santini appesi al muro della cella, Santa Messa la domenica… chissà, forse pregavano veramente. Sono convinto infatti che ci sono molte persone sincere che si avvicinano alla Chiesa, ma mia impressione è che certi atteggiamenti siano essenzialmente esteriori.

 

Questo incipit assomiglia di più a una conclusione. Inoltre è troppo personale: è il giudizio di qualcuno su qualcosa. Un pezzo giornalistico dovrebbe essere più 'aperto', più 'panoramico', dovrebbe farsi eco delle altrui opinioni, non sbattere lì solo la propria. Se qualcuno legge questo inizio ha già capito qual è l'idea di fondo dell'articolista e non è invogliato a continuare. Basterebbe darla come una dichiarazione, come una citazione, da attribuire a qualcuno. Qualcosa del genere:

 

"Non credo nelle conversioni lampo. In carcere ho visto uomini per i quali l'unico contatto avuto con la Chiesa era stato quello del battesimo, o quello di rubare le offerte da ragazzini, trasformarsi improvvisamente in fervidi credenti: santini appesi al muro della cella, Santa Messa la domenica…" A dire questo è Gianni, uno che di carcere se ne intende, ahimè, e che non è facile a illudersi e commuoversi. "Chissà, forse pregavano veramente. Sono convinto infatti che ci sono molte persone sincere che si avvicinano alla Chiesa, ma la mia impressione è che certi atteggiamenti siano essenzialmente esteriori". Forse Gianni è troppo diffidente. Cerchiamo allora di farci un'idea nostra chiedendo anche ad altri…

 

Come vedete quello che era un incipit troppo "tagliato", adesso diventa il punto d'avvio d'una inchiesta, d'un dibattito, d'una questione aperta. Naturalmente non esistono solo quattro modi per cominciare un pezzo giornalistico. Ne esistono tanti altri, probabilmente infiniti (tra l'altro una modalità può mescolarsi con l'altra). Nella prossima puntata cercheremo di costruire una tipologia un poco più completa e soprattutto meno legata all'articolo di cronaca puro e semplice, più legata all'articolo d'opinione, di resoconto, anche alla recensione, e a altre tipologie ancora (dunque più adatta a una rivista come Ristretti). Fermiamoci qui per il momento.

 

Stefano Brugnolo

 

 

 

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