Prima lezione

 

La prescrittura

 

Quando si scrive un pezzo giornalistico occorre prima di tutto avere qualcosa da comunicare agli altri. Affermarlo sembra banale, ma non è così. Molti si mettono a scrivere "sentendo" che hanno tante cose da dire, poi però dopo qualche riga "si impiantano". Il consiglio che do è piccolo ma tassativo: prima di scrivere buttate giù, nero su bianco, le idee. Per idee qui intendo le cose da dire. Queste cose le dovete appuntare su un foglio in forma breve riservandovi di svilupparle in un secondo momento, quando davvero vi metterete a scrivere. I latini dicevano: se tieni le cose le parole seguono. Non fatevi fregare dall'ispirazione o dalla spontaneità e libertà del pensiero. Organizzatevi un piano prima di partire. Però: non prendete alla lettera il termine idee. Possono essere concetti, fatti, informazioni, esempi, citazioni. Tutto fa brodo. E' importante però che voi ne abbiate una piccola scorta prima di cominciare a scrivere. Magari non le userete tutte ma è meglio averne messo da parte un bel mucchietto. Perciò, non state a valutarle troppo: appena un'idea vi frulla per la testa, acchiappatela, etichettatela e appuntatevela. Chiameremo questa prima fase la  RACCOLTA DELLE IDEE.

 

Ora, ci sono due modi fondamentali per raccogliere le idee. Il primo è quello che chiameremo della LISTA DISORDINATA. Vale a dire che in un primo momento butteremo giù le idee così come si presentano, alla rinfusa. Senza preoccuparci dei legami tra queste, delle eventuali ripetizioni, della loro consistenza, validità, pertinenza, di quale sia più importane e di quale meno, ecc. Per capirci prendiamo un tema, questo: Affetti e detenuti. Bene, cominciamo a buttare giù le idee come vengono vengono. Per esempio così:

quando si è in carcere le amicizie saltano;

il rapporto con la famiglia d'origine (soprattutto con i genitori) è quello su cui puoi contare di più;

in carcere si creano nuovi rapporti di solidarietà basati sul 'male comune';

i rapporti con il proprio compagno di cella oscillano tra la condivisione e l'insofferenza;

i rapporti con i compagni comunque spesso non durano quando la carcerazione è finita;

i rapporti con il partner 'fuori' entrano inevitabilmente dopo la condanna in una fase nuova, spesso entrano in crisi e finiscono;

i problemi di chi è fuori, soprattutto della moglie, sono tanti e non sempre sono compresi da chi sta 'dentro';

qualche volta i detenuti idealizzano i rapporti con i propri cari e non si rendono conto che essi cambiano nel tempo; ecc.

il detenuto ha una visione dei suoi rapporti 'bloccata' (come un fotogramma) all'epoca della condanna; eccetera.

 

Un buon modo per stimolare l'afflusso delle idee è quello che consiste nel porsi una serie di domande. Così:

Quali sono gli affetti che patiscono di più quando si è in carcere? Quelli con i genitori? Con le compagne? Con i figli? Con gli amici?

Sono possibili affetti tra detenuti?

Durano le amicizie che si stabiliscono in carcere? Se non durano perché non durano?

Il carcere rende più duri, più refrattari ai sentimenti?

Il carcere rende più capaci di affetto, di solidarietà, di umanità? Eccetera.

E si ricordi: si tratta di domande aperte, non è importane che voi abbiate la risposta già pronta, è importante che voi stabiliate alcune grandi questioni su cui magari poi indagherete. Questo lo dico perché spesso accade che la raccolta delle idee avvenga collettivamente, che sia un lavoro della redazione. Può capitare allora che ogni idea susciti un dibattito, magari interessante ma poco produttivo. Ripeto: non si tratta di stabilire se l'idea sia giusta o sbagliata, non si tratta nemmeno di svilupparla, si tratta solo di buttarla giù, per riprenderla dopo.

 

Un'altra modalità utile è quella del FLUSSO DI SCRITTURA. In questo caso, diversamente che con la lista e con il grappolo associativo (che si avvalgono di formulazioni brevi, secche, quasi di etichette), si inizia subito a buttare giù pezzi di testo, costruendo frasi e periodi completi. Per esempio:

Quando si è detenuti ci si accorge che i rapporti che tengono di più sono quelli con le famiglie d'origine, soprattutto con i genitori, mentre quelli con le proprie mogli e fidanzate soffrono maggiormente;

Finché i bambini sono piccoli è più facile mantenere vivi gli affetti; il fatto è che loro non realizzano ancora bene cosa vuol dire che il loro papà è in carcere. E' quando crescono che tutto cambia, diventano più consapevoli e cominciano a vergognarsi del padre, magari per colpa dei compagni o dei maestri o delle zie; eccetera.

 

Questo modo d'iniziare viene consigliato soprattutto a chi ha bisogno di sbloccarsi nella scrittura, a chi ha paura del foglio bianco. Però bisogna ricordarsi che le frasi buttate giù non saranno utilizzabili tali e quali nella stesura finale. Sono comunque appunti, buttati giù alla buona, non vanno corretti, vanno tenuti come sono, come pro-memoria, pensierini-stimolo. Si ricordi infine: che questi pezzi non devono mai essere troppo lunghi, altrimenti perdono il loro carattere di appunti.

 

Un altro modo utile per sviluppare certi temi è quello di affrontarli individuando degli argomenti pro o contro. Per esempio: 1. Si dice spesso che una delle cause delle crisi matrimoniali che seguono a una condanna consiste in ciò: la moglie non sapeva dell' "altra" vita del suo partner, e si ritiene perciò ingannata. Ciò che essa rimprovera al suo partner non è il reato commesso, ma di averglielo tenuto nascosto. 2. Però si può obiettare che in realtà queste mogli o fidanzate sono delle finte tonte. Come facevano a non sapere, come facevano a non accorgersi che c'era qualcosa di strano nella vita che conduceva il loro compagno? Perché non chiedevano da dove venivano tutti quei soldi che garantivano alla famiglia una vita di lusso? Forse non lo chiedevano perché faceva loro comodo dimostrarsi finte tonte…

 

E' anche possibile, variando appena un po' sulla modalità sopra esposta, analizzare una questione da due punti di vista contrapposti.  Così tutta la questione dell'affettività andrà esaminata contrappuntando (o contrapponendo) il punto di vista di lui e quello di lei: lui si lamenta che lei non viene a trovarlo abbastanza spesso; lei risponde che non ha sempre la possibilità di farlo visto che sono enormemente aumentate le sue responsabilità, eccetera.

 

E' comunque importante in questa fase di raccolta delle idee:

buttare giù tutto ciò che ci passa per la testa senza rimandare a dopo;

non preoccuparsi della 'giustezza' o meno delle idee che ci sono venute in mente;

inserire nella lista anche problemi aperti, intuizioni da verificare, idee preliminari;

usare fogli grandi e lasciare spazi bianchi a lato e tra le righe in modo da poter inserire nuovi elementi vicino o in mezzo a quelli riportati;

ogni tanto rileggere quanto s'è già scritto (l'esame di informazioni già raccolte è di stimolo alla generazione di nuove idee).

 

Prima di passare ad altro è importante ricordare che c'è un altro modo per raccogliere le idee: il cosiddetto GRAPPOLO ASSOCIATIVO che evidenzia con una rappresentazione grafica le associazioni fra le idee (in sostanza è un modo più visivo di prendere appunti). Si procede così: si scrive al centro del foglio - quest'ultimo sarà bello grande - l'idea fondamentale da sviluppare, poi si distribuiscono a raggiera, scendendo di piano in piano, le altre idee (che arrivano spesso per semplice 'associazione'). Sono benvenuti tutti gli espedienti grafici: frecce, inquadrature, sottolineature, ecc. Le associazioni naturalmente possono essere di vario tipo: per contrasto, per analogia, ecc. Ci ritorneremo.                                                              

In questo secondo caso è utile tener presente:

che è bene realizzare più livelli, allargare il numero delle associazioni, aggiungendo diverse raggiere successive;

che è bene che tra un'idea posta al primo livello e una posta al secondo livello (e poi al terzo, quarto, eccetera) ci sia un legame logico o tematico; se non c'è questo legame, collocate la nuova idea vicino al tema centrale. Insomma non inserite le idee in modo casuale.

Adesso diamo alcuni consigli circa il modo di farsi venire nuove idee. Io che insegno nella scuola media superiore spesso mi sento dire dai miei allievi: "non ho idee, non mi vengono idee, ecc.". Ebbene ecco qui di seguito qualche piccolo trucco per farsi venire idee. Tutti i meccanismi sotto esposti si basano sulla tecnica della libera associazione. Il gioco è il seguente: a partire da un'idea te ne può venire in mente un'altra per via analogica, causale, oppositiva; stabilendo conseguenze, precedenze, successioni, generalizzazioni, esemplificazioni, classificazioni, tipologie; riportando casi personali, esperienze d'autorità. Ecco qualche esempio: 

Analogia. E' il metodo di lavoro del comparativista. Confrontando un fenomeno con un altro fenomeno, trovando le somiglianze e le differenze lo comprendo meglio. Partendo da un'idea, da un fatto, da un fenomeno se ne trovano altri che somigliano ai primi (le due idee, i due fenomeni possono poi essere messi a confronto e analizzati approfonditamente). Per esempio: si possono analizzare i fenomeni confrontandoli nel tempo e nello spazio. Nel tempo: una volta le relazioni affettive tra interno e esterno erano migliori e peggiori (qualcuno sostiene che erano peggiori quelle con l'esterno, ma che erano migliori quelle all'interno, tra compagni). Nello spazio: che tipi di soluzioni hanno adottato negli altri Stati (per esempio: le stanze dell'amore hanno funzionato o no?). Sono possibili anche analogie con altri fenomeni o fatti: la lontananza 'da' detenzione può essere confrontata con la lontananza affettiva 'da' emigrazione; la crisi tra un detenuto e una libera può essere confrontata con una crisi nelle coppie 'normali'.

Contrapposizione. Data un'idea se ne costruisce una opposta. Per esempio: i detenuti 'indigeni' possono contare sull'affetto delle famiglie, sul loro aiuto, sul loro sostegno. INVECE: gli immigrati sono soli e perciò la loro situazione affettiva è molto più drammatica. Nella categoria della contrapposizione facciamo rientrare anche le eccezioni e i contro esempi (sì è vero le compagne chiedono di sapere la verità su quel che sei, su quel che davvero hai fatto, poi PERO' quando la sanno non vogliono crederci, non vogliono accettarla).

Causa. Un certo fenomeno, già individuato, viene messo in relazione con un altro che lo spiega, che ne costituisce la causa: Molti rapporti matrimoniali o di coppia entrano rapidamente in crisi dopo la condanna e comunque durante la detenzione. Ciò si spiega così: 1. La lontananza fisica e geografica allenta il rapporto; 2. Le fatiche  per tirare avanti di chi si trova d'improvviso privo dell'aiuto del partner ritrovandosi di colpo addosso il peso d'una famiglia rendono il 'libero' meno disponibile; 3. Le 'umiliazioni' a cui spesso è sottoposto il familiare allorché visita il detenuto gli rendono più difficili e meno desiderabili i contatti, le visite; eccetera eccetera.

Conseguenza. Il detenuto passa attraverso esperienze di isolamento, solitudine, emarginazione. Conseguenza: ciò lo rende spesso più 'duro', meno pronto a investire negli affetti, a credere negli altri. Oppure: il parente per poter visitare il detenuto deve passare attraverso una serie di procedure (perquisizioni, ecc.) oggettivamente umilianti. Conseguenza n. 1: ciò lo rende meno desideroso di ripetere l'esperienza. Conseguenza n. 2: ciò rende il detenuto insoddisfatto e ipercritico nei confronti del parente poco assiduo. Conseguenza n. 3: ciò incrina i rapporti tra detenuto e parente.

Precedenza.  Spesso si nota che certi rapporti di coppia non tengono una volta che la pena è stata comminata. Si dà tutta la colpa alla detenzione. Però ci si può chiedere se già PRIMA i rapporti non fossero deboli, falsi, eccetera.

Successione. Nelle cose c'è un prima  e c'è un dopo. PRIMA quando il processo è ancora in corso i familiari 'si mobilitano', sono motivati e attivi nell'aiutare il detenuto: c'è energia e c'è speranza, perché è in corso una 'lotta'. POI viene il difficile. Il 'poi' è la pena definitiva: quando non c'è una prospettiva, ma tutto è definito e bisogna solo resistere, spesso per anni e anni. A una condizione di attività succede una condizione di passività, che spesso rende meno intensi i rapporti.

Generalizzazione: Partendo da informazioni specifiche, si arriva a una conclusione che le presenta in modo generale. Per es: Alcuni detenuti hanno difficoltà a instaurare relazioni affettive e stabili e durature una volta usciti dal carcere. Generalizzazione: l'esperienza del carcere rende gli individui meno fiduciosi circa il valore e la forza dei legami umani.

Esemplificazione. Partendo da un concetto di carattere generale, si produce un'idea specifica che lo concretizza e lo spiega. I parenti sono spesso sottoposti a esperienze disorientanti e anche umilianti allorché vengono a trovare i loro cari in carcere. Esempio: è capitato più di qualche volta che un parente sia giunto in un carcere e sia stato informato solo allora che il detenuto in questione era stato trasferito.

Ricerca di tipologie.  Si può per esempio sviluppare un singolo sotto-tema del tema generale e procedere a una sua classificazione; scegliamo il punto affetti/detenuti/figli e procediamo prima di tutto a una classificazione 'dalla parte' del figlio:

Un figlio può perdere la stima del padre;

Un figlio può 'vergognarsi' del padre;

Un figlio può sentire i consigli e gli ammonimenti del padre come meno autorevoli, meno attendibili;

Un figlio può mettersi dalla parte della madre se quest'ultima rompe con il padre; eccetera.

E ora mettiamoci 'dalla parte' del padre:

Il padre non riesce a dare un'impronta significativa all'educazione del figlio;

Il padre soffre perché la moglie non gli fa coltivare il rapporto con il figlio;

La lontananza imposta dal carcere può fare riscoprire al padre (ma anche al figlio) il valore della relazione, che magari precedentemente era stata trascurata; eccetera.

Esperienza personale. Si riportano fatti di cui si è stati diretti protagonisti o testimoni (questo serve per rendere più concreta e convincente l'idea di partenza e aiuta a essere originali, evitando di ricorrere a luoghi comuni). Ecco un esempio raccontato in redazione: "io quando ero libero non ostentavo certo comportamenti devianti quando stavo con la mia donna. Ero normale con lei, inappuntabile. Qualche volta mi allontanavo per qualche giorno da casa, partivo con la mia borsa da viaggio e andavo a delinquere, ma lei non lo immaginava nemmeno lontanamente. Poi sono stato arrestato e subito mi sono proclamato innocente. Lei mi ha creduto per anni. Poi a un certo punto non ho più avuto il coraggio di continuare e le ho detto la verità. Si è sentita ingannata e dopo un po' mi ha lasciato".

Esperienza di autorità. Si dà maggior forza a un'affermazione dicendo che anche una persona famosa (una auctoritas) ha fatto o detto lo stesso.

Stefano Brugnolo  

 

 

 

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