La Voce nel Silenzio

 

Per sperare nel futuro prima o poi

bisogna scendere a patti con il passato

 

Nell’autunno del 2000 "Pasquale" stava per prendere una decisione molto importante che gli avrebbe cambiato la vita.

 

di Diego

 

Era ormai da un po’ di tempo che cercava di ragionarci, non solo per essere sicuro di prendere la decisione giusta, ma forse cercava di prendere tempo per farsene una ragione. Pasquale se n’è andato dall’Italia per dei problemi con la giustizia, era già stato in carcere due anni prima, una volta tornato in libertà non riuscì ad inserirsi, tornò a guadagnarsi da vivere come meglio gli riusciva.

Sicuramente è la strada più comoda, forse la più redditizia, ma con le possibilità che offre una società che ti rinnega, che non vuole dare una seconda chance è anche la più pratica, perché alla fine le spese sono uguali anche per un ex detenuto, anzi sono di più. Non è facile "cambiare", quando una persona vive credendo in quello che fa e ad un tratto gli si vuole far vedere tutto da un altro punto di vista, anche se "giusto", gli si deve dare il tempo per ricredersi e convincersi che si può vivere come tutti fanno. Pasquale, nonostante per anni avesse vissuto infrangendo la legge, aveva sempre lavorato, perciò non lo spaventava il lavoro, doveva solo capirne il valore, imparare ad apprezzare la vita e la libertà.

Per tre mesi, dopo l’uscita dal carcere, girò in lungo e in largo ovunque fosse a conoscenza ci fosse richiesta di lavoro, oltre trenta ditte, qualsiasi tipo di occupazione era disposto ad accettare, ma gli riuscì a malapena di lavorare qualche giorno come aiuto imbianchino, qualche giorno da amici quasi per compassione e alla fine per pagare l’affitto non restava che tornare a guadagnarsi da vivere come meglio gli riusciva. La voglia però di sistemarsi e mollare quella strada, che solo problemi può portare, si rafforzava sempre più, cominciava a vedere il suo complicarsi. Con l’andare del tempo i "guadagni" da favola sognati si facevano sempre più irraggiungibili. Nonostante fosse più che mai in ballo e confuso (non poco), di una cosa era certo e cioè che una volta racimolati più soldi possibile non voleva più restare in un paese che non gli dava nessuna speranza di ricominciare, tanto meno aveva alcun’intenzione di tornare in carcere. Decise di trasferirsi in Germania dove aveva alcuni amici che lo avrebbero aiutato con una sistemazione e nel cercare il lavoro. Anche se fortunato dall’inizio, perché trovò subito da lavorare e si seppe inserire in un nuova mondo con entusiasmo, man mano che il tempo passava si rendeva conto che il mondo del lavoro non era poi così male, anche se richiedeva sacrificio.

Iniziò come aiuto cameriere in un grosso ristorante del centro di Monaco, le ore giornaliere erano tante (12- 13) e solo mezza giornata di riposo settimanale, ma nonostante tutto era fiducioso di poter fare un salto di qualità, il che voleva dire soprattutto più soldi (una prima meta). All’inizio tutto gli sembrava eccitante, l’aver cambiato aria lo stimolava, un nuovo flusso di adrenalina si mise in circolo, era arrivato il momento per vedere quanto poteva valere e cosa sarebbe stato capace di costruirsi dal nulla. Il sistema stesso se lo stava risucchiando, sì perché là dove i meriti sono riconosciuti tutto ti viene incontro favorendoti e non cercando di fregarti… niente era dato in regalo e lui se lo stava guadagnando con il sudore, ogni giorno un po’. Nel lavoro cominciò a credere e la nuova professione iniziava a gratificarlo, visto la piccola carriera, da aiuto cameriere a responsabile di sala, nella vita privata una ragazza seppe rubargli il cuore e farlo suo, dopo alcuni anni si sposò, insomma passo dopo passo tutto sembrava essersi risolto, era riuscito a cambiare vita. Le prospettive in quella città erano più che buone per programmare un futuro con ambizione. L’autostima riconquistata e la voglia di continuare a crescere con il lavoro erano prede abbordabili, ma era tutto troppo bello, c’era ancora qualcosa da risolvere.

Pasquale, nonostante fossero anni che si era reinserito nella società, nel mondo del lavoro e che si era sposato, doveva ancora fare in conti con la giustizia italiana.

Mentre in un primo momento gli stessi errori gli erano stati d’aiuto come stimolo per riprendere una vita "normale" man mano che il tempo passava si rendeva conto che gli stessi lo stavano chiudendo in una vita sempre meno vera, libera di progetti per il futuro, condizionato sempre a lasciare una porta aperta come via di fuga…, tutto quello che si stava costruendo era contraddittorio, ora aveva bisogno di basi solide come trampolino di lancio per il futuro e non più solo pensando a se stesso, ora doveva pensare anche per il futuro della moglie che gli stava accanto. Non aveva il tempo e la spensieratezza per riuscire a concentrarsi, per decidere il meglio da farsi, era molto impegnato nel lavoro al punto che non si ricordava più l’ultima volta in cui aveva invitato sua moglie ad una cena romantica in un ristorante. Lui, anche se ci lavorava nei ristoranti, non scattava mai l’idea di essere servito e approfittare di poche ore per riequilibrare il tempo perso con una piacevole chiacchierata con la sua amata. Alla fine d’ottobre 2000 però, dopo una settimana passata a letto per una forte influenza, aveva deciso di prendersi un meritata vacanza.

Una pausa che gli sarebbe servita, non solo a riposare il corpo, ma sicuramente l’avrebbe aiutato a riordinare le idee. Aveva bisogno di quel tempo necessario per trovare una risposta, prendere una decisione che era arrivata ai ferri corti, si stava portando dietro un peso che stava diventando sempre più il problema della sua vita e di riflesso che avrebbe cambiato il suo futuro. Così, in comune accordo con Pina (la moglie), decise di andarsene in ferie da solo per una settimana o dieci giorni al massimo. Niente di meglio se non in un’isola delle Canarie, al caldo lontano, dove avrebbe potuto meditare senza pressioni. Visitare una località dove non era stato poteva essere la combinazione vincente per pensare in tranquillità in merito al suo problema. Innamorato del mondo e della natura com’era Pasquale, era sicuro di trovare consiglio da nuovi orizzonti, da nuovi odori e trovare nuove speranze là dove nessuno lo conosceva, là dove avrebbe potuto isolarsi spensierato… o per lo meno provarci. Giusto il tempo per combinare il periodo di vacanza con il lavoro e via, all’aeroporto, la decisione era presa.

"II primo aereo per le Canarie va bene!" si diceva, "una volta lì non ci saranno problemi per girare da un’isola all’altra". Al quarto giorno, come nei precedenti, intorno alle 18:00 s’incamminava per una passeggiata lungo la spiaggia, aspettando che tutti, o quasi, i turisti si ritirassero negli alberghi o appartamenti per cenare, così da trovare un vasto pezzo di spiaggia vuota, dove lasciare i sandali, l’asciugamano e via per una bella nuotata, ci si era così abituato che quasi quasi pensava di trasferirvisi con la moglie per lavorare e viverci. "Eh sì, questa è vita!" pensava. Rimaneva sulla riva giusto il tempo di asciugarsi e di pensare cosa gli andava per cena; ma quella sera il suo sguardo era perso nell’orizzonte del mare…

Si godeva il volo acrobatico dei gabbiani, liberi nel vento… "È inutile pensare di essere liberi quando non lo si è! È arrivato il momento!!!" Si disse ad alta voce. Qualcosa gli era scattato improvvisamente nella testa, tutto ad un tratto non aveva più dubbi, non aveva più paure, chissà forse il profumo dell’oceano, molto più grande del mare al quale era abituato fin da piccolo, un profumo d’idee più lontane, più profonde, più decise, forse era riuscito a scavalcare quel muro che gli impediva di vedere lontano. Quella sera telefonò a sua moglie, per avvisarla della decisione.

Tornato in Germania, preparò le valige, era pronto per partire, andare a pagare una volta per tutte quel debito con la giustizia così da poter tornare ad essere libero veramente, libero di dire senza paura "questa sì che è vita!".

 

 

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