D'Elia, do you remember?

 

D’Elia, do you remember, di Sergio Segio

 

Fuoriluogo, settembre 2002

 

Si chiama nonsolochiacchiere il bimestrale realizzato nel carcere di Rebibbia dal circolo Giano (redazione: via R. Majetti 70, 00156 Roma), con l’ausilio di Legambiente e La Nuova Ecologia. Un nome che più programmatico non si può. Di chiacchiere e di buone intenzioni sono infatti lastricate le celle di tutta Italia e le scelte di troppi governi e di tanti parlamentari. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Che le responsabilità di tale situazione non siano solo del centrodestra è una di quelle piccole verità che nessuno dovrebbe fare fatica ad ammettere. Nel numero di luglio, nonsolochiacchiere affronta l’argomento: "Il panorama attuale non ci offre nemmeno un personaggio che si sia distinto per aver fatto non solo chiacchiere a favore dell’amministrazione della giustizia e dell’esecuzione della pena. Non ci resta che premiare provvisoriamente proprio l’opposizione. Per incoraggiamento. Con la speranza che si ravveda e si ricordi di quando prometteva molto a favore dei detenuti".

Ben diverso il tono dei radicali italiani, a ridosso della protesta nei penitenziari iniziata il 9 settembre su iniziativa dell’associazione Papillon, anch’essa di Rebibbia (www.papillonrebibbia.org): "È una vergogna la partecipazione alla manifestazione promossa dai Girotondi di associazioni che operano anche all’interno delle carceri come Gruppo Abele, Antigone, Arci, Caritas, Ora d’Aria, Conferenza nazionale volontariato e Forum droghe. Non si marcia con i boia e i torturatori", così le dichiarazioni di Maurizio Turco, Sergio D’Elia e Daniele Capezzone, che hanno inoltre "diffidato" i "girotondini" a collegare la protesta nelle carceri con la manifestazione di piazza San Giovanni. Una logica, parrebbe, da "tanti nemici, tanto onore".

In effetti, non credo per l’aggressività dei comunicati radicali, quanto per propria consolidata indifferenza, gli organizzatori di piazza San Giovanni si sono ben guardati dal parlare delle drammatiche condizioni in cui i reclusi vivono. Diversamente, e pur non essendoci stato, mi sentirei di affermare che buona parte dei partecipanti alla manifestazione abbiano in qualche modo a cuore tali condizioni e la necessità di rispondervi.

Di certo, agli annosi problemi delle prigioni e alla sempre più urgente necessità di un indulto, non credo si possa rispondere limitandosi a evidenziare miopie e timidezze (sul carcere ma, va detto, anche se non soprattutto sull’immigrazione) della sinistra che ha governato. Né tanto meno ascrivendola tout court alla parte "forcaiola" dei girotondi, che pure indubbiamente esiste ma che continua ad apparirmi più delimitata, garantista e "ravvedibile", per usare l’espressione dei detenuti di nonsolochiacchiere, di chi vorrebbe prendere agli immigrati "le impronte del naso" o di chi ha smesso solo da pochi mesi di invocare (pubblicamente) la pena di morte. Do you remember, D’Elia?

Questo non significa negare i guasti culturali che il sostanzialismo giuridico, a partire dalla madre di tutte le emergenze, ovvero dagli anni 70, ha introdotto a sinistra, nella sinistra, e non solo in quella politica.

Quando si va davanti a Regina Coeli ad auspicare che Berlusconi e soci finiscano in galera, come qualche bel nome della sinistra ha fatto, si continua a esprimere una logica autoritaria della politica e una concezione "al ribasso" della democrazia e della giustizia sociale. Mi sembra limpido e condivisibile quanto ha scritto il regista Davide Ferrario (il Manifesto, 10 settembre 2002), in un bell’articolo: "Il punto non è sbattere dentro i ricchi e i potenti, bensì tirar fuori i poveracci".

Il punto, insomma, mi pare quello di ricordarci tutti un’altra piccola e occultata verità: il carcere ha un connotato di classe e una funzione crescente di sostituto autoritario del welfare. Ricordarlo e trarne le conseguenze non vuol dire fare credito in bianco alla sinistra.

Significa, costruttivamente e politicamente, farle da pungolo e promemoria. E proprio così: "A buon diritto - Promemoria per la sinistra" si chiama una nuova rubrica ospitata su l’Unità e realizzata da Luigi Manconi (abuondiritto@iworks.it) che racconta e denuncia le violazioni in carcere, e non solo. Un contributo per rendere la sinistra coerente con i propri valori. Probabilmente un po’ più efficace degli insulti e delle chiacchiere.

 

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