Capienza, variabile impazzita

 

La capienza, una variabile impazzita

di Sergio Segio

 

Fuoriluogo, novembre 2002

 

Nelle segrete stanze del ministero di Giustizia e dell’Amministrazione penitenziaria pare essersi infiltrato un burlone. O un anarco-provocatore. Colpisce sempre più di frequente, protetto dall’ombra dell’anonimato, a suon di circolari, di semplici veline o anche solo diffondendo dati e informazioni dubbie. Le note riservate contro l’associazione Antigone e quelle sui rischi di evasioni a opera di extracomunitari (articoli e commenti all’indirizzo http://www.associazioneantigone.it) si direbbero trovate tese a screditare il DAP e il ministero, più che Antigone stessa o i parlamentari della sinistra che, in precedenza, erano stati accusati di fomentare rivolte.

Sembrano materiali partoriti dal genio cattivo delle penne e matite del compianto Il Male. Invece sono incredibilmente e preoccupantemente veri, nel senso di originali quanto a provenienza dichiarata. I toni dei comunicati dei sindacati degli agenti penitenziari, anche a questi propositi, rendono peraltro evidente che il disagio non riguarda solo i reclusi ma l’intero mondo delle carceri.

L’effetto è micidiale, se non eversivo, per la credibilità di tale istituzione, già abbondantemente lesa e resa precaria da esternazioni ferragostane e, soprattutto, dall’assoluta passività con cui (non) si fa fronte all’emergenza sovraffollamento nelle carceri. n risultato, per citare il titolo di un articolo dell’ultimo numero di Prospettiva esse, il periodico realizzato nella casa circondariale di Rovigo (redazione: centroascolto@tiscalinet.it), è di rendere chiara anche ai ciechi la "Entropia di un sistema giuridico e giudiziario" , nonché di quello penitenziario.

Ma si sa che il Profeta acceca quelli che vuole perdere. E dunque, coloro che a livello politico e amministrativo avrebbero il potere e il dovere (e l’interesse) di intervenire, invece, come i passeggeri sul Titanic, danzano sull’orlo del disastro annunciato, parlano d’altro e chiudono ancora di più occhi e orecchie ai richiami del buon senso e all’evidenza dei numeri. Anzi: proprio e di nuovo sui numeri si esercita l’arte illusionistica delle tre carte. Nel breve volgere degli ultimi mesi, rimanendo eguale la cosiddetta "capienza regolamentare" di 41.798 posti, in cui sono presenti 55.881 detenuti, la "capienza tollerabile" , in precedenza fissata a 48.222 posti, è misteriosamente lievitata a 60.188.

Una crescita che, escludendo interventi miracolosi, probabilmente fa riferimento all’infinita pazienza e, appunto, tolleranza con cui i detenuti attendono che parlamento, governo e amministrazione trovino tempo, modo e volontà politica per ovviare all’affollamento delle prigioni che, come riconosciuto dal Presidente Ciampi, è un fattore materialmente lesivo della dignità della persona. L’identica considerazione è stata fatta anche dal Presidente del Consiglio: il che non la rende meno vera, Gianni Vattimo permettendo.

Forse, il gioco contabile che ha aumentato di ben 12.000 posti la capienza è lo stesso descritto da Patrizio Cannella e Tilde Napoleone (Fuoriluogo, agosto 1998) relativamente al Guatemala: elevare ad arte il numero dei detenuti che possono essere contenuti nelle carceri, per ridimensionare il problema del sovraffollamento. Certo, le condizioni nelle prigioni italiane risultano sempre più simili a quelle del Centro e Sud America. E così la loro conduzione.

In Brasile l’invivibilità delle prigioni talvolta viene denunciata attraverso collettivi suicidi di protesta. Da noi i suicidi sono più discreti ma non meno drammatici; il loro numero è più difficilmente manipolabile e allora si cerca di occultarlo. Il risultato disinformatorio non cambia. Così, per sapere qualcosa sul record storico di suicidi avvenuto nel 2001 negli istituti di pena italiani occorre andare alla ricerca di Luigi Manconi sul sito dell’associazione "A buon diritto" (http://www.abuondiritto.it), oppure alla preziosa documentazione del sito di Ristretti orizzonti (http://www.ristretti.it).

Intanto, se latita il buon senso, ferve e cresce la "lobby del mattone" con il programma di costruire tante nuove carceri. Non per distribuire meglio gli attuali reclusi, ma per far posto a sovversivi ed extracomunitari, disobbedienti e clandestini. Viva l’Italia.

 

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