Pasquale Squeo

 

La morte di Pasquale Squeo (Opera, 6 settembre 2001)

 

Procedimenti avviati

Reati ipotizzati

A carico di

Esito

Procura di Milano

-

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Sconosciuto

CSM

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Magistrati di Sorveglianza

Archiviazione

 

 

6 settembre 2001 - Pasquale Squeo, detenuto nel carcere di Opera (Mi), è trasportato d’urgenza in ospedale, dove muore poche ore dopo il ricovero. Ad aprile aveva subìto un delicato intervento chirurgico, il suo cuore funzionava solo grazie a quattro by-pass. Da allora aveva chiesto più volte una sospensione della pena per motivi di salute o, quantomeno, un nuovo ricovero in un ospedale specializzato, ma tutte le istanze erano state respinte. Squeo, fra l’altro, non era un detenuto di quelli ritenuti "pericolosi", ed era finito in carcere per fallimento. Del caso si è occupata anche un’associazione cattolica: il 10 agosto il "Centro studi teologici" di Milano aveva sollecitato, con una lettera-esposto, un intervento del ministro della Giustizia. Ma, una settimana dopo, il Tribunale di Sorveglianza aveva respinto l’ultima richiesta di scarcerazione, in base ad una perizia che dichiarava le sue condizioni fisiche "compatibili" con la detenzione.

14 novembre 2001 - Giovanni Felice Mapelli, responsabile del "Centro studi teologici" di Milano, manda un appello alle Commissioni Giustizia delle due Camere, perché sia fatta un’indagine sulla morte di Pasquale Squeo.

9 dicembre 2001 - Dai presidenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato arriva un’assicurazione: hanno predisposto delle ispezioni riguardo alla tragica morte di Squeo. Intanto il PM De Pasquale, della Procura di Milano, "avrebbe aperto un fascicolo sulla vicenda".

28 novembre 2003 - Il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso di archiviare l’esposto nei confronti di due magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Andrea Pirola e Vincenza Maccora, in relazione al caso di Pasquale Squeo, deceduto, secondo l’esposto, per non avere ricevuto le cure necessarie. Il Csm ha ritenuto che i magistrati non abbiano nessuna responsabilità in relazione a quanto accaduto.

 

Rassegna stampa sul caso di Pasquale Squeo

 

"Morto perché l’hanno tenuto in cella". I familiari accusano: era malato di cuore ma le richieste di scarcerazione sono state respinte

 

Corriere della Sera, 7 settembre 2001

 

Era troppo malato per restare in cella: i suoi familiari lo ripetevano da mesi, ma nessuno li ha ascoltati. E ieri mattina, proprio come temevano la moglie e i due figli, il detenuto è morto. La vittima dell’ennesima tragedia annunciata nelle carceri milanesi si chiamava Pasquale Squeo e aveva 52 anni. Condannato con sentenza definitiva per ricettazione, era detenuto ad Opera dal 2 settembre 1999. Già da prima era seriamente malato, come conferma il quadro clinico segnato da un precedente infarto, ma in carcere le sue condizioni sono peggiorate.

L’estate scorsa le continue crisi cardiache ne avevano imposto, per due volte in un mese, il ricovero d’urgenza in un ospedale esterno. Cinque mesi fa aveva subìto un delicato intervento chirurgico: il suo cuore funzionava solo grazie a quattro by-pass. Da quell’operazione non si era più ripreso, anzi era stato colpito anche da una malattia polmonare. Da allora ha chiesto più volte una sospensione della pena per motivi di salute o quantomeno un nuovo ricovero in un ospedale specializzato, ma tutte le istanze sono state respinte.

Del caso si è occupata anche un’associazione cattolica: il 10 agosto il "Centro studi teologici" di Milano ha sollecitato, con una lettera-esposto, un intervento del ministro della Giustizia, che non ha ancora risposto. Una settimana dopo, il tribunale di sorveglianza ha respinto l’ultima richiesta di scarcerazione, in base a una perizia che dichiarava le sue condizioni fisiche "compatibili" con la detenzione. Pasquale Squeo è uscito dal carcere solo ieri, alle 8.30, sull’ambulanza che l’ha portato a sirene spiegate al San Paolo, dove è morto poche ore dopo. Il primo referto dei medici parla di "edema polmonare acuto". Il magistrato di turno ha comunque disposto l’autopsia. 

Il direttore del carcere di Opera, Agazio Mellace, non nega la drammaticità del caso, ma invita a non gettare la croce contro i medici penitenziari: "È un fatto grave per cui sono molto addolorato e dispiaciuto. Ma non mi sembra giusto accusare i nostri medici, che invece fanno l’impossibile per curare al meglio i detenuti. La situazione di Pasquale Squeo era molto delicata, ma proprio per questo i medici lo seguivano costantemente: solo nell’ultimo mese, era stato visitato per sei volte. E il 4 settembre anche il cardiologo aveva escluso la necessità di un ricovero esterno. Comprendo l’amarezza dei familiari, ma il caso era complesso e mi sembra difficile affermare che questa tragedia si potesse evitare fuori dal carcere". Quanti sono, oggi, i detenuti che si possono considerare malati gravi? Quante persone stanno scontando la pena nel centro clinico del carcere? "Qui a Opera più di 60 - risponde il direttore -. E 50 di loro sono malati di Aids".

 

Esposto della famiglia: il nostro caro è morto in carcere perché curato poco e tardi

 

Il Giorno, 11 novembre 2001

 

Morte sospetta di un detenuto. Sarà il PM De Pasquale a decidere nei prossimi giorni se aprire le indagini o archiviare l’esposto presentato dai familiari di Pasquale Squeo, morto per malattia in carcere ad Opera, nonostante le richieste per fargli ottenere gli arresti domiciliari. La vicenda di Squeo sembra una storia di ordinaria follia burocratica e di una giustizia inesorabilmente lenta.
L’uomo finì dentro nel 1999 per reati finanziari relativa alla sua azienda, che risalivano alla metà degli anni Ottanta. In carcere la sua salute peggiorò vistosamente: quattro by-pass, diabete, una ferita ulcerosa, e il rigetto di un intervento allarmano i familiari che, in agosto, lanciarono un appello alle autorità affinché potesse avere cure adeguate a casa. Ma gli appelli caddero nel vuoto.
Il 6 settembre, Squeo, trasportato d’urgenza al San Paolo, morì per un embolo.

"Dalle indagini fatte dai familiari, che hanno incontrato alcuni ex detenuti vicini di cella, sembra che Squeo, il 5 settembre verso le 20 abbia avuto una intensa crisi respiratoria - racconta il professor Giovanni Felice Mapelli, teologo che si occupa di carceri - ma solo la mattina dopo è stato portato nel reparto sanitario. È stata una suora ad accorgersi che era in gravi condizioni e a farlo portare d’urgenza al Pronto soccorso, dove è deceduto". Per far luce sulla vicenda, Mapelli, che la settimana prossima dovrebbe essere sentito da una commissione di Palazzo Marino, ha inviato un appello al presidente della Repubblica, al Csm-Sezione disciplinare (per stabilire eventuali responsabilità dei magistrati di sorveglianza), al ministro Castelli e alle Commissioni Giustizia delle due Camere.

 

Morte in carcere, adesso indaga il PM

 

Il Giorno, 9 dicembre 2001

 

C’è un’indagine della magistratura sulla morte di Pasquale Squeo, detenuto nel carcere di Opera. Nei giorni scorsi, il PM De Pasquale avrebbe aperto un fascicolo sulla vicenda.
Lo riferisce il professor Giovanni Felice Mapelli, del Centro studi teologici di Milano, che per primo aveva raccolto l’appello dei familiari del detenuto. "I familiari confidano nella magistratura - spiega Mapelli -. Dopo le assicurazioni dei presidenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, che hanno predisposto delle ispezioni, probabilmente si farà luce sulla tragica morte di Squeo". La storia comincia nell’agosto scorso, quando la famiglia, tramite il Giorno, denuncia le precarie condizioni di salute del congiunto, chiedendo di trasferirlo in ospedale o agli arresti domiciliari, così da essere curato nel modo migliore. Squeo, fra l’altro, non era un detenuto di quelli ritenuti "pericolosi", ed era finito in carcere per fallimento. Dura fu allora la replica della dirigenza della Casa di reclusione di Opera. "Il detenuto è stato sottoposto a numerose visite specialistiche - dichiarò il direttore, Agazio Mellace - e il nostro centro clinico interno è efficiente".

Ma Squeo morì una ventina di giorni dopo, il 6 settembre, dopo essere stato trasportato d’urgenza al Pronto soccorso del San Paolo. "Abbiamo raccolto testimonianze che confermano che Pasquale ha iniziato a stare male la sera prima di morire - spiegano i familiari - ma è stato portato in ospedale solo la mattina seguente. Una suora si accorse del suo grave stato di salute e lo fece ricoverare d’urgenza. Nessuno potrà ridarcelo, ma la giustizia deve evitare che cose simili accadano ancora".

 

CSM archivia esposto su detenuto morto ad Opera

 

Adnkronos, 28 novembre 2003

 

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso di archiviare l’esposto nei confronti di due magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Andrea Pirola e Vincenza Maccora, in relazione al caso di un detenuto del carcere di Opera, Pasquale Squeo, deceduto, secondo l’esposto, per non avere ricevuto le cure necessarie. Il Csm ha ritenuto che i magistrati non abbiano nessuna responsabilità in relazione a quanto accaduto.

 

 

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