Il "caso" di Marcello Lonzi

 

Interrogazioni parlamentari sul carcere di Livorno

 

Interrogazione a risposta scritta 4-10382 (Cennamo, 1 luglio 2004)

Interrogazione a risposta scritta 4-10946 (Cento, 20 settembre 2004)

Interrogazione a risposta scritta 4-11009 (Bolognesi, 23 settembre 2004)

Atto Camera

 

Interrogazione a risposta scritta 4-10382, presentata da Aldo Cennamo giovedì 1 luglio 2004 nella seduta n° 483.

 

Cennamo, Siniscalchi, Carboni e Oliverio.

 

Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:

nel corso della trasmissione radiofonica Radio carcere, andata in onda sulla emittente Radio Radicale, il 15 giugno 2004, è stato trattato il tema delle violenze commesse all’interno di alcuni istituti penitenziari;

oltre ad alcuni ospiti intervenuti - il deputato Aldo Cennamo, il vicedirettore del quotidiano Libero Renato Farina ed il coordinatore della associazione Antigone Patrizio Gonnella - sono state ascoltate testimonianze rese da persone, le cui identità sono state comprensibilmente non rivelate, che hanno rappresentato gravi forme di violenza ed abusi in danno di detenuti all’interno degli istituti di reclusione;

la trasmissione, condotta come di consueto da Riccardo Arena, sempre attraverso una articolata inchiesta finalizzata alla denuncia di disfunzioni ed alla sensibilizzaziore di problemi concreti insiti nel sistema carcerario, ha offerto numerosi spunti di riflessione per quanti, a qualunque titolo, si interessino alle condizioni in cui versano i cittadini reclusi;

nel corso della richiamata trasmissione radiofonica, alcune testimonianze mandate in onda hanno tratteggiato specifiche violenze che sarebbero state commesse da personale di polizia penitenziaria negli istituti di reclusione di Livorno, Napoli (Poggioreale), Prato, Parma;

è emerso un quadro particolarmente grave e sconvolgente che ha evidenziato un particolare degrado ed una sistematicità del ricorso alla violenza ed alla "ritorsione" nei confronti di alcuni detenuti;

alcuni reclusi, stando a quanto testimoniata, avrebbero subito violente percosse, sarebbero stati completamente privati dei vestiti ed in alcuni casi costretti ad un forzato isolamento;

le richiamate testimonianze, purtroppo non isolate, nel panorama delle denunce di gravi abusi e violenze che in alcuni istituti i detenuti sarebbero costretti a subire, rappresentano, se positivamente riscontrate un insopportabile "attentato" alla civiltà del nostro Paese ed una grave ferita per il sistema di punizione e di concreto trattamento sanzionatorio riservato a chi subisce condanne penali;

è fin troppo evidente come il fine rieducativo e riabilitativo della pena, costituzionalmente previsto, in presenza di episodi di tal fatta - qualora venissero compitamente accertati - si svilisca al punto da rappresentare un singolare paradosso -:

alla luce di tali segnalazioni, quali concrete iniziative il Ministro interrogato, disposti i doverosi accertamenti, ritenga di intraprendere allo scopo di verificare quanto "denunciato", monitorare gli episodi di violenza in danno di detenuti ed adottare, qualora risultino provati gli ingiustificati gravi abusi, provvedimenti finalizzati a scongiurare che degenerazioni di tal fatta possano infiltrarsi nel sistema punitivo di uno stato civile, moderno e democratico.

Atto Camera


Interrogazione a risposta scritta 4-10946, presentata da Pier Paolo Cento lunedì 20 settembre 2004 nella seduta n° 510.

 

Cento.

 

Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:

secondo quanto emerge da un articolo del quotidiano Il Tirreno dei primi giorni di settembre 2004, un ex detenuto del carcere Sughere di Livorno avrebbe dichiarato di essere stato anche lui come altri in una particolare cella detta cella "liscia";

in detta cella si sconterebbe un’ulteriore punizione poiché i detenuti verrebbero denudati e lasciati in un materasso senza poter uscire o parlare con qualcuno e addirittura ad ogni tentativo di reclamo verrebbero malmenati dalle guardie -:

se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;

quali provvedimenti intenda intraprendere per verificare l’esistenza di questa particolare cella di isolamento e se non ritenga che questo tipo di carcere punitivo violi l’integrità fisica e i diritti dei detenuti stessi.

Atto Camera

 

Interrogazione a risposta scritta 4-11009, presentata da Marida Bolognesi giovedì 23 settembre 2004 nella seduta n° 513.

 

Bolognesi e Susini.

 

Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:

da tempo nella casa circondariale, Le Sughere di Livorno, emergono alcune difficoltà di gestione e si lamentano gravi mancanze. Negli ultimi mesi si sono verificati tre suicidi ed altri gravi atti di autolesionismo da parte dei detenuti. Inoltre il carcere di Livorno, costruito oltre 20 anni fa, presenta evidenti problemi di carattere strutturale e carenze sotto il profilo assistenziale;

concepito in un’ottica di massima sicurezza, il carcere è dotato sotto il profilo della video sorveglianza e delle misure di restrizione, ma registra gravi carenze nell’agibilità della struttura a causa dell’usura, degli agenti atmosferici e della vicinanza del mare;

in particolare l’agibilità è minata dall’acqua piovana che penetra all’interno delle celle, da finestre costruite erroneamente in ferro e ormai corrose in maniera irreversibile, così come da un impianto elettrico deficitario che rende l’ambiente interno poco luminoso e le celle praticamente buie per gran parte delle giornata;

la mancanza di manutenzione e di attrezzature all’aperto impedisce un’attività sportiva e ricreativa adeguata;

si registra una grave carenza di personale che incide sulla funzionalità del carcere stesso, in particolare nell’ambito della custodia femminile. Questa lacuna obbliga le detenute ad optare tra l’ora d’aria e l’espletamento della pulizia personale, e ancora depotenzia le attività di rieducazione e di socializzazione;

si lamentano carenze per quanto riguarda le figure professionali di educatori e di assistenti sociali ed una troppa ridotta attività lavorativa;

date le caratteristiche di sicurezza, afferiscono a Livorno detenuti di diversa problematicità e tale commissione rende più difficile il governo del carcere stesso e la costruzione di percorsi rieducativi;

se non ritenga urgente provvedere a ripristinare l’agibilità strutturale del carcere, invaso attraverso gli infissi dall’acqua piovana, tramite un finanziamento straordinario che affronti almeno i problemi più gravi -:

se non ritenga necessario dotare il carcere di strumenti tesi a migliorare la qualità della vita dei detenuti, in modo da prevenire i gravi episodi di autolesionismo che si sono verificati con un ritmo preoccupante;

se non ritenga urgente dotare la struttura di adeguato personale qualificato, sia dal punto di vista numerico che professionale, in particolare di agenti, educatori e assistenti sociali.

 

 

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