Il "caso" di Marcello Lonzi

 

Interrogazioni parlamentari sul "caso" di Marcello Lonzi

 

Interrogazione a risposta scritta 4-07612 (Pisapia lunedì 6 ottobre 2003)

Interrogazione a risposta scritta 4-05488 (Boco lunedì 27 ottobre 2003)

Interrogazione a risposta scritta 4-05740 (Bonfietti giovedì 4 dicembre 2003)

Atto Camera

 

Interrogazione a risposta scritta 4-07612, presentata da Giuliano Pisapia lunedì 6 ottobre 2003, nella seduta n° 368.

 

Pisapia.

 

Al Ministro della giustizia. Per sapere, premesso che:

da notizie stampa, si è appreso che, in data 11 luglio 2003, un detenuto tossicodipendente di ventinove anni, Marcello Lonzi, ristretto presso il carcere "Le Sughere" di Livorno, sarebbe deceduto per un arresto cardiocircolatorio dovuto ad infarto;

come riportato dalla stampa, secondo i familiari sarebbero state rinvenute evidenti ferite, nonché numerose ecchimosi, sul corpo di Marcello Lonzi (alla testa e al torace);

tale circostanza solleva dubbi sui reali motivi del decesso;

circa una settimana prima della morte del detenuto, la sorella di Marcello Lonzi aveva avuto un colloquio col fratello all’interno dell’istituto penitenziario, e le sue condizioni - come dichiarato dalla sorella - erano più che buone e non evidenziavano alcun problema di salute;

Marcello Lonzi, condannato ad otto mesi di reclusione per un tentativo di furto, aveva già scontato metà pena ed era in attesa di essere avviato in comunità per la riabilitazione, avendo quasi concluso la terapia a base di metadone -:

se non intenda adottare le opportune iniziative affinché sia istituita una commissione ministeriale per chiarire le eventuali responsabilità amministrative connesse con la morte del detenuto di cui si è detto in premessa.

 

Risposta scritta all’Interrogazione 4-07612, presentata da Pisapia

 

Si rappresenta che il detenuto Marcello Lonzi, nato a Livorno il 25 ottobre 1973, era stato tratto in arresto in data 3 marzo 2003 e condotto presso la casa circondariale di Livorno, in quanto ritenuto responsabile di furto aggravato, resistenza, minacce e lesioni a Pubblico Ufficiale; infatti, il Lonzi al momento dell’arresto aveva usato violenza nei confronti del personale della Polizia di Stato.

Con il rito del patteggiamento, in data 5 marzo 2003, veniva condannato alla pena di mesi 9 di reclusione ed alla multa di euro 200,00 perché riconosciuto colpevole dei reati di cui agli articoli 56, 624, 625 n. 2 e n. 4, 81 cpv., 582 e 586, 576 e 337 C.P.

Nel corso della visita di primo ingresso in carcere lamentava dolori alla gamba ed al braccio, a causa dei numerosi calci e pugni dallo stesso sferrati al momento dell’arresto. Il medico di guardia riscontrò una "ferita lacero contusa al labbro superiore, varie escoriazioni, lividi alle cosce ed alle gambe, dolore emitorace sinistro". Peraltro il Lonzi dichiarò di avere subito percosse prima di essere associato all’istituto penitenziario e di essere un tossicodipendente seguito dal Sert di Livorno.

Le sue condizioni fisiche generali apparivano buone ed il fattore di rischio suicida valutato basso.

In data 10 marzo 2003, sottoposto a visita psichiatrica, riferiva nuovamente dolori al torace ed al ginocchio sinistro; per tali motivi venne sottoposto ad esame radiologico al ginocchio ed all’emitorace sinistro che esclusero fratture in atto.

Il 21 marzo 2003, pur mostrandosi lucido ed orientato, lamentava con lo specialista uno stato di ansia ed insonnia per i quali gli venivano prescritti ansiolitici.

Lo psichiatra ha dichiarato di avere trovato il Lonzi in condizioni psichiche normali, tanto da essere sempre vigile ed orientato.

Durante il periodo trascorso in carcere il detenuto è stato sottoposto a diverse visite mediche che non hanno mai evidenziato patologie dell’apparato cardiocircolatorio.

Si ritiene opportuno evidenziare che il Lonzi, in data 7 maggio 2003, era stato ricoverato d’urgenza presso l’Ospedale di Livorno per ingestione volontaria di sapone liquido per poi essere dimesso senza che gli venissero riscontrate anomalie di alcun genere.

Più volte, fra l’altro, il detenuto è stato sorpreso ad inalare gas dalla bomboletta in dotazione (gesto che molti tossicodipendenti pongono in essere, quale surrogato della droga).

Il decesso del detenuto è avvenuto in data 11 luglio 2003.

Alle ore 19.50, infatti, l’agente di servizio presso la sezione rinveniva il detenuto disteso per terra dentro la cella; immediatamente venivano praticate le manovre rianimatorie del caso da parte del medico di guardia che non davano, purtroppo, esito positivo.

Il corpo del detenuto, ormai defunto, è stato attentamente visitato dal medico SIAS montante che non ha riscontrato alcun segno di lesioni in tutto il corpo ad eccezione di ferite lacero-contuse sulla fronte e sul labbro sinistro, verosimilmente procurate al momento della caduta, dopo avere sbattuto sul cancello d’ingresso della cella dove è stato trovato riverso bocconi con tracce di sangue intorno al capo.

Gli accertamenti ispettivi effettuati e la ricostruzione della dinamica dell’evento sembrerebbero confermare che la morte del detenuto sia avvenuta per cause naturali.

Dalla relazione ispettiva si rileva pure che i medici intervenuti non hanno riscontrato punture o altri segni che possano far risalire il decesso a cause violente e che sono da escludere responsabilità disciplinari e/o amministrative a carico del personale addetto alla vigilanza e del personale sanitario.

Copia della predetta relazione è stata inviata alla competente Procura della Repubblica di Livorno che ha iscritto un procedimento in atto contro ignoti per il delitto di omicidio volontario, e ciò per esplicita denuncia in questo senso presentata dalla madre del defunto.

In proposito la Procura di Livorno ha, peraltro, precisato che tale forma di iscrizione del procedimento è allo stato giustificata solo da ragioni tecnicoprocessuali.

La citata Procura in merito al decesso del detenuto in questione ha riferito che uno dei primi atti di indagine è stato quello volto all’accertamento, mediante consulenza medico legale (autopsia), della causa della morte. Tale accertamento tecnico ha concluso nel senso della attribuibilità del decesso del Lonzi a cause naturali, assolutamente non incompatibili con le lesioni effettivamente riscontrate sul cadavere, ben spiegabili con la caduta per terra del Lonzi, privo di sensi per arresto cardiaco, in ambiente angusto contrassegnato dalla presenza di sporgenze spigolose.

Quanto al citato arresto cardiaco che ha determinato, secondo il consulente, la morte naturale cardiaca, esso è dimostrato dalla "riscontrata severa ostruzione del calibro della coronaria discendente anteriore". Ciò per quanto riguarda la prova generica.

Quanto alla specifica, nei limiti di ciò che può riferirsi, la suddetta Procura ha rappresentato che i suoi risultati, allo stato attuale, non sono incompatibili con quelli della prova generica.

La Procura di Livorno ha poi aggiunto che sono stati richiesti ulteriori chiarimenti al consulente tecnico che ha eseguito l’autopsia, il quale ha confermato le precedenti conclusioni. È stata, poi, coltivata anche la pista investigativa relativa ad eventuali ritardi da parte della struttura penitenziaria in cui il fatto si è verificato nel prestare i soccorsi al detenuto in questione, ma con esito negativo.

Le indagini, comunque, proseguono con l’acquisizione di informazioni da parte di detenuti eventualmente a conoscenza di elementi di rilievo ai fini di un definitivo accertamento dei fatti e la stessa Procura, onde non trascurare alcuna ipotesi, si accinge a richiedere al locale G.I.P. la proroga del termine semestrale previsto all’articolo 415 c.p.p. che scadrà nel corrente mese di marzo.

 

Il Ministro della giustizia, Castelli

Atto Senato

 

Interrogazione a risposta scritta 4-05488 presentata da Stefano Boco lunedì 27 ottobre 2003 nella seduta n° 478.

 

Boco.

 

Al Ministro della giustizia. Premesso che consta all’interrogante che:

in data 11 luglio 2003 Marcello Lonzi, detenuto presso il carcere "Le Sughere" di Livorno, è deceduto per un arresto cardiocircolatorio dovuto ad infarto;

secondo i familiari sarebbero state evidenziate numerose ferite sul corpo del giovane ventinovenne e molteplici ecchimosi sarebbero risultate sulla testa e sul torace;

la stampa riporta dichiarazioni della madre di Marcello Lonzi, signora Maria Cioffi, in base alle quali le ferite riportate dal giovane detenuto, tra cui diverse bruciature ed abrasioni sul torace e ferite al volto, sollevano numerosi dubbi sui reali motivi del decesso;

Marcello Lonzi, condannato ad otto mesi di reclusione per un tentativo di furto, aveva già scontato metà della pena ed era in attesa di essere avviato in una comunità per la riabilitazione, avendo quasi concluso la terapia a base di metadone;

la Procura della Repubblica di Livorno ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di accusa di omicidio,

si chiede di sapere se non si intenda adottare le opportune iniziative affinché sia istituita una commissione ministeriale per chiarire le eventuali responsabilità amministrative connesse con la morte del detenuto Marcello Lonzi.

 

Risposta scritta all’Interrogazione 4-05488, presentata da Boco

 

Si rappresenta che il detenuto Marcello Lonzi, nato a Livorno il 25.10.1973, era stato tratto in arresto in data 3.3.2003 e condotto presso la casa circondariale di Livorno, in quanto ritenuto responsabile di furto aggravato, resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale; infatti il Lonzi al momento dell’arresto aveva usato violenza nei confronti del personale della Polizia di Stato.

Con il rito del patteggiamento, in data 5.3.2003, veniva condannato alla pena di 9 mesi di reclusione ed alla multa di 200,00 euro perché riconosciuto colpevole dei reati di cui agli artt. 56, 624, 625 n. 2 e n. 4, 81 c.p.v., 582 e 586, 576 e 337 del codice penale.

Nel corso della visita di primo ingresso in carcere lamentava dolori alla gamba ed al braccio, a causa dei numerosi calci e pugni dallo stesso sferrati al momento dell’arresto. Il medico di guardia riscontrò una "ferita lacero-contusa al labbro superiore, varie escoriazioni, lividi alle cosce ed alle gambe, dolore emitorace sinistro". Peraltro il Lonzi dichiarò di avere subito percosse prima di essere associato all’istituto penitenziario e di essere un tossicodipendente seguito dal Sert di Livorno.

Le sue condizioni fisiche generali apparivano buone ed il fattore di rischio suicida valutato basso.

In data 10.3.2003, sottoposto a visita psichiatrica, riferiva nuovamente dolori al torace ed al ginocchio sinistro; per tali motivi venne sottoposto ad esame radiologico al ginocchio ed all’emitorace sinistro, che esclusero fratture in atto.

Il 21.03.2003, pur mostrandosi lucido ed orientato, lamentava con lo specialista uno stato di ansia ed insonnia per i quali gli venivano prescritti ansiolitici. Lo psichiatra ha dichiarato di avere trovato il Lonzi in condizioni psichiche normali, tanto da essere sempre vigile ed orientato.

Durante il periodo trascorso in carcere il detenuto è stato sottoposto a diverse visite mediche che non hanno mai evidenziato patologie dell’apparato cardiocircolatorio.

Si ritiene opportuno evidenziare che il Lonzi, in data 7.5.2003, era stato ricoverato d’urgenza presso l’Ospedale di Livorno per ingestione volontaria di sapone liquido per poi essere dimesso senza che gli venissero riscontrate anomalie di alcun genere.

Più volte, fra l’altro, il detenuto è stato sorpreso ad inalare gas dalla bomboletta in dotazione (gesto che molti tossicodipendenti pongono in essere, quale surrogato della droga).

Il decesso del detenuto è avvenuto in data 11.7.2003.

Alle ore 19.50, infatti, l’agente di servizio presso la sezione rinveniva il detenuto disteso per terra dentro la cella; immediatamente venivano praticate le manovre rianimatorie del caso da parte del medico di guardia che non davano, purtroppo, esito positivo.

Il corpo del detenuto, ormai defunto, è stato attentamente visitato dal medico SIAS montante, che non ha riscontrato alcun segno di lesioni in tutto il corpo ad eccezione di ferite lacero-contuse sulla fronte e sul labbro sinistro, verosimilmente procurate al momento della caduta, dopo avere sbattuto sul cancello d’ingresso della cella dove è stato trovato riverso bocconi con tracce di sangue intorno al capo.

Gli accertamenti ispettivi effettuati e la ricostruzione della dinamica dell’evento sembrerebbero confermare che la morte del detenuto sia avvenuta per cause naturali.

Dalla relazione ispettiva si rileva pure che i medici intervenuti non hanno riscontrato punture o altri segni che possano far risalire il decesso a cause violente e che sono da escludere responsabilità disciplinari e/o amministrative a carico del personale addetto alla vigilanza e del personale sanitario.

Copia della predetta relazione è stata inviata alla competente Procura della Repubblica di Livorno che ha iscritto un procedimento in atto contro ignoti per il delitto di omicidio volontario, e ciò per esplicita denuncia in questo senso presentata dalla madre del defunto.

In proposito la Procura di Livorno ha, peraltro, precisato che tale forma di iscrizione del procedimento è allo stato giustificata solo da ragioni tecnico-processuali.

La citata Procura in merito al decesso del detenuto in questione ha riferito che uno dei primi atti di indagine è stato quello volto all’accertamento, mediante consulenza medico-legale (autopsia), della causa della morte. Tale accertamento tecnico ha concluso nel senso dell’attribuibilità del decesso del Lonzi a cause naturali, assolutamente non incompatibili con le lesioni effettivamente riscontrate sul cadavere, ben spiegabili con la caduta per terra del Lonzi, privo di sensi per arresto cardiaco, in ambiente angusto contrassegnato dalla presenza di sporgenze spigolose.

Quanto al citato arresto cardiaco che ha determinato, secondo il consulente, la morte naturale cardiaca, esso è dimostrato dalla "riscontrata severa ostruzione del calibro della coronaria discendente anteriore". Ciò per quanto riguarda la prova generica.

Quanto alla specifica, nei limiti di ciò che può riferirsi, la suddetta Procura ha rappresentato che i suoi risultati, allo stato attuale, non sono incompatibili con quelli della prova generica.

La Procura di Livorno ha poi aggiunto che sono stati richiesti ulteriori chiarimenti al consulente tecnico che ha eseguito l’autopsia, il quale ha confermato le precedenti conclusioni. È stata, poi, coltivata anche la pista investigativa relativa ad eventuali ritardi da parte della struttura penitenziaria in cui il fatto si è verificato nel prestare i soccorsi al detenuto in questione, ma con esito negativo.

Le indagini, comunque, proseguono con l’acquisizione di informazioni da parte di detenuti eventualmente a conoscenza di elementi di rilievo al fini di un definitivo accertamento dei fatti e la stessa Procura, onde non trascurare alcuna ipotesi, si accinge a richiedere al locale G.I.P. la proroga del termine semestrale previsto all’articolo 415 del codice di procedura penale che scadrà nel corrente mese di marzo.

 

Il Ministro della giustizia, Castelli

Atto Senato

 

Interrogazione a risposta scritta 4-05740, presentata da Daria Bonfietti giovedì 4 dicembre 2003 nella seduta n° 501.

 

Bonfietti, Vitali, Cortiana, De Zulueta, Rotondo, Iovene.

 

Al Ministro della giustizia. Premesso che:

da notizie di stampa si è appreso che in data 11 luglio 2003 un detenuto tossicodipendente di ventinove anni, Marcello Lonzi, ristretto presso il carcere "Le Sughere" di Livorno, sarebbe deceduto per un arresto cardiocircolatorio dovuto ad infarto;

come riportato dalla stampa, secondo i familiari sarebbero state rinvenute evidenti ferite, nonché numerose ecchimosi, sul corpo di Marcello Lonzi (alla testa e al torace);

tale circostanza solleva dubbi sui reali motivi del decesso;

circa una settimana prima della morte del detenuto, la sorella di Marcello Lonzi aveva avuto un colloquio col fratello all’interno dell’istituto penitenziario, e le sue condizioni - come dichiarato dalla sorella - erano più che buone e non evidenziavano alcun problema di salute;

Marcello Lonzi, condannato ad otto mesi di reclusione per un tentativo di furto, aveva già scontato metà pena ed era in attesa di essere avviato in comunità per la riabilitazione, avendo quasi concluso la terapia a base di metadone,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda adottare le opportune iniziative affinché sia istituita una commissione ministeriale per chiarire le eventuali responsabilità amministrative connesse con la morte del detenuto di cui si è detto in premessa.

 

Risposta scritta all’Interrogazione 4-05740, presentata da Bonfietti

 

Si rappresenta che il detenuto Marcello Lonzi, nato a Livorno il 25.10.1973, era stato tratto in arresto in data 3.3.2003 e condotto presso la casa circondariale di Livorno, in quanto ritenuto responsabile di furto aggravato, resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale; infatti il Lonzi al momento dell’arresto aveva usato violenza nei confronti del personale della Polizia di Stato.

Con il rito del patteggiamento, in data 5.3.2003, veniva condannato alla pena di 9 mesi di reclusione ed alla multa di 200,00 euro perché riconosciuto colpevole dei reati di cui agli artt. 56, 624, 625 n. 2 e n. 4, 81 c.p.v., 582 e 586, 576 e 337 del codice penale.

Nel corso della visita di primo ingresso in carcere lamentava dolori alla gamba ed al braccio, a causa dei numerosi calci e pugni dallo stesso sferrati al momento dell’arresto. Il medico di guardia riscontrò una "ferita lacero-contusa al labbro superiore, varie escoriazioni, lividi alle cosce ed alle gambe, dolore emitorace sinistro". Peraltro il Lonzi dichiarò di avere subito percosse prima di essere associato all’istituto penitenziario e di essere un tossicodipendente seguito dal Sert di Livorno.

Le sue condizioni fisiche generali apparivano buone ed il fattore di rischio suicida valutato basso.

In data 10.3.2003, sottoposto a visita psichiatrica, riferiva nuovamente dolori al torace ed al ginocchio sinistro; per tali motivi venne sottoposto ad esame radiologico al ginocchio ed all’emitorace sinistro, che esclusero fratture in atto.

Il 21.03.2003, pur mostrandosi lucido ed orientato, lamentava con lo specialista uno stato di ansia ed insonnia per i quali gli venivano prescritti ansiolitici. Lo psichiatra ha dichiarato di avere trovato il Lonzi in condizioni psichiche normali, tanto da essere sempre vigile ed orientato.

Durante il periodo trascorso in carcere il detenuto è stato sottoposto a diverse visite mediche che non hanno mai evidenziato patologie dell’apparato cardiocircolatorio.

Si ritiene opportuno evidenziare che il Lonzi, in data 7.5.2003, era stato ricoverato d’urgenza presso l’Ospedale di Livorno per ingestione volontaria di sapone liquido per poi essere dimesso senza che gli venissero riscontrate anomalie di alcun genere.

Più volte, fra l’altro, il detenuto è stato sorpreso ad inalare gas dalla bomboletta in dotazione (gesto che molti tossicodipendenti pongono in essere, quale surrogato della droga).

Il decesso del detenuto è avvenuto in data 11.7.2003.

Alle ore 19.50, infatti, l’agente di servizio presso la sezione rinveniva il detenuto disteso per terra dentro la cella; immediatamente venivano praticate le manovre rianimatorie del caso da parte del medico di guardia che non davano, purtroppo, esito positivo.

Il corpo del detenuto, ormai defunto, è stato attentamente visitato dal medico SIAS montante, che non ha riscontrato alcun segno di lesioni in tutto il corpo ad eccezione di ferite lacero - contuse sulla fronte e sul labbro sinistro, verosimilmente procurate al momento della caduta, dopo avere sbattuto sul cancello d’ingresso della cella dove è stato trovato riverso bocconi con tracce di sangue intorno al capo.

Gli accertamenti ispettivi effettuati e la ricostruzione della dinamica dell’evento sembrerebbero confermare che la morte del detenuto sia avvenuta per cause naturali.

Dalla relazione ispettiva si rileva pure che i medici intervenuti non hanno riscontrato punture o altri segni che possano far risalire il decesso a cause violente e che sono da escludere responsabilità disciplinari e/o amministrative a carico del personale addetto alla vigilanza e del personale sanitario.

Copia della predetta relazione è stata inviata alla competente Procura della Repubblica di Livorno che ha iscritto un procedimento in atto contro ignoti per il delitto di omicidio volontario, e ciò per esplicita denuncia in questo senso presentata dalla madre del defunto.

In proposito la Procura di Livorno ha, peraltro, precisato che tale forma di iscrizione del procedimento è allo stato giustificata solo da ragioni tecnico-processuali.

La citata Procura in merito al decesso del detenuto in questione ha riferito che uno dei primi atti di indagine è stato quello volto all’accertamento, mediante consulenza medico - legale (autopsia), della causa della morte. Tale accertamento tecnico ha concluso nel senso dell’attribuibilità del decesso del Lonzi a cause naturali, assolutamente non incompatibili con le lesioni effettivamente riscontrate sul cadavere, ben spiegabili con la caduta per terra del Lonzi, privo di sensi per arresto cardiaco, in ambiente angusto contrassegnato dalla presenza di sporgenze spigolose.

Quanto al citato arresto cardiaco che ha determinato, secondo il consulente, la morte naturale cardiaca, esso è dimostrato dalla "riscontrata severa ostruzione del calibro della coronaria discendente anteriore". Ciò per quanto riguarda la prova generica.

Quanto alla specifica, nei limiti di ciò che può riferirsi, la suddetta Procura ha rappresentato che i suoi risultati, allo stato attuale, non sono incompatibili con quelli della prova generica.

La Procura di Livorno ha poi aggiunto che sono stati richiesti ulteriori chiarimenti al consulente tecnico che ha eseguito l’autopsia, il quale ha confermato le precedenti conclusioni. È stata, poi, coltivata anche la pista investigativa relativa ad eventuali ritardi da parte della struttura penitenziaria in cui il fatto si è verificato nel prestare i soccorsi al detenuto in questione, ma con esito negativo.

Le indagini, comunque, proseguono con l’acquisizione di informazioni da parte di detenuti eventualmente a conoscenza di elementi di rilievo al fini di un definitivo accertamento dei fatti e la stessa Procura, onde non trascurare alcuna ipotesi, si accinge a richiedere al locale G.I.P. la proroga del termine semestrale previsto all’articolo 415 del codice di procedura penale che scadrà nel corrente mese di marzo.

 

Il Ministro della giustizia, Castelli

 

 

Precedente Home Su Successiva