La storia di Luca

 

La Storia di Luca

edizioni Eresie € 11

 

Storia di Francesco, e del suo romanzo. Dalla Custodia attenuata di Eboli, un pezzetto di sud pieno di vitalità

   

 Il convegno che si è tenuto a Firenze, nel dicembre del ’99, su Carcere e informazione è stato occasione di incontro tra persone che operano nello stesso settore, ma che altrimenti difficilmente si sarebbero mai conosciute.

Uno di questi incontri è stato quello tra la nostra coordinatrice Ornella Favero, alcuni di noi della Redazione padovana in permesso e Luigi Angrisani, della redazione del giornale Il Filo di Arianna, scritto dai ragazzi del carcere a custodia attenuata di Eboli. Con loro abbiamo fatto una sorta di gemellaggio, lo scopo è quello di far lavorare una realtà "consolidata" del nord, come la nostra, con una realtà in via di evoluzione del sud, e collaborare per arricchire le rispettive esperienze, scambiarsi materiali informativi e migliorare insieme la qualità del proprio lavoro.

In occasione del convegno Luigi Angrisani ci ha fatto conoscere il libro scritto da un ragazzo della custodia attenuata di Eboli, Francesco Cozzolino: La Storia di 

 Luca.(edizioni Eresie £ 22.000). Lo abbiamo letto e abbiamo deciso di contattato l’autore.

Francesco Cozzolino è un ragazzo di Napoli, nato nel ‘68 e fin da giovanissimo dedito all’uso di sostanze stupefacenti, che gli aprono le porte di quasi tutti gli istituti di pena della Campania. E’ ospite dal maggio 1996 dell’I.C.A.T.T., istituto a custodia attenuata per il trattamento delle tossicodipendenze di Eboli.

Francesco è interessato ad ogni occasione socioculturale e operativa offerta dall’istituto, fa parte del comitato di redazione del periodico il Filo di Arianna, ha partecipato come coautore, regista e attore a varie rappresentazioni teatrali, è inoltre l’ideatore del progetto Solidarietà in…utile, nonché membro del Consiglio direttivo dell’omonima associazione Onlus che ne è scaturita, convinto che ogni occasione vada colta per favorire la propria crescita umana e civile.

Alcuni di noi hanno letto il suo libro. Ci è piaciuto il suo modo di scrivere fresco, pieno di ritmo, e abbiamo deciso di fargli una delle nostre interviste, naturalmente, data la nostra scarsa "mobilità", come sempre a distanza. Francesco ci ha risposto, con lui abbiamo parlato, sempre "a distanza", del suo libro, della sua storia, di problemi sociali.

 

Lo "scenario" in cui si svolge l’azione del tuo libro è quello dei quartieri tristi di periferia, della vita di strada di tante città che non offrono nessuna alternativa. Cosa pensi possano fare le forze politiche, e cosa noi, affinché i ragazzi abbiano dei punti di aggregazione alternativi a questi?

Cosa potrebbero fare le forze politiche è presto detto: politica sociale!

Mettere finalmente da parte l’astuta demagogia, tesa ad ottenere meri consensi elettorali e comode poltrone, cominciando a porsi una buona volta da veri rappresentanti del popolo, quale ogni buon politico dovrebbe essere.

Quello che invece possiamo fare noi è mettere a disposizione della società le nostre esperienze, magari facendole confluire in centri di aggregazione giovanile (e non solo giovanile) e studiare insieme le strategie, affinché questi centri diventino una specie di eco sociale, e non più soltanto luoghi dai quali fare nascere sporadiche iniziative di un ristretto numero di persone.

 

Il capitolo del corteo ci ha dato l’idea di una "ribellione" per inerzia, sfilare, urlare, prendere le manganellate, per mantenere intatto il sogno di poter cambiare qualcosa, mentre tutto resta uguale. Il giorno dopo ci sarà un altro corteo… La vita scorre… Tu credi ancora nell’efficacia delle lotte sociali?

Credo moltissimo nelle lotte sociali, ma affinché non si concludano tutte come "il corteo" del mio libro, è necessario attivarsi con delle proposte per cambiare in meglio le cose, e convincere chi è preposto a legiferare che sono tante le cose da cambiare... in ogni caso, finché ci saranno lotte da affrontare a favore del cambiamento, pur con tutti i limiti che possono avere, io ci sarò!

Ci vuoi raccontare qualcosa del percorso del protagonista del tuo libro, Luca, da "ladro da quattro soldi, con la canna incollata alla bocca, ad abile e rispettato commerciante" ?

Luca, per strada, non impara soltanto ì valori della "mala", anzi, è proprio negli squallidi quartieri suburbani e malfamati che Luca cresce culturalmente, sposando ideologie in netta contraddizione con il suo stile di vita e, purtroppo, per cause di "forza maggiore.", delegando al futuro un comportamento coerente ai valori acquisiti.

Una coerenza che, comunque, richiede necessariamente un presupposto di base: autonomia economica, senza la quale, per quanto si possa essere culturalmente emancipati, non è sempre possibile essere fedeli a specifici principi, come, ad esempio, restare nel confini della legalità e rispettare appieno le regole del vivere civile.

Insomma, cultura e lavoro sono, a mio modesto avviso, elementi imprescindibili per vivere in maniera nettamente distaccata dalla vita che svolgeva Luca negli anni precedenti la sua "rinascita" .

 

Cosa ti ha dato a livello di emozioni, e di crescita personale, scrivere questo libro?

Non credevo possibile, prima, di riuscire mai a vivere emozioni così profonde.

Realizzare individualmente un lavoro e vederlo poi condiviso, supportato, e, in un certo senso fatto proprio da tutta l’utenza I.C.A.T.T è stata l’emozione più grande. È, comunque, motivo di indescrivibile emozione anche vedere La storia di Luca al centro di iniziative ben più ampie e interessanti, come la nascita del progetto "Solidarietà in ...utile", che forse più del libro mi ha dato, e presumo, continuerà a darmi le possibilità di una positiva crescita interiore, dovuta soprattutto al fatto di sentirmi finalmente protagonista della mia vita e parte integrante di un gruppo che cerca di operare attivamente nel sociale.

Hai voglia di parlarci di te: chi eri, chi sei, quali sono i tuoi progetti?

Ero come Luca, una persona che dalla vita si aspettava tanto senza muovere un dito. Adesso sono un po’ cambiato, le dita le muovo tutte.., e non mi aspetto più niente senza dare tanto.

Ho dei progetti molto ambiziosi: scrivere altri libri, costruirmi una famiglia con la donna che amo e tornare in carcere tantissime altre volte... ma non da detenuto!

 

Vuoi raccontarci delle vostre attività, e del lavoro che fate con i ragazzi della scuola per il teatro?

Con i ragazzi del liceo classico di Eboli abbiamo cominciato ad avere contati sin dal ‘95. Venivano nell’istituto accompagnati dai loro professori per disputare incontri di calcio sul nostro campetto.

Ogni partita era una buona scusa per fare baldoria. La nostra squadra ha sempre avuto un tifo da stadio ed era evidente l’imbarazzo della tifoseria avversaria, poi, con il tempo, il "gemellaggio" è stato d’obbligo, oltre allo scambio dei reciproci numeri di telefoni, cartoline, e indirizzi. Cominciavano a nascere simpatie ed amicizie, quello che ci voleva per intraprendere un serio percorso di interscambio socioculturale, patrocinato dall’I.c.a.t.t e dal Ser.T. di Eboli.

Dalle partite di calcio agli incontri dibattito sulle problematiche giovanili, dalle cartoline alle lettere, dalle idee comuni alla realizzazione di progetti.

Il primo lavoro teatrale che ci ha visti integrati è stato Voci di quartiere, un testo scritto da noi e messo in scena senza l’aiuto di nessun esperto. È stato questo periodo di lavoro insieme, che è riuscito a dare gli stimoli giusti per continuare, andando oltre.

Era ormai nato il G.T.A. (gruppo teatrale autogestito), così presentai al G.T.A. il lavoro che stavo elaborando, La storia di Luca, e mi fu subito proposto di farne un lavoro teatrale. Al mio sì, tutti al lavoro e, a distanza di quasi due anni, posso dire che abbiamo riscosso eccellenti risultati, riuscendo anche a dare vita al progetto Solidarietà in ... Utile. Ma, a prescindere da tutto quanto siamo riusciti a costruire, il più grande valore di queste iniziative è sicuramente quello di avere permesso agli ospiti dell’I.C.A.T.T. di evadere seppur virtualmente, dalla monotonia della quotidianità carceraria, in maniera utile al loro reinserimento sociale.

Anche per gli studenti, d’altra parte, è stato importante conoscere di persona quella realtà che viene cosi spesso descritta in maniera del tutto sbagliata.

 

Hai un pensiero e un saluto per tutti i nostri lettori?

Mi è difficile pensarvi, sono ancora troppo dei vostri, posso soltanto stringervi in un abbraccio simbolico che comprende non solo voi di Padova ma tutti i detenuti d’Italia e colgo l’occasione per inviare un saluto a chi senza stare in carcere vive prigioni ben più pesanti della nostra .  

Nicola Sansonna e Francesco Larosa

 

 

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