Marco Travaglio

 

L'indulgenza e l'indultino, di Marco Travaglio

 

Alto Adige, 7 febbraio 2003

 

I parlamentari che hanno votato "l'indultino" si sono dimenticati di spiegare agli italiani perché lo hanno fatto, e con quali conseguenze. Vediamole.
Il sovraffollamento delle carceri è un problema incontestabile: 15 mila detenuti in più rispetto ai posti-cella. L'indultino, che sospende gli ultimi tre anni di pena a chi ha scontato un quarto della condanna, dovrebbe liberarne circa 10 mila.

Ma il problema si risolve depenalizzando certi reati o, meglio ancora, costruendo nuove carceri. Non certo aprendo di tanto in tanto le porte dei penitenziari: l'indulto e l'amnistia come strumenti sfolla - prigioni sono una bizzarria tutta italiana, sconosciuta nel resto del mondo. Anche perché tutti gli operatori concordano su un altro fatto incontrovertibile: con gli attuali tassi di recidiva, entro 6-8 mesi la popolazione carceraria risalirà ai livelli attuali. Ai detenuti che, usciti anzitempo, torneranno a delinquere, bisogna poi aggiungere quelli che cominceranno a farlo, incoraggiati dal clima di indulgenza plenaria.
Accade sempre così dopo ogni provvedimento di clemenza: dopo l'ultima amnistia, quella del 1990, nell'anno successivo si registrò un'impennata dei delitti del 40%. A questo punto i promotori obiettano: l'indultino è "condizionato" alla buona condotta, chi ne beneficia deve rigare diritto e, se ci ricasca, torna in carcere a scontare la pena vecchia e quella nuova. Ma questo è solo un gioco di parole. Perché le nostre forze di polizia, com'è noto, riescono ad acciuffare a malapena gli autori del 10% dei reati.

Dunque chi esce e torna a delinquere ha il 90% di possibilità di non essere ripreso. Ma - si dice - l'indultino riguarda i poveracci, i reati minori, mentre sono esclusi i delitti più gravi. Il fatto è che, per i reati minori, quasi nessuno finisce in carcere: già oggi, in Italia, le condanne inferiori ai 3 anni - cioè il 95 per cento di quelle irrogate dai tribunali- non si scontano dietro le sbarre, ma in affidamento al servizio sociale, cioè comodamente a casa propria.

L'indultino, che abbuona 3 anni di pena, riguarda dunque i condannati a pene dai 3 anni in su. Cioè stupratori, pedofili, rapinatori, trafficanti di droga e di armi e di carne umana, truffatori, ladri e così via. Cioè gli autori dei reati più odiosi, che colpiscono il cittadino comune nella sua vita quotidiana e che, a parole, i politici dicono di voler trattare con "tolleranza zero" perché "destano grave allarme sociale".

E' vero, sulla carta chi è condannato per strage o per mafia è escluso dall'indultino. Ma anche qui si gioca con le parole. Per compiere una strage bisogna rubare un'auto, sgraffignare dell'esplosivo, detenere illegalmente delle armi, formare un'associazione per delinquere e poi, ovviamente, pigiare il pulsante del detonatore. Lo stragista, con l'indultino, non potrà detrarre 3 anni dalla parte di pena relativa al detonatore, cioè alla strage vera e propria, ma potrà farlo da quella riferita all'auto, alle armi, all'esplosivo e così via: uscirà, anche lui, così, con tre anni di anticipo. Qualcuno potrà anche gioirne. L'importante è che tutti lo sappiano.

 

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