L'Amnistia affonda

 

L’amnistia affonda

 

Il Manifesto, 23 Gennaio 2003

 

Dopo due mesi di tira e molla, escono di scena indulto e amnistia. Ieri, dopo il rilancio a sorpresa di Forza Italia sull’amnistia, l’ufficio di presidenza della commissione giustizia della camera ha infine messo un punto fermo sulla possibilità concreta di raggiungere la maggioranza dei due terzi necessaria per varare i due provvedimenti. Ha scoperto che quella possibilità è inesistente e, con un comunicato del presidente Pecorella, ha annunciato la sospensione dei lavori. La parola passa ora all’ufficio di presidenza dell’aula, che non potrà comunque comportarsi diversamente.

Cancelli aperti invece per l’indultino. Come previsto, ieri la discussione è stata sospesa e rinviata al 4 febbraio. A quel punto, però, i tempi saranno contingentati, presentare nuovi emendamenti sarà impossibile e, dato il parere negativo della commissione, dovrebbe essere falcidiata almeno metà degli emendamenti presentati dal Carroccio. L’approvazione, viste le intenzioni di voto illustrate nell’ufficio di presidenza della commissione giustizia, è certa. Restano però due incognite: che fine faranno gli emendamenti peggiorativi che sono stati presentati dalla Margherita (ma sui quali la commissione ha dato parere negativo e che, sulla carta, dovrebbero essere bocciati) ma soprattutto cosa avverrà al senato. A quel punto, infatti, le amministrative saranno alle porte e il rischio che alcuni sostenitori dell'indultino tentino di bloccare tutto per non affrontare le urne con l'etichetta di nemici della sicurezza addosso purtroppo esiste (anche se, dopo aver tenuto l'universo carcerario col fiato sospeso per mesi e dopo un voto favorevole della camera, si tratterebbe di pura irresponsabilità).

La guerra di trincea sull’ "atto di clemenza" richiesto con la massima solennità di Giovanni Paolo II si è conclusa con una battaglia aperta. Non tra maggioranza e opposizione, ma all'interno della Casa delle libertà che, complice appunto l'imminenza delle elezioni, esce dalla vicenda in pezzi. A dar fuoco alle polveri è stata la dichiarazione in aula favorevole all’indultino del forzista Vitali. Il Carroccio si è scatenato. Iscrizioni a parlare in massa, con gli alleati di Arcore come bersaglio di tutti gli oratori. "Sono scandalizzato", ha confessato trepido l’ex ministro Pagliarini. "Porteremo i delinquenti liberati a casa di Vitali", hanno minacciato i deputati nordici Dussin e Vascon. Di sfuggita c'è scappato quasi il contatto fisico tra gli schiamazzanti nordici e il diessino Bollito, evitato di misura dai commessi e dal verde Paolo Cento, il tutto di fronte agli occhi e al tifo degli studenti invitati in aula per la serie: "Un giorno di formazione a Montecitorio" ( sic ).

La Lega ha caricato di nuovo fuori dall’aula, in una agguerritissima conferenza stampa del capo gruppo Cé. "Forza Italia e Udc - si scatenano i ragazzi di Bossi - sono in malafede. Devono tener fede a un accordo trasversale con l’opposizione per far uscire terroristi e corrotti dal carcere". E' un delirio (nel senso tecnico e medico del termine) e i leghisti lo coronano con la presentazione di un allucinato manifesto elettorale splatter. Gentile signora ferita da coltellata, con taglio sanguinolento. Spiegazione per gli sprovveduti: "Una vittima". Didascalia made in Padania: "Incancellabile". Poi, accanto al simbolo elettorale: "No a indulto e indultino". Che la campagna elettorale c’entri qualcosa con l’elegante campagna leghista sull’indulto lo conferma direttamente C’é: "Se Forza Italia e Udc non avranno ripensamenti sull’indultino, la Lega avrà un motivo in più per andare alle amministrative da sola".

An è meno chiassosa, non meno infuriata. Il nuovo capogruppo in commissione giustizia Ciriello accusa gli alleati azzurri di aver "tradito gli accordi all’interno della Casa delle libertà" dichiarandosi a favore dell'indultino. "Si era deciso - si accalora - di lasciare libertà di coscienza nella Cdl su argomenti così delicati. Poi Vitali ha preso posizione a nome del partito" (Ciriello non spiega come mai gli sbandierati accordi sulla libertà di voto non abbiano impedito al suo partito e alla Lega di proclamare ovunque il loro no a ogni misura di clemenza, ma, va da sé, si tratta di un particolare ininfluente). Presa la rincorsa, il nazional-alleato (provenienza Destra sociale) rincara: "So anche con certezza che Forza Italia ha vietato di intervenire in aula ai deputati del suo gruppo che vogliono votare contro il provvedimento. E’una cosa gravissima!".

La rissa nella destra si prolunga per tutta la mattina e oltre. Ma alla fine arriva il momento di mettere da parte insulti e offese per dire la parola definitiva sull'indulto e l’amnistia. La sentenza arriva subito, con le prime dichiarazioni. Il partito azzurro, spiega Vitali, è pronto a votare l’indultino, ed è favorevole all’indulto solo a condizione che sia accompagnato anche dall’amnistia (fondamentale per i condannati di tangentopoli). L’abbinamento è da sempre la posizione di Forza Italia, ma questa è la prima volta che viene posto come condizione ultimativa. I Ds, subito dopo, si dichiarano favorevoli sia all’indultino che all’indulto, ma contrari all’amnistia, e basterebbe questo scontro tra i due partiti maggiori per chiudere i giochi.

La Margherita promette di approvare l’indultino, boccia gli altri due provvedimenti (ma di amnistia, concede Fanfani, si potrà parlare "dopo le grandi riforme"). An fa muro contro ogni ipotesi di clemenza, ma Ciriello assicura che, "essendoci nell'indultino misure che possono attenuare i rischi per la sicurezza", il partito di Fini non farà ostruzionismo.

Promette al contrario, lotta durissima, la leghista Lussala (anche se poco prima C’é aveva lasciato aperto uno spiraglio all’amnistia per Bossi, e più o meno solo per lui: "Potrebbe andare bene per alcuni reati, tanto per fare un esempio quelli di opinione". Guarda caso.

Il fronte favorevole a tutti e tre i provvedimenti è limitato al Prc, ai Verdi e all’Udc. Lo Sdi voterà l’indultino, e, pur non approvandolo, si schiererebbe anche per l’indulto se i suoi voti fossero determinanti. Risultato della consultazione: il de profundis per amnistia e indulto. Quanto al resto, se ne riparla il 4 febbraio.

 

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