Indulto addio

 

Indulto addio

di Stefano Anastasia (Presidente dell’Associazione Antigone)

 

Il Manifesto, 22 Gennaio 2003

 

Bei tempi quelli del Giubileo, quando al primo appello alla clemenza rivolto dal papa al parlamento una larga e trasversale maggioranza rispose subito e chiaramente: "no, grazie!". Le elezioni erano alle porte e nessuno voleva farsi sfuggire l’occasione di prendere più voti promettendo maggiore sicurezza e più criminali in galera.

Come era prevedibile, non se ne fece nulla e nelle urne l’originale vinse sull’imitazione, come un anno dopo sarebbe successo anche in Francia. Bei tempi, quando gli appelli del papa non si era neanche obbligati ad ascoltarli, pronunciati com'erano nella rotonda di Regina coeli e non nell'emiciclo di Montecitorio: non bisognava neanche far finta di esser d’accordo.

Tutt’altro imbarazzo quando quel vecchio tremolante ci viene in casa, per la prima volta nella storia d’Italia. e senza ritegno si ripete, costringendo i presenti all’applauso, che segue l’inchino, il baciamano e via omaggiando.

Tocca dire di sì e tocca fare qualcosa: indulto, indultino, amnistia? M ah? Per fare qualcosa di sensato, occorre aver pensato qualcosa di sensato e una politica penale e penitenziaria degna di questo nome, la versione e la motivazione laica dell'agognata clemenza papale, è tempo che non viene pensata: un ceto politico in gran parte cresciuto nel culto della legge e dell'ordine, della galera e dell'accoglienza coatta, dei respingimenti alla frontiera e delle comunità terapeutiche chiuse non capisce l’argomento.

Bisognerebbe parlare non solo di alternative al carcere, ma anche di alternative alla devianza e alla criminalità, di politiche di promozione, ma anche di alternative alla devianza e alla criminalità, di politiche di promozione e di integrazione sociale, della sicurezza dei diritti, piuttosto che del diritto alla sicurezza.

Tutte cose troppo lontane dal senso comune di chi pensa che ogni cittadino che si sente minacciato può decidere maggioritariamente un collegio, e magari il proprio. Segue un andirivieni di proposte (indulto, indultino e da ultima l’amnistia, appunto), tutte accompagnate da limitazioni, prescrizioni, esclusioni, uniche certezze in questa babele di lingue e di propositi Rifulge nel caos di questi giorni l’esemplare coerenza della Lega: assodato che nessuno sembra intenzionato di avvalersi della libertà di coscienza concessa dal capo, i leghisti marciano come un sol uomo all’ostruzionismo contro qualsiasi norma che possa scarcerare chiunque foss'anche un serenissimo padano.

Che ne sarà a queste condizioni dell’appello del papa? Niente? No, forse no: qualcuno capitato per caso in galera ci sarà, un colletto bianco (e, ovviamente, con la faccia bianca), non recidivo come si conviene, che per accidente è stato condannato per un reato minore e che per accidente si è vista rendere esecutiva la pena detentiva, uscirà di galera e sarà grato alla maggioranza parlamentare che l’avrà liberato dalla prigione. E anche per quell’unico colletto bianco con la faccia bianca noi saremo contenti.

Ma la clemenza no, non sarà stata fatta; e la politica no, non sarà stata cambiata. Le galere continueranno a riempirsi, di corpi indegni dell'una e dell’altra. Merce di scambio. Elettorale.

 

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