Stefano Dragone

 

Sconto di pena per 800 detenuti. Dragone: servirà a ben poco

 

Il Gazzettino, 6 febbraio 2003

 

Sono 7-800, di cui oltre la metà extracomunitari, i detenuti in tutto il Veneto che potrebbero usufruire dello sconto di pena previsto dall'indultino, approvato martedì dalla Camera e che diventerà legge dopo il voto del Senato. Al Tribunale di sorveglianza di Venezia ieri mattina fervevano i lavori per avere un quadro approssimativo degli effetti del provvedimento e poter prevedere quale carico di lavoro si abbatterà su uno degli uffici più disastrati della giustizia del distretto, che deve fare i conti con una carenza di personale pari al 40 per cento dell'organico.

La legge prevede la sospensione della pena, fino ad un massimo di tre anni, ai detenuti che abbiano già scontato un quarto della condanna e che, una volta fuori del carcere, si comportino bene. Ma il presidente del Tribunale del riesame, Stefano Dragone, ha forti perplessità: "Rischia di non servire a nulla - commenta - Applicare l'indultino paralizzerà gli uffici, a causa dei complessi meccanismi burocratici previsti, e gli effetti deflattivi saranno modesti: dopo tre mesi le carceri saranno piene come prima".

Dragone riconosce il valore del provvedimento dal punto di vista criminologico, in quanto tende a premiare chi ha già scontato una parte della pena, e dunque ha già iniziato il percorso di riabilitazione. Ma ritiene che servirebbero delle modifiche, in modo da attribuire maggiore discrezionalità ai giudici di sorveglianza, sia per la concessione della sospensione della pena, sia per il successivo controllo delle prescrizioni che i detenuti dovranno rispettare una volta liberati. Una cosa è certa: quando la legge entrerà in vigore, la scarcerazione non sarà immediata.

Dal momento della domanda saranno necessari parecchi mesi prima che il Tribunale, già intasato dall'attività normale, possa prendere in esame ciascuna posizione, istruire la pratica, verificare le pene. Per quanto riguarda la posizione degli extracomunitari, inoltre, Dragone ritiene che per molti di loro non sarà possibile usufruire dell'indultino: "Se non saranno in grado di indicare un domicilio - spiega il presidente - difficilmente un giudice potrà concedere loro misure alternative al carcere, in quanto sarebbe impossibile controllare il loro comportamento".

Amnistia e condono, secondo Dragone, sarebbero state soluzioni migliori: "Per "svuotare" le carceri servirebbero, però, anche altre cose: l'effettività delle espulsioni, oggi rese quasi impossibili da una norma troppo complessa, e la creazione di strutture alternative, ad esempio, dove ospitare le donne con figli".

 

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