L'indulto resta irrealizzabile...

 

L’indulto resta irrealizzabile

È iniziato il dibattito sull’abbassamento del quorum,
ma AN, Lega, DS e Margherita fanno muro

 

Il Manifesto, 19 novembre 2002

 

La discussione generale sulla modifica dell’art. 79 della Costituzione, quello che fissa ai due terzi degli aventi diritto il quorum per indulto e amnistia, è iniziata ieri in un’aula di Montecitorio semideserta. La proposta di riportare il tetto alla maggioranza semplice è stata illustrata dal verde Marco Boato, ma la suspence è inesistente.

Con un impressionante fronte contrario che abbraccia AN, Lega, DS e Margherita, il passaggio della riforma (che ripristinerebbe la regola originaria, modificata all’inizio degli anni 90) è fuori discussione. Tutti e quattro i partiti hanno confermato ieri il loro parere negativo, anche se i DS hanno leggermente ammorbidito la loro posizione, proponendo il voto a maggioranza semplice per i singoli articoli e la maggioranza qualificata solo per il voto finale. Va bene, concorda Antonio Maccanico per la Margherita, ma l’importante "resta sottrarre questa deliberazione all’indirizzo politico della maggioranza".

AN si è limitata a ribadire il suo no, senza chiudere tutte le porte all’ipotesi diessina. La Lega, come al solito, è più pittoresca: "Viviamo già in clima di amnistia ordinaria", sentenzia a nome del Carroccio Luciano Dussin, e il gran capo, Bossi, aggiunge il sovraccarico: "Indulto? Non ne abbiamo mai parlato in sede di consiglio dei ministri, ma mi pare che il guardasigilli Castelli sia contrario. Mi pare che ne abbia parlato anche il Papa, ma le cose sono più complicate".

Se è per questo, oltre al Papa ne ha parlato ieri, associandosi alla sua richiesta di clemenza, anche il cardinal Ruini, a nome della C.E.I., senza trovare peraltro grande ascolto tra i duri del Polo. Inutilmente Michele Saponara, per Forza Italia, ha fatto notare che anche raggiungere la maggioranza semplice su simili argomenti non è facile, come dimostrano le divisioni all’interno della Cdl. Inutilmente Graziella Mascia, per il PRC, ha sottolineato l’assurdità per cui in Italia con il 51% dei voti in parlamento si può cambiare la Costituzione ma non concedere un indulto. Il governo ha dato parere negativo e i giochi si sono di fatto chiusi immediatamente.

La bocciatura della modifica costituzionale sbarrerà la strada a qualsiasi ipotesi d’indulto, la maggioranza dei due terzi essendo al momento irrealizzabile. Il solo possibile "atto di clemenza" è dunque rappresentato dalle proposte di scarcerazione anticipata, a partire dalla Pisapia - Buemi, che arriveranno in commissione giustizia mercoledì prossimo. AN e Lega bocceranno anche questa formula, ma i DS, formalmente ancora contrari, si stanno invece spostando.

Una volta acclarata l’impossibilità di puntare sul vero indulto, accetteranno di appoggiare la scarcerazione anticipata di tre anni, ma solo con i "correttivi" proposti per la Margherita da Fanfani, cioè con parecchie esclusioni.

Il problema è che, nella loro formulazione attuale, quei correttivi rischiano di vanificare il provvedimento. È certo, ad esempio, che tra le esclusioni oggettive saranno inseriti i reati di mafia e terrorismo. Non è invece chiaro se, per questi ultimi, sarà aggiunta una specifica cronologica, in modo da includere i condannati degli anni di piombo. Molti di questi devono scontare condanne a vita, per definizione non indultabili.

Nel loro caso, come in quello di tutti gli ergastolani, i tre anni di "sconto" potrebbero però essere fatti valere ai fini del conto del periodo scontato prima di poter chiedere la libertà condizionale. Sarebbe infatti assurdo escludere dall’indulto proprio quella categoria di detenuti per i quali numerose forze politiche ipotizzano un provvedimento eccezionale che sancisca il superamento politico della crisi degli anni ‘70. È un partito trasversale presente anche nell’ala più dura della maggioranza, nella stessa AN, dove aperture in questo senso sono arrivate dal ministro Alemanno, dal governatore del Lazio Storace e recentemente dallo stesso capo dei senatori Nania.

Persino più delicate le cosiddette "esclusioni soggettive". Nella lista della Margherita figurano, infatti, i delinquenti abituali, definizione che viene distribuita però con massima generosità, non indicativa della reale pericolosità sociale. È su questi nodi, ancor più che sul semplice voto a favore o contrario, che si verificheranno da mercoledì le reali intenzioni di tutti.

 

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