Il partito dall'amnistia aspetta il Papa

 

Il partito dell’indulto aspetta il Papa

Ma la Margherita, come i DS, voterà contro l’abbassamento del quorum

 

Il Manifesto, 12 novembre 2002

 

Giovedì, per la prima volta, un pontefice parlerà nell’aula di Montecitorio. È opinione comune, probabilmente non infondata, che la necessità di un gesto umanitario nei confronti dei carcerati sarà uno degli argomenti centrali che Giovanni Paolo affronterà. Spera nel suo pronunciamento il partito trasversale che punta all’indulto. I cattolici del centrodestra hanno fatto propria la battaglia, e forse non è un caso che tra i più esposti ci sia un leader notoriamente vicino al Vaticano come Rocco Buttiglione. Ieri si è pronunciato a favore dell’atto di clemenza anche l’Udeur di Clemente Mastella, e Fausto Bertinotti ammette di augurarsi, "con modestia", che il papa "spenda la sua autorità morale a favore di un provvedimento di clemenza per i detenuti".

Dovrà spenderne molta, di autorità morale, Giovanni Paolo II, per vincere le resistenze che promettono di bloccare per l’ennesima volta l’indulto. E che sono equamente divise tra i due Poli maggiori, anche se sulla carta l’Ulivo sarebbe a favore dell’indulto. In concreto sembra invece di assistere a un sinistro gioco delle parti. Il governo non scenderà in campo. Lo hanno assicurato ieri il ministro Castelli e il sottosegretario Valentino: "Sono questioni di stretta competenza del parlamento", ha ricordato a ragion veduta il guardasigilli.

Non ha mancato però di ricordare che il suo partito, la Lega, è fermamente contrario, né di segnalare con malcelata soddisfazione che "non pare ci sia in questo momento la necessaria maggioranza di due terzi". Di passaggio, Castelli ammette che il sistema carcerario è al collasso, che non potrà reggere "più di 20 - 30 mesi". Ma la sua ricetta non è certo "il perdonismo". Costruzione di "nuove infrastrutture", invece, che è un modo elegante per dire "più galere", e poi qualche riforma ma per facilitare il patteggiamento. La pena, si sa, deve essere certa.

Ma torniamo all’indulto. Con la Lega e AN schierate fermamente contro il quorum dei due terzi è escluso. Lunedì prossimo arriverà in aula la modifica costituzionale che dovrebbe riportare il quorum dalla maggioranza qualificata a quella semplice. Però non passerà (non con i due terzi richiesti, in quanto modifica costituzionale, almeno). Perché i DS voteranno contro e così farà anche la Margherita, che in Commissione aveva votato a favore ma nel frattempo ha cambiato idea.

"Col bipolarismo - spiegano i diessini - non si può abbassare il quorum". E poco male se significa che col bipolarismo di indulti e amnistie non ce ne saranno più, essendo di fatto la maggioranza qualificata semi - irraggiungibile.

L’abbassamento del quorum potrebbe passare lo stesso, a maggioranza semplice, soggetto dunque a referendum confermativo. In ogni caso, trattandosi di modifica costituzionale, i tempi di applicazione saranno biblici. Resta il cosiddetto "indultino", la legge Pisapia - Buemi che prevede lo sconto delle pene fino a tre anni, che dovranno però essere scontati e senza possibilità di ricorrere alle misure alternative in caso di nuove condanne.

Ieri la legge è stata sottoscritta da 70 deputati, tra cui molti del centrodestra inclusi un leghista (Rodeghiero) e un AN (Cola). Il nuovo PSI ha presentato un suo progetto che va nella stessa direzione e così dovrebbe fare nei giorni prossimi Forza Italia.

I DS invece voteranno contro. Perché loro l’indulto lo vogliono vero e completo, anche se bocciano l’abbassamento del quorum per ottenerlo (gente strana, questi diessini: se l’esempio in questione fa testo c’è da tremare all’idea di averli dalla propria parte). Per far contenti gli alleati, la Margherita (favorevole invece alla Pisapia- Buemi) proporrà un listone da paura di reati da escludere dall’atto di clemenza. Bene che vada taglierà fuori dal provvedimento, sempre che venga approvato, una quota consistente di popolazione carceraria. Perché non si dica che il centrosinistra è moscio con i criminali. Fortuna che resta il Papa, in cui sperare.

 

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