Interventi da Piacenza

 

Viaggio attraverso la differenza

 

Concetti e temi sul problema dell’affettività dei detenuti visti e applicati in Danimarca da uno Stato e popolo civile

Questa è la storia di una mia esperienza personale vissuta in un carcere della Danimarca. Ma vi sono altre quattro o cinque nazioni europee che risolvono allo stesso modo il problema dell’affettività in carcere.

Ho purtroppo un’enorme esperienza in carceri italiane che mi ha portato a trascorrere parecchi anni nelle nostre carceri dagli anni ’70 ad oggi.

Per "mia scelta" ho avuto modo di trascorrere tre anni in un carcere della Danimarca. Mi era stato detto della grande civiltà con cui i detenuti vengono trattati in quel paese. Ho constatato che tutto ciò è vero e supera abbondantemente quello che pensavo di positivo.

Mi limito ovviamente a riferire la parte del trattamento affettivo che viene riservato ai detenuti. Già da solo questo importantissimo trattamento dà l’idea del concetto che questo popolo ha dell’espiazione della pena e del reinserimento sociale della persona detenuta.

Da decenni in Danimarca la questione affettiva del carcerato è risolta; ritenendola un passaggio importante e necessario per il detenuto, gli mettono a disposizione gli strumenti e la possibilità di curarla in modo adeguato. Pensano, infatti, che già la privazione della libertà sia una sanzione sufficiente senza dover gravare con altre ulteriori restrizioni.

 

I colloqui

 

Viene concesso ai detenuti di trascorrere alcune ore settimanali e dei momenti di intimità con i propri familiari, mogli e figli, compagne, amiche, amici senza alcuna distinzione.

Per rendere possibili tutto ciò, in ogni carcere hanno adibito una sezione particolare per i colloqui con i familiari. Non ci sono grandi, enormi sale, bensì tante piccole stanzette arredate con divani letto, tavolini e sedie, seggioloni per i bambini piccoli, lavandino con acqua fredda e calda, una specchiera, tendine alla finestra e un armadietto sempre fornito di lenzuola pulite e di una scatola di profilattici. Le porte interne sono dotate di chiusura per un’ovvia questione di privacy ed è permesso, sia per il detenuto che per i parenti, portarsi da mangiare.

Ci si può fare tè e caffè e in corridoio c’è un piccolo angolo cottura ove è possibile riscaldare il cibo, c’è un fornellino elettrico e un forno a microonde; c’è infine anche una macchinetta per le bibite, caramelle e cioccolato per i bambini (lì i detenuti hanno i soldi in tasca).

Durante il periodo del colloquio, nessuno dico nessuno verrà disturbato o importunato dagli agenti che discretamente fanno un blando controllo da lontano.

Nessuno "guarda o occhieggia" quello che il detenuto fa con la moglie o la compagna; se vi sono bambini piccoli, vi è una stanzetta apposita adibita ai giochi, piena zeppa di giocattoli ove i più piccoli hanno modo di svagarsi intanto che i loro genitori trascorrono questi momenti di intimità.

Il tutto, ovviamente, senza che nessun agente interferisca con lo svolgimento dei colloqui e colpisce vedere quanto rispetto, educazione e discrezione hanno questi agenti, non mettendo mai in nessun modo a disagio né il detenuto né i familiari. Tutto questo è dettato da una lunga esperienza, dalla loro cultura e visione del carcere nonché dal regolamento stesso che impone questi comportamenti. Il tutto viene considerato semplicemente un modo civile di porsi nei confronti dei detenuti in un’ottica di reale rieducazione.

Questa educazione innata nel popolo danese e il discorso degli affetti così impostato sono, ovviamente, di grandissimo beneficio per il detenuto perché lo aiutano a mantenere il discorso affettivo nel giusto equilibrio con le mogli, le compagne e i figli e contribuiscono a conservare questi rapporti indispensabili senza le privazioni che, ormai, sono del tutto anacronistiche e fuori dal tempo e dalla realtà.

Io stesso posso dire, per esperienza diretta, di aver notato e visto sul viso delle persone durante e dopo i colloqui, la felicità di quei momenti trascorsi così serenamente.

Così tanto differenti dai nostri colloqui nelle carceri italiane che tantissime volte si trasformano in tensioni e umiliazioni anche per i familiari, per le condizioni di disagio in cui si svolgono e sempre grazie alla solita giustificazione: motivi di sicurezza!

E, si badi bene, anche in Danimarca alla sicurezza non rinunciano; il detenuto dopo il colloquio, viene controllato e spogliato nudo, ma è un disagio che accetta volentieri dopo aver trascorso in modo umano quei momenti affettivi così importanti.

Queste e tante altre cose simili ho vissuto in questa mia esperienza carceraria, che mi hanno fatto vedere e capire il differente grado di civiltà di questo popolo che riesce a trattare con umanità anche chi ha sbagliato e recato danni alla società. Senza privarlo, di fatto, della possibilità di ravvedersi, evitando di infierire con privazioni gratuite e lesive della personalità, perché il detenuto è prima di tutto una persona.

 

Antonio Mistri

Lettere da dentro a fuori e viceversa

 

Caro papà, cara mamma

 

Sono dentro ormai da due anni, di conseguenza è da allora che non vi vedo. Non siete più giovani e l’Albania è troppo lontana perché possiate venire a trovarmi; e questa è la cosa che mi fa più soffrire stando in prigione.

E’ meraviglioso ricevere le vostre lettere e mi piace mandarvi le mie; ma non vedervi di persona mi costringe a fidarmi delle cose che scrivete. Spero con tutto il cuore che veramente stiate bene e che non siano solo frasi di circostanza, per non farmi preoccupare. Io me la cavo, considerate le condizioni in cui vivo, posso dire che sto bene, ve lo assicuro.

Non preoccupatevi per me, è solo un periodo della mia vita, non devo starci per sempre e ho imparato a convivere con questa realtà.

Ci sono volte, mamma, che vorrei tornare bambino per essere preso tra le tue braccia, o camminare per strada stringendo la mano forte e rassicurante del papà. Ma quella di Peter Pan è solo una bella favola, non si può restare bambini per sempre. Purtroppo si cresce, si diventa "grandi" e si commettono grandi errori, ma non sono gli sbagli che si fanno che ci costringono a piangere, ma le conseguenze che ne subiamo.

Stare lontano da voi è la peggior punizione che potevano infliggermi.

Tutto questo presto finirà e, anche se sarà impossibile, ce la metterò tutta per recuperare il tempo perduto. Solo ora che non ci siete mi rendo conto di quanto fosse prezioso il tempo passato insieme.

 

Ervin

Cara mamma,

 

desidero scriverti ancora senza aspettare che mi arrivi la tua risposta alla mia ultima lettera.

Solo adesso che questa sbarre mi tengono lontano da te, capisco quanto ti voglio bene, quanto mi mancano le tue carezze, le tue parole, il tuo affetto e quelle mille raccomandazioni che mi facevi tutte le mattine quando uscivo per poche ore, e immagino cosa proverai ora che non mi vedi da tanto tempo.

So di non essere mai stato il tuo figlio modello, ma questa volta ti sto facendo davvero soffrire.

Mi ricordo che quando eravamo vicini pensavo che il tuo amore mi era dovuto. Adesso sento invece di averne bisogno. Tu non puoi fare a meno di amarmi, lo so bene! Ma mi è sempre più evidente che devo guadagnarmelo quest'amore e quell'amato affetto che ti lega e ti legherà sempre a me. E l'unico modo che ho per farlo è cercare di non farti più soffrire, di evitare un futuro di tante preoccupazioni e dispiaceri. Sulle lettere che mi scrivi ho l'impressione di sentire l'umido delle tue lacrime e faccio molta fatica a trattenere le mie, ma non posso evitare di chiudere gli occhi e pensarti, seduta a quel tavolo che mi scrivi davanti alla foto di papà. Chissà cosa penserebbe di me se fosse ancora con noi!

Aspetto sempre con ansia le tue lettere mamma, l'unico contatto che ti è concesso per ora. Adoro le tue parole come fossero una preghiera raccomandata da Dio.

Ti lascio adesso con una promessa: presto uscirò da qui e nella nostra casa non ci saranno più lacrime ma felicità e gioia di stare insieme.

Ti voglio bene mamma.

 

Indrit

Caro Richard,

 

ricordo il giorno che mi dissero "diventerai papà". Parlavano al futuro e io sentii di esserlo già da subito. Dicono che certe emozioni, certe sensazioni, le provino soltanto le mamme, solo loro che hanno il magico dono di far germogliare la vita nel proprio grembo, un dono quasi da invidiare. Ma è successo anche a me di sentire che c'eri, che esistevi fin da quando la tua cellula cominciava a prendere forma.

Mio figlio, pensavo, una creatura che già esisteva nella mia fantasia.

Poi quasi all'improvviso eccoti qua, un nuovo essere, un cucciolo tutto nostro arrivato ad avere più importanza della mia stessa vita.

E' stata una cosa meravigliosa vederti crescere nei primi undici anni della tua esistenza, è stato meraviglioso tenerti per mano cercando di aiutarti a diventare un uomo.

Dio solo sa quanto avrei voluto continuare a starti vicino, ma capisco ormai che è quasi impossibile, caro Richard, che la realtà segua i nostri sogni, è impossibile abbandonarsi alla corrente della vita e lasciarsi trasportare; c'è sempre qualcosa che arriva a condizionare la nostra esistenza. Sono ormai due anni che non ti vedo e non ti sento, voglio credere che non dipenda da te e so che non potrò mai dimenticarti, lo sai anche tu.!

Mi sento schiavo, Richard, schiavo di una memoria sadica e crudele, succube dei ricordi, ricordi delle tue prime parole, dei tuoi primi passi, dei tuoi abbracci e bacini di cui ero così goloso. Non posso sapere cosa abbia in serbo per noi il futuro, ma so che c'è e ci sarà sempre un invisibile abbraccio che ci terrà uniti per tutta la vita.

 

Papà

Ciao mia dolcissima bambina,

 

voglio scriverti questa lettera per dirti che mi manchi tanto e non passa giorno che io non ti pensi, e i bei ricordi dei tempi felici passati insieme a te mi fanno riflettere e questa mia riflessione rapidamente mi riporta all’attuale realtà e rimpiango gli sbagli della mia vita che mi hanno portato lontano da te.

Ti ho lasciata che mancava un mese al tuo quinto compleanno e da allora sono passati quasi quattro anni durante i quali abbiamo avuto modo di vederci solo alcune volte quando mi venivi a trovare con la mamma.

Ogni volta che ci vedevamo era un piacere immenso per entrambi e, anche se eri piccola, la tua memoria era ineccepibile e, oltre ad elencarmi tutto ciò che avevi fatto durante la mia assenza, mi elencavi anche tutte le cose fatte insieme a me che più ti piacevano e mi pregavi di ritornare a casa per rifarle ancora. Non mancavi mai di ricordarmi quando andavamo in montagna a raccogliere i fiori oppure a vedere gli animali come quando ti portavo al lago a dare da mangiare ai cigni.

Già da piccola avevi una grande sensibilità verso la natura e già ti distinguevi con gesti di generosità e protezione verso chi ritenevi più debole.

Quando ci penso mi sembra di rivivere quei momenti in cui i tuoi modi di fare mi riempivano di commozione fino alle lacrime; la stessa cosa che provavo quando ti facevo trovare un regalo. La gioia che traspariva dai tuoi occhi e dal tuo modo di sorridere colmava il mio cuore di felicità.

Facevo ogni cosa pur di far avverare i tuoi sogni di bambina e la tua gioia si rifletteva su di me.

Amore mio, come rimpiango di non esserti stato accanto in questi anni, di non aver potuto continuare a darti tutte quelle piccole gioie e soprattutto l’affetto che avrei voluto darti e che la tua tenera età richiedeva.

Come avrei voluto accompagnarti al tuo primo giorno di scuola e, nei tuoi primi anni scolastici, aiutarti nei compiti. Già m’immagino la tua voglia d’imparare e di conoscere le cose, chissà quante domande mi avresti fatto. E sì, chissà… perché purtroppo tutto ciò non è avvenuto e gli anni che non abbiamo trascorso e non trascorreremo insieme non potrà restituirceli nessuno. E’ per questo che ora ti chiedo di perdonarmi, perché a rovinare quell’incantesimo che c’era tra noi è bastata la mia stupidità, per la quale ora non esiste rimedio. Ti voglio bene

 

Il tuo papà

A te principessa

 

Ciao amore. Sono chiuso e isolato da tutti in questa piccola cella buia. E’ più di un anno che non ti vedo: un’eternità. La tua lontananza mi sta facendo impazzire il cuore. Amore, se ti avessi avuta vicino a me, avrei avuto la possibilità di esprimerti tutte le parole che ho nel cuore; parole d’amore che non posso fare a meno di dirti.

Sono molti i chilometri che ci separano ma non c’è giorno, non c’è istante che io non ti penso.

Come una visione viene nella mia mente ogni meraviglioso ricordo che ho di te, nel silenzio della mia solitudine, sento nell’aria la tua dolce presenza che mi fa battere forte il cuore come la prima volta che ti ho vista: eri bellissima amore mio, sembravi una principessa. Perché il destino se l’è presa con noi, allontanandoci così tanto, dividendo due cuori che si amano.

Era la cosa più bella che avevamo tra noi: un amore vero e sincero.

Il desiderio di averti vicina mi fa molto pesante questa vita; mi porta spesso a sognarti come questa notte che ho sognato un sogno bello subito, ma terribile dopo.

Ho visto tutto il mondo intero e rotondo e sopra quel mondo ho visto te, te che stavi camminando sola senza pensare a niente, stavi camminando in una strada senza fine.

In quel momento avevo voglia di prendere la tua piccola mano, di carezzare i tuoi lunghi capelli neri, di abbracciarti e baciarti la bocca per sentire ancora una volta il calore intenso dei tuoi baci.

Mi accorsi, però, che non potevo toccarti, era terribile. Così tanto vicina ma, nello stesso tempo, così tanto lontana.

Qualcosa ci impediva di toccarci, forse una parete invisibile, forse ancora il destino tra noi…

Quel sogno mi ha svegliato di soprassalto.

Ero tutto sudato come se avessi corso fino allo stremo delle mie forze.

Non riesco più a dormire.

Pensando e ripensando a quel sogno, per scoprire il suo significato ma il significato lo avevo già tra le mani dal momento che il destino ci ha divisi. Così ho capito che la strada senza fine è il nostro amore che non può morire mai e quella parete invisibile è il nostro destino che ci ha allontanati, ma ho capito che non può mai separare i nostri cuori e abbattere la forza del nostro amore.

Anche nel mondo dei sogni dove tutto è concesso i nostri cuori si incroceranno e lì ci ameremo.

Ti amo, amore mio, niente potrà separarci.

Ora scende ancora un’altra notte ma il sogno si allontana, che importa, sognerò ad occhi aperti e una rosa splendente nella notte illuminerà il tuo viso nei miei pensieri.

Eccola dietro la montagna; ecco la luna!

L’atro notturno veglia sulla nostra quiete.

Quanto darei per poterla raggiungere!

Questo, per il momento, finché sono in carcere è tutto quello che posso fare per raggiungerti, amore mio.

Balzerò sulle ali della fantasia e con essa otterrò ciò che sembra impossibile: giocare con le stelle e raccogliere le più luminose solo per te, mia dolce "principessa".

Buonanotte amore mio.

Dormiamo insieme questa notte e teniamoci stretti stretti.

Abbracci…baci…amore…tuo per sempre…per sempre…

 

Indridt

Se conoscessi il mistero dell’amore

Questa luce che tutto investe e penetra

Che avvolge e accarezza le nostre anime

I nostri cuori stanchi e sofferenti

Qui dove ora vivo

Dove mi mancano orizzonti senza fine

Dove mi mancano le cose di un tempo

Mi è rimasto l’amore di te.

Vivo con i miei bellissimi ricordi

Di una vita lasciata a metà, anzi!

Delle due vite, una ormai perduta

E l’enigma del domani sconosciuto

La paura di trovarmi di fronte

Alle persone care ormai lontane

Estranee a questa realtà a loro sconosciuta.

 

Mamo

La famiglia

 

Sono due anni che non vedo mia madre; ogni tanto la sento al telefono e quasi inevitabilmente la voce mi si blocca con un grosso nodo in gola. Mia madre, quando mi sente, subito sbotta in un pianto a dirotto e comincia a chiedermi se ho da mangiare, se ho freddo, se dormo bene. Io, appena sento queste parole, sento dentro di me una fitta al cuore e senza volere mi scende qualche lacrima; poi con un filo di voce, le dico che sto bene e che non mi manca niente anche se, in realtà, non è così!

 

Djon

Lettera di una figlia al papà detenuto

 

Ciao papà! In questo momento in cui ho scritto la parola papà mi è venuto un brivido al cuore…mi manchi! Vorrei che tu fossi qui per aiutarmi anche con quattro parole; te l’ho già detto che mi manchi? No!? Allora te lo dico: papà mi manchi!

Questa volta a differenza della scorsa carcerazione è stata una sofferenza più discreta, come se il mio cuore se lo sentisse ma, forse, è stato peggio; mi stavo quasi abituando ad averti in mezzo ai piedi, in mezzo al letto, a raccontarti i miei amori disastrati, chissà come ti sei divertito! Ti voglio bene papà anche se a volte mi fai tanto incazzare! Ieri sera ho visto sola soletta un film che sinceramente mi ha colpito tanto; è praticamente la tua storia anche se il finale è un po’ diverso perché al protagonista danno 60 anni da scontare e non vedrà più sua figlia. Oggi riflettevo su questo film così verosimile e ho capito che ti amerò per sempre con tutti i tuoi pregi e i tuoi difetti; sei il mio papà e credo che questa volta sarà la volta buona per ricominciare. Non voglio più vederti sprecare la tua vita; ci sono troppe cose belle, anche senza avere tanti soldi! Una colazione al bar la domenica mattina! Una passeggiata in riva al mare! E tante altre, ti assicuro, basta veramente poco ma rendono alla grande…

Adesso parlo con la mamma e vedo di venirti a trovare presto, ho voglia di vederti! Ti mando un bacio e presto ti spedisco le foto della mia casa, ancora non le ho perché sono un po’ a corto di soldi! Ti voglio bene!

 

Ale

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