Vita - 28 novembre 2003

 

Non legate al guinzaglio i miei pensieri, avete già il mio corpo

 

Leggere Garçon, il giornale dell’Istituto penale minorile di Casal del Marmo, ha gli ingredienti giusti per spiegarci cos’è oggi quella parte del mondo giovanile che è finita in carcere: tante storie autobiografiche, raccontate senza addolcire la realtà, un linguaggio spregiudicato che accomuna tutti i ragazzi, un’insofferenza forte per le regole, e anche questo avvicina i giovanissimi che stanno in carcere a quelli che vanno a scuola, in discoteca, al pub. La testimonianza che segue, di Handy, ha in più una carica infinita di rabbia, ma anche un tale talento narrativo, che viene da pensare che per lei la scrittura possa essere davvero "curativa". A questo, probabilmente, al potere curativo della scrittura autobiografica, pensa Freda, la volontaria che si occupa di questo straordinario, piccolo giornale. Questa settimana un sedicenne rumeno si è suicidato, impiccandosi, nel carcere minorile di Casal del Marmo. Un motivo in più per leggere Garçon.

 

Ornella Favero

 

Uffa! Voglio il mio PC, mi manca davvero tanto, darei qualsiasi cosa per potergli stare vicino anche solo mezz’ora! Ma vabbe! Tanto non importa a nessuno di quello che sento io! Ho veramente bisogno di sentirmi ancora bene, non ne posso più, mi fa tutto così schifo che adesso mi stacco il cervello e lo butto lontano, talmente lontano che non riuscirà più a trovare la strada per ritornare! Vola via cervellino, non ci cadere più qua dentro. Questo è un posto cattivo, senza aria, senza sole, senza vita!

È tutto così finto che i muri a volte sembrano di cartapesta, ma se li tocchi per buttarli giù ti accorgi di quanto male fanno! Sento che si è tutto fermato, che da qui non uscirò con le mie gambe, ma con quelle del carcere, rigide e incapaci di andare senza che qualcuno gli dica dove! E la mia testa? Oh, la mia testa è morta, nei giorni sempre uguali, nel bagno che sa di fogna, nel cibo senza sale, nei muri bianchi, è morta nelle "domandine", nelle sbarre alle finestre.

La mia testa si è suicidata per le notti illuminate dalla luce notturna, per l’attesa di un educatore, per le favole brutte che ci raccontano! Il mio cervello lo hanno seppellito in una fossa comune, insieme agli altri, affogato nell’ignoranza, nei sorrisi finti che dobbiamo fare quando quelli che contano vengono a guardarci! Il mio cervello non c’è più, io non ci sono più, sono un niente per il mondo fuori e un pupazzetto per questa fogna senza uscita che chiamano I.P.M.

E me ne frego, me ne sbatto se ve la prendete, ho bisogno di dire che mi fa tutto schifo, perché se non lo dico finirò per non vederlo e preferirei morire piuttosto che abituarmi a questa "merda" e la parola "merda" la voglio vedere scritta, non vi azzardate a censurarmela coi puntini, non mettete filtri ai miei pensieri, non legate al guinzaglio le mie parole come ho e avete fatto con il mio corpo! La colpa di tutto è mia, lo so e lo accetto, ma adesso basta.

 

 

Home Su Successiva