Vita - 20 giugno 2003

 

Senza il perdono non è facile sconfiggere il male

 

La testimonianza che segue è tratta da un libro, Uomo libero amerai sempre il mare, che raccoglie poesie e riflessioni di un detenuto del carcere di Terni, Ivo Manduchi. Il Club Soroptimist di Terni ha deciso di pubblicare il libro, stampato dai detenuti del carcere di Spoleto, e, con i fondi raccolti, di contribuire all’acquisto di protesi per le persone mutilate dalle mine antiuomo. Dunque, Ivo sarà utile a tanta gente, ma alla presentazione del suo libro, avvenuta di recente nel carcere di Terni, lui non c’era, stroncato da un’overdose durante un permesso dalla comunità dove si trovava. Una fine triste, la sua, ma non una sconfitta: Ivo conosceva la sua debolezza, aveva paura del “dopo carcere”, ma queste sensazioni, queste angosce le ha raccontate con tanta efficacia che è riuscito davvero ad aiutare tutti noi a capire di più e ad avere più voglia di dare una mano a chi esce dalla galera.

 

Ornella Favero

 

Non sempre è facile riuscire a sconfiggere i mostri interiori, i nostri pensieri distorti; l’insano, come un ragno, ha tessuto la sua ragnatela per noi. E più facile lasciarsi andare, per poi tardivamente accorgersi che siamo nuovamente nel pozzo della disperazione. 

Molto spesso crediamo di aver tagliato il traguardo, raggiunto la nostra meta di salvezza, perché dopo tanto impegno riusciamo a vedere una luce, a ottenere qualcosa, ma basta una piccola scintilla, un flash della nostra combattuta personalità, un piccolo ritorno di fiamma per quel passato distorto, per ritrovarsi addosso una nuova sconfitta. 

Accade che, sentendoci appagati, alleggeriamo le nostre difese. Questi sono invece i momenti in cui dovremmo triplicare le nostre forze, per non rischiare di cedere alla debolezza: quando ci lasciamo alle spalle la prospettiva del carcere e ci troviamo fuori tra la gente.

Non è facile ritrovare il senso della vita: ci vediamo come dinanzi a uno specchio che riflette la nostra immagine confusa, annebbiata, l’immagine che ci siamo costruiti sui nostri castelli campati in aria. 

Personalmente io difetto del senso di responsabilità, cado e ricado nelle stesse trappole di sempre, perdendo l’autocontrollo. Per adeguarmi alla vita esterna e proteggermi dalle insidie devo crearmi delle solide autodifese che mi consentano di vivere senza distruggermi, evitando anche di danneggiare il prossimo, in special modo le persone me mi sono vicine.

Devo assumermi a tempo pieno la completa responsabilità di ogni mio gesto, di ogni mia parola, evitando di lasciarmi andare anche quando sono da solo. 

Dopo tante esperienze devastanti, anni vissuti ai margini, certo non sarà facile, ma è importante lavorare in questa direzione, per me non dobbiamo pensare di essere al centro del mondo, ma di essere soltanto persone, persone anzi più deboli, più vulnerabili.

 

 

 

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