Vita - 10 gennaio 2003

 

Lasciato il carcere, vi prego, dateci almeno una possibilità

 

Alcune settimane fa abbiamo pubblicato la lettera di Silvano Lanzutti, detenuto a San Gimignano, che parlava delle ansie e dei disagi che accompagnano l'uscita dal carcere. Quella che segue è la risposta di Patrizia, che vive il suo "dopo carcere" lavorando per il Comune di Empoli e che ora sta faticosamente affrontando il "percorso a ostacoli" che chi esce a fine pena si trova inevitabilmente davanti.

 

Ornella Favero

 

Sono una ex ospite della struttura a custodia attenuata femminile di Empoli, da due anni nella fase di reinserimento.

Mi occupo della redazione esterna del giornale del carcere Ragazze Fuori e consulto molto da vicino il sito www.vita.it  dal quale traggo i necessari approfondimenti per le rubriche di cui mi occupo nel giornale. Ho letto con attenzione l' articolo di Silvano Lanzutti, detenuto nel carcere di San Gimignano, il quale affronta la paura del reinserimento senza i giusti strumenti, a partire dalla sensibilità della società stessa nell'accoglienza. Dopo i primi lunghi 6 anni di carcere, ho provato a cercare un lavoro, ma fui licenziata dopo neanche un mese, perché "qualcuno" portò in quella ditta il mio fascicolo e mi mandarono via. Quindi capisco le parole di Silvano, perché se un qualsiasi datore di lavoro non è sensibile e non vuole dare almeno una possibilità a chi ha avuto un disagio, e lo ha già pagato, trovare una semplice occupazione diventa difficile.

PurtrOppo, le domande che andiamo a presentare, per concorsi o per entrare in cooperative, non necessariamente sociali, e aziende private, hanno alla terza voce la fatidica frase: Hai precedenti penali? Se sì, descrivere quale tipo di reati al punto B. Questo significa essere già penalizzati, quindi non siamo uguali agli altri neanche dopo un percorso rieducativo.

Silvano, posso dirti che a Empoli ho avuto la possibilità di costruire un vero progetto di vita. Il mio percorso di recupero non si è svolto solo a Empoli, ma anche in Comunità, realtà che disconoscevo. Al momento dovuto, dal giornale Ragazze Fuori sono nati due posti di lavoro per scrivere il giornale dell'amministrazione comunale di Empoli. Oggi è il mio lavoro e ringrazio sempre tutti coloro che hanno creduto in questo progetto. Tutto dipende anche da noi; però è giusto dire che, se la persona dimostra la volontà di cambiare, ci vogliono gli strumenti per non restare soli. La vita di tutti i giorni è dura; sono molte le responsabilità, ma basta avere fiducia in noi stessi che tutto diventa più concreto e affrontabile. Per questo vorrei che le autorità della Giustizia pensassero a seguire da vicino i detenuti, senza ritenerli incapaci di recuperarsi. Tutti noi, gli ex e quelli che ancora oggi devono pagare il loro debito, sperano in un futuro, hanno dei sogni, vogliono sentirsi liberi dentro il loro cuore.

Non lasciateci soli e non dimenticateci.

 

Patrizia Tellini

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