Vita - 27 settembre

 

Siamo detenuti, siamo stranieri, cioè gli ultimi degli ultimi

 

 

Se in passato, per i ragazzi stranieri in carcere, c’erano pochissime speranze di un inserimento nella nostra società a fine pena, oggi, con fa legge Bossi - Fini, queste sono ridotte a zero. Lo dice bene, nella sua testimonianza, un detenuto straniero molto giovane, che vive in carcere con un pesante problema di tossicodipendenza e nessuna prospettiva di ricostruirsi una vita nel nostro Paese, nonostante gli sforzi fatti per uscire dalla droga.

 

 

Ornella Favero

 

 

Non conosco tanto le leggi italiane, ma questa nuova legge su noi immigrati mi "costringe" a protestare con forza, anche se sono in carcere come tanti altri extracomunitari arrivati in Italia in cerca di migliori condizioni di vita. Come tanti europei (anche voi fate degli errori, ogni tanto) abbiamo sbagliato e stiamo pagando, ma non per questo dobbiamo per forza tacere. Certo, ho commesso un reato, ma non l’ho commesso perché sono extracomunitario, quanto piuttosto a causa dei problemi economici e sociali che mi sono trovato ad affrontare. Se potessimo vivere in condizioni meno precarie, certo staremmo alla larga da quella diffusa illegalità, che il più delle volte è motivata da bisogni primari: mangiare, avere un tetto sopra la testa, avere medicine e vestiti per i propri figli.

Questo tipo di illegalità, di criminalità, esiste in rutto il mondo e il suo vero nome è "povertà e disagio sociale". Per questa povertà che ci perseguita credo che ognuno di noi abbia il diritto, rispettando le regole di convivenza, di viaggiare per il mondo cercando di costruirsi una vita più decente nel posto in cui arriva.

Noi veniamo invece criminalizzati fin dall’arrivo in Italia, e a molti succede di essere arrestati. Ma all’uscita dal carcere possiamo forse sperare di essere visti come soggetti meno pericolosi, che hanno fatto un percorso positivo e capito i loro errori? Alla fine della pena, in realtà, subiamo una nuova condanna, quella del doppio pregiudizio di essere ex detenuti ed extracomunitari.

Il carcere è un luogo dove un uomo può decidere davvero di voler cambiare vita, ma questo poi è impedito dall’assenza di strumenti per l’integrazione degli ex detenuti, e di quelli stranieri in particolare, nella società. Prendiamo la mia situazione: sono stato a lungo inserito in una sezione a custodia attenuata del carcere, che ospita detenuti tossicodipendenti intenzionati a uscire dalla droga attraverso percorsi in strutture di recupero, come sono le comunità terapeutiche. Ma per gli extracomunitari è praticamente impossibile trovare accoglienza nelle comunità: per noi, nessuno paga le spese di mantenimento, e questo accade perché a livello politico non c’è alcun interesse verso il possibile reinserimento sociale dei tossicodipendenti stranieri.

 

 

Karim A.

 

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