Egregio signor ladro...

 

I nostri due mondi non devono essere completamente separati

altrimenti voi rimarrete sempre ladri e noi sempre derubati

 

 

Bubu è una ragazza ristretta nell’IPM di Casal del Marmo, Roma Aprile 2004

 

 

 

 

 

Lo "strano" carteggio che pubblichiamo ha due protagonisti: un cittadino onesto, o meglio, come preferisce definirsi lui, un "cittadino incensurato" la cui casa è stata più volte visitata dai ladri, e un detenuto della nostra redazione, che si definisce un "ex ladrone fornito di coscienza". È una corrispondenza nata per caso, un giorno che il cittadino incensurato è approdato nel nostro sito, e gli è venuta la curiosità di scriverci. Pubblichiamo le tappe di questo scambio, compreso il testo di una intervista del ladro al derubato, e le risposte del derubato stesso, perché ci sembra che se iniziasse un dialogo così franco e aperto tra il mondo "fuori" e quello "dentro", tutti ne avrebbero da guadagnare, gli onesti e i ladroni, i cittadini "regolari" e quelli che hanno scelto l’illegalità.

 

La Redazione

Il primo messaggio di Alberto

 

Girovagando sulla rete mi sono imbattuto nel sito "Ristretti", l’ho visitato in ogni angolo, credo che sia un sito tra i più interessanti del web, complimenti per la professionalità, ma anche grazie.

Grazie per avermi aperto gli occhi su una parte della nostra società che non avevo mai preso in considerazione, che esiste e che non può essere lasciata sola a se stessa.

La mia casa è stata visitata 4 (quattro) volte dai ladri, non vi nascondo che se ne avessi sorpreso uno avrei reagito in modo molto negativo, ma oggi lo guarderei in modo diverso e come reazione al furto accenderei il computer e gli farei leggere "lettere dal carcere", forse non cambierebbe vita ma…

Mi abbonerò alla vostra rivista ma mi piacerebbe (se fosse possibile) un rapporto epistolare con qualche detenuto che lo desiderasse, magari proprio con uno di quelli che hanno svaligiato la mia casa.

Potrei così ascoltare le sue esperienze e potrei riferirgli i problemi che affliggono gli "uomini liberi" e come li risolvono (quando ci si riesce).

Vi auguro serenità.

 

Alberto Verra

Il secondo messaggio di Alberto

 

Egregio signor ladro, permettimi di darti del tu, anche perché dopo quattro visite che tu hai fatto a casa mia sei quasi uno di famiglia, vorrei proporti alcune riflessioni che ho fatto in merito alla tua attività. Senza dubbio alcune volte ti sarà andata bene, avrai guadagnato qualche cosa, ma poi lo avrai dilapidato in fretta perché non si dà valore a ciò che non si suda, forse oggi che ti devi sudare la libertà potrai capire meglio il valore delle cose, sì perché senz’altro ti avranno preso, li prendono tutti sai, tutti si credevano e alcuni si credono ancora più furbi, migliori degli altri, più furbi di quelli che si alzano alle 5 del mattino e rientrano a casa alle 20 di sera, le galere sono piene di questi furbi. Io sono tra i fessi che alla sera vanno a dormire presto perché sono scoppiati dal lavoro e forse a volte ho pensato veramente che voi foste più furbi, ma furbi si nasce, e quindi continuo ad alzarmi presto al mattino e arrivare tardi alla sera, ma perlomeno non devo domandare a nessuno se voglio telefonare a mia madre.

Certamente ora tu mi dirai che sei stato sfortunato, che la vita ti ha portato su delle strade che ti hanno travolto, per carità tutto vero, ma sai le scuse sono come le dita, tutti ne abbiamo almeno dieci. Tutti ci sentiamo vittime del sistema, se tu potessi parlare in confidenza con il tuo magistrato di sorveglianza scopriresti forse che anche lui si sente vittima, che dopo anni di sacrifici, studi, concorsi, forse ha dovuto accettare quel ruolo per stare vicino a casa mentre i raccomandati magari sono capo della procura. Come vedi ognuno di noi ha le sue buone ragioni per interpretare il ruolo di vittima; la vita è sopratutto sacrificio, dolore e sconfitte, qualche volta mezze vittorie, cercare scorciatoie non ha senso, ed inoltre se tu potessi vedere gli effetti che queste scorciatoie (e sto parlando di banali furti in casa) hanno sulle vittime sono sicuro non le prenderesti più. Non scaglierò mai né la prima né l’ultima pietra, poiché non sono senza peccato, e cercherò per quel che posso di reinserirti tra i fessi, ma per favore cerca anche tu di essere un fesso autentico come me.

"Ladri e prostitute vi precederanno nel regno dei cieli" sono parole di chi è più grande di noi, se tu camminando camminando dovessi risalire la china fino a tal punto ricordati di me, ti aspetto fuori libero di consumarti le ossa a furia di lavorare e fesso da pagare una montagna di tasse.

 

Alberto Verra

La lettera di Nicola ad Alberto

 

Carissimo Alberto, certamente l’apprezzamento per il nostro lavoro con il sito www.ristretti.it fa sempre piacere, e riceverlo da lei, che in maniera diretta ha subito gli effetti delle scelte sbagliate che portano giornalmente centinaia di persone a commettere reati, ha un valore maggiore. Non sono certo uno dei "visitatori" indesiderati della sua casa, fosse solo per questioni anagrafiche e per il fatto che negli ultimi anni il tempo che ho trascorso fuori dal carcere è molto esiguo. In passato ho commesso quel tipo di reato alcune volte quando ero molto giovane, ma non c’era in noi ragazzi la consapevolezza di come quel nostro intrometterci nella vita privata di una famiglia e trafugare gli oggetti che noi ritenevamo più preziosi, volesse dire violare quell’intimità, quella riservatezza che solo una casa può dare, non ci rendevamo certo conto di violare tutto questo, lo ritenevamo un "semplice asporto di oggetti di valore". So bene che non è così.

Mi ha fatto sorridere l’idea di lei che sorprende il ladro in casa e gli mostra il nostro sito. Certamente gli farebbe bene. L’intenzione è bellissima ma non so quanto realizzabile. Quello che è importante è portare nei quartieri la nostra esperienza, nelle scuole, come stiamo già facendo in piccola parte, ciò significherebbe fare prevenzione sociale, significherebbe mostrare, e lei ha ben intuito l’utilità di una simile iniziativa, gli effetti di scelte sbagliate, mostrare le storie di famiglie disgregate a causa del carcere. Sarebbe molto bello avere anche la testimonianza di una persona che ha subito dei furti, perché pure i furti provocano danni e traumi di varia natura, spesso sottovalutati.

Sarebbe disposto a rilasciarci un’intervista per il nostro sito e per il nostro giornale? Penso possa risultare molto interessante. Io le rivolgo alcune domande, spero che lei voglia rispondere in maniera estesa di modo da poterne trarre un buon articolo.

Ci parli un po’ di lei a grandi linee, è utile per fare intravedere il narratore della vicenda.

Ha mai pensato prima di subire il primo furto di essere "appetibile" per i ladri di appartamento?

Qual è stata la sua prima reazione alla scoperta del furto in casa?

Ci fa una distinzione tra i danni materiali ed i danni affettivi?

Ha preso delle contromisure?

In qualche modo questi furti hanno cambiato o influenzato la sua vita?

Ci parli di tutta la prassi, dall’avviso di aver subito un furto alle autorità, alla denuncia, a tutto l’iter, i grattacapi, la perdita di tempo e le angosce che questo le ha provocato.

Cosa l’ha spinta a mettersi in contatto con la nostra redazione?

Pensa che le pene alternative alla detenzione siano utili per far recepire a chi ha commesso un reato il suo errore?

Pensa sia utile, necessario o dannoso fare incontrare l’autore di un reato e chi questo reato lo ha subito?

Cosa direbbe ad un ragazzo che sta per fare lo sbaglio di credere che rubando risolve i suoi problemi?

So che ad alcune domande non sarà forse facile rispondere, ma il fatto che il primo passo nei nostri confronti è suo mi fa ben sperare. La saluto con cordialità augurandole di cuore che non debba più subire furti. La ringrazio per l’incitamento a continuare il nostro lavoro… (di redazione, non di ladri…), con affetto e simpatia.

 

Nicola Sansonna

La risposta di Alberto alla lettera di Nicola

 

Ciao Nicola, accetto volentieri il tuo invito. Sono un uomo di 44 anni con un tenore di vita medio, lavoriamo sia io che mia moglie. Abito in un paese di una provincia lombarda. Non avendo figli e avendo la casa di proprietà posso dire che non mi manca nulla, anzi ho persino più del necessario.

Francamente non avevo mai pensato di essere un potenziale obiettivo di ladri d’appartamento, sapevo che queste cose succedevano ma pensavo solo agli altri.

Alla scoperta di un furto in casa la prima reazione è stata di stupore, non capivo bene ciò che era successo, i danni materiali sono stati sempre di media entità (occorre fare una distinzione anche tra questi ultimi, perché la refurtiva vera e propria si aggira sul 60% dei danni materiali), non cifre particolarmente elevate, si possono avere cifre più elevate con una rottura dell’autovettura, ma i danni maggiori sono quelli psicologici, quando ti frugano tra le tue cose, ti mettono a soqquadro la casa, danneggiano una parte di te, poi tua moglie ha sempre paura di rientrare in casa da sola ed emergono sentimenti patetici di rabbia e vendetta. Certamente ho preso contromisure, ho messo una porta superblindata e ho preso un cane, anche se quest’ultimo è molto corruttibile, basterebbero due bocconi deliziosi e immediatamente passerebbe dalla parte dei ladri, quindi è un deterrente psicologico più che altro, ma efficace più della porta blindata.

La prassi è questa: si telefona ai carabinieri che vengono a fare un sopralluogo, poi si va in caserma e si stende la denuncia, che è comunque sempre pro forma non essendo assicurato, e qui viene il bello. A te sembra caduto il mondo addosso (almeno la prima volta) e ti accorgi in realtà che per l’istituzione è quasi una banalità, ti sfoghi un po’ col povero carabiniere di turno, una pacca sulle spalle e via. "Appena sappiamo qualcosa le telefoniamo", ovviamente nel tempo ti rendi conto che l’Arma non poteva fare di più, ma la delusione nell’immediato è notevole.

Leggendo i vari articoli sul vostro sito, mi sono reso conto che esiste un mondo completamente a parte del quale tutti hanno una conoscenza limitata, quasi si trattasse di una cosa per extraterrestri di cui si devono occupare soltanto operatori penitenziari e giudici. Le frasi che si sentono tra la gente sono del tipo "Stanno bene, hanno tutto, la televisione, il mangiare, le coperte", addirittura quando qualcuno è stufo del posto in cui lavora dice "Vado a fare domanda a San Vittore, sto meglio che qua", e forse qualche volta anch’io ho parlato in questo modo, ma oggi mi rendo conto che le cose non stanno così. Quello che mi ha spinto a mettermi in contatto con voi è stata la presa di coscienza che questi due mondi non devono essere completamente separati, ma in qualche modo comunicanti, altrimenti voi rimarrete sempre ladri e noi sempre derubati. Trovo scandaloso a questo proposito che nel 2004 voi (o almeno alcuni di voi) non possiate avere un telefonino (magari con limitazioni sui numeri da chiamare o ricevere) per comunicare con le vostre famiglie, col vostro avvocato e per non recidere completamente i legami col mondo esterno .

Quanto alle misure alternative, penso che debbano essere concesse solo a chi ha capito il proprio errore, viceversa possono dare l’idea che si può farla franca, preparando la strada a situazioni ancora più negative. La pena (non la custodia cautelare, che non dovrebbe essere una pena) la vorrei molto più breve ma molto più dura, e con possibilità di comunicare di più con l’esterno proprio la durezza stessa della pena. La legge deve assomigliare a un maglio che entra in contatto per breve tempo con il ferro ma lo piega alla sua volontà.

Immagina un detenuto che debba scontare per esempio 10 anni, che avesse la possibilità di scontarne solo due ma in un carcere dove vige una terribile disciplina cento volte peggio di quella militare, e alla sera avesse come conforto 5 minuti con la sua famiglia, fidanzata o chi vuole lui al telefono. Dopo due anni avremmo una persona attentissima alle regole, sottomessa all’autorità, che ha perso però solo 2 anni della sua vita, sarebbe spersonalizzata ma non consumata, negli 8 anni seguenti avrebbe tutto il tempo di ricostruirsi una sua personalità nella legalità, al termine dei 10 anni il confronto con un detenuto "normale" sarebbe vincente.

Fare incontrare la vittima con il reo potrebbe essere dannoso o anche doveroso, dipende dalle persone in causa, dal momento e dal reato. In linea di principio sì, se la vittima lo vuole può essere vantaggioso per entrambi.

Infine, a una persona che per risolvere i suoi problemi economici volesse rubare, rapinare, spacciare, truffare, gli direi che sta scegliendo il modo più veloce per diventare povero, è un illuso che rimarrà deluso, perché le uniche cose che hanno valore sono quelle che si sudano e più si sudano più hanno valore, poi certamente la vita è sofferenza ma o è così o è peggio.

Ma più di quello che posso dire io conta quello che puoi dire tu, che per esperienza diretta puoi parlare, per questo è molto importante che tu possa comunicare, speriamo che lo capisca anche il Ministero di Giustizia, spaventare è più economico che punire.

Dai per favore questo messaggio da parte mia ai detenuti: io non so se le sofferenze che state passando siano meritate o meno, solo Dio conosce il cuore di un uomo, ma dobbiamo essere noi i più inflessibili giudici di noi stessi, perché arriverà il momento in cui non si potrà più bluffare con nessuno. Che la misericordia di Dio ci aiuti tutti. Ciao.

 

Alberto Verra

Loredana, detenuta a Venezia, scrive ad Alberto

 

I ladri come me sono "ladri di polli"

 

Caro amico Alberto, vorrei rispondere alle tue lettere. Faccio parte della redazione femminile di "Ristretti Orizzonti" che si trova alla Giudecca a Venezia. Ti scrivo, perché durante una riunione di redazione abbiamo letto la tua lettera, indirizzata ai ladri, categoria di cui ho fatto parte.

Prima di tutto, permettimi di darti del tu, quella passata da casa tua potrei essere io, come uno qualsiasi dei miei "colleghi". Voglio essere onesta con te, tante volte mi è andata bene, ma posso contarle sulle punte delle mie dieci dita, comunque mediamente una su dieci, ma ne ho pagate nove. I ladri come me sono "ladri di polli".

Voglio farti capire, e non è una scusante, che molti non lo fanno solo per il gusto di rubare, no, e nemmeno per lusso. Ma tu hai mai pensato che molti lo fanno solo per il bisogno? Forse per poter sfamare molte bocche, o, per chi è tossicodipendente, per comprarsi la sua "dose", anche perché il tossico senza la sua dose non è nessuno.

Poi ci sono quelli che nella loro vita non hanno mai lavorato, che non sanno cosa sia alzarsi al mattino presto, avere una giornata ripetitiva. Forse fare il ladro per loro è più facile! Ma solo al momento, non si pensa mai al dopo. Per quel che mi riguarda, il mio unico guadagno, nel caso di questa mia ultima carcerazione, è di pagare furti non commessi (e molti altri casi che riguardano i miei colleghi), solo perché ho già un’etichetta.

Purtroppo, quando ho deciso di mettermi a posto, erano circa sei anni che non commettevo reati, lavoravo tredici ore al giorno, e il risultato del mio lavoro qual è stato? Dove mi ha portato? Ancora in galera. Come già detto, è un’etichetta che ci terremo addosso per sempre. Il fatto di essere ladra in passato era per me motivo d’orgoglio, lavorare quindi è stata una vittoria sul mio orgoglio. A ripensare al momento in cui rubavo ora mi sento la più grande sconfitta, altro che orgoglio, ora provo vergogna e basta. Adesso voglio salutarti, dicendoti che quel furto nel tuo appartamento, facciamo finta che lo stia pagando io, al posto di qualche mio ex collega.

Se vorrai rispondere sai dove trovarmi.

 

Loredana

 

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