Progetto Giovani Ristretti

          

Lettera di Elton agli studenti dell'I.T.C. "Calvi" di Padova

 

Innanzi tutto, vi faccio i complimenti per il lavoro che fatte nel vostro giornalino. La vostra voglia di parlare con il mondo e di farvi sentire è un terreno comune con il nostro desiderio di comunicare.

Il nostro "Progetto giovani ristretti" è una nuova esperienza per noi e non vediamo l’ora di cominciare. Devo confessarvi che abbiamo avuto un po’ di esitazione sulla modalità dell’avviamento, naturalmente volevamo cominciare con il piede giusto, ma poi abbiamo deciso di scrivere qualcosa di semplice che faccia, sia da presentazione e sia da invito ai vostri lettori di intervenire e partecipare. Sono sicuro che, i vostri lettori troveranno nella nostra finestra un‘occasione da non perdere per, esaurire le loro curiosità e allargare le conoscenze su questa nostra realtà.

 

Elton

 

 

Ti è mai capitato di passare davanti a un carcere? Se la risposta è si, quante volte hai dedicato qualche pensiero o meglio dire qualche sforzo ad immaginare quello che succede all’interno? Quella struttura che sa tanto di scuola quanto di ospedale se non ci fosse per le grate di ferro sulle finestre, non t’ha mai incuriosito?

Se le tue risposte sono "no" sei uno dei tanti che, come è naturale hanno di meglio da fare che pensare al luogo più sfigato del paese. Anche il sottoscritto avevo lo stesso atteggiamento verso il carcere prima di entrarci. Le mie conoscenze sul carcere, come tanti altri, erano costituite da quelle immagini avventurose che i film occidentali offrono continuamente. Ora però, che purtroppo il carcere lo vissuto in prima persona, voglio dare a te la possibilità di conoscerlo senza dover entrarci. Se ti stai chiedendo il perché ti dovrebbe interessare, ti rispondo subito:

"Il carcere di Padova contiene 650 detenuti circa nel lato penitenziario (i condannati) e altri 200 nel lato giudiziario (in attesa di giudizio). Come tutti i membri di questa società, i detenuti hanno genitori, fratelli, sorelle, cugini e amici affettivamente legati. Questi ogni settimana si prestano a visitare il proprio caro nel carcere e portarli vestiti, cibo e libri oltre all’amore ed il sostegno morale. Se fai un calcolo veloce di quelli che sono coinvolti in questa triste situazione, prendendo come media due persone per ogni detenuto, capisci che sono all’incirca 1.700 persone che ogni settimana usano i stessi mezzi e percorrono le stesse vie per recarsi al carcere.

Quindi, se credi che il carcere è qualcosa che mai avrai a che fare, guarda nell’autobus che prendi ogni mattina: la signora carica di borse o il signore con abbraccio il bambino, sono una madre o un padre di un detenuto i quali, in quello che è il caos quotidiano e l’indifferenza della nostra società, stanno andando al carcere per stare un ora vicino al proprio figlio disgraziato. Ma può essere anche il tuo fruttivendolo o il panettiere che chiude ogni sabato, o la tua compagna di banco che si assente dalla lezione, per andar a trovare, il suo fratello in carcere. Ecco allora che, in qualche modo, sei anche tu vicino a questa realtà. E’ un realtà presente e che influenza ogni aspetto della vita di tutti."

Tuttavia la maggior parte delle persone ha un‘idea di quello che è il carcere. Sa che è un modo di punire chi ha infranto la legge e di difendere chi la legge lo osserva. E’ ampiamente condiviso anche la nozione del "chi sbaglia paga" come unico modo per conservare l’ordine attuale della società. Chi poi è pratico nel sfogliare testi sociologia, sa che la prigione moderna non si considera più un strumento di punizione ma, una istituzione che concilia, l’esecuzione di quella condanna emessa dal tribunale e la rieducazione dell’individuo, affinché il suo reinserimento nella società avvenga nella maniera più appropriato per il bene di quest’ultima.

In fatti oggi, a differenza di qualche anno addietro, noi i detenuti non veniamo più maltrattati fisicamente (anche se è un fenomeno tutt’altro che sradicato) e la maggior parte dei carceri ha costruito, all’interno, ambienti destinati allo studio e alla socializzazione. E’ un dato di fatto pero che noi non vediamo negato solo la libertà. Veniamo inoltre privati un reddito adeguato, la compagnia dei famigliari e degli amici. Possiamo svolgere attività fisica in maniera molto limitata e moltissime altre cose, il possesso delle quale fuori si dà per scontato, in carcere si fa a meno (per motivi di sicurezza) come il filo interdentale o le forbici. Spesso viviamo in condizioni di sovraffollamento e quindi con una conseguenza dell’irreggimentazione ulteriore della vita quotidiana.

Inevitabilmente, vivere in queste condizioni tendiamo ad aprire una spaccatura tra noi e la società esterna, piuttosto di educare il nostro comportamento. Se a questi fattori di disagio se ne aggiungono altri relativi alla rieducazione in sé, cioè quel programma di recupero, di riabilitazione e di formazione di cui l’istituzione si dovrebbe fare carico, inevitabilmente si deduce che gli alti tassi di recidività sono solo l’effetto. Il prodotto di un malfunzionamento e malorganizzazione.

In Italia e non solo, le problematiche in materia di carcere sono tantissime e preoccupanti. Sfogliando giornali, è ormai facile venire a conoscenza di notizie legato a questo. Chi legge ciò che il giornalista ha scritto, non conoscendo la realtà, apprende in modo acritico le formazioni. Invece, chi realmente conosce la vera situazione siamo noi detenuti, e ci accorgiamo della malinformazione, ogni volta che sentiamo parlare di noi. Nessuno sa meglio di noi quel che succede qua dentro e quali sono i nostri problemi.

In conclusione, visto la disattenzione sociale verso una questione di grandi dimensioni come il carcere, considerando le preoccupazioni che questa situazione comporta, con l’inevitabile effetto negativo nei rapporti con la società, e dal momento che si presenta questa opportunità, offerta dai mezzi di comunicazione se non dall’interessamento dei lettori di questo stesso giornalino, tutti noi ragazzi della redazione di "Ristretti orizzonti" ci impegnammo a rispondere alle vostre domande, descrivere quello che è l’effettiva realtà del carcere quindi raccontarlo dalla nostra prospettiva.

Il nostro progetto "Giovani ristretti" sarà una finestra aperta per tutti coloro che vogliono dialogare e capire.

 

Elton

 

 

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