Storie

 

Sono un Rom in galera

Vorrei spiegare però che, come ogni popolo, anche il nostro è fatto di persone buone e dai principi sani, così come di persone cattive e senza scrupoli

 

di Halid Omerovic

 

Forse a molti viene naturale odiarci, ma io faccio davvero fatica a capire i pregiudizi verso noi zingari. Dato che sono un Rom e ormai faccio parte del gruppo di Ristretti, voglio provare a presentarmi ai lettori di questo giornale parlando brevemente del mio popolo e di me.

Intanto, come ogni popolo, anche il nostro è fatto di persone buone e dai principi sani, così come di persone cattive e senza scrupoli. Pure noi tra l’altro abbiamo il vecchio proverbio che ci ricorda di non fare di tutta l’erba un fascio!

Ci dicono che siamo sporchi, ci dicono che siamo tutti avanzi di galera, ma in tanti si dimenticano che anche il nostro andirivieni è mosso dallo stesso bisogno di una vita migliore di tutti gli immigrati, di oggi e di ieri, e come tutti gli immigrati dobbiamo affrontare condizioni dure spesso vivendo in tende e baracche. Eppure, non c’è nessuno che parli bene dei Rom.

Invece, per la maggior parte noi siamo persone semplici. Ci accontentiamo di poco e giriamo molto. Ma crediamo nella famiglia che consideriamo così sacra, che quando due persone si sposano oppure ai battesimi, i nostri festeggiamenti durano una settimana intera e la gioia si condivide anche con amici e parenti provenienti da posti lontani. E quando uno di noi si trova a trascorre un periodo funesto o ha dei problemi, tutti sono pronti a stringersi attorno a lui e alla sua famiglia, porgendo loro tutta la solidarietà e l’aiuto possibile.

Noi poi apparteniamo a diverse religioni: ci sono Rom cattolici, musulmani, protestanti e ortodossi. Ciononostante, andiamo molto d’accordo tra di noi e tolleriamo reciprocamente i nostri credi. Basterebbe solo questo per convincervi che non è tutto così negativo nella nostra cultura, anzi, ci sono degli aspetti su cui abbiamo anche da insegnare. Per questa ragione, provo un forte desiderio di vedere la mia etnia essere presa in considerazione e rispettata come ogni altro appartenente alla razza umana, bianchi, neri, rossi e gialli.

 

Vorrei raccontarvi perché sono finito in galera

 

Sono un cittadino serbo e fino a vent’anni fa vivevo con tutta la mia famiglia in Serbia. Mio padre aveva una piccola fattoria e vivevamo dignitosamente. Non ci mancava nulla, ma la guerra ci ha portato via tutto e alla fine siamo scappati in Italia per sfuggire ai massacri. Piano piano, molti uomini del mio clan hanno trovato lavoro in nero. Purtroppo però venivano trattati come schiavi, li facevano lavorare anche dieci ore al giorno con una paga misera che bastava a malapena a sfamare le nostre numerose famiglie. Io ho sei fratelli e una sorella e a quei tempi eravamo piccoli, per cui non potevamo contribuire al mantenimento della famiglia. Ma, crescendo, tre dei miei fratelli hanno continuato gli studi in Italia, mentre io e gli altri tre ci siamo uniti agli altri e siamo andati a lavorare. Alla fine, dopo tanti anni di fatica, siamo riusciti ad acquistare tre roulotte diventando così un clan “benestante” – anche se devo dire che, a furia di abitare in baracche di legno e lamiera, ci eravamo abituati – però mio padre voleva continuare a risparmiare ancora un po’ di soldi per tornare in Serbia e ricostruire ciò che la guerra ci aveva portato via.

Il nostro campo rom era a Bolzano. Lì ho fatto tanti lavori: il manovale, l’imbianchino, il carpentiere, sempre in nero e mal pagato. A volte non mi pagavano proprio e questo mi costringeva a cambiare lavoro. L’ultima volta ho lavorato insieme ad un imbianchino italiano. A fare i manovali eravamo due ragazzi rom e ricordo benissimo quel periodo, perché alla fine del primo mese di lavoro, il nostro capo imbianchino non ci ha pagato nemmeno un soldo. E neppure il secondo mese. La scusa era che c’erano dei ritardi con i pagamenti e che quindi non aveva soldi. Dopo diverse insistenze da parte nostra, ci ha dato un misero acconto per il secondo mese, quando ormai stava già finendo il terzo mese di lavoro. Questo ci ha indotti a fermarci e pretendere gli arretrati, ma lui ci ha licenziati su due piedi senza darci quello che ci spettava. Abbiamo vissuto questo licenziamento come una grande ingiustizia e abbiamo continuato a presentarci da lui chiedendo di essere pagati, ma il datore di lavoro, a nostra insaputa, ci aveva denunciati dalle Forze dell’ordine per estorsione.

Alla fine mi sono arreso, e dato che non trovavo lavoro, per sfamare la mia famiglia sono emigrato in Germania. Là però non ho trovato un’occupazione, e siccome mi servivano soldi da mandare alla mia famiglia rimasta in Italia, mi sono unito ad alcuni miei connazionali conosciuti per caso e sono andato a fare un furto. Dato che ero inesperto, sono stato arrestato subito dalla polizia tedesca e velocemente condannato a due anni di pena. Ma mentre ero in carcere, mi è arrivata dall’Italia una richiesta di estradizione, poiché, in seguito alla denuncia fatta dal mio ex datore di lavoro, mi avevano condannato in contumacia a sei anni di reclusione per aver chiesto dei soldi che mi spettavano di diritto, e che non ho nemmeno preso.

Non voglio negare le mie responsabilità per il furto fatto in Germania, ma rispetto alla condanna in Italia vedo nella mia storia un’altra ingiustizia prodotta dall’idea stereotipata che si ha sui Rom. E so di non essere l’unico. L’esperienza che sto vivendo mi ha fatto conoscere persone di ogni razza e colore, compresi molti italiani, che si trovano qui a scontare i loro errori sì, ma a volte con pene spropositate, frutto di una giustizia non uguale per tutti. Invece, dovrebbe essere chiaro a tutti che anche noi Rom e tutti i poveri di questo mondo abbiamo un cuore, un cervello e soprattutto un’anima che ci rende figli di Dio, uguali a tutti gli altri.

Certo, grazie anche all’aiuto di molte associazioni, oggi ci sono tante persone che stanno iniziando a riconoscere i nostri diritti, e i Rom che lavorano onestamente riescono poi ad integrarsi nel territorio e a godere di alcuni servizi. Ma la discriminazione che ancora c’è nei nostri confronti continua ad essere preoccupante, e io credo che ingiustizie come quella capitata a me succederanno ancora se si continua a dipingerci tutti come delinquenti. Per cui, basta che qualsiasi persona faccia una denuncia contro un Rom e questo si ritrova con anni di galera da fare.

 

Precedente Home Su Successiva