Editoriale

 

Dedicato a Stefano

 

di Ornella Favero

 

Tante volte ho immaginato di dover scrivere pagine di Ristretti dedicate alla morte di Stefano: lui ci aveva, in fondo, abituato a questa idea, e per me è stata la prima volta che mi sono trovata così vicina a una persona giovane e alla sua possibile morte. Adesso che è successo davvero, però, quello che vorrei è mantenere in vita il più possibile Stefano, attraverso quello che scriveva, nella consapevolezza che nessuno più di lui mi ha aiutato a non scappare di fronte alla tossicodipendenza, a cercare di capire, a fare i conti ogni giorno con una realtà che è così faticosa da accettare, così “fastidiosa” a volte, così esasperante per una persona come me, che vorrebbe spiegarsi tutto usando lo strumento della ragione. E invece, ecco il primo paradosso, avere di fronte una persona lucida e fredda nell’analizzare tutto quello che ha a che fare con la droga, come era di fatto Stefano, e poi ritrovarsela davanti, magari a distanza di poche ore, totalmente annientata dalle sostanze.

Da quando ho conosciuto Stefano in carcere, con la sua intelligenza pronta, viva, brillante, la capacità di avere sempre un punto di vista originale, mai banale sulla realtà, avevo faticato a ricollegare quella testa e quella lucidità al suo passato di tossicodipendente. Qualche volta avevo provato a pensare a come fosse lui da tossico, mi ero fermata ad osservare tutti quei ragazzi che stanno lì vicino alla stazione a fare i loro piccoli traffici, con quelle facce segnate, quegli sguardi vuoti, quei corpi consumati dalla roba, e non ero riuscita a immaginarmelo, Stefano, in quelle condizioni, la sua sicurezza misurata e profonda faceva a pugni con l’idea della perdita di coscienza, della dipendenza, della povertà di risorse di tanti tossici.

Ed ecco quella immagine che non ero riuscita mai a vedere si è materializzata all’improvviso, lì davanti a me, lì nella sua concretezza, il giorno che lui mi ha parlato della sua ricaduta. Ed è cominciato così un periodo durissimo, perché se in questo numero di Ristretti tutti parliamo di che persona straordinaria fosse Stefano, è altrettanto vero che lui è stato fonte di sofferenze enormi per sé, ma anche per tanti di noi, è stato odioso, rivendicativo, lamentoso, come ti fa essere la sostanza quando ne sei schiavo.

Eppure, mentre rileggevo questo strano numero dedicato a lui, mi sono accorta che quello che emerge da ogni parola, da ogni articolo è proprio il fatto che una persona tossicodipendente possa essere anche una persona speciale, e possa perfino incarnare il desiderio che ognuno di noi ha di trovare qualcuno con cui gli venga voglia di condividere pezzi di vita importanti. Mi vengono in mente le considerazioni di Stefano sugli “impresentabili” e su come anche lui lo fosse, in certi momenti. Io mi ricordo sempre una frase di uno scrittore, Cesare Pavese, che diceva che è facile fare del bene a tanti, la cosa più difficile è dedicarsi a una persona che ti sta vicino. Penso che con Stefano abbiamo sperimentato tutto questo: abbiamo sperimentato come si fa a “presentare un impresentabile”, noi che l’avevamo visto da vicino e accettato, ai nostri amici e famigliari “per bene”. E poi abbiamo sperimentato quanto è importante avvicinarsi al dolore invece che scappare, è la vicinanza che ti fa capire anche quello che non avresti mai immaginato di poter capire. E ancora la sofferenza, che cerchiamo sempre di esorcizzare con terrore, e invece è importante imparare a conviverci.

Lo spirito di un numero del nostro giornale realizzato per lui e con lui è quello di non fare una cosa rituale, dovuta, perché così si fa quando uno muore, ma un ragionamento coraggioso, se possibile, sulla vita, la sofferenza, l’importanza di non scappare di fronte alla diversità, al male, alla tossicodipendenza. E anche di sottoscrivere un impegno a continuare le sue battaglie, per la legalizzazione delle sostanze, per il diritto di chi non riesce a smettere di vedere riconosciuta la sua dignità, per un’informazione “pulita e onesta” su questi temi.

Alla fine mi sono anche domandata se non avevamo realizzato per caso, con questo numero speciale, “un santino”, tutto troppo bello e troppo buono, ma poi ci ho riflettuto su, e ho pensato che stiamo parlando di uno che è stato anche una persona straordinaria, che ha messo spesso la sua vita e la sua sofferenza al servizio degli altri. La seconda considerazione è che Stefano sorriderebbe all’idea di essersi guadagnato, più di tante persone brave, regolari, senza cedimenti, un autentico santino, tutte queste pagine che parlano di lui con stima, amore, considerazione.

 

 

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