Le prigioni degli altri

 

Un detenuto albanese nelle carceri del Belgio

Una idea della detenzione dove al centro c’è davvero il reinserimento,

con il lavoro per tutti, ma anche i colloqui intimi con i propri famigliari

e le telefonate in numero illimitato

 

di Elton Kalica e Ilir Ceka

 

Dinja Bledar è un nostro compagno detenuto, estradato in Italia dal Belgio, dove è stato recluso per un anno e sei mesi. Da quel che ci ha raccontato, nei paesi del Benelux domina una scuola di pensiero diversa da quella italiana: lì la restrizione fisica, la negazione della libertà, è già di per sé considerata abbastanza punitiva, e per il resto, insieme alla prospettiva di un efficace reinserimento, si cerca di garantire ai detenuti gli altri diritti, dando a tutti l’opportunità di lavorare e di studiare.

Qualche esempio? le telefonate sono in numero illimitato e ciò fa sì che i detenuti possano mantenere i rapporti con parenti e amici, il lavoro retribuito è sempre garantito dall’istituzione, a chi non lavora viene dato ogni mese un sussidio in denaro (mentre in Italia per avere una qualche forma di assistenza devi dimostrare di non possedere nemmeno un euro, altrimenti non puoi usufruire di alcun "aiuto"), in cella si possono tenere i videogiochi, i videoregistratori, la play-station, e altri oggetti di intrattenimento, mentre in Italia finalmente hanno autorizzato i libri con la copertina rigida, prima vietatissimi per la paura che nascondessero lime o altre cose proibite… Per chi si trova detenuto in Italia, non rimane che aspettare con pazienza l’inevitabile cambiamento che prima o poi dovrà interessare anche la sua condizione: forse infatti l’Unione Europea riuscirà a trovare un denominatore comune per tutti i sistemi carcerari dei vari Stati, e allora i detenuti delle carceri italiane non guarderanno più con invidia i detenuti del Belgio che hanno il lavoro garantito, i detenuti della Svezia che hanno l’aria condizionata in cella, oppure quelli della Spagna che possono passare la notte con una donna per due volte al mese. E gli altri che abbiano qualcosa da invidiare ai detenuti italiani?

 

Per quanto tempo sei stato detenuto in Belgio?

Ho fatto un anno nel carcere giudiziario e sei mesi in quello penale.

 

Come avviene in quel paese il fermo e qual è il primo impatto con il carcere?

Nel momento che ti arrestano ti trattengono in questura, giusto il tempo di informare il procuratore, e poi entro 24 ore ti trasferiscono in carcere. Capisci subito di essere ormai un detenuto, perché come arrivi all’interno dell’istituto ti prendono i vestiti civili e ti danno una divisa carceraria dove è cucita bene in vista la tua matricola. Quella divisa sei obbligato ad indossarla per tutto il tempo che rimarrai nel carcere giudiziario, vale a dire fino al termine del processo.

 

Come sono le condizioni della cella?

Le celle sono da uno e da due posti letto. Si ha la libertà di scegliere se restare da soli o mettersi in cella con qualche amico o conoscente. All’interno della cella ci sono la televisione e la radio del carcere, mentre hai la possibilità di comprarti lo stereo. In cella non puoi tenere i fornelli a gas, padelle, e varie cose che servono per cucinare. Per gli imputati è obbligatorio mangiare quello che offre il carcere. Al carcere giudiziario esiste anche un altro problema da evidenziare: la doccia è consentita soltanto due volte a settimana. Questo diventa problematico per chi va tutti i giorni in palestra e non può lavarsi di dosso il sudore: d’estate ci si arrangia con bottiglie d’acqua, ma d’inverno tanti preferiscono rinunciare all’attività sportiva.

 

A proposito di attività, cos’altro si può fare in carcere?

Ci sono le scuole, i corsi professionali, corsi di lingue straniere e anche il campo da calcetto, ma se non hai interessi per lo studio puoi sempre scegliere di andare e lavorare. Là possono lavorare tutti nelle fabbriche all’interno del carcere. C’è una presenza stabile di imprese private che utilizzano la mano d’opera carceraria, e così l’amministrazione permette di lavorare a tutti quelli che ne fanno richiesta. Naturalmente, tutte le attività lavorative sono retribuite. Per chi non va a lavorare perché preferisce studiare e non ha fondi per mantenersi, basta che faccia una richiesta scritta al direttore e gli viene assegnata una certa somma di denaro come assistenza per comperare il necessario per l’igiene personale, per cancelleria, e credimi, rimangono anche soldi per comprarsi le sigarette.

 

Per quanto tempo rimani nello stato di imputato, cioè quanto serve per finire il processo di primo grado?

Il tempo per la conclusione del primo grado del processo, se non ricordo male, può durare al massimo un anno per i reati minori e fino a tre anni per quelli gravi. Dopo la condanna io ho avuto un mese di tempo per appellarmi. Comunque sia, appello o no, una volta presa la condanna di primo grado ti trasferiscono automaticamente in un carcere penale.

 

Come sono le condizioni nel carcere penale?

Per prima cosa in un carcere penale puoi usare i tuoi vestiti civili. Continui a tenere l’uniforme però, poiché è obbligatorio indossarla quando fai colloqui con i famigliari o quando devi andare nei vari uffici del carcere: loro hanno sempre paura che tu ti possa confondere con i civili e scappare. Ma anche come struttura c’è una grande differenza rispetto al carcere giudiziario, e infatti ti sono permesse molte cose: le celle sono in condizioni migliori, puoi avere in cella oltre al televisore, al video registratore, e alla play-station anche un ventilatore durante l’estate e pure l’orologio a muro, sembra una stupidaggine ma il ventilatore d’estate è indispensabile perché le celle diventano un forno – ma non voglio pensarci all’estate qui in Italia che è molto più calda che in Belgio e qui non sono consentiti i ventilatori –; inoltre puoi avere tutto il necessario che serve per cucinare, mestoli padelle e pentole, però non ci sono le bombolette del gas come qui in Italia ma fornelli elettrici, suppongo per ragioni di sicurezza, perché la corrente elettrica è di basso voltaggio e non uccide mentre il gas sì.

 

Come si passa il tempo oltre al lavoro, allo studio e alla palestra?

Si può andare all’area dei passeggi due volte al giorno per 4 ore, l’arco di tempo è quello dedicato allo sport quindi il passeggio è in alternativa alla palestra. Ma il passatempo preferito è il campo aperto dove ci sono campetti di calcio, di basketball e di tennis. Tutte queste strutture sono ben attrezzate, ma la cosa più bella è che hai la possibilità di fare la doccia tutti i giorni, quindi un problema in meno per chi fa le attività sportive. Vorrei allora fare una considerazione: nelle carceri in Italia c’è una cosa buona, si mangia la pasta tutti i giorni – mentre in Belgio l’amministrazione passava soltanto bistecche e patate – per il resto credo che non si può paragonare la vita detentiva. Da quando sono qui in Italia sono stato spesso ventiquattro ore su ventiquattro steso sulla branda a guardare la televisione, mentre in Belgio la guardavo soltanto alla sera tardi, dopo essere tornato dal lavoro, aver fatto la doccia, cucinato e cenato, e dopo aver telefonato ai miei genitori, sorelle, fratelli e parenti.

 

Ci sono sconti di pena di cui il detenuto può beneficiare?

Quando sei per la prima volta in carcere, qualsiasi reato tu abbia commesso e qualsiasi pena abbia preso, tu sconterai solo una parte della pena inflitta e poi uscirai automaticamente con la condizionale. Esistono anche i permessi premio per buona condotta, come qui in Italia, con la differenza che vengono concessi ugualmente a tutti, che il detenuto sia straniero o belga, e non vuol dire niente se sei clandestino o in regola. Il primo permesso, quasi sempre, dura 24 ore: basta che hai una casa dove andare. Ma anche se non hai una casa potrai andare presso altre strutture. Esistono diversi enti di assistenza sociale che, con il sostegno dello Stato, hanno costruito delle case apposta per quei detenuti che non hanno la possibilità di andare a casa propria. Quelle case sono spesso usate anche per chi esce in affidamento o agli arresti domiciliari.

 

Le scuole e gli educatori esistono?

Ci sono vari corsi professionali e scuole. I detenuti che le frequentano ricevono ogni mese un’assistenza in denaro. Invece non ci sono educatori come qui e non esiste nemmeno il problema della sintesi, degli aggiornamenti o altre incombenze proprie dell’educatore: quando vuoi usufruire di un beneficio non ti dicono mai: "Scusa, ma non ci sono gli educatori per fare la tua sintesi", però ci sono tanti assistenti sociali che seguono il percorso dei detenuti e sono sempre presenti e molto disponibili ad aiutarti per farti uscire prima possibile.

 

E i colloqui visivi e le telefonate?

I colloqui visivi sono quattro volte al mese, un’ora ogni volta e in più ci sono i colloqui affettivi che puoi fare con tua moglie o la tua donna, per due volte al mese per 12 ore di fila, basta fare la domanda alla direzione almeno tre giorni prima. Invece puoi telefonare dove vuoi, parlare con chi vuoi e per tutto il tempo che vuoi. Ognuno ha un codice segreto personale, vai al telefono digiti il tuo codice e poi cominci a comporre sull’apparecchio i numeri che desideri: i soldi che spendi ti verranno poi scaricati dal conto corrente. Se non hai soldi però non puoi telefonare.

A proposito di telefonate voglio fare un’altra considerazione: qui in Italia ho dovuto aspettare sei mesi per telefonare a casa. Ho dovuto prima far venire dall’Albania i certificati familiari come richiesti dalla direzione del carcere, poi ho aspettato che facessero gli accertamenti, e posso parlare soltanto con i genitori. Adesso non solo telefono soltanto una volta a settimana, ma non mi è possibile chiamare altri parenti o amici. Penso che questa è una cosa insensata, è assurdo impedirmi di mantenere i rapporti anche con parenti e amici.

 

 

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