Ri-strettamente utile

 

C’è un nuovo protocollo d’intesa tra Regione Veneto 

e Ministero della Giustizia

Che cosa cambierà nella condizione dei detenuti e con che tempi?

 

di Graziano Scialpi

 

Territorializzazione della pena, edilizia penitenziaria, tutela ed educazione alla salute nelle carceri, assistenza sanitaria e socio-riabilitativa per i detenuti tossico ed alcoldipendenti, area penale minorile, area immigrazione e interventi trattamentali: è a tutto tondo il ruolo che la Regione Veneto dovrà ricoprire nel delicato campo dell’esecuzione penale, almeno a quanto emerge dal Protocollo d’intesa con il Ministero della Giustizia siglato a Padova lo scorso 8 aprile. Il documento, che ridefinisce un analogo accordo del 1988, nasce dall’esigenza di concretizzare tutte le normative vigenti, italiane ed europee, armonizzandole con il nuovo ruolo e le nuove competenze che le Regioni hanno ottenuto nel sistema statale. Ma il protocollo non si ferma qui: riconoscendo il fondamentale ruolo del volontariato, detta anche le linee guida di un futuro nel quale si dovrebbero aprire spazi sempre più ampi di "non reclusione", offrendo al condannato la possibilità di non interrompere quei legami con l’ambiente esterno che sono fondamentali per la reintegrazione nel tessuto sociale e produttivo. Non a caso il primo campo in cui la Regione è chiamata a collaborare attivamente è quello della Territorializzazione della pena, il cui principio generale era già stato previsto dalla legge 354/75. Il Ministero, da parte sua, si è impegnato a destinare, o a far rientrare i detenuti veneti negli istituti della propria regione, al fine di facilitare i contatti con i nuclei familiari e il reinserimento.

Anche nell’edilizia penitenziaria la Regione Veneto si impegna a svolgere un ruolo importante. Saranno infatti le ASL a fornire le indicazioni sulla scorta delle quali Ministero e Regione concerteranno gli interventi. La Regione dovrà inoltre elaborare degli studi di fattibilità per la realizzazione di strutture diversificate per donne con bambini, giovani adulti, prevedendo spazi appositi per i nuovi giunti, per gli incontri con i familiari e strutture di custodia attenuata. Quest’ultimo punto viene ritenuto così importante da essere ripetuto e ribadito anche negli interventi previsti per l’Area penale esterna, dove Ministero e Regione, recependo la raccomandazione n.(92)16 del Consiglio d’Europa, si impegnano a promuovere la realizzazione di Istituti a custodia attenuata o per il regime di semilibertà separati dagli altri Istituti penitenziari, oltre a centri per l’accoglienza di detenuti in permesso premio e comunità alloggio per l’esecuzione degli affidamenti ai servizi sociali o di detenzioni domiciliari per soggetti privi di riferimenti familiari.

Grande rilievo viene dato anche al settore dell’Istruzione e formazione professionale, ritenuti strumenti principali del trattamento finalizzato al reinserimento. In particolare la formazione professionale dovrà tenere conto delle esigenze del mercato del lavoro locale espresse dai Centri per l’impiego, e la sua efficacia dovrebbe essere testata attraverso progetti sperimentali diretti a verificare le nuove professionalità e le nuove forme imprenditoriali.

Da questi progetti formativi non sono stati esclusi i detenuti stranieri. Per quanto riguarda l’Area immigrazione, infatti, Ministero e Regione si sono impegnati ad assumere iniziative mirate a garantire la parità tra reclusi italiani e stranieri nella fruizione dei diritti e dei benefici previsti dall’Ordinamento penitenziario, che vanno al di là dalla semplice agevolazione dei progetti di mediazione culturale all’interno degli Istituti penitenziari. Oltre a garantire anche per gli stranieri l’effettivo diritto allo studio, il documento delinea una offerta formativa integrata che, tenendo conto del quasi necessario rimpatrio a fine pena sancito dalla Bossi-Fini, sia finalizzata all’acquisizione di professionalità che siano spendibili sul mercato del lavoro dei Paesi d’origine. A questo scopo la Regione Veneto dovrà costruire una rete di rapporti transnazionali per raccogliere informazioni sulle reali esigenze dei paesi da cui provengono i detenuti stranieri.

Anche nel campo della Tutela della salute la Regione Veneto si è impegnata sia per quanto riguarda la prevenzione e l’informazione sia per quanto riguarda l’assistenza medica e ospedaliera. A tal fine verrà stipulata una convenzione tra Istituti di pena e A.S.L. per tutte le forme di assistenza, compresa l’erogazione dei servizi specialistici che dovrebbe essere attuata con tempi di attesa che tengano conto della particolare condizione di privazione di libertà dei pazienti. Un’attenzione particolare è poi rivolta all’assistenza sanitaria dei detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti, per i quali è prevista l’istituzione di Unità Operative specifiche, dotate di autonomia tecnico gestionale, che saranno integrate nel Dipartimento per le Dipendenze di ogni A.S.L.

Ora il volontariato e chi, come noi, si occupa di informazione dal carcere e sul carcere devono a loro volta vigilare perché quelle, che per ora sono intenzioni importanti, diventino concrete realizzazioni in tempi non eterni. A partire dalle questioni riguardanti la salute, dove è in gioco la vita delle persone.

 

 

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