Carcere e giovanissimi

 

Un detenuto “interrogato” da una classe di quindicenni

Insolita esperienza di un recluso “aiutobibliotecario” in una scuola. A quindici anni si lavora molto con la fantasia, ma si è anche pronti a cancellare in fretta tutti i pregiudizi

 

È una seconda, quindi una classe di quindicenni, quella coinvolta nel progetto scuole-carcere all’ITC A. Gramsci. Niente carcere visto da vicino, quindi, per i giovanissimi studenti, ma ugualmente una opportunità interessante: incontrare un detenuto, che ora lavora come “aiutobibliotecario” nella biblioteca della scuola. Una scuola che, per altro, il carcere lo conosce molto bene, perché ha già una sua sezione “regolarissima” dentro al Due Palazzi. I ragazzi si sono così esercitati a raccontare tutto quello che gli evocava la parola “carcere”, e poi hanno incontrato e bombardato di domande Andrea, il nuovo quasi-bibliotecario.

 

 

Prima puntata: Tutto quello che ci frulla in testa alla parola “carcere”

 

 

È importante informare meglio i giovani su questo mondo

 

di Marta

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Il carcere è una realtà lontana dal mio modo di pensare, forse perché sono nata in una famiglia che ha sempre cercato di insegnarmi cosa è giusto e cosa invece non lo è, una realtà che arriva, per lo meno a me, in modo molto crudele perché le uniche fonti di informazione sono i film che ce lo presentano in modo duro ed insopportabile. Diciamo che esistono diversi tipi di carcere che variano da paese a paese, perché in alcuni c’è la pena di morte ancora in vigore, in altri si può pagare la cauzione per uscire dal carcere durante il periodo prima del processo ed in altri ancora esiste la libertà vigilata dove le persone svolgono un lavoro e alla sera devono tornare dentro. Ma quanto è giusto permettere a qualcuno di uscire prima di prigione solo perché è ricco? O far giustizia ad una persona morta con un’altra vittima ?

 

 

Ma queste persone una volta dentro si pentono?

 

Cos’è il carcere? Si pensa ad un luogo buio, lugubre, freddo e oscuro... questo è tutto quello che so attraverso la miriade di film che te lo descrivono, però non ho la certezza che sia davvero così. Ma io mi chiedo: queste persone che hanno commesso atti contro la naturale normalità... una volta dentro si pentono? Si rendono o si renderanno mai conto di quello che hanno fatto? Io non so rispondere a questa domanda poiché credo che queste persone siano disturbate da qualche problema che le porta a compiere atti orribili forse per sfogo, per sentirsi qualcuno o per puro delirio… Ora come ora credo che mi piacerebbe andare a visitare un carcere perché, oltre alla curiosità di vedere il posto, vorrei guardare negli occhi qualcuno che ha commesso qualcosa di brutto e vedere se nei suoi occhi c’è un soffio di pentimento… e se lo troverò sarò contenta perché vuol dire che quella persona ha capito il vero valore della vita e del suo gesto.

 

 

Cosa dirà di te la gente? Ti ricorderà sempre come “quello del carcere”

 

Violenza, prepotenza, ipocrisia… queste ed altre sono le caratteristiche di un luogo che tutti definiscono tetro, cupo. Una persona con un lavoro, una famiglia, una casa vede sfumare tutto ciò che aveva per un errore, un secondo, un piccolo istante e PUF! Quello in cui credevi sparisce dietro due sbarre di ferro e un triste letto la cui vista serve solo ad abbatterti ancora di più.. Soprattutto sono le persone che si trovano lì a farmi venire l’angoscia. Magari drogati, malviventi o chissà cos’altro ancora. Come si può legare con persone del genere, con le quali non si ha niente in comune, ma che volente o nolente dovrai accettare forse per tutta la vita?! E anche solo con una pena di alcuni anni con che faccia ti potrai poi presentare davanti ai tuoi amici? Cosa dirà di te la gente? Ti ricorderà sempre come “quello del carcere” segnato a vita da un piccolo istante... condannato a restare dietro le sbarre finché l’abitudine e la vecchiaia le renderanno accettabili.

 
 
Lo immagino come un luogo di estrema sofferenza

 

di Chiara

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Carcere... pensando alla parola carcere penso subito a delle sbarre con dei brutti ceffi dietro, nutriti con pane e acqua e tanto maltrattati... ma non so se sia proprio così… A me questo argomento interessa molto un po’ perché è una mia curiosità e un po’ perché “mai dire mai”, anche se non penso... non penso proprio perché mi ritengo una ragazza semplice, con una famiglia normale e anche con degli amici normali, però non si sa mai se un giorno comincerò a frequentare quelle compagnie dove se non fumi lo spinello sei lo sfigato della situazione, poi passiamo magari alla pastiglia... e qui siamo già entrati in un brutto giro molto pericoloso… poi magari ti convincono a spacciare e paf…!! ci sei dentro del tutto.

 
 
Persone comuni in piccole celle

 

di Giulia

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Ecco cosa ci può essere in un carcere: centinaia di minuscole stanze dotate di un piccolo letto senza coperte e lenzuola, e scomodo se proprio si vuole precisare, un bagno ogni dieci persone e docce comuni con, forse, poca igiene. Tante foto incollate al muro e ricordi che viaggiano da una persona all’altra, con esperienze inventate o modificate per farsi vedere migliori di quello che si può apparire. Discorsi fatti sottovoce per non essere sentiti dai guardiani o dalle persone che sorvegliano questi posti così tristi. Ma… chi sono queste persone, che sono costrette a vivere senza vedere i propri famigliari per molto tempo? Cos’hanno fatto per meritarsi tutto questo? Beh, se sono state isolate dal mondo, non possono avere rubato solo una semplice caramella. Infatti sono stati puniti dalla legge per avere compiuto atti violenti, rubato o nei casi più gravi ucciso. Pensandoci bene questo posto allora se lo sono meritati, e non possono lamentarsi se il cibo è scarso o se non hanno un abbigliamento decente.

Non voglio essere crudele con queste persone, ma potevano pensarci due volte prima di agire, perché chiedere scusa a una persona che ormai non c’è più di certo non può portarla indietro. Una sofferenza interiore che ad un certo punto non può più essere trattenuta e scoppia. Non so come si vive circondati dalle sbarre, dentro quel luogo cupo che in qualche modo rompe la vita, ma m’immagino un’esistenza difficile e una vita non vissuta. Allora perché certe persone si rovinano commettendo dei reati? Credo che a volte questi non siano pianificati come si può pensare ascoltando la tv, ma siano il frutto di un dolore, una sofferenza interiore che ad un certo punto non può più essere trattenuta e scoppia. Sarebbe bello se le carceri non servissero, ma a volte possono rappresentare la speranza che si aprano le porte di una nuova VITA!

 
 
Pensavo a un luogo dove ci si dimentica di essere un uomo

 

di Laura

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Vedo il carcere come un’immensa gabbia per uomini, come il luogo dove un uomo si dimentica di essere uomo. Vedo il carcere di colore grigio senso di noia, di color nero senso di dolore ma anche di color bianco senso di speranza di poter un giorno tornare a vivere. Penso che chi è in carcere viva giorni terribili provando angoscia, sconforto, solitudine, umiliazione ma soprattutto rimorso. C’è un film ambientato in carcere che mi ha particolarmente colpito, si intitola “La leggenda di Hurricane”. Narra la storia di un pugile nero che è stato ingiustamente chiuso in carcere ed in particolare perché era nero, ed è stato giudicato da degli americani razzisti. Lui però non ha mai perso la speranza soprattutto perché sapeva di essere nel giusto, e con l’aiuto di alcuni suoi fidati amici è riuscito, dopo molti anni, a tornare libero. Dicono che questo film sia tratto da una storia vera. Se è così io credo che ci siano tantissimi altri uomini chiusi in carcere senza averne colpa.

 
 
Penso a della gente con brutte facce

 

di Jacopo

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Carcere, carcere, carcere... quante volte si sente nominare questa parola, soprattutto sui telegiornali. Ogni tanto provo ad immaginare come sia questo posto e subito penso a della gente con brutte facce… insomma, un luogo che quasi quasi avrei paura a visitarlo, visto che qualcuno ha proposto di fare una “gita” proprio in carcere… A volte io penso a quella gente che si butta via la vita per pura pazzia, per uno scatto d’ira o cose simili… In fin dei conti il carcere è un luogo di isolamento da tutto e da tutti… un isolamento sia fisico che mentale… Comunque mi interessa assai saperne di più su questo argomento… sono molto curioso!!! anche perché non si sa mai…

 
 
Il carcere: un pianeta dove è meglio non atterrare mai!!

 

di Monica

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Solo la parola a pronunciarla mi fa orrore. Non ho la più pallida idea di come vengano trattate e che cosa fanno le persone in quel posto: me lo immagino come un luogo buio, freddo, desolato e triste. Spero che il carcere non sia una “scuola di criminalità”, che chi vi entra per qualsiasi ragione non ne esca più violento e rabbioso di prima e più esperto nel continuare a “delinquere”. È necessario che ogni individuo pensi bene alle gioie della libertà e all’incubo della sottomissione per evitare di entrare in quel mondo.

 
 
Il carcere: un mondo per me quasi inesistente

 

di Irene

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Appena senti questa parola, subito pensi alla morte, a persone cattive, che hanno ucciso qualcuno… Non vorrei mai passare un pezzo della mia vita dentro un edificio grigio: isolati dal mondo, a volte trattati come cani, in un luogo dove ogni giorno si litiga con qualcuno, sorvegliati ventiquattro ore su ventiquattro da grandi omoni in divisa nera sempre con un fucile in mano! Però chi ha commesso qualche reato poteva pensarci due volte prima di farlo, perché doveva immaginare le conseguenze! Ma esistono due categorie di carcerati, quelli che non avrebbero mai pensato di andare in carcere, ma in un momento di follia hanno avuto uno “schizzo”, e quelli che sapevano di essere a rischio perché ad esempio erano ladri o spacciatori di droga…

 
 
Il sole entra da una finestra che lo riduce a miseri quadratini

 

di Samanta

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Come immagino io il carcere? Beh, io il carcere lo immagino come un insieme di persone rinchiuse in celle fredde e umide con il sole che entra da una finestra che lo riduce a miseri quadratini. È difficile immaginare il carcere guardandolo alla televisione, invece di fare tante gite noiosissime a musei o a vedere spettacoli, sarebbe meglio fare qualche gita in carcere per scoprire la vita dei carcerati e forse anche per sensibilizzare le nuove generazioni. Forse gli studenti sarebbero più attenti che in una lezione e credo anche che si ricorderebbero per tutta la vita quell’esperienza. Quindi spero con tutto il cuore e con tutta la curiosità che ho che le professoresse cercheranno di fare l’impossibile per portarci a visitare questo luogo sconosciuto alla  maggior parte delle persone.

 
 
Seconda puntata: l’incontro con un detenuto “in carne e ossa”

 

 

Temevo di trovarmi davanti un uomo arrogante e arrabbiato

 

di Laura

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Accidenti che carcerato!!! Ha uno sguardo intenso, i capelli castani e la carnagione scura, mi pare di aver capito che avrà circa trent’anni. Questo è Andrea, la persona che da tanto aspettavamo e speravamo di conoscere. Una persona che avevo immaginato molto diversa da così. Pensavo che mi sarei trovata davanti un uomo sui cinquant’anni, arrogante e con dentro di sé tanta rabbia, uno che il carcere lo odiasse a tal punto da non riuscire a parlarne. Ma Andrea non è così, è un ragazzo spontaneo e simpatico, che nonostante l’emozione è riuscito ad aprirsi a noi e a spiegarci tantissime cose. Quando è entrato nell’aula ho visto sui volti di alcuni dei miei compagni un po’ di timore, ma per me non è stato così perché anche se sono piccolina di certo non mi faccio mettere paura da uno così che in fondo ha uno sguardo buono e non assomiglia per niente ad un criminale.

È un ragazzo come noi che prima di essere sbattuto dentro faceva una vita normalissima, lavorava e si divertiva, ed ora sta semplicemente pagando per quell’errore che ha commesso a soli vent’anni. Da quell’ora passata con lui ho capito che è inutile farsi pregiudizi su questa gente, perché tanto poi si rivelano persone diverse da come le immaginavi. È inutile parlar male di loro, perché forse loro, carcerati, della vita hanno colto le cose più importanti, quelle su cui noi non ci fermiamo mai a riflettere come per esempio quanto è bello essere liberi!!!

 
 
Volevo conoscere una persona con una vita fuori dal comune

 

di Loris

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Mi incuriosiva parecchio conoscere una persona che avesse una vita fuori dal comune. Parlando con Andrea ho sentito una forte tenerezza nei suoi confronti. Appena l’ho visto non avrei mai detto che era lui il ragazzo che aspettavamo, perché ha la faccia troppo buona. Non avevo paura di questo colloquio perché ero talmente curioso che la paura è scomparsa. Dalle sue risposte ho capito che lui è stanco di questo tipo di vita, che non ne può più del carcere e che non vede l’ora di andarsene. Ciao, buona fortuna!

 
 
Un incontro che mi ha fatto riflettere sul senso della vita

 

di Monica B.

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

L’esperienza con Andrea mi ha fatto riflettere molto sul senso della vita. Ho capito che la libertà è una cosa meravigliosa e straordinaria! troppo preziosa per perderla! Nel racconto di Andrea si intuiva chiaramente che la vita dentro a quelle quattro mura è molto difficile, ci sono regole assai rigide da rispettare e la tua volontà e i tuoi desideri sono annullati. La prigione infatti, come sostiene Andrea, è la punizione per ciò che hai fatto ed è il momento in cui “ci si blocca a riflettere”. La prigione dovrebbe aiutare a reinserirsi nella società e a non essere un emarginato. Purtroppo ciò, a volte, non avviene: anzi si ottiene l’effetto contrario e il carcere diventa una specie di “scuola di criminalità”, dove chi vi entra per qualsiasi ragione ne esce più violento e rabbioso di prima e più esperto nel continuare a “delinquere”.

 
 
Un incontro con un ragazzo “un po’ libero e un po’ no”

 

di Elisa

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

È venuto a parlarci e a raccontarci la vita del carcere un ragazzo normalissimo, simpatico e un po’ agitato. Era il suo primo giorno di “semilibertà” e quando è arrivato, alcuni di noi gli hanno posto delle domande. Gentilmente ha risposto e abbiamo capito da chi ha vissuto veramente questa esperienza cosa si fa in una giornata e quanto dura è la vita lì dentro. Ad esempio hanno solo sei ore di colloquio con l’esterno in un mese… penso che non sarei in grado di sostenere questa cosa perché io sei ore di colloquio le faccio in un giorno!!! Io dico che il carcere è una realtà molto dura per chi la vive direttamente e lascia una cicatrice indelebile nella vita di una persona… allora proprio per questo bisognerebbe essere un po’ meno fiscali, perché qualsiasi reato essi abbiano compiuto sono sempre persone umane.

 
 
Non è facile affrontare una classe curiosa di saperne di più

 

di Matteo

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Dell’incontro con Andrea mi sono rimaste in mente parecchie delle sue risposte sempre molto intelligenti, ma una in particolare mi ha fatto pensare. Quando gli abbiamo chiesto “La prigione è proprio brutta brutta come ce la immaginiamo noi da fuori? E se ci sono lati positivi, quali sono?”, ci ha raccontato che il carcere è ancora peggio di come uno lo può immaginare e di lato positivo ce n’è uno solo: che ti fa riflettere! Devo dire che Andrea mi ha fatto provare molte emozioni e lo vorrei ringraziare infinitamente per aver accettato di affrontare una classe curiosa di saperne di più su quel mondo, nonostante non sia affatto facile... grazie Andrea!!! Per me è stata l’esperienza più bella fatta dall’inizio delle scuole superiori...

 
 
Non m’importava più sapere che reato aveva commesso

 

di Monica D.

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

 “Voglia di vivere”, questo è quello che ho visto quando quegli occhi si sono incrociati ai miei. Il giorno prima quando una mia compagna mi aveva ricordato che c’era questo incontro con un detenuto mi ero chiesta come sarebbe stato, e sinceramente non avrei mai pensato che potesse insegnarmi qualcosa di importante. Ma lui si è lasciato fare delle domande sulla sua “vita” in un posto sconosciuto e che si spera sempre che non avrà mai a che fare con noi, il carcere, e io ho scoperto cosa significa passare minuti, giorni, mesi o anni fra le sbarre che ti violano la libertà e in qualche modo anche la vita. I suoi occhi erano la speranza di cominciare di nuovo a sognare, la voglia di vivere in quella normalità che da tempo gli è negata. Quando sono cominciate le domande io non sapevo cosa chiedere forse perché avevo paura di sbagliare, di ferirlo portandogli alla mente solo cose che lo fanno star male. Però non m’importava più sapere cosa aveva fatto per finire fra le sbarre, perché avevo capito che non è importante saperlo per giudicare una persona.

 
 
Ho capito che è meglio non commettere reati

 

di Irene

2a Bi I.T.C. A. Gramsci

 

Finalmente il tanto aspettato incontro con una persona detenuta è stato fatto, e ora conosco molto di più di un carcere: come si vive, come si trascorre una giornata… insomma, molte cose che non avrei mai potuto sapere guardando dei film, anzi mi sarei confusa di più le idee! Comunque appena è arrivato Andrea, tante delle domande che dovevo fare sono sparite, o meglio non sapevo se farle perché tra me pensavo: “E se è una domanda troppo personale? Se è troppo stupida? Se è una cosa ovvia?”. Comunque, scongelato questo muro di ghiaccio, è andato tutto al meglio! Abbiamo capito veramente cos’è un carcere! E ora tutto quello che conosco del carcere mi sembra sufficiente per cercare di non commettere nella vita reati, anche se poi non si sa mai!

 
 
Il carcere è come quello che si può vedere nei film?

 

Che strana situazione! Non mi era mai successo di conoscere una persona che ha vissuto per un periodo della sua vita in carcere. Io mi aspettavo un uomo sulla cinquantina, malandato, invece Andrea si è presentato come una persona ben curata, che ci tiene a sé. Dopo che un compagno ha rotto il ghiaccio, abbiamo cominciato a conoscerlo meglio facendogli delle domande sulla sua vita in carcere, come ad esempio: “Cosa fa un detenuto nella sua giornata? Ci si possono fare degli amici rimanendo lì? Si possono avere dei contatti con l’esterno, con i propri amici e familiari? Il carcere è come quello che si può vedere nei film?”. E lui fortunatamente ha risposto in modo esauriente a tutte le domande poste, anche a quelle più personali come: “Cosa facevi prima di essere rinchiuso? Hai fatto amicizie negli anni in cui sei stato detenuto? Avevi una ragazza prima di essere arrestato? Hai più visto i tuoi amici?”.

 

 

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