Parliamone

 

Quando gli "allargati" parlano di lavoro con i "ristretti"

Alcuni lavoratori del mondo fuori raccontano a chi è dentro

come stanno cambiando le regole oggi

 

Internet qualche volta fa miracoli. E un quasi miracolo è, per esempio, far parlare dei lavoratori "normali" con degli aspiranti lavoratori, come sono per lo più i detenuti. Le due lettere che seguono, di un operaio specializzato e di un dirigente, provocatorie ma ricche di stimoli, e la discussione accanita che hanno suscitato nella nostra redazione, ne sono la testimonianza.

 

Con i miei colleghi ho preparato una lettera sul lavoro, che spero sia utile per una persona che cerca lavoro, "ristretta" o allargata che sia. Sì, perché noi fuori siamo solo degli allargati e la nostra lettera lo dimostrerà. Credo che voi potreste insegnarci  molte cose a noi "allargati", quindi voi potete darci molto di più di quello che possiamo darvi noi. Noi possiamo solo togliervi qualche illusione sulle aspettative che potreste avere in attesa di diventare allargati, mentre voi ci potete dire dove si trova la forza per reagire alle situazioni avverse della vita.

Nella lettera che vi avevo promesso, ho cercato di estrarre il meglio di quello che è venuto fuori con i miei colleghi di lavoro. Spero che possa servire a darvi qualche spunto di discussione, fatemi sapere cosa ne pensate, comprendo che oggi possa importare poco a persone che non hanno la libertà, ma potrà servirgli domani. Inoltre se si vuole che la gente si apra verso chi sta in carcere, anche chi in carcere vive si deve aprire a chi sta fuori, presto o tardi tutti si dovranno confrontare con la realtà, anche se uno stesse sempre in prigione, perché quando le cose cambiano fuori cambiano anche dentro. Quando dico che questi due mondi devono comunicare di più, intendo proprio questo, parlare del mondo "dentro" a chi sta fuori, certo, ma anche parlare del mondo fuori a chi sta dentro, solo così si possono superare diffidenze, incomprensioni e indifferenza. Insomma, nessuno deve essere autorizzato a dire "non ti curar di lor ma guarda e passa".

 

Alberto Verra

 

Amici della redazione, nel mondo del lavoro la moralità è alla base di ogni attività, ma solo se a costo zero, se occorre scegliere a parità di professionalità tra un lavoratore incensurato e un ex galeotto, ovviamente si sceglierà il primo, ma se l’ex galeotto può farmi guadagnare di più, allora ci si informa su che tipo di reato ha commesso, ma se può farmi guadagnare molto di più e l’ex galeotto è un ex serial-killer, posso cominciare a pensare che comunque prima o poi quelle vittime sarebbero morte lo stesso e in fondo il mio ex galeotto ha solo anticipato un evento che sarebbe accaduto più tardi.

Sembra un testo comico ma invece è la realtà, nel mondo del lavoro il profitto è il solo Dio e i conti sono i suoi profeti. Se non trovate lavoro non è per colpa del vostro stato di ex detenuti ma solo perché non siete competitivi, provate a lavorare gratis, lo troverete immediatamente, anche noi vi lasciamo il nostro lavoro basta che ci lasciate il nostro stipendio. Ma poniamo caso che troviate un lavoro, siete disposti a seguire delle regole per tenervelo?

Se avete risposto sì, bene seguite queste regole (che non sono poi molte) e siete già "reinseriti".

 

Prima Regola

La vostra dignità e il vostro orgoglio dovete mettervelo sotto i piedi (noi lo abbiamo fatto molto tempo fa), semplicemente non siete niente e nessuno.

 

Seconda Regola

Fare il proprio dovere significa non dire mai no, non tirate fuori patetiche scuse del tipo "è morta mia madre", la produzione ha la precedenza su tutto, se dovete morire non fate gli stronzi, non morite di colpo abbiate almeno la decenza di avvisare per tempo.

 

Terza Regola

I vostri compiti sono tutto quello che riuscite a fare (che comunque è sempre poco), dovete prevedere tutto quello che può succedere, anche ciò che non vi compete se rallenta la produzione vi compete.

 

Quarta Regola

Non lamentatevi se qualcuno si prende i meriti di ciò che fate, in compenso dovete prendervi colpe non vostre, e riferire tutto ciò che succede (ma se siete in galera a questo sarete già abituati).

 

Quinta Regola

Non nominate mai le parole: ferie, permessi, stipendio e soprattutto "sciopero".

 

Sesta Regola

Se state a casa perché siete malati, siete solo dei traditori.

 

Settima Regola

Se vi fate male siete imbecilli perché non avete fatto attenzione, si sa che nelle aziende la sicurezza è una priorità, certo deve essere sempre a costo zero.

 

Ottava Regola

Non dovete lamentarvi se vi lasciano a casa, se vi cambiano orari senza preavviso, se dovete lavorare la domenica (il sabato è obbligatorio), ringraziate che stanno dandovi la possibilità di lavorare di più.

 

Queste regole non valgono per tutti i lavoratori, per la maggioranza ci sono diritti e tutele, ma sono il passato, il futuro siamo noi, quelli che di tutele e diritti non ne hanno, il lavoro sarà cosi o non sarà. Non c’è un colpevole per questa situazione che si andrà presto evolvendo e non accettarla è come non accettare la pioggia, puoi far finta che non piova ma ti bagni lo stesso, meglio aprire l’ombrello che in questo caso è la professionalità. Fino a oggi noi abbiamo barattato i nostri diritti in cambio di remunerazioni leggermente più alte, domani queste le stabilirà il mercato, anche i parametri delle remunerazioni cambieranno, non più il parametro tempo ma la produttività, anche in questo noi siamo un’avanguardia.

Può capitare che lavoriamo una domenica notte per 10 ore e guadagniamo 50 euro lordi, ma non per colpa nostra, può succedere per tanti fattori indipendenti dalla nostra volontà, comunque per dovere di verità bisogna dire che capita anche la volta che guadagniamo 150 euro lordi. Questo sistema costringe ognuno a dare "il meglio di sé", di contro c’è che se un individuo non riesce ad essere competitivo con i compagni viene allontanato da loro stessi, quindi non è più l’azienda o il capo a "licenziare" ma i compagni stessi che altrimenti sarebbero costretti a sobbarcarsi il costo di un individuo poco competitivo quando ci si dovrà spartire i ricavati della produzione.

Occorrerà rimediare anche a questo con dei coefficienti, quando questo modo di lavorare sarà più diffuso. Queste sono cose che possono sembrare fantascienza, invece sono il futuro prossimo per la maggioranza dei lavoratori e per chi non si saprà adeguare saranno guai, non penso che stiano costruendo 15 carceri nuove in Lombardia per tenerle vuote. Noi oggi assomigliamo più a dei gladiatori che a lavoratori, ma è quello che aspetta chiunque non abbia una specializzazione molto particolare, a qualsiasi livello: dirigente, impiegato, operaio. Fino a dieci anni fa noi saremmo stati quasi tutti considerati operai specializzati: usiamo muletti, computer, gru, ci occupiamo di spedizioni, prepariamo ordini, operazioni che se sbagliate possono costare molti soldi (e se succede ci tocca pagare), ma oggi moltissime persone sanno fare queste cose e quindi sono svalutate.

Ad ogni modo non vogliamo scoraggiare nessuno (qualsiasi persona capace di migliorarsi in galera, può venire qui e sbaragliarci tutti) ma vogliamo avvertire, (speriamo di non fare la fine del grillo parlante), perché pochi anche qui fuori stanno capendo cosa sta succedendo nel mondo del lavoro. Per finire vogliamo darvi dei parametri: i turni di lavoro possono essere di 8-10-12 ore, quando si fanno solo 8 ore vi sono persone che fanno il doppio turno quindi 16, ma ho visto gente che è arrivata a punte di 18 ore, uscivano dal cancello dormivano un paio di ore in macchina, poi riprendevano, il tutto per stipendi che vanno dai 1300 euro a 2500 euro lordi per 12 mensilità, il lavoro è parecchio pesante paragonabile a quello del muratore ma più veloce, praticamente non c’è riscaldamento anche perché non serve, sono stipendi che permettono ad una famiglia di vivere, ma a che prezzo!!! Se voi piangete, noi non ridiamo, benvenuti nella libertà.

 

Un mondo in cui è difficile capire chi sono

i "soggetti deboli" e chi i "soggetti forti"

 

Quella che segue invece è la risposta di una persona "particolare" dopo che ha letto questa lettera sul lavoro. Da notare con che rabbia conferma le cose appena descritte, la particolarità sta nel fatto che questa volta non è un operaio che scrive ma un

quadro, uno che nella sua azienda può assumere o licenziare le persone, e che rende bene l’idea del clima esistente nel mondo del lavoro produttivo.

 

Non posso che complimentarmi per il realismo e la crudezza con cui nella lettera di Alberto viene descritta una realtà che anch’io conosco bene, ed altrettanto bene so che i "superprotetti" neppure possono o vogliono rendersi conto di ciò che è capitato negli ultimi anni.

Tutto è cambiato, a pochi chilometri da noi, in Europa, milioni di persone preparate ed istruite quanto e più di noi sono pronte a fare quel che noi facciamo in cambio di uno stipendio pari al 30% del nostro. E tutta la nostra tecnologia?? E la nostra proverbiale fantasia ed inventiva che ci avevano spiegato rappresentava la nostra marcia in più?

L’allargamento delle frontiere, la globalizzazione, l’ulteriore liberalizzazione dei mercati stanno producendo, insieme ad innegabili effetti positivi, la situazione che noi ora viviamo. Una classe imprenditoriale che, anziché prepararsi seriamente ad affrontare le sfide dell’oggi e del domani,  pensa piuttosto a riempire il sacco e scappare, sta facendo il resto.

 

Io sono un quadro di 7° livello.

Faccio mediamente 2/3 settimane di ferie all’anno e le passo al telefono per lavoro.

Ho 52 giorni di ferie da fare e non li farò mai, a meno di dare le dimissioni per raggiunti limiti di sopportazione psico-fisica.

Non faccio un ponte di fine anno da 10 anni (cioè sto a casa il 24/25/26 + 1° gennaio, nient’altro).

Lavoro 10/12 ore al giorno (ieri lunedì dalle 6.30 alle 18.45, oggi martedì dalle 8 alle 20.25, domani vedremo).

Nessuno mi può sostituire, se un carrellista necessita di un giorno di ferie glielo concedo e salto sul muletto, se mi assento per lavoro trovo la scrivania coperta dalla carta e mi faccio 14 ore di fila per smaltire l’arretrato.

Lavoro tutti i sabati e qualche volta la domenica vado a vedere se tutto è a posto (!).

Per la nascita di mia figlia Erica sono stato a casa un giorno, per la nascita di Clara la sera stessa sono andato in ufficio 2 ore, il direttore generale ha invece prenotato il cesareo a sua moglie di sabato per non doversi assentare neppure poche ore (!).

Ho un lavoro sicuro fino a quando non mi assenterò una settimana intera (può succedere non credete?), a quel punto mi diranno che non posso mantenere un simile incarico se non garantisco la presenza (dimenticavo, sono reperibile 24 ore su 24 al cellulare), mi faranno fare altro sperando che me ne vada. Nel frattempo lavoro in condizioni di caos tali da permettere all’azienda di trovare, se lo vuole, almeno due motivi al giorno buoni per mettermi alla porta.

Tutto quello sopra per dire che in un modo o nell’altro siamo effettivamente oramai tutti appesi ad un filo. Conosco la realtà degli interinali, un popolo di zombi senza possibilità di pensare ad una loro vita, sempre in attesa di una telefonata, carne da macello sacrificata in nome della flessibilità.

Sono certo che qualcosa accadrà, mai da quando siamo nati una simile situazione si era prospettata ai nostri occhi, i nostri genitori non avrebbero potuto immaginare che il futuro avrebbe preso una strada a ritroso in così breve tempo e già noi, cioè la generazione immediatamente successiva, ne saremmo stati travolti o quantomeno coinvolti.

Tutto questo mentre una parte del paese continua a vivere come se nulla fosse accaduto, a lavorare 6/7 ore al giorno, a prendere ogni tanto una settimana di ferie per riposarsi e dedicarsi a ciò che più piace, a prendere l’aspettativa per occuparsi d’altro per un periodo più o meno lungo, a non poter essere spostata dal proprio posto di lavoro a meno di uccidere il proprio collega d’ufficio senza motivo.

La lettera sul lavoro ha un solo difetto: è indirizzata a quelli che la nostra società individua come "soggetti deboli" e questi, almeno per quanto concerne l’occupazione, sono paradossalmente più garantiti di noi in caso di bisogno. Io ho fatto il disoccupato iscritto alle liste di collocamento e nessuna associazione di volontariato di nessun genere si è occupata di me e del mio problema, nessuna cooperativa mi ha proposto una collaborazione, nulla di nulla.

Vado a dormire per non perdere colpi domani; potrebbe costarmi caro!

 

Franco

 

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