Editoriale

 

Ristretti e allargati

 

Questo numero di "Ristretti Orizzonti" comincia con due lettere sul tema del lavoro, che vengono da due cittadini che non hanno niente a che fare col carcere, ma che hanno avuto la voglia di capire qualcosa di più di quello che succede oltre le sbarre e la disponibilità a iniziare un dialogo con i "ristretti". Con lo stupore di accorgersi che mettere in comunicazione il mondo dei ristretti con quello degli "allargati" è utile senz’altro per i primi, che aspirano a ritornare prima possibile nella società, ma è utile anche per i secondi, quei cittadini che da un confronto con una realtà così complessa come è quella del carcere possono imparare a dare un valore diverso alla propria vita e alle proprie scelte.

Ma questo dialogo particolare ha anche qualcosa di amaro: la prima lettera infatti, che descrive spietatamente il mondo del lavoro "libero" oggi, la mancanza di tutele, la competizione sfrenata, finisce con un "benvenuti nella libertà" rivolto ai detenuti, che è soprattutto un invito a non farsi illusioni, a non crearsi inutili aspettative perché fuori, nel giro di poco tempo, tante sicurezze sono finite, tante garanzie sono andate inesorabilmente perse, tante cose sono cambiate, e non certo in meglio.

Le sensazioni che se ne ricavano sono molteplici: la necessità di mantenere sempre vivo il contatto tra il dentro e il fuori, perché il pericolo più grande per la società è che chi sta dentro sia isolato, solo, tenuto a forza fuori dal mondo; la voglia di pensare che, di fronte alle poche tutele che ci sono oggi nel mondo del lavoro, i lavoratori che stanno fuori e quelli che arrivano dal carcere scoprano di avere degli interessi comuni, più che dei motivi di divisione; l’importanza che anche il carcere sia un luogo di approfondimento e di confronto, come cerchiamo di renderlo noi, che da anni ci battiamo per una informazione aperta, critica, onesta. Certo "aperta, critica, onesta" sono tre aggettivi "strani" se associati a qualcosa che arriva dal carcere, eppure la sfida è proprio lì, nell’onestà, nell’apertura mentale, nella capacità critica che ci ostiniamo puntigliosamente a mettere nelle discussioni che facciamo e nelle notizie che diamo. E nella voglia che abbiamo di far comunicare i ristretti con gli "allargati", rifiutandoci di credere a chi dice che il clima fuori è troppo pesante, la gente è esasperata, chiede solo sicurezza e non ha certo voglia di dialogare con chi sta in carcere.

Del resto, il nostro ottimismo sulla possibilità di mettere in contatto il mondo di dentro con quello di fuori viene, per fortuna, spesso premiato: ed è un "premio" questo scambio di esperienze, che pubblichiamo, tra i ragazzi del Minorile di Casal del Marmo e i ragazzi di una scuola media della provincia di Padova che hanno risposto alle loro lettere con grande saggezza, ironia, simpatia. "Il mondo salvato dai ragazzini", verrebbe da dire riprendendo il titolo di un poema di Elsa Morante, uscito nell’ormai lontanissimo 1968.

 

La Redazione

 

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