Le prigioni degli altri

 

Ci scrivono dalle carceri spagnole

 

La prima corrispondenza dai nostri "inviati per forza" nei Centri Penitenziari di Figueres Girona e Lerida Ponent

 

Ma quali sono le condizioni di vita dei nostri connazionali detenuti in altri istituti penitenziari fuori dall’Italia? In qualche maniera ad alcuni ragazzi italiani detenuti in Spagna è capitata sotto mano la nostra rivista, e così hanno deciso di scriverci. Gli abbiamo chiesto di collaborare con noi, ci hanno risposto raccontandoci alcuni aspetti della vita e delle regole nelle carceri spagnole. Questo che segue è il loro primo contributo.

 

di Nicola Sansonna

 

Sono stato arrestato alla frontiera Italia/Francia il 25 Ottobre 2000 ed il giorno successivo sono stato trasferito nel carcere preventivo di Figueres Girona, con l’accusa di un delitto contro la salute pubblica per la detenzione di 1646 pastiglie di Ecstasy. Non mi sono abbattuto e ho cercato di capire e di inserirmi nel sistema carcerario spagnolo. Nei primi mesi ho tentato di impiegare il tempo facendo molte attività, fra le quali l’ausiliario in infermeria, corsi di informatica, insegnante di italiano. Insomma mi piace essere almeno impegnato. E ho anche cercato di fare delle piccole innovazioni, come per esempio far autorizzare l’ingresso di apparecchi compact disk portatili per i detenuti, ed avere la possibilità di rimanere in cella durante i sabati, le domeniche e i giorni festivi.

Il Centro Penitenziario di Figueres Girona è molto piccolo. Ospita in tutto circa 190 detenuti, quasi tutti in attesa di giudizio, ed è provvisto di molte attività e possibilità di studiare.

Orari interni: Non so come funziona in Italia, perché questa è a prima volta che finisco in carcere, ma a Figueres le celle vengono aperte la mattina alle 8.30 per la colazione e chiuse alle 9.00, e non si può rientrarvi fino alle 13.00, ora del pranzo. Alle 15.30 usciamo di nuovo per poi essere chiusi dalle 16.00 alle 19.20 circa per rimanere aperti fino alle 21.00.

Tutte le attività che ho fatto non sono state sufficienti, però, per consentirmi di rimanere a Figueres fino al momento di essere trasferito in Italia. Così sono stato trasferito a Lerida, nel Centro Penitenziario Ponent, a 400 km in più di distanza dalla mia famiglia.

Qui a Lerida gli orari sono leggermente diversi, apertura alle 7.30, alle 8.00 fuori e chiusura delle celle fino alle 14.30 per il pranzo. Dopo di che in cella fino alle 17.00 e fuori fino alle 19.30 per la cena, poi in cella fino alla mattina dopo. Solo il sabato, la domenica ed i giorni festivi usciamo dalla cella la mattina alle 10.00. Il resto degli orari è lo stesso di Figueres. Alcune cose funzionano molto bene, come ad esempio il corso d’informatica, ma altre decisamente molto meno.

Ad esempio con i membri della Equipe di trattamento ed alcuni docenti, diciamo che c’è qualche problema di comprensione. Se un interno (detenuto) fa un’istanza per parlare con la criminologa che lo segue per avere delle informazioni concernenti il suo caso, se tutto va bene viene ricevuto dopo 15 o 20 giorni. Viene chiamato dall’altoparlante senza tenere conto se il detenuto sta svolgendo una attività scolastica o lavorativa, nel qual caso non può essere raggiunto. Quando poi termina l’attività ed un compagno lo avverte che è stato chiamato, allora si presenta e, sistematicamente, come prima cosa si becca un rimprovero per essersi presentato in ritardo senza neanche poter giustificarsi. Disfunzioni di questo tipo, piccole ma ce ne sono tante, sono molto frustranti. Ho letto qualche tempo fa che qui nel carcere di Lerida c’é una percentuale di problemi psicologici più alta che in qualsiasi altro carcere della Catalunya. Problemi psicologici che sopravvengono dopo che la persona è entrata in carcere.

 

La salute: Per andare all’ospedale bisogna essere in condizioni veramente gravi. Le cure dentistiche sono inesistenti, si risolve il tutto con l’estrazione del dente cariato. Non vi dico le bocche "piene di denti…" che ci sono in questo carcere. Il personale medico ed i farmaci sono scarsi: "Dottore mi sono fatto un piccolo taglio ad un dito", "Prenditi una aspirina due volte al giorno ed è tutto risolto".

 

Il lavoro, in compenso, c’è, ed in alcuni settori anche molto, come per esempio in carpenteria, dove si producono casse per le bottiglie di vino per conto di una industria francese. Ma lo stipendio di un detenuto che lavora dal lunedì al venerdì, dalle ore 9:00 alle 13:30, non raggiunge mai le 20.000 Pesetas (meno di 124 Euro) al mese. A volte, quando ci sono da fare delle consegne urgenti, sei costretto a lavorare anche il pomeriggio del sabato e della domenica per lo stesso stipendio.

 

Il rapporto con gli Agenti Penitenziari, più semplicemente detti "Funzionari", è molto buono. C’è molta educazione e rispetto, certo riservato ai detenuti più "tranquilli". C’è anche molta disponibilità nell’aiutare i detenuti a risolvere alcuni problemi, almeno dalla maggior parte dei Funzionari.

 

Affettività e colloqui. Il rapporto con i familiari, per i detenuti che li hanno vicini, è molto buono. Sono permesse dalle otto alle dodici telefonate al mese. In verità in questo modulo a volte i Funzionari si "dimenticano" di ritirare il tagliando della chiamata telefonica, dando la possibilità di effettuare qualche telefonata in più.

In tutte le carceri inoltre, sono permessi i cosiddetti "Vis à Vis", cioè una visita effettuata in una abitazione adeguatamente attrezzata per gli incontri con i familiari o con amici per due o quattro ore al mese. Io stesso, finché mi trovavo a Figueres, incontravo la mia famiglia o gli amici tutti i mesi. In più c’e la possibilità di fare comunicazioni orali per Locutorio, il classico "vetro", ogni fine settimana. È sufficiente comunicare i nomi delle persone che vogliono venire a trovarti, dopo di che possono entrare tutte le volte che vogliono, a differenza del Vis à Vis che deve essere prenotato di volta in volta.

 

Nelle carceri spagnole non ci sono distinzioni di condanne. Viviamo tutti insieme, dai comuni, agli informatori della Polizia, ai tossicodipendenti, trafficanti e colpevoli di altri delitti come rapina e omicidio. Siamo costretti a stare tutti insieme, nel patio (cortile del modulo), alla mensa e alle attività.

 

Ce manca tanto un ber piatto de penne all’arrabbiata! Per quanto riguarda l’alimentazione, sì, c’è la possibilità di avere diete particolari in base alla religione o in base al tipo di malattia del detenuto. Però il problema è che i piatti vengono preparati da un catering all’interno del carcere, composto da personale esterno, alcuni detenuti li vanno a prendere e li portano all’interno dei vari moduli, quindi iniziano a preparare la mensa. Per circa 120 persone. Di solito quando si arriva a mangiare è già tutto freddo. Possiamo comprare alcune cose all’economato del modulo, però la scelta è piuttosto scarsa. Ci sono sei o sette tipi di scatolette, perlopiù di pesce, tre tipi di affettati, dolci e bibite analcoliche. Non vi dico la felicita per noi italiani quando sono arrivati i Kinder delice.

Da fuori non possono entrare né alimenti, né prodotti per l’igiene personale e nelle celle non c’è a disposizione nulla per scaldare le vivande, né tantomeno per cucinare qualcosa, e chi decide di mangiare in cella deve accontentarsi di un panino. Non avete idea di quanto ci manca un bel piatto di spaghetti con la pummarola o un piatto di penne all’arrabbiata!

 

Dai nostri corrispondenti dalla Spagna: Federico Scatizzi e Nicola Zammarrelli

 

 

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