Donne Dentro

 

Una vita in pezzi: Storia di S.

Come una ragazza “regolare”, con un lavoro e una vita normali,

è diventata spacciatrice di coca

 

Testimonianza raccolta dalle detenute della Giudecca

 

S. è una ragazza giovane, aveva fino a qualche anno fa una vita molto tranquilla, il lavoro, la famiglia e il sabato sera per “trasgredire un po’”, poi in quella vita regolare è entrata la cocaina, e ha stravolto tutto. Noi l’abbiamo incontrata qualche mese fa qui in carcere, era la sua prima detenzione, è riuscita per fortuna ben presto ad andare in comunità. Ma prima ha fatto in tempo a raccontarci la sua storia.

 

Ci racconti come sei finita in carcere, quando la tua vita ha cominciato a “deragliare”?

Quando avevo diciassette anni ho cominciato con gli spinelli, ogni tanto ho provato anche qualche pastiglia di ecstasy ma non mi è mai piaciuta, poi verso i vent’anni mi è capitato di passare un capodanno con una compagnia che avevo conosciuto da poco, e lì ho provato la cocaina perché tutti quanti la usavano già e io non mi sono tirata indietro. Un ragazzo ce l’aveva, e quando l’ho provata, ho visto che era una cosa che mi piaceva e mi faceva stare bene

Stare bene vuol dire quelle sensazioni per cui la cocaina ti fa stare in un modo diverso da come sono io di solito, mi faceva sentire forte, sicura di me, avevo l’impressione di sentirmi proprio come io volevo stare. E allora provi e riprovi perche ti senti piena di energie e senza timidezze e indecisioni, e prova una volta prova due e mi accorgevo che mi divertivo. E poi siccome non mi sono mai sentita una persona forte, voglio dire psicologicamente forte, vedevo le altre persone che erano invece forti e sicure e le invidiavo, e così mi ritrovavo al sabato sera a usare la coca perché mi sentivo sempre meglio, poi i soldi non erano un problema perché lavoravo e ne avevo messi da parte, e cosi la prendevo senza pensare ad altro. Ci trovavamo dove c’era un parcheggio, prima la tiravamo e poi andavamo in giro per i locali.

Ma poi è successo che con il tempo non riuscivo più a stare senza, e però continuavo a dirmi: quando voglio smetto. Come dicono tutti d’altronde. Era un periodo in cui ero un po’ preoccupata o avevo dei pensieri, delle ansie, ma proprio quella cosa non mi faceva pensare. Non era più il discorso che mi faceva stare bene, ma era che non mi faceva pensare, che annullava le mie ansie, e però il giorno dopo averla usata avevo anche un problema in più, perché spendevo molti soldi e poi i soldi finiscono, io in pratica mi sono mangiata tutto quello che avevo da parte, tutto.

 

È anche interessante spiegare che uno, quando comincia, si illude di potercela fare sempre, di poter rimanere facilmente nei limiti delle sue possibilità economiche…

Ogni volta erano centomila lire e per una sera bastavano per due persone, perché mi facevo con il mio ragazzo e quindi mi bastava, anzi a volte addirittura ne avanzavamo, ma dopo è successo che non bastava più perche più ne usi e più ne hai bisogno, quindi ne prendevamo due grammi, a 50 euro al grammo, e ogni tanto quando volevo qualcosa di più buono spendevo 70 euro o anche 100 euro, raramente però.

In ogni caso usavo la coca solo al fine settimana, venerdì o sabato, ma poi c’è stato il periodo che mi facevo venerdì e anche sabato, e magari alla domenica ne prendevamo ancora, invece durante la settimana abitavo con i miei genitori e dovevo andare a lavorare, quindi non mi facevo. Cosi ho passato quattro anni a farmi nei fine settimana, ma da due anni a questa parte ho cominciato a farmi anche durante la settimana, per cui per un anno mi è andata bene perché spendevo 50 euro alla volta, e li avevo, ma poi 50 euro non mi bastavano più e me ne occorrevano 100 euro perché era più buona, cosi spendevo 200 euro ogni volta che tiravo per prenderne due pezzi, poi ogni volta che c’era una festa, che c’era un compleanno, ne prendevo tre che sono 300 euro e sono tantissimi, e poi ci sono altre spese come il fatto che spesso andavamo a mangiare fuori e poi bevevamo molti alcolici, perché la cocaina ti porta a bere molto, bevi di continuo e fumi tante sigarette, ne fumavo anche due pacchetti al giorno, ero sempre con la sigaretta in bocca.

 

Ma perché questa cosa delle sigarette e del bere di continuo?

Non lo so bene neppure io, però dicono che in pratica la coca dopo un po’ ti va a scendere e allora il gusto della sigaretta te la tiene un po’ di più. E cosi ne accendi una e come finisce via un’altra, soprattutto appena hai tirato ne fumi una dietro l’altra per aumentare la sensazione che ti dà la cocaina. E ultimamente tiravo un po’ tutta la settimana e i soldi che mi occorrevano erano tanti, quelli che avevo da parte erano finiti e non sapevo più cosa fare. E li mi hanno fatto la proposta di spacciare, perché tutti sapevano che io ero ormai senza soldi e che non potevo restare senza coca.

 

Chi te l’ha fatta la proposta?

Gente che conoscevo, italiani. Con la scusa che eravamo persone tranquille con le facce pulite, diciamo gente normale, avevamo un lavoro una casa e tutto, insomma eravamo dei “regolari”, mi hanno detto: se tu spacci per me io non sto lì a darti soldi, ma ti do più roba di quella che devi consegnare e te la tieni, ne fai quello che vuoi.

 

Ma come avveniva lo spaccio?

Quello che mi dava la coca mi aveva anche dato un telefonino e mi aveva presentato le persone, quelle più tranquille, del suo giro, e loro avevano degli orari in cui mi chiamavano e io gli consegnavo quello che mi chiedevano.

 

Quindi ti avevano anche introdotto “nel mercato” e trovato loro i clienti?

Sì certo, mi avevano chiesto se avevo qualcuno a cui venderla ma non è che vendevo ai miei amici o cose del genere, per cui non ho portato gente nuova, perché di clienti c’erano già i loro. C’è una gran differenza fra il giro dell’eroina e quello di altre sostanze come la cocaina, perché la cocaina viene più spacciata nei locali, nelle discoteche, e poi ci sono giri di più soldi perché è (o forse era) più cara, per cui hai a che fare anche con medici, avvocati, professionisti. Era per lo più gente giovane, ma c’era qualcuno anche un po’ più grande, e poi quelli che si possono definire pezzi grossi tipo avvocati, ma io ho avuto a che fare soprattutto con gente della mia età che sta bene, insomma pieni di soldi.

 

Ti chiamavano in qualsiasi momento, e tu eri sempre disponibile?

Io di giorno lavoravo anche, poi una settimana sono stata a casa dal lavoro e mi sono messa in malattia e quindi in quel periodo ero disponibile e reperibile in qualsiasi ora, anche di notte, quando invece lavoravo ero reperibile alla sera, fino alle undici, per cui quando ero disponibile accendevo il telefono e loro mi chiamavano e gli portavo quello che chiedevano. Ci trovavamo in vari posti, a seconda di chi era sapevo già dove dovevo andare e cosa fare, e cosi ogni giorno, poi di più il venerdì sera, ma più o meno gli orari erano circa tre ore, dalle otto di sera alle undici più o meno, quello era il momento che c’era più da muoversi.

 

E loro ti pagavano sempre con altra cocaina?

Sì, loro mi davano questa roba, poi lui ha cominciato a venire a casa mia a preparare le buste e naturalmente lì poi mi lasciava quello che era mio e che mi spettava.

 

Ma tu ti domandi mai perché sei finita in una situazione del genere?

Io amavo il mio lavoro e se il lavoro andava bene andavo a casa ed ero piena di energia, di voglia di fare qualsiasi cosa e non per la cocaina, ma perché stavo bene ed ero soddisfatta di quello che facevo. Ma il lavoro poi l’ho perso, e non l’ho perso per la coca, agli inizi la usavo davvero poco, l’ho perso perché io avevo preso il posto di una persona più anziana, che era li da vent’anni, e quando lei è tornata mi hanno lasciato a casa.

Poi però trovandomi senza lavoro ho cominciato a usarne sempre di più perché l’unica cosa che non mi faceva pensare e mi faceva stare bene era la coca, ed è anche vero che più ne fai uso e meno hai voglia di lavorare.

 

Quindi non è vero che la cocaina non crea dipendenza?

Crea specialmente una dipendenza psicologica, perché io non sono mai stata male fisicamente, ma comunque più ti fai e più sei lì con la testa che la cerchi.

 

E con la tua famiglia i rapporti com’erano? Avevi in qualche modo cercato un aiuto?

Loro non hanno mai saputo niente, l’hanno saputo quando sono arrivata in carcere. Credo che prima nessuno di loro abbia mai sospettato nulla, era fuori dal loro pensiero il fatto che qualcuno di noi figli (siamo in quattro) usasse sostanze, per cui non era facile neanche rendersi conto della mia situazione, si magari qualche mezza parola la dicevo anche, ma non é così semplice capire se non ci sei dentro. Difatti quelle mie parole, quel disagio che non erano stati capiti allora, adesso naturalmente gli sono diventati molto chiari. Ma anche certi comportamenti li hanno capiti solo dopo: per esempio le ultime volte che ero a casa dormivo fino a mezzogiorno, mi dovevano chiamare per scendere a mangiare, scendevo mangiavo e poi tornavo a letto, e non lo avevo mai fatto prima.

 

E i tuoi come hanno reagito?

Mi sono stati molto vicini tutti quanti. Mio fratello più vecchio però si è arrabbiato, si era sentito preso in giro perché ho un bellissimo rapporto con lui, sono molto in confidenza, parliamo tanto, mi capisce e mi ascolta, soprattutto mi ha sempre ascoltato, e io purtroppo gli dicevo delle bugie, o meglio, gli dicevo le mie verità quelle che per me erano le mie verità, ma effettivamente erano delle cose che dicevo per stare più tranquilla io. Per esempio una volta avevo litigato con i miei genitori, una litigata abbastanza brutta, e ho chiamato lui per chiarire la cosa perché erano quindici giorni che non ci parlavamo più e non ci sentivamo più. L’ho chiamato e gli ho detto: guarda non potete rompermi le scatole tutti i giorni chiamandomi sempre ventiquattro ore al giorno per chiedermi perché non vado a lavorare, perché non rispondo al telefono e cosi via. Io già mi sentivo troppo oppressa da loro, in verità loro volevano solo aiutarmi, però se facevano cosi io mi allontanavo sempre di più, e poi vivevo nel terrore che mi vedessero con qualcuno.

E lui ci è rimasto male e mi ha detto: va bene, forse noi siamo troppo ossessivi e ci intromettiamo nella tua vita in modo esagerato. E ha cercato di mediare, ma alla fine cosa c’era di reale? c’era il fatto che io cercavo di nascondere quello che facevo . Dopo un mese che ero qui, è riuscito a venire a colloquio e ha capito che non ero io ma era la sostanza che mi faceva parlare e ragionare cosi.

 

Ma quanto è durata questa tua doppia vita?

Io sono durata un mese, tra la fine di giugno e la fine di luglio. Al processo poi il mio ragazzo ha dato tutta la colpa a me dicendo che lui non sapeva niente, era all’oscuro di tutto. Ci hanno dato due anni e nove mesi. L’avvocato mi ha detto che siamo stati fortunati che ci hanno dato cosi poco, perché erano partiti da otto anni, ma io ero incensurata e ho accettato di andare in comunità.

 

Ma, dopo questa esperienza, cosa diresti a dei ragazzi giovani? Come pensi si possa fare prevenzione?

Io gli direi: lascia stare, perché non ne vale la pena. Perché poi c’è anche il rischio che, se sei predisposto come lo sono stata io, non ti fermi più. Ti va bene una volta, due e via allora, ma prima o poi è quasi inevitabile trovare sulla propria strada i servizi per i tossicodipendenti, il carcere, e non risolvere nessuno dei tuoi problemi, anzi! Certo può esserci l’eccezione, chi prova una volta non gli piace e non ci pensa più, però il rischio è troppo alto, perché la maggioranza di chi ha provato non si è più fermata

Cominci sempre con l’essere un po’ più allegra di quello che sei normalmente e se già parti con quell’effetto strano, dopo magari provi qualcos’altro che ti fa stare anche meglio e che ti fa sentire diversa, può essere la cocaina può essere anche altro come può essere che ti fermi soltanto all’alcol.

Io per esempio ho cominciato a fumare sigarette a quattordici anni, quando ho provato la coca non ne avevo neanche venti. I ragazzi non si rendono conto di quello a cui vanno incontro, adesso sono cavoli amari anche se ti fermano con un grammo, e invece a loro non interessa perché si sentono grandi, si sentono forti, però non è che sei forte perché hai un grammo di cocaina. Ma come farglielo capire? Io quando l’ho capito già non ero in grado di fermarmi.

 

 

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