Conclusioni Ornella Favero

 

"Persone dentro e volontari fuori"
Giornata nazionale di studi su volontariato penitenziario e informazione
Casa di Reclusione di Padova - 26 ottobre 2001

 

Ornella Favero

(Coordinatrice di "Ristretti Orizzonti")

 

Quando si va via da un convegno, sia per quelli che l’hanno organizzato, sia per quelli che hanno partecipato, a me piace che ci sia sempre una sensazione di non andare via con un senso di frustrazione o dover dire: "Ci vediamo al prossimo convegno".

A noi piace sempre lavorare molto sul concreto e cioè darci degli obiettivi. Prima di tutto, do una prossima scadenza su questo tema: il 16 e 17 novembre, a Firenze, ci sarà il secondo convegno nazionale dei giornali e delle realtà dell’informazione dal carcere. Ecco, anche questo credo che sia un momento importante, poi io invito tutti a non lasciare vagare in aria questo discorso sull’informazione, ma di dare la disponibilità concreta a lavorare in questo senso.

Noi, per esempio, mettiamo a disposizione il nostro Sito, fatto qui in carcere, lo ribadisco, da gente che non ha mai visto Internet, questi sono i miracoli che avvengono in carcere, i miracoli di fantasia: come immaginare un Sito Internet senza aver mai visto Internet.

Io invito a usare tutti gli strumenti che abbiamo per continuare su questa strada, non salutarci e ne riparleremo più avanti, ma a fare delle cose in concreto, non fare (come diceva stamattina Francesco) come quelli a cui scrivi seicento lettere e ti rispondono in due, nell’ambito del volontariato… non stiamo parlando della società fuori, che ha poco interesse per queste cose.

No, nell’ambito delle persone che su queste cose dovrebbero essere interessate, quindi inventiamoci un coordinamento, una forma di minore isolamento, cerchiamo di darci una struttura più organizzata. Per esempio, qui c’è Stefano Transatti, che dirige questa agenzia, Redattore Sociale: usiamola di più, e meglio, noi che operiamo in carcere, perché le informazioni di un’agenzia devono arrivare da qualche parte. Se non le diamo noi, che lavoriamo in questo campo, non si vede come fare la cosiddetta controinformazione.

Io vorrei soltanto concludere con questo invito a non lasciar cadere lì questo discorso, perché sennò è inutile, cioè a dare una continuità e a lavorare nel senso di un’informazione migliore dal carcere e dentro al carcere.

Un’ultima cosa, noi non siamo molto appassionati di ringraziamenti, però credo che in questo carcere ci sia una cosa positiva, che non c’è dappertutto, e che ci permette di lavorare in questa maniera e di fare queste cose. C’è un rapporto decente, credo, e un rapporto importante con tutte le componenti che ci lavorano. A suo tempo abbiamo fatto un corso di aggiornamento con: operatori, volontari, educatori, insegnanti, agenti di polizia penitenziaria.

Credo che quello abbia dato dei frutti, che noi qui lavoriamo meglio perché il clima che c’è, bene o male, ce lo permette, perché noi che siamo volontari qua non possiamo nascondercelo, non è così in tutte le carceri. Però è una cosa che non cade dal cielo, che bisogna anche costruire, credo, io penso che si debbano fare altri passi per costruire questo, un rapporto anche diverso tra le varie componenti che operano qui, per andare avanti su questo terreno. Quindi ringrazio tutti quelli che hanno collaborato, operatori, agenti, insegnanti, volontari, allo svolgimento di questa giornata. Naturalmente non ho detto la componente che, credo, abbia avuto il peso principale in tutto, compresa la cucina, che sono i detenuti, che qui hanno un ruolo attivo molto importante.

 

 

 

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