Sportello

 

Giornata di Studi su 
Carcere e Immigrazione

Casa di Reclusione di Padova - 16 febbraio 2001

Progetto “Sportello Informativo”  

Informazione e accesso ai diritti per immigrati e soggetti a rischio di emarginazione/detenuti  

Attività 2000 - 2001 (durata prevista: 12 mesi)

Il modello organizzativo:

  1. Messa a regime dello sportello informativo nel quadro delle azioni dell’ufficio Carcere/Area Esecuzione Penale Adulti, facenti capo all’U.O. “Servizi Sociali Adulti” del Settore Coordinamento Servizi Sociali del Comune di Bologna.

  2. Mantenimento dell’ufficio presso la palazzina della direzione per il segretariato sociale, il coordinamento e l’archiviazione di dati e documenti; garantendo una presenza a rotazione nei bracci del femminile, del penale e del giudiziario per cinque giorni la settimana, includendo il sabato (giorno non lavorativo all’interno).

  3. Esecuzione dei “primi colloqui” non più in forma congiunta operatore - educatore, per snellire l’impegno di entrambi e favorire così una maggior efficienza e copertura dello sportello, conservando e consolidando le forme di confronto pre e post - colloquio tra operatori comunali ed operatori penitenziari, così come le relazioni periodiche alla direzione.

  4. Attività di informazione sanitaria rivolte ai detenuti stranieri.

Il modello funzionale - operativo (le figure professionali e organizzative):

  1. Due mediatori socio - culturali in grado di assicurare la copertura delle aree linguistiche maghrebine (arabo) ed albanese, così come di quelle francesi ed inglesi, oltre naturalmente a quella italiana. L’impegno orario stimabile è di 30 ore settimanali per il mediatore di lingua araba e di 15 ore settimanali per l’altro. Oltre all’attività di mediazione e segretariato, queste figure per il SSA svolgeranno attività di traduzione internamente al carcere ed anche, su richiesta, per il CSSA. I mediatori possiederanno/acquisiranno competenze socio - educative ed informatiche (per l’aggiornamento/gestione dei casi, nonché per l’archiviazione e la messa in rete delle informazioni), sviluppando capacità professionali di operatore sociale.

  2. Mediazione socio-sanitaria per 6 ore settimanali per la realizzazione di attività volte a rimuovere gli ostacoli culturali ed informativi causa del basso flusso di detenuti stranieri che accedono al Servizio Sanitario. Tali azioni dovranno essere concertate in stretta collaborazione con la Direzione sanitaria della Casa Circondariale e con il Distretto Sanitario dell’A.S.L. competente.

  3. Collaborazione con l’Ufficio Servizi all’Immigrazione del Settore Coordinamento Servizi Sociali del Comune di Bologna per la concertazione degli interventi, la programmazione delle attività e per l’intervento di mediatori di lingue diverse da quelle appartenenti all’area maghrebina e albanese.

  4. Un coordinatore che raccordi tra loro azioni, risorse e problematiche interne ed esterne. In particolare le sue funzioni si esprimeranno in attività di coordinamento, di valutazione e monitoraggio della domanda espressa dagli utenti e dell’andamento del servizio, di consolidamento della banca dati; di raccordo con il SSA, nonché con altri servizi pertinenti e con la realtà del terzo settore; di partecipazione a tavoli istituzionali ed alle attività del sottogruppo per la comunità esterna del Comitato locale; di studio e aggiornamento rispetto all’evoluzione normativa; alla comunicazione inter-organizzativa con altri servizi; alla previsione di occasioni formative e riflessive. L’impegno settimanale è stimabile in 12 ore.

  5. Un assistente sociale del SSA con lo specifico compito del raccordo tra Sportello e Servizio in termini sia informativi, sia di intervento sui casi, includendo il compito di effettuare direttamente colloqui con i detenuti, o di coinvolgere colleghi allo scopo. L’impegno settimanale è stimabile rispettivamente in 18 ore.

  6. Consulenza di esperti di diritto amministrativo e penale.

Attività formative

  1. Previsione di occasioni di studio e di approfondimento di livello Provinciale per confrontare, analizzare, valutare, comparare le esperienze in atto nelle diverse realtà territoriali con lo scopo di costituire un quadro delle politiche sociali e penitenziarie in atto, tra azioni concrete e previsioni normative.

  2. Produzione di materiale dì documentazione.

  3. Organizzazione e comunicazione.

Sportello informativo presso la Casa Circondariale di Bologna

periodo aprile 2000 – marzo 2001

Finanziamento R.E.R. L.R. 2/85 art. 41                                  Lire 87.479.000

1 mediatore socio culturale area magreb

30 ore settimanali per 12 mesi                                             Lire 46.238.400

1 mediatore socio culturale area albanese

15 ore settimanali per 12 mesi                                             Lire 23.119.200

Mediazione socio sanitaria

6 ore settimanali per 12 mesi                                               Lire   9.240.566

Realizzazione di attività seminariali

4 seminari di livello provinciale

Produzione di materiale di documentazione

Implementazione                                                               Lire   6.539.000

Gestione                                                                          Lire   2.341.834

Finanziamento Comune di Bologna - Valorizzazione per              Lire 87.479.000

Responsabile F.F. Ufficio Area esecuzione penale adulti

12 ore settimanali per 12 mesi                                              Lire 19.144.350 

1 Ass. Soc. servizio sociale adulti

18 ore settimanali per 12 mesi                                              Lire 28.716.480

Coordinatrice servizio sociale adulti                                        Lire   8.588.200

1 Consulente servizio immigrazione

12 ore settimanali per 12 mesi                                               Lire 16.000.000

Intervento di mediazione socio culturale di altre aree geografiche Lire 15.000.000

Sportello informativo presso la Casa Circondariale

Data di avvio dello sportello:

In data 8 maggio 2000 ha preso avvio l’attuale gestione dello sportello informativo. Soggetto gestore della mediazione interculturale:

Associazione “solide”

Destinatari:

Lo sportello si rivolge a tutti i detenuti (stranieri e italiani), in particolare ai detenuti in grave disagio.

Operatori:

Un mediatore di lingua araba e francese (30 ore settimanali) e un mediatore di lingua albanese (15 ore settimanali), un’assistente sociale, un coordinatore referente del Comune, 3 mediatrici socio sanitarie.

Orari:

Nell’arco di una settimana il servizio presenta dunque questa articolazione oraria:

LUN.      14.00 - 18.00      Med. Alb.

MAR.     08.00 - 14.00      Med.Ara.

MER.      08.00 - 14.00     Med. Ara. / 12.00 – 18.00 Med. Alb / 12.00 - 17.30 Ass. Soc. / 12.00 . 14.00  Coordinamento.

GIO.        08.00 - 13.00    Med Ara.

VEN.       10.00 - 18.00     Med. Ara.

SAB.      09.30 - 14.30      Med. Ara. /Med. Alb.

Modalità di svolgimento delle attività:

Il passaggio dall’ingresso della casa circondariale all’ufficio dello Sportello informativo, situato dentro la palazzina della direzione, avviene in circa trenta minuti, questo tempo è necessario per l’espletamento delle formalità relative al controllo. Si esaminarlo le “domandine” (richieste di colloqui che il detenuto compila nelle varie sezioni e che noi ritiriamo presso la segreteria degli educatori), si preparano le schede per i colloqui. Nel caso di primo colloquio si contatta l’educatore per maggior informazione.

Per poter effettuare un colloquio nelle varie sezioni, svolgere eventuali pratiche formali nei piani, attendere il detenuto e svolgere il colloquio, occorre complessivamente circa un’ora per ogni detenuto.

Una delle difficoltà maggiori per incontrare i detenuti stranieri è rappresentato dalla condizione penale (posizione giuridica): appellanti ed imputati sono presenti in numero elevato. Gli imputati si possono vedere previa autorizzazione del G.I.P. mentre gli appellanti vengono trasferiti continuamente. Con i detenuti definitivi ed un certo numero di appellanti si cerca di attivare una serie di interventi diversificati.

Il colloquio si articola in questo modo:

Analisi del bisogno espresso

Lingua usata dal detenuto

I mediatori cercano sempre di usare la lingua dell’area di provenienza per una maggiore comprensione e facilitare la comunicazione.

Atteggiamento fisico e comportamento.

Si cerca di dialogare in modo rispettoso ma non formale instaurando un rapporto di fiducia.

Analisi della situazione sociale.

La storia e il percorso della persona.

Durante il colloquio è molto importante fare emergere l’esatta provenienza per il fatto che detenuti provenienti dalla stessa aria geografica e con una cultura comune, per certi aspetti sociali sono diversi, e anche il loro modo di rapportarsi con l’istituzione può essere diverso. Si cerca di capire attraverso il dialogo il loro percorso migratorio, che inizia dal paese d’origine con le sue complessità sociali e il loro rapportarsi in una nuova realtà e in un contesto socio culturale diverso.

Bisogno non espresso

Questa è un’operazione molto più complessa per individuare il possibile disaggio sociale del detenuto. Serve poi per fare un quadro più completo nel lavoro comune con gli educatori del carcere e con l’assistente sociale del Comune. In questo modo si cerca di facilitare la comunicazione tra il detenuto e il personale operativo per poter realizzare in modo più efficace gli interventi rieducativi.

Segretariato sociale

Le attività di segretariato sociale si traducono prevalentemente in prestazioni informative e di intermediazione con altri servizi e strutture pubbliche e private. Esse riguardano soprattutto:

  1. Rinnovo dei permessi di soggiorno e del passaporto.

  2. Compilazione di pratiche legate alla residenza in carcere e alla previdenza sociale.

  3. Trasferimento nelle carceri dei paesi di provenienza.

  4. Richieste per la revoca dell’espulsione per quei detenuti a fine pena i quali, a seguito del percorso trattamentale e attraverso il sostegno dei volontari, hanno la possibilità di inserirsi nel tessuto socio lavorativo del territorio cittadino.

  5. Pratiche legate al matrimonio in carcere e al ricongiungimento familiare una volta liberi. In sostanza, si riferiscono all’attivazione di quelle possibilità che le legge 40/98, ancora poco considerata anche delle avvocati, delinea.

Amministrazione sociale, relazioni

Dopo ciascun colloquio si stende una relazione o, in caso di persona già conosciuta, si aggiorna la scheda e si compie una valutazione degli elementi emersi, cercando di segnalare il bisogno ad altre figure/competenze, quando opportuno, e di organizzare una risposta quando la domanda ha che fare con le funzioni dello sportello.

Collaborazioni con altri servizi

Secondo il caso specifico si contatta il servizio competente che può essere:

C.S.S.A

S.S.A

Servizio per l’immigrazione del comune di Bologna

Ufficio anagrafe del comune di ,Bologna

Questura

Prefettura

Ufficio provinciale del lavoro

Il lavoro di rete

Nel lavoro di rete i mediatori si rapportano spesso con:

volontari

università

sindacati

scuola

associazioni degli immigrati

Questi soggetti hanno una grande importanza per quel che riguarda il percorso rieducativo e per l’inserimento del detenuto nel tessuto sociale una volta libero. I mediatori, inoltre, costituiscono una risorsa che si estende all’intera casa circondariale, essi aiutano a gestire iniziative e/o comunicazioni fra detenuti e altre realtà presenti dentro la casa circondariale.

Gli operatori dello sportello segnalano la necessità di un maggior coinvolgimento dei servizi istituzionali che si occupano di stranieri: questura, prefettura, ufficio provinciale del lavoro e Servizio immigrazione del Comune di Bologna.

Rilevazione dati sui colloqui con i detenuti dal 8.5.2000 al 31.12.2000

Nell’analisi dei dati inerenti lo Sportello informativo si rileva che, su 229 colloqui con detenuti stranieri, si registrano 88 utenti (82 uomini e 6 donne), cioè la media è di due colloqui per ogni detenuto. Il primo colloquio è utilizzato per analizzare e valutare i bisogni espressi, mentre il secondo per dare una risposta ad essi.

Nel calcolo totale dei detenuti stranieri (uomini) gli albanesi sono il 30 %, i magrebini sono il 55 %, i latino americani il 10 %, i comunitari il 5 %.

I colloqui con i definitivi sono più numerosi rispetto ai colloqui con imputati, appellanti e ricorrenti. Il motivo è dovuto alla loro posizione giuridica, che permette l’avvio di un programma trattamentale rivolto ai detenuti definitivi l’ordinamento penitenziario volge maggiormente l’attenzione ai condannati).

I detenuti definitivi, anche se sono inferiori di numero, hanno un tempo di permanenza più lungo, conoscono meglio il funzionamento delle regole all’interno dell’istituto penitenziario e il canale informale di comunicazione è reso possibile dalle attività svolte all’interno dell’istituto.

Con l’aiuto dello sportello informativo il Servizio Sociale Adulti è riuscito in tempi reali a conoscere i dimittendi dall’istituto penitenziario potendo mettere in atto, così, una progettualità ancora prima della dimissione e dando più “voce” all’articolo 24 e al 25 del D.P.R. 616/7.; le risorse che il servizio sociale mette a disposizione per costruire un processo d’aiuto sono deliberate nell’atto del 23/7/1973 P.G. 572305/93.

Per rispondere in modo complessivo ai bisogni espressi dagli ex detenuti il servizio sociale elabora un lavoro di rete con l’obiettivo di integrare risorse dai vari servizi territoriali sia istituzionali che del terzo e quarto settore (assistenti volontari, cooperativismo, assistenti familiari, auto - aiuto).

Nella rilevazione dati inerenti l’anno ’99, le donne dimesse dall’istituto penitenziario sono in percentuale del 3,52 %, rispetto alle persone prese in carico.

Si vuole comunque sottolineare l’importanza di sensibilizzare la collettività verso l’area dell’esecuzione penale, affinché si creino più risorse per rispondere ai bisogni di coloro che, con un vissuto carcerario alle spalle, hanno comunque più difficoltà nel dimostrare un reale cambiamento.

Lo sportello nasce come luogo di accesso ai diritti e alle informazioni. In questo periodo si è cercato di tessere una rete di servizi che potessero aiutare gli operatori in questo compito, di dare più consistenza allo sportello.

Collaborazione con la scuola, per lo sviluppo dell’informazione e dell’interculturalità, attraverso incontri con gli altri detenuti presenti nelle sezioni;

A.V.O.C. (associazione di volontari): segnalazione delle condizioni del detenuto e traduzione di avvisi per i detenuti stranieri, scambio di informazione rispetto alle attività da loro svolte;

Sindacato: supporto nella compilazione e orientamento delle richieste per l’indennità di disoccupazione, assegni familiari, pensioni sociali, invalidità civile. Informazioni rispetto all’iscrizione al collocamento, tramite la direzione della casa circondariale. Avviamento di pratiche e cambio di alloggio, per partecipare a bandi E.R.P.

Educatori: collaborazione per il programma trattamentale e segnalazione di casi specifici per eventuali inserimenti lavorativi.

CSSA: segnalazione da parte del CSSA di detenuti che sono al fine pena, per eventuali inserimenti nelle strutture di servizio.

Collaborazione con ISI (Incontri con l’avvocato Bugiani, chiarimenti ed aggiornamenti sulle normative inerenti l’immigrazione, chiarimenti rispetto i rinnovi dei permessi di soggiorno).

Partendo dai bisogni dei detenuti si è cercato di sottolineare quanto delle problematiche esterne, alle quali la società con fatica risponde, si ritrovano all’interno dell’istituto carcerario e quanto sia sempre più sentita l’esigenza di punti di riferimento da parte dei detenuti che vorrebbero cambiare il proprio stile di vita. Da qui la necessità di integrare interventi e dare risposte chiare a domande quali il diritto al lavoro, ad una casa, la tutela della salute e quella giuridica.

Gli operatori hanno lavorato in questi due anni affinché tali risposte venissero in parte evase e affinché, attraverso metodologie di intervento, si ponessero in rete risorse per sostenere il lungo percorso di reinserimento del detenuto.

La collaborazione intrapresa con i servizi territoriali, istituzionali e non, sta sempre di più crescendo e permette una integrazione di risorse a sostegno del detenuto.

Esempio: un detenuto rumeno si è rivolto allo sportello chiedendo come poteva fare per sanare la propria posizione di clandestino una volta uscito dall’istituto penitenziario. Esaminando con attenzione le possibilità concesse, abbiamo concordato che l’unica possibilità era quella del matrimonio all’interno dell’istituto, per poter procedere successivamente con il ricongiungimento familiare, come la legge prevede. Con l’aiuto dell’ufficio matrimoni del Comune di Bologna siamo riusciti a celebrare il matrimonio. Poi, in collaborazione con l’ufficio legale del sindacato CISL, abbiamo presentato alla Questura di Bologna la pratica di ricongiungimento, con tutta la documentazione necessaria. Il responsabile dell’ufficio stranieri ci ha rassicurarti che questa pratica verrà avviata nel momento in cui detenuto si avvicinerà al fine pena.

Tali metodologie di intervento sono state motivo di valutazione e verifica in sede di equipe, momento importante, che gli operatori dello sportello hanno curato, in quanto strumento di costruzione di percorsi e verifica degli interventi, oltre che fonte di informazione.

La cura della documentazione di una banca dati, sulla formazione e l’aggiornamento degli operatori dello sportello, è stato uno degli scopi prefissati per qualificare questo servizio. In quest’ultimo anno è stata ideata una banca dati formata da cartelle che contengono tutte le informazioni relative ai colloqui con i detenuti, creazione di un programma ad hoc (Excel) per ricavare dati statistici, creazione di un foglio di primo colloquio nel raccogliere i dati necessari durante i colloqui in sezione con i detenuti, creazione di una scheda per la rilevazione giornaliera dei colloqui svolti.

L’accoglienza, l’analisi del bisogno e la sua valutazione complessiva, sono la leva del processo di aiuto che si costruisce con il detenuto, il quale è realmente motivato verso una crescita interiore e verso l’impegno per la modifica dei comportamenti antisociali. Questo è sicuramente è uno dei criteri guida dello sportello.

La crescita interiore del detenuto, attraverso la collaborazione con la scuola e gli altri attori di tipo culturale, aiutano a combattere il fenomeno dell’auto incriminazione nei detenuti stranieri. L’Ordinamento Penitenziario, fondato sul dettato costituzionale, e il D.P.R. 616/77, sono a sostegno del reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, soprattutto sottolineando l’importanza di mantenere e costruire il rapporto con la famiglia e di tutelare il detenuto nei suoi diritti e doveri, come un qualsiasi cittadino. Gli indicatori verso i quali dobbiamo rivolgere la nostra attenzione sono tre: il lavoro, la tutela alla salute, l’informazione.

Lo sportello informativo svolge i seguenti compiti:

Ascolto ed analisi della situazione del detenuto, con l’obiettivo di costruire un percorso di aiuto e di facilitare l’accesso all’informazione e ai diritti.

Momenti di verifica e valutazione degli interventi sui singoli casi.

Contatti e rapporti con le famiglie dei detenuti (contatti informali, che vengono svolti su accordi con il detenuto, oppure secondo un’attenta valutazione sulla situazione del detenuto. In questi casi si contatta il CSSA, che conosce già la storia socio familiare).

Esempio: un detenuto, di nazionalità albanese e clandestino, non riusciva a mettersi in contatto con suo fratello, che vive a Parma, perché anche lui è clandestino e cambiava in continuazione domicilio. Il detenuto era appellante e il suo rapporto con l’avvocato è diventato difficile. Il detenuto era in possesso del numero di telefono di un ristorante di Parma, dove suo fratello lavorava come cameriere. Siamo riusciti a contattare questo parente con molta difficoltà, anche perché aveva molta paura. Il suo intervento ha risolto il problema economico del nostro utente con l’avvocato. Pochi mesi dopo il ragazzo albanese è stato scarcerato e rimpatriato.

Contatti con Consolati, Avvocati, Questura.

Contatti con gli organismi del territorio (sindacato, INPS, ufficio casa, stato civile, ISI, CSSA etc.);

Rapporti e costruzione di interventi con gli operatori che operano all’interno dell’istituto penitenziario (educatori, psicologi, medici, cappellano, direttore);

Rapporti con il terzo settore (Ass. AVOC - POGGESCHI, volontariato, centro culturale islamico, forum etc.).

Aggiornamento delle cartelle sociali (per fare in modo che tale aggiornamento porti ad disegnare nuove metodologie di lavoro e nuove strategie di intervento).

Rilevazione dei dati rispetto l’andamento dello sportello.

Collaborazione con l’Università (con un professore universitario di scienze politiche, Pier Cesare Bori, collaboriamo nel corso di filosofia morale, che lui tiene a due gruppi di detenuti stranieri: un gruppo di magrebini e un gruppo di albanesi. Insieme a studenti universitari, sempre del gruppo di professor Bori, abbiamo tenuto corsi di storia dell’arte, storia della letteratura e un corso di informatica).

Cura del monitoraggio riguardante le risorse presenti sul territorio e loro mappatura.

Cura della documentazione (leggi, decreti, regolamenti, delibere e materiale riguardante seminari e convegni).

Stesura in varie lingue dell’opuscolo informativo Per non perdere la bussola, orientarsi in carcere, che è stato distribuito nelle sezioni della casa circondariale.

Raccolta di materiale informativo, attraverso i vari seminari regionali.

Partecipazione a convegni e seminari, tavole rotonde sulle problematiche del detenuto, in cui gli operatori dello sportello sono fonte di formazione, consulenza e dialogo nei confronti delle realtà esterne.

Segnalazione e richiesta di integrazione delle risorse esistenti nei servizi territoriali.

Opportunità di scambio tra culture diverse.

Proposte:

Tutte le richieste rivolte agli operatori dello sportello devono essere ufficializzate. Lo sportello dovrebbe svolgere il proprio lavoro, una volta stabiliti i necessari collegamenti, anche fuori della casa circondariale, affinché il servizio non si cronicizzi all’interno della stessa e diventi inoltre strumento di contenimento delle dinamiche di conflittualità all’interno dell’istituto penitenziario.

È necessario migliorare la comunicazione tra i servizi e concordare l’invio dell’elenco dei dimittendi anche al servizio sociale adulti, come previsto dall’Ordinamento Penitenziario.

Promuovere la collaborazione con gli altri servizi nei progetti all’interno dell’istituto. Esempio: suggerimento di una psicologa, per un piccolo progetto di educazione sessuale degli stranieri, attraverso seminari con piccoli gruppi.

 

 

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