Licia Roselli

 

Giornata di studi "Carcere: non lavorare stanca"

9 maggio 2003 - Casa di Reclusione di Padova

 

Licia Roselli, direttrice dell’Agenzia di solidarietà per il lavoro di Milano

 

In sintesi, la figura del tutor non è una figura di controllore, ovviamente, perché non siamo noi quelli che devono fare i controlli. La figura del tutor di accompagnamento al lavoro è una figura di facilitatore, che serve sia alla persona detenuta sia alla persona datore di lavoro. Quindi, cosa fa il tutor: aiuta l’azienda in tutta la parte "burocratica" (siete tutti operatori del carcere, non vi sto a spiegare tutta la marea di carte, procedure e percorsi), perché se una cooperativa sociale è già attrezzata per fare queste cose, pensate ad un’azienda privata… se poi è anche un’azienda piccola, certamente non ha voglia di farsi carico di tutte queste pratiche.

D’altra parte, il tutor aiuta il detenuto, fin dall’inizio, a fare il colloquio con il datore di lavoro. Noi non mandiamo una persona, dicendo: "Tu vai a lavorare lì". Noi mandiamo, per un posto di lavoro, una rosa di persone, quindi c’è un colloquio di lavoro vero e proprio. Se ad ogni inserimento abbiniamo un tutor, se la persona ha bisogno per altri motivi di essere sostenuta, ecco che il tutor assiste al colloquio di lavoro e aiuta questa persona, anche nelle cose più piccole.

La prima volta che il detenuto esce dal carcere il tutor lo accompagna al lavoro, gli fa vedere il percorso. Persone che sono state in carcere tanti anni, se escono oggi non sanno neanche manovrare l’euro, perché non l’hanno mai visto… quindi per loro diventa difficile anche fare le cose più semplici.

In seguito, il tutor aiuta nell’adattamento al posto di lavoro, naturalmente se un inserimento sta andando bene, se non ci sono problemi, può presentarsi anche una volta alla settimana… poi questi tutoraggi non durano una vita, al massimo durano 40 ore. Abbiamo avuto il caso, drammatico, di una persona che ha avuto un infortunio il primo giorno di lavoro e il nostro tutor ha accompagnato il detenuto al pronto soccorso, in ambulanza con lui e lo sta aiutando anche adesso che è a casa, perché se è a casa in malattia ha comunque bisogno di sostegno, per lo meno psicologico.

Quindi dico, noi non facciamo un lavoro di controllo, ma non pensate che, siccome non siamo dei controllori, a quel punto facciamo trasgredire le regole. Se qualcuno trasgredisce, segnaliamo. Se qualcuno non va al lavoro, siamo i primi a segnalarlo all’Amministrazione penitenziaria, perché comunque questo è un reinserimento lavorativo e le persone detenute devono imparare le regole del mondo del lavoro. Non siamo dei controllori, però insegniamo come una persona si deve comportare in un posto di lavoro, quindi uno non deve pensare che può fare stupidate perché tanto il tutor lo copre, perché è dalla sua parte. Il tutor è sicuramente dalla parte del detenuto, ma per favorirlo nell’inserimento lavorativo.

 

 

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